CAPITOLO 5
La prima Crociata (A.D. 1095-1100)
Dio lo voleva ??? - La Crociata N° 0 - Da Nicea ad Antiochia
Da Antiochia a Gerusalemme - Gerusalemme liberata.

I
Dio lo voleva?

Tutti gridavano:

Deus vult!…Deus le volt!…Dio lo vuole!

Ma era vero?
Nessuno avrà mai avuto il coraggio di fare a papa Urbano questa domanda.
Qualcuno però potrebbe avergli ricordato (nella forma più rispettosa possibile!) che Cristo (a differenza di Maometto!) non solo non aveva mai incitato i suoi fedeli a qualunque tipo di guerra santa, ma aveva detto esattamente il contrario:

Ama il tuo nemico!

Questo messaggio, in verità, la stragrande maggioranza dei Cristiani non lo ha ma rispettato, ma non lo ha nemmeno respinto.
Se il nemico non vuole farsi amare, se cerca di sopraffarti, che bisogna fare?
Qualche santo ha preso il messaggio evangelico alla lettera: ha veramente porto l’altra guancia, ed é andato sorridendo incontro al martirio.
E’ opinione diffusa che si può essere buoni cristiani senza diventare santi e martiri, ma l’esempio dei santi e dei martiri ha sempre condizionato il comportamento dei credenti.
Nella natura umana c’é una forte aggressività di fondo: fa parte dell’istinto di conservazione!
Le religioni normalmente cercano di neutralizzarne gli effetti.
Perfino Maometto ha cercato di mettere dei limiti all’”esuberanza” dei suoi compatrioti.
Non potendo (e non volendo!) impedirgli di fare la guerra, ha incanalato i loro istinti bellicosi verso la Jihad.
Quattro secoli dopo papa Urbano ha cercato di fare la stessa cosa:

” V’induco… cavalieri e fanti, ricchi e poveri, affinché accorriate a sovvenire ai cristiani per cacciare dalle nostre terre quella razza maligna".

Questo non era il linguaggio di Cristo, ma, almeno all’inizio, piacque a tanti.
Piacque soprattutto a chi, fino a poco tempo prima, aveva dovuto sopportare, con cristiana rassegnazione, povertà e frustrazioni varie.
Ora avevano trovato un bel nemico da combattere, con la benedizione del papa e del re!

Deus le volt?

Lo volevano il papa, i re…e soprattutto loro stessi!
In conclusione, una guerra di tutte le nazioni cristiane contro l’Islam era politicamente giustificabile, in quel particolare momento storico.
Un aiuto ai bizantini per riconquistare l’Asia Minore, e allontanare il pericolo turco dall’Europa, era non solo opportuno, ma addirittura doveroso!
Anche la costituzione di uno stato cristiano in Palestina era auspicabile, come punto di richiamo per i Cristiani d’oriente e occidente, e come monito ai mussulmani perché lasciassero stare la Jihad!
Insomma quella guerra poteva anche essere giusta… ma non santa!

Purtroppo le crociate furono organizzate male, condotte peggio…e sono finite nel modo più catastrofico!
Quando le cose sono cominciate ad andare male, il messaggio “Deus le volt!” si è rivolto contro chi l’aveva lanciato.
Perché Dio aveva voluto che i Crociati fossero sconfitti?
Forse proprio perché era stato stravolto il messaggio di Cristo?
Così almeno ha pensato S. Francesco, e, come vedremo, e tanti altri suoi contemporanei.
Queste “crisi di ripensamento” accelerarono il fallimento definitivo delle crociate.
La guerra santa non era nella tradizione cristiana: l’idea é partita dall’Islam, e poi si é diffusa tra i cristiani, come una specie di virus.
Un virus terribile, che poi ha portato a combattersi tra loro anche Cristiani di diverse confessioni: cattolici contro ortodossi, albigesi, protestanti...

Gerusalemme fu conquistata il 15 luglio 1099.
Quando, un messaggero portò a Roma la notizia della liberazione della Città Santa, Urbano II era morto da pochi giorni.
Se ci fosse stata la televisione Urbano avrebbe fatto in tempo a vedere, in diretta, l’entrata trionfale dei Crociati in Gerusalemme, e anche assistere alla prima messa solenne davanti al Santo Sepolcro!
Naturalmente la televisione non avrebbe trasmesso le scene del massacro di mussulmani ed ebrei.
Dopo ci sarebbero state altre guerre, altri massacri…
Urbano non poteva nemmeno immaginare le conseguenze, a lungo termine, del suo discorso a Clemont Ferrand.
Eppure già il movimento popolare, del 1095, poi liquidato frettolosamente come “crociata dei pezzenti”, avrebbe dovuto farlo riflettere…

II
La Crociata N° 0

Molti l’hanno chiamata “crociata dei pezzenti”. E’ il termine più pittoresco, e più usato.
Non é giusto chiamarla così!
E’ troppo offensivo, per tanti che, pur sbagliando, morirono per la loro fede.
Altri storici l’hanno chiamata la “crociata del popolo”.
Un po’ meglio, ma non é esatto: il popolo ha partecipato anche alle crociate successive.
Nessuno ha voluto chiamarla “Prima Crociata”.
Si é preferito chiamare “Prima Crociata” quella del 1097, la meglio organizzata, e l’unica che ha raggiunto gli obiettivi fissati.
Io ho preferito chiamare la crociata di Pietro l’Eremita “ Crociata numero 0”.
Di questa crociata gli storici non parlano volentieri, tranne quelli laici anticlericali, che colgono l’occasione per colpevolizzare la Chiesa. Purtroppo, in questo caso, hanno ragione!

