KOSOVO

KOSOVO -  i 77 GIORNI  DI GUERRA - CRONOLOGIA

24 MAR: poco dopo le ore 20:00 cominciano gli attacchi della Nato contro le forze serbe a Pristina, alla periferia di Belgrado e a Podgorica. Almeno 40 gli obiettivi. Il presidente Boris Ieltsin congela la partecipazione della Russia alla 'partnership per la pace'.

25 MAR: seconda notte di bombardamenti. La Nato smentisce l'abbattimento di tre suoi aerei e dice di aver abbattuto tre Mig 29. Belgrado rompe le relazioni con Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania.

26 MAR: Iniziano anche i bombardamenti diurni. Una nube fuoriesce da due fabbriche colpite vicino a Belgrado. Abbattuti in Bosnia due Mig29 jugoslavi. No del Consiglio di sicurezza Onu alla Russia per la fine immediata dei raid.

27 MAR: la Nato annuncia il passaggio alla seconda fase degli attacchi, diretti ora alle forze armate jugoslave. Bombardata Belgrado e il Montenegro. Gli attacchi durano tutta la notte. Un F117 'stealth' precipita in Vojvodina, forse colpito da un missile serbo. Il pilota viene recuperato.

28 MAR: bombardata soprattutto Pristina (23 attacchi, distrutto il quartier generale della polizia speciale). In Albania sono gia' arrivati almeno 60 mila profughi.

29 MAR: sesta notte di attacchi aerei in Kosovo, Serbia e Montenegro. Esordio degli aerei anticarro A-10. Washington annuncia l'invio di altri 20 aerei, fra cui cinque bombardieri a lungo raggio B-1. Fonti albanesi, riprese dalla Nato, comunicano l'esecuzione a Pristina di cinque leader albanesi, tra cui Fehmi Agani. Il Cremlino annuncia la missione a Belgrado del premier Ievghieni Primakov. Per Emma Bonino, commissario Ue, ci sono 80-100.000 profughi solo in Albania.

30 MAR: a Belgrado, fallisce la missione di Primakov nonostante sei ore di colloqui con Milosevic. La Nato respinge come del tutto insufficienti le 'aperture' del leader serbo ed esclude una tregua per Pasqua. Secondo la Nato e l'Uck, i serbi attaccano una colonna di 50mila albanesi in fuga nella valle di Pagarusha. A Pristina, accerchiata dai serbi, sono rastrellate 100 mila persone. Dagli Usa altri aerei da guerra. Per l'Onu, i profughi sono 130.000.

31 MAR: la Nato avvia di fatto la 'fase-3' senza dichiararla ampliando obiettivi (anche palazzi del governo a Belgrado) e intensificando attacchi. La Russia nega che ci sia ''alcun genocidio in atto nel Kosovo''. Per il Programma alimentare dell'Onu, gli albanesi nel Kosovo hanno cibo solo per altri 10-15 giorni. Per Bonn, in Kosovo i serbi allestono campi di concentramento. Radio 'B92' parla di otto otto morti tra civili e militari nei bombardamenti su Belgrado. Per la Nato, distrutti finora 30 aerei serbi. Per gli Usa, i serbi rompono le linee dell'Uck a Malisevo.

1 APR: a Belgrado fallisce anche la mediazione del 'ministro degli Esteri' vaticano, mons. Tauran. Il messaggio del papa che  chiede a Clinton, Milosevic e Solana una 'tregua pasquale' e la  ripresa delle trattative trova solo 'apprezzamento'. Il leader   dei kosovari, Rugova, incontra Milosevic e firma con lui un  documento congiunto su una soluzione politica, ma per la Nato e  l'Uck Rugova 'non e' libero', ma sotto controllo serbo. Tre  soldati Usa sono catturati dai serbi. I raid Nato distruggono 2 ponti sul Danubio, uno e' il 'Ponte vecchio' nei pressi di Novi  Sad. Per l'Osce, almeno 800 gli albanesi uccisi in Kosovo dai  serbi. Per l'Onu sono 156 mila i profughi.

2 APR: con i caccia d'attacco F-A 18 della portaerei  Roosevelt, inviata di rinforzo in Adriatico, diventano oltre 300 gli aerei della Nato impegnati nei raid. Esordio dei bombardieri B-1. A Belgrado l'ultima radio libera ''B92'' e' posta sotto controllo del governo. Per Londra, Milosevic prepara un golpe in Montenegro. Per la Nato, sono 240 mila i profughi. Il governo albanese del Kosovo in esilio sconfessa l'accordo Rugova-Milosevic.

3 APR: nella notte missili della Nato colpiscono e distruggono i ministeri dell'Interno serbo e jugoslavo a Belgrado. E' la prima volta che la capitale serba viene bombardata dall'inizio dei raid Nato. Dinanzi all'enorme afflusso di profughi dal Kosovo, 320 mila secondo l'Unhcr, la Nato decide l'invio di soldati in