Papa Urbano aveva detto:

“V’induco, tutti, di qualsiasi ordine, cavalieri e fanti, ricchi e poveri…".

In realtà il papa sapeva bene che il contributo della povera gente, (senza armi e senza esperienza di combattimento) poteva essere ben poco utile nella lotta contro i Turchi.
L’invito del papa era rivolto soprattutto ai nobili (capaci di arruolare un esercito qualificato), e ai “cavalieri poveri” che avevano solo un cavallo, un armatura, e tanta voglia di menare le mani.
Il papa era sinceramente convinto che la Crociata fosse una guerra giusta e sacrosanta…ma le guerre, se si vuole vincere, bisogna lasciarle fare a chi le sa combattere!
Il papa aveva bisogno che si creasse un’atmosfera d’entusiasmo popolare, che contagiasse tutti, ma non si aspettava neanche lui tanta voglia di combattere, da parte della gente comune.
Certo lo stesso Concilio di Clermont aveva messo delle regole precise alla Crociata:
• Gli ecclesiastici non avrebbero potuto partecipare senza l'approvazione del loro superiore.
• I laici erano tenuti a consultare il loro direttore spirituale.
• Non era permessa la partecipazione di donne, vecchi, bambini, e di uomini senz'armi.

Norme chiare, utili e opportune…ma allora perché non furono fatte rispettare?
Intanto preti e vescovi continuavano a ripetere le parole del papa:

“V’induco, tutti, cavalieri e fanti, ricchi e poveri…".

Tutti volevano partecipare: svendevano, o impegnavano tutto quello che avevano, si armavano alla meglio. Molti partivano armati solo della loro fede!
In Francia, e poi in Germania, si cominciò a parlare di Pietro l’Eremita: figura carismatica e ambigua, trascinatore di folle.
Poi si scoprì poi che, al momento del pericolo trovava sempre il modo di defilarsi.
Era il tipo “Armiamoci e partite!”. Ma aveva tanto l’aria del sant’uomo!
Lo seguirono a migliaia.
La sua crociata partì da Colonia. Quanti erano? 10.000? 50.000? 100.000?
Nessuno lo sa. A molti storici (da Erodoto in poi) piace “arrotondare” le cifre in eccesso.
In ogni caso erano tanti, soprattutto tenendo conto che allora l’Europa non era molto popolata!
Perché il papa non fece nulla per fermarli?
Forse non fu bene informato.
Più probabilmente temeva che se li avesse trattenuti avrebbe ritardato la partenza anche dei “Crociati veri” che indugiavano un po’ troppo nei preparativi.
M’immagino Urbano che dice al “ritardatario” Raimondo di Tolosa:

"Non vedi che anche i miserabili hanno più fede di te?"

Un primo gruppo di “pezzenti” francesi era tanto ansioso di partire che si mosse da Colonia senza neanche attendere l’arrivo di Pietro l’Eremita: il loro “capo” é passato alla storia come “Gualtieri Senza Averi”.
Un nome ridicolo, soprattutto nella traduzione italiana. Solo per il suo nome tutti pensano che era solo un avventuriero senza scrupoli.
Naturalmente moltissimi “senza averi” partirono per questa crociata (e le successive!) solo per arricchirsi, ma non abbiamo nessuna testimonianza che Gualtieri fosse uno di loro. Anzi il suo comportamento, nei mesi seguenti, sembra quasi dimostrare il contrario.
L”esercito” di Gualtieri attraversò l’Ungheria diretto a Costantinopoli.
Gli ungheresi, guardavano quella “masnada di straccioni” con sospetto. Non sapevano che, quattrocento anni più tardi, i turchi sarebbero arrivati anche da loro!
Ma anche se lo avessero saputo…avrebbe fatto differenza?
I primi incidenti avvennero quando, poco prima di Belgrado, gli aspiranti crociati superarono il confine del regno bizantino.
Era il mese di giugno del 1096. Nessuno era stato avvertito del loro arrivo.
Il governatore della provincia bulgara, Nicetas, chiese istruzioni al Basileus, e il Basileus dovette mandare al papa un messaggio del tipo:

Ma come? Mi avevi detto che i Crociati sarebbero arrivati solo ad Agosto!
E adesso arrivano questi!
MA CHI MI HAI MANDATO?

Mentre aspettavano, gli uomini di Gualtieri, senza niente da mangiare, si arrangiarono rubacchiando quello che potevano nelle campagne. Poi arrivarono i soldati del Basileus, che li accompagnarono sotto scorta a Costantinopoli.
Tutto sommato, il “Senza Averi” si comportò molto meglio di quanto il nome lasciava pensare.
Pietro l’eremita in Ungheria fece molto peggio.
Non sappiamo esattamente cosa é successo quando il suo “esercito” arrivò a Zemlin (poco prima del confine bizantino).
Forse gli ungheresi non ne potevano più di questi nomadi straccioni. Sembra che tutto sia partito da un litigio per la vendita di un paio di scarpe…
In un modo o nell’altro, Zemlin fu messa ferro e a fuoco!
Poi i crociati superarono il confine bizantino. Ci furono saccheggi anche a Belgrado, e in Bulgaria.
Ormai i masnadieri avevano preso il sopravvento sulla massa degli aspiranti crociati…
Sicuramente i pellegrini non avrebbe voluto che le cose andassero in questo modo, ma ormai si trovavano in bezzo alla bufera: cosa potevano fare?
Infine l’esercito bizantino intervenne in forze. Molti furono uccisi, gli altri furono perdonati e spediti sotto scorta a Costantinopoli.

Urbano sicuramente avrà ricevuto sicuramente una formale protesta dal re Coloman di Ungheria…
In qualche modo anche il Basileus si sarà messo in comunicazione col papa.
Se si fossero potuti parlare per telefono!
Già m’immagino il papa che dice:

Alessio, abbi pazienza. I Crociati veri stanno arrivando!

E il Basileus che risponde:

Santità, con il dovuto rispetto…
Con questi che ci faccio?
Dove li sistemo?

Intanto si era arrivati ad Agosto, e dei “crociati veri” neanche l’ombra.
Goffredo di Buglione era appena partito dalla Lorena, con un forte esercito.
Poco prima di lui era partito anche Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia.
Il “bigamo” Filippo si era appena riconciliato col papa, aveva mandato via “la concubina”, e aveva spedito a Costantinopoli il fratello con un piccolo esercito.
Il papa avverte il basileus: finalmente ci siamo!

Bene! Ma questi altri dove li sistemo?

Alessio li sistema ai sobborghi di Costantinopoli, ma non erano ospiti graditi.
Sicuramente non erano tutti ladri, ma in totale i “senza averi” erano decine di migliaia.
Perfino una modesta percentuale di masnadieri era più che sufficiente a scombussolare la vita della ricca città di Costantinopoli.
Certo anche alla corte bizantina di ladri ce n’erano tanti…ma di ben altro calibro!
Infine Alessio decide di traghettare gli aspiranti crociati dall’altra parte del Bosforo, in Asia.
Forse il basileus li ha anche ammoniti a non prendere iniziative, di non attaccare i turchi prima che arrivasse l’esercito regolare…
Forse, ma in ogni caso non sarebbe servito a niente!
L’unico che avrebbe potuto fermarli era il papa: non c’erano quelle belle regole del concilio di Clermont da rispettare?
Il papa invece stava facendo pressioni sui nobili, perché si decidessero a partire.
Parte finalmente Raimondo di Tolosa, con i francesi del Sud…
Parte anche Roberto di Normandia, con un esercito di francesi del nord, e inglesi…
Parte anche Boemondo di Taranto, vecchio nemico del basileus, e adesso pronto a diventare suo alleato, anzi suo vassallo!
Probabilmente Urbano li avrà sollecitati anche dicendo che a Costantinopoli c”era un “esercito del popolo” che li aspettava…
Urbano (che sicuramente riceveva messaggi dai suoi legati) avrà almeno pensato al rischio che correvano quei poveracci?
.
I “crociati di serie B” sono accampati nella piccola città di Civetot, dove avrebbero dovuto attendere i ”crociati veri”.
A Nicea c’é il sultano Arslan.
Le sue spie lo informavano in continuazione su quello che succedeva a Costantinopoli, ma non sapevano spiegargli chi erano i nuovi venuti, e che volevano.
Non sembravano pericolosi. Ma erano tanti!
Forse la maggior parte dei crociati avrebbe preferito aspettare a Civetot, dove potevano essere riforniti dalla flotta bizantina, ma i soliti turbolenti hanno voglia di menare le mani.
Cominciano le razzie in territorio turco, anche se la maggior parte delle vittime sono greci cristiani.
I “crociati di serie B” si montano la testa.
Viene attaccata, con successo, una piccola guarnigione turca.
E’ occupato anche il castello di Xerigordon.
I “crociati di serie B” cominciano a pensare di poter dare una bella batosta ai turchi prima ancora dell’arrivo degli eserciti dei nobili. Che soddisfazione! E che bottino!
L’illusione non dura a lungo.
Il sultano Arslan contrattacca: il castello é facilmente rioccupato, e gli occupanti sono massacrati.
Solo alcuni, che accettano di convertirsi all’Islam, sono risparmiati, e venduti come schiavi.
Arslan medita adesso di liberarsi di tutti quei cialtroni in un colpo solo.
Alcune sue spie, a Civetot, spargono la voce che i crociati di Xerigordon hanno occupato Nicea:

La via é libera! Venite a “festeggiare”!

Il trucco non riesce perché al campo arrivano alcuni superstiti di Xerigordon.
Panico, rabbia!
Pietro l’Eremita non era a Civetot: con qualche scusa era andato a Costantinopoli, ed era lì da settimane. Che fare?
I più prudenti (come Gualtieri Senza Averi!) propongono di aspettare almeno Pietro l’Eremita…
I più sconsiderati vogliono partire immediatamente per vendicare i loro compagni.
Come poteva finire?
I crociati vanno incontro ai Turchi, e cadono in un imboscata.
Combattono valorosamente, ma che possono fare dei poveri sprovveduti contro dei feroci professionisti?
E’ un massacro: tra i caduti anche Gualtieri Senza Averi, morto in Asia senza un soldo come era arrivato, e senza nemmeno un soprannome decente!
Poi i turchi irrompono nel campo di Civetot.
Vengono massacrati, e fatti a pezzi, vecchi donne e bambini. Solo pochi fortunati vengono salvati dalla flotta bizantina.
Quando, alcuni mesi dopo, i “crociati veri “ arrivarono a Civetot, i poveri resti dei “crociati di serie B” erano ancora sparpagliati dappertutto.

Le guerre, “sante” e non, non conoscono regole.
Anche la crudeltà, la ferocia, lo sfregio dei corpi, sono un sistema di lotta. E talvolta paga!
L’Islam li usa in abbondanza anche oggi: una testa mozzata, in un video su Internet, fa più notizia di un anonimo missile.
Atti di pura ferocia terrorizzano il nemico, che talvolta fugge senza combattere.
Spesso però provoca una reazione di rabbia, un desiderio di vendetta che poi diventa impossibile da controllare.
I crociati avevano imparato la lezione, e ne faranno le spese proprio gli abitanti di Gerusalemme!

Pietro l’Eremita si giustificò davanti al Basileus dando la colpa ai “ ladri e briganti” che gli hanno disubbidito. Ma lui, che li aveva esaltati, illusi, guidati ….dov’era?
Alla corte bizantina lo guardarono tutti con disprezzo.
Il papa, prontamente avvertito, mandò un messaggio che invitava a piangere, e vendicare, “i pellegrini barbaramente uccisi”.
Era solo propaganda naturalmente, ma le guerre si vincono anche con la propaganda!

Arslan guardò soddisfatto i “resti dell’armata dei pezzenti”: se tutti i crociati erano così non aveva niente da preoccuparsi.
Aveva avuto la conferma che i cristiani erano tutti deboli e smidollati: Greci, Armeni, e anche “Franchi”.
Anche i bizantini (i “Rum”) non c’erano certo un pericolo. Si sarebbe occupato di loro più tardi.
Adesso Arslan aveva un nemico più pericoloso, l’emiro Danishamand che aveva sconfitto gli armeni presso la città di Malatia, e aveva occupato l’attuale Turchia orientale.
Arlan lasciò la sua capitale, e si mise in marcia verso Malatia. A Nicea non tornò più!

Sappiamo quella che è stata la posizione ufficiale del papa sulla conclusione della “crociata N° 0”.
Non sappiamo però quello che Urbano avrà detto, solo davanti a Dio, pregando per le anime dei “senza averi” massacrati. Spero che abbia detto, almeno:

Mea culpa! Mea culpa! Mea maxima culpa!

Urbano avrebbe potuto, e dovuto, fermare quel Pietro (sedicente Eremita, ed autentico fanfarone e vigliacco!) prima ancora che cominciasse a far danni in Ungheria.
Il papa avrebbe almeno potuto, mandare un suo delegato a Costantinopoli, (e a Civitot) col compito di confortare i pellegrini e calmare i più turbolenti.
Quei “senza averi” non potevano vincere i turchi, ma potevano essere utilissimi per colonizzare la Palestina, dopo la conquista!
Il papa avrebbe potuto, e dovuto salvarli…ma era troppo occupato a lusingare, e stimolare, conti e duchi.
Purtroppo Urbano era tutto assorbito dai preparativi della “crociata vera” (e anche dalla guerra con Enrico IV e l’antipapa, che finirà solo nel 1100!): il destino dei “senza averi” era stata l’ultima delle sue preoccupazioni.
Spero che, almeno, solo davanti a Dio, il papa l’abbia ammesso:

Mea culpa! Mea culpa! Mea maxima culpa!

III
Da Nicea ad Antiochia

Nel Maggio 1997 gli eserciti dei Crociati erano stati tutti traghettati in Asia, finalmente pronti a iniziare la prima Guerra Santa Cristiana.
La crociata N° 0 non conta! Non era una vera crociata! Non vale!
Ricominciamo da capo!

Se ci fosse stata la televisione, la “cerimonia di apertura” sarebbe stata trasmessa in diretta in tutto il mondo cristiano. Probabilmente sarebbero state trasmesse anche delle “schede biografiche” dei capi crociati, con “immagini di repertorio”.

Innanzi tutto Goffredo di Buglione.
Come duca della Bassa Lorena doveva fedeltà all’imperatore Enrico IV, ancora in lotta col papa. Goffredo era anche un fervente cattolico, e quindi fedele alla Chiesa.
Bel dilemma!
Probabilmente Goffredo era partito per la crociata proprio per risolvere questo problema di coscienza!
Goffredo era il crociato che più di tutti godeva la fiducia di Alessio, e per questo era riuscito (in qualche modo) a ricucire lo strappo che si era subito creato tra Franchi e Bizantini.
Accanto Goffredo c’è suo fratello Baldovino: intelligente, valoroso, ma, come vedremo presto, grandissimo bastardo!

Ecco che viene inquadrato Raimondo di Tolosa.
Era stato il primo a prendere la croce, e l’ultimo ad arrivare a Costantinopoli, ma con l’esercito più numeroso.
Non sappiamo fino a che punto fosse religioso, ma almeno era una persona corretta.
Voleva una contea in Oriente, ma rispettò fino all’ultimo il giuramento di fedeltà che il basileus Alessio gli aveva estorto.

Poi Boemondo di Taranto. Era l’unico “italiano” dei capi crociati, ma di razza scandinava e di lingua francese (chissà se parlava anche il dialetto pugliese!).
Era forte e astuto: degno figlio di Roberto il Guiscardo.
Boemondo aveva le idee ben chiare.
Si era unito ai crociati solo per conquistare un principato. Ci riuscirà!

Accanto a Boemondo c’è il nipote Tancredi: gran bastardo come lo zio, ma, forse, non altrettanto intelligente.
Anche Tancredi, come lo zio, è nato in Italia.
Forse per questo il Tasso ha dato il suo nome all’eroe della “Gerusalemme Liberata” …ma Tancredi, con quell’eroe, in comune, ha solo il nome!

Poi Ugo di Vermandois, Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra, e tanti gli altri.
Molti moriranno il battaglia, alcuni torneranno in patria da eroi. Pochissimi resteranno in Palestina.
In quel periodo al “dopoguerra” non ci pensava nessuno”…e neanche adesso!

Il basileus Alessio fa un bel discorso lodando la ” disinteressata partecipazione” di tanti valorosi. Non manca di fare notare che la loro unica ricompensa sarebbe stato in Cielo: mica pensavano (i Crociati!) di tenersi per loro i territori conquistati!

Non brama terrena bensì desiderio di mercede celeste ha unito a un fine solo il fior fiore di oriente e occidente…

Nessuno lo contraddice: tutti erano stati costretti a prestargli il giuramento di fedeltà…
Nel mondo mussulmano l’inizio della Prima Crociata viene praticamente ignorato.
Se ci fosse stata la televisione Al Arabyia, la “cerimonia di apertura” non sarebbe neanche stata trasmessa: forse solo uno stralcio, con qualche commento ironico!
Da quando in qua i cristiani fanno la guerra santa?
Anche il sultano Arslan (impegnato a combattere con Danishamand a Malatia) ignora il messaggi del suo luogotenente a Nicea.
I Franchi e i Rum, non sono un problema: i suoi uomini se la possono cavare benissimo da soli!

Poi…
Arslan riceve un messaggio allarmato.
Questi Franchi non sono come quegli altri!
Hanno pesanti armature, sono bene addestrati, e i Rum combattono con loro!
Nicea é sotto assedio. Potrebbe cadere da un momento all’altro!
Arslan fa in fretta e furia pace con Danishamand e corre a Nicea.
Tenta qualche attacco, ma capisce che é troppo tardi.
Non può salvare la sua capitale: meglio conservare il proprio esercito per le battaglie future.
Nicea si arrende,ma non ai Crociati.
Una mattina, senza preavviso, i Franchi vedono sulle mura di Nicea le insegne del Basileus.
I crociati gridano al tradimento!

Non so in quale modo i capi Crociati fecero conoscere il loro “disappunto” al Basileus.
Dubito che ci sia stato un incontro diretto, a porte chiuse.
Il Basileus, oltretutto non era neanche tenuto a dare spiegazioni a quelli che erano, tecnicamente, suoi vassalli!
Basileus e crociati poi…in che lingua parlavano tra loro? Non in greco o in francese!
Forse in latino, ma non era questione di lingua!
In ogni caso Alessio fece sapere che gli abitanti greci di Nicea, giustamente, avevano voluto consegnarsi al loro re!
Anche i capi turchi avevano preferito fare un accordo col Basileus, e avevano consegnato la città senza combattere, ma dietro la promessa che avrebbero potuto lasciare Nicea sani e salvi.
Alessio aveva mantenuto la sua promessa, e aveva anche salvato Nicea dal saccheggio!
Che volevano i crociati? Fare un massacro di cristiani?
Adesso poi l’esercito crociato poteva proseguire, quasi intatto, per Gerusalemme!
Già m’immagino Goffredo che annuisce di fronte alle spiegazioni del Basileus. II ragionamento era giusto, ma almeno i crociati dovevano essere avvisati delle trattative!
Furiosi sono invece Raimondo, Boemondo, e Baldovino. Anche se Nicea apparteneva al Basileus, a loro spettava almeno il bottino!
A questo punto Alessio apre i cordoni della borsa.
Se é solo questioni di soldi… ecco una carretta di preziosi regali per tutti!
Davanti a “certi argomenti” gli animi si placano, e i crociati riprendono la loro marcia verso Sud.

I crociati non sapevano che i “regali” di Alessio venivano dal tesoro che il sultano Arslan aveva lasciato nella sua (ex) capitale!
Non sapevano neanche che tra i nobili turchi portati in salvo dai bizantini c’é anche la sorella del Sultano di Smirne, che viene spedita sana e salva dal fratello, con un messaggio del Basileus.
Il Sultano di Smirne capisce al volo: meglio i “Rum” che quei Franchi indemoniati!
Smirne si arrende alla flotta bizantina senza neanche combattere, e il Basileus si trova di nuovo padrone di tutta la costa asiatica dell’Egeo, oltre, naturalmente, Nicea.
Alessio ha già avuto più di quello che si aspettava, e teme forse più i Franchi che i Turchi.
Fortunatamente, per lui, ora i crociati sono lontani da Costantinopoli, nel cuore della Turchia.
Se i turchi ora li massacrano tutti…peggio per loro! Se vanno avanti…vedremo!

I crociati avanzano verso sud-est, in testa l’esercito di Boemondo.
Presso Dorileo c’é un passaggio, in una gola montuosa, ideale per agguato.
I turchi di Arslan li aspettano al varco. Piovono frecce sui crociati.
Boemondo e Tancredi sono colti di sorpresa ma resistono.
I crociati combattono valorosamente. Le pesanti armature li proteggono…
A un certo punto Arslan crede di aver vinto, e invece arriva il grosso dell’esercito crociato, con Goffredo, Baldovino e Raimondo. Molti turchi vengono massacrati.
Arslan scappa con i superstiti sulle montagne.
Dopo tutto, se i Franchi vanno veramente a Gerusalemme, tra poco lasceranno il suo territorio.
Se la vedano con loro gli altri emiri!

I crociati avanzano ancora, senza incontrare resistenza.
Per breve tempo i Franchi si fermano a riposarsi ad Iconio.
Dov’é l’esercito bizantino?
Perché Alessio non ha approfittato dell’occasione per occupare il regno di Arslan, lasciando via libera a tutte le successive crociate in Palestina?
Come mai non é rimasto almeno un presidio bizantino ad Iconio, dopo la partenza dei Franchi?
Invece Iconio (Konya) diventerà la nuova capitale di Arslan!
I bizantini non hanno potuto,o voluto, rioccupare completamente l’Anatolia.
Si sono limitati a riorganizzare le zone di Nicea e Smirne, .e a sorvegliare i Crociati, pronti a cogliere il frutto delle loro fatiche!
Hanno preferito “fare i furbi”: ne pagheranno amaramente lo scotto!

I crociati entrano nella Cilicia, da poco chiamata anche Piccola Armenia.
Era abitata da armeni fuggiti dalla Grande Armenia, recentemente occupata dai turchi.
Ci sono due possibili strade per Antiochia, e il gruppo dei crociati si divide.
Gli eserciti di Tancredi e di Baldovino arrivano separatamente a Tarso (la città di San Paolo).
Gli armeni accolgono festosamente i fratelli cristiani, ma poi restano allibiti vedendo Baldovino e Tancredi che si contendono il possesso della città!
Penso che i “ragazzi terribili”, Baldovino e Tancredi, si saranno presi un bel cazziatone da Goffredo e Boemondo! In ogni caso poi l’”equivoco” é chiarito e l’esercito crociato va avanti…

Alla fine, tutti i crociati si ritrovano davanti ad Antiochia: tutti… tranne il gruppo di Baldovino.
Goffredo forse ha pianto il fratello credendolo morto, o prigioniero.
Baldovino, invece, voleva un regno tutto per se, e aveva sentito dire che ad est, oltre l’Eufrate, c’era una città cristiana, Edessa, bisognosa di “protezione”…

IV
Da Antiochia a Gerusalemme

Antiochia era stata la capitale della Siria Ellenistica e Romana.
Dal 969 al 1087 la città era stata una specie di avamposto bizantino, in una terra da secoli mussulmana. Alessio la rivoleva!
Appena i crociati furono in vista di Antiochia, l’emiro Yaghi Sian espulse immediatamente tutti i sudditi cristiani, considerati potenziali simpatizzanti dei crociati.
Yaghi Sian pensava che la città, ben fortificata, poteva cadere solo con la complicità di un traditore.
Aveva perfettamente ragione!
Posso capire i sentimenti dei Cristiani di Siria.
Greci e armeni erano stati sottomessi da secoli: adesso si trovavano di fronte dei giganti biondi che parlavano una strana lingua, ma cristiani come loro.
I Franchi non si facevano intimidire dai turchi, anzi ritorcevano il concetto di guerra santa contro gli stessi mussulmani.

Deus le volt!

E se fosse vero?
L’aspetto di questi strani cristiani a tutti incuteva rispetto, ma ad alcuni paura…
Alcuni cristiani erano talmente plagiati da secoli di umiliazioni che rimasero fino all’ultimo accanto ai loro padroni. Molti altri rimasero in disparte.
Solo i più ardimentosi andarono a combattere a fianco dei nuovi arrivati, sognando di diventare valenti cavalieri come loro…

Deus le volt!

Finalmente gliel’ avrebbero fatta pagare, a quei turchi boriosi!
I crociati accerchiano Antiochia. Purtroppo scoprono che gli assediati hanno più viveri di loro!
I crociati fanno scorrerie tutto intorno, ma cominciano a soffrire la fame.
Nelle battaglie intorno ad Antiochia tutti i crociati combattono valorosamente: in particolare Goffredo, Raimondo, e soprattutto Boemondo.
Non ci sono soldati bizantini. L’inviato greco di Alessio aspetta solo che la città cada, per prenderla in consegna. Troppo comodo!
Boemondo fa capire al greco che tutti ce l’hanno con lui: gli conviene squagliarsela!
Il rappresentante di Alessio naturalmente se la da a gambe, tra le maledizioni di tutti.
Allora Boemondo chiede a Goffredo, e agli altri compagni, di promettergli che Antiochia, una volta conquistata, sarà data a lui, e non al quel greco cialtrone.
I crociati promettono.
Boemondo, più motivato che mai, rinnova gli attacchi alla città.
Gli assediati sono in una situazione critica, ma le loro spie li informano sempre in anticipo delle mosse dei crociati.
Boemondo prende allora un’iniziativa molto “discutibile”, ma che avrà il suo effetto!
Fa ammazzare due spie di Antiochia, le fa arrostire, e annuncia che d’ora in poi mangerà carne di spie, a pranzo e cena! Di spie non se ne vedranno più!

Intanto Baldovino era arrivato ad Edessa.
Baldovino “accetta” di difendere la città dai turchi, ma pretende di più di un semplice compenso.
Il principe Thoros, senza figli, propone di adottarlo.
Secondo la tradizione armena il bambino adottato doveva essere fatto passare, nudo, sotto le vesti del padre e della madre adottiva.
Baldovino non è più un bambino, ma accetta di sottoporsi lo stesso a questa strana cerimonia, tra le risa di tanti!
Non c’é niente di ridicolo in quello che succede poco tempo dopo.
Il popolo di Edessa, si rivolta contro il suo signore, e i genitori adottivi di Baldovino sono linciati dalla folla. Baldovino diventa il nuovo conte di Edessa!
Non c’è nessuna prova che Baldovino sia stato implicato nella faccenda, ma…
Io, personalmente, ho cercato in tutti i modi una spiegazione ragionevole che scagioni il conte di Edessa: non sono riuscito trovarla!
La creazione del primo stato franco in Asia fu il frutto della prima collaborazione tra cristiani d’Asia e cristiani d’Europa. Ma il massacro di Thoros e della moglie rimarrà come una macchia infamante su Baldovino, nei ricordi dei cristiani, dell’est e dell’ovest…
Non sappiamo cosa ha detto Goffredo quando ha saputo che Baldovino, dato per disperso, era diventato conte… usando i soldati, che aveva arruolato suo fratello!
Eppure, senza volerlo, Baldovino aveva dato anche lui, indirettamente, il suo contributo alla presa di Antiochia…

Ad Antiochia Yaghi Sian aveva mandato richieste di aiuto i signori delle città mussulmane vicine (con cui fino ad allora aveva guerreggiato!), chiamandoli alla Jihad.
Gli emiri accolgono il suo appello con riluttanza.
Prima arriva Duqaq, l’emiro di Damasco: in uno scontro viene sconfitto e si ritira.
Poi arriva Ridwal, l’emiro di Aleppo (fratello di Duqaq, e suo acerrimo nemico!).
Ridwal aveva paura di questi giganti di cui tutti raccontavano il coraggio e la ferocia.
Aveva ragione: il suo esercito, superiore in numero e mezzi, é ignominiosamente sconfitto!

Yaghi Sian chiede allora aiuto a Kerbuqa, emiro di Mossul: Kerbuqa é il più il più lontano degli emiri della zona (ed anche il più ambizioso!) ma non ha scelta!
Kerbuqa accetta la sfida e lancia la Jihad. Spera di diventare il capo di tutta la regione, ma per strada sente dire che un esercito cristiano ha occupato Edessa. Cosa succederebbe se l’attaccassero durante il viaggio?
Nonostante le proteste degli inviati di Antiochia, il signore di Mossul decide di “passare per Edessa”.
Arrivato davanti alla città armena, scopre che Edessa é ben difesa, ma i soldati di Baldovino sono poche migliaia: abbastanza da difendere per mesi la città, ma non tanti da poterlo attaccare con successo.
Kerbuqa si decide a ripartire, ma ha perso tre settimane sotto le mura di Edessa.
Quando arriva ad Antiochia vede sulle mura le insegne dei crociati!

Era stato un fabbro, un fabbricante di corazze, ad aprire una porta ai cristiani. Era di famiglia armena cristiana, poi diventato mussulmano.
Evidentemente il fabbro si era convertito all’Islam per opportunismo, ma non si era mai convinto.
Quando l’armeno fu accusato, e multato, per avere praticato il mercato nero, improvvisamente gli venne il dubbio di avere scelto la religione sbagliata.
La promessa di una lauta ricompensa da parte dei crociati lo fece diventare un fervente cristiano…
Appena vide i crociati entrare in città, Yaghi Sian fuggì abbandonando sudditi, moglie e figli al loro destino. Non andò lontano.
Un taglialegna armeno lo trovò solo in lacrime, e gli tagliò la testa.

I cristiani stanno ancora festeggiando la vittoria quando arriva l’esercito di Kerbuqa.
Parecchi principi si erano uniti a lui: tra loro anche Duqaq, l’emiro di Damasco.
I cristiani sono presi di sorpresa e fanno appena in tempo a chiudersi dentro Antiochia.
La situazione dei Crociati é disperata: sono assediati, senza viveri, e hanno davanti un esercito più potente del loro.
Solo un miracolo può salvarli…e il miracolo arriva!
Miracolosamente un monaco trova ad Antiochia una reliquia prestigiosa: la lancia che aveva trafitto Gesù!
Molti capi cristiani hanno dei dubbi sull’autenticità della reliquia, ma vedendo l’entusiasmo dei soldati, il loro ritrovato ardore…anche quello era un miracolo!
L’esercito crociato parte all’attacco. Ora o mai più!

Deus le volt!

Nel campo mussulmano invece sono in crisi.
C’è chi rimprovera Kerbuqa per il tempo perso ad Edessa, chi l’accusa di servirsi della Jihad per il proprio tornaconto…
Duqaq teme che Kerbuqa voglia prendere anche Damasco, e sobilla tutto l’esercito contro l’emiro di Mossul. Quando i crociati attaccano, Duqaq e i suoi sono i primi ad abbandonare il campo.
Tanti li seguono…
Kerbuqa ordina la ritirata generale, anzi la rotta. A Mossul torneranno in pochi!

Perché i Crociati hanno vinto?
Per il loro valore? La loro fede? Le discordie dei nemici?
Tutte queste cose. Comunque hanno vinto!

Deus le volt!

Boemondo resta a presidiare la sua Antiochia.
Goffredo, Raimondo e gli altri proseguono verso Gerusalemme senza incontrare ostacoli.
Tutti quelli che incontrano sono pronti ad offrire ai Franchi viveri e doni, purché si tolgano di mezzo.
Ecco le mura di Gerusalemme…ma qui trovano un nemico che non avevano previsto.

Prima che arrivassero i turchi, Gerusalemme apparteneva dal regno egiziano dei Fatimiti.
Il visir Al Afdal era un alleato del basileus. Si era perfino congratulato con lui dopo la presa di Nicea, e pensava che i crociati fossero solo mercenari alle sue dipendenze.
Eppure emissari di Al Afdal erano stati anche al campo crociato, durante l’assedio d’Antiochia.
Avevano proposto una spartizione della Siria: al basileus la Siria del Nord, a loro la Palestina e la Siria del Sud.
Proposta ragionevole…per Alessio, a cui della crociata importava poco o niente.
Possibile che ad Al Afdal nessuno aveva riferito che i Crociati erano diretti a Gerusalemme?
Sono sicuro che Al Afdal lo sapeva, e come! Ma era sicuro che alla fine un accordo con i “Rum” l’avrebbe trovato.
Dopo la caduta di Antiochia Gerusalemme era rimasta quasi sguarnita dei suoi difensori: i migliori si erano uniti all’esercito di Kerbuqa e quelli che erano tornati erano esausti e sfiduciati.
Al Afdal coglie l’occasione al volo e occupa Gerusalemme. Spera di mettere i Crociati davanti al fatto compiuto. Offre ai Cristiani “libertà di culto” e la possibilità ai pellegrini di entrare a Gerusalemme, a piccoli gruppi.
Proposta indecente!
Goffredo fa rispondere seccamente a Al Afdal che a Gerusalemme i Crociati ci sarebbero entrati tutti assieme…

I soliti storici filoislamici fanno osservare che quattro secoli prima gli arabi risparmiarono i cristiani di Gerusalemme.
Il paragone non regge.
Nel 638 Gerusalemme fu occupata dopo Damasco e il resto della Siria: i bizantini l’avevano abbandonata e il patriarca trattò la resa con Omar.
E’ prassi normale che i vinti, prima di soccombere, cerchino di venire a patti con i vincitori.
I vincitori, di solito rispettano le promesse, e risparmiano i vinti che si arrendono.
Se le promesse sono rispettate, altri vinti si arrenderanno…
Non é solo questione di onore: é politica!
Gerusalemme non si é mai arresa ai Crociati.
I Fatimidi l’avevano conquistata, approfittando delle battaglie tra turchi e crociati intorno ad Antiochia, e se la volevano tenere!

Prima dell’assedio il generale Ifthicar e i difensori di Gerusalemme guardano i crociati in processione intorno alle mura della città: le loro facce mostrano nell’ordine incredulità, scherno, preoccupazione.
Nei giorni successivi arrivano le macchine d’assedio.
I difensori utilizzano contro di loro il vecchio “fuoco greco” (da quelle parti il petrolio non manca!): Molte macchine d’assedio vanno a fuoco, ma l'attacco continua…
Il 15 luglio 1099 viene aperta una prima breccia nelle mura. I franchi entrano….
Ifthicar resiste in una torre: solo quando i Franchi hanno iniziato il saccheggio della città, il generale tratta la propria resa. Raimondo gli promette che lui avrà salva la vita.
La promessa sarà mantenuta: Ifthicar potrà fuggire sano e salvo ad Ascalona.
Per gli altri, mussulmani e ebrei, ormai era troppo tardi...

Non ho nessuna intenzione di ignorare o minimizzare i massacri che ci furono quel giorno.
Sento però il dovere di fare notare che ne sono responsabili anche il visir Al Afdal (che ha cercato fino all’ultimo di tenersi Gerusalemme!) e il generale Ifthicar, che ha pensato a salvare solo la propria vita, e non quella degli abitanti che avrebbe dovuto proteggere!

V
Gerusalemme liberata

Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrí nel glorioso acquisto

Questi sono i versi che scrisse il Tasso più di quattrocento anni dopo.
C’è un po’ di retorica…ma è quasi tutto vero!
Discutibile è solo l’espressione “armi pietose”: le armi “pietose” non lo sono mai!
Mi immagino il pio Goffredo che cammina per le strade di Gerusalemme, ancora sporche del sangue di cristiani, mussulmani e ebrei…
Per quelli, lui ormai non poteva fare niente di più che pregare.

Requiem eternam…

Goffredo pensa piuttosto ai vivi, a quelli rimasti!
Dopo l’ultima battaglia, ad Ascalona, molti sono tornati in Europa, come Roberto di Normandia, e Roberto di Fiandra.
Boemondo é rimasto nel suo principato di Antiochia. Baldovino é nella sua contea di Edessa.
Raimondo sperava di diventare lui re di Gerusalemme ma i cavalieri gli hanno preferito Goffredo.
Deluso é partito per cercarsi un’altra contea in Siria.
Goffredo ha respinto il titolo di re di Gerusalemme, e ha preferito farsi chiamare “Protettore del Santo Sepolcro”.
In Palestina sono rimasti solo lui, Tancredi, e poche centinaia di cavalieri.
La guerra santa continua.
Il regno di Gerusalemme ha assolutamente bisogno di uno sbocco al mare, per ricevere rinforzi dalle navi delle repubbliche marinare italiane (Pisa, Genova e Venezia).
Goffredo aveva solo il porto di Giaffa: bisognava almeno prendere Haifa e Acri, (la futura “S. Giovanni d’Acri”!).
Il Protettore del Santo Sepolcro ha chiesto uomini e mezzi per la colonizzazione della Palestina.
In Europa si stanno formando altre spedizioni di “senza averi”.
Una di queste sarà la “crociata dei lombardi”: per loro Verdi scriverà un giorno il coro “ O signor che dal tetto natio…”
Goffredo non li vedrà arrivare. Né nessun altro…

Goffredo morì il 18 luglio del 1100, a poco più di 40 anni.
Nessuno sa come: forse avvelenato…forse di tifo.
Naturalmente fu sepolto nella Chiesa del Santo Sepolcro.
Il suo personaggio è entrato subito nella leggenda.
Sarà vero che, una volta, ha tagliato a metà, con un sol colpo di spada, un turco a cavallo?
Sarà vero che, ha salvato un suo soldato lottando a mani nude con un orso?
Lasciando stare la retorica possiamo dire, con sicurezza, che Goffredo fu un soldato coraggioso, un discreto politico, e soprattutto un buon cristiano!
E’ giusto che anche i Cristiani di mille anni dopo lo prendano come esempio.
Quanto a molti suoi compagni di avventura nella Prima Crociata: Boemondo, Baldovino, Tancredi…
Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che, in più di un occasione, si sono comportati da gran figli di buona donna! Ma sapevano combattere!
Solo con soldati come loro si possono vincere le guerre, sante e non!

CAPITOLO 6 >
Il regno di Gerusalemme e l’Europa (A.D. 1101-1199)
L’alba di un nuovo secolo - Piccole guerre (sante???)
La seconda Crociata - Il “feroce Saladino” - La Terza Crociata
Uno sguardo ad Occidente.

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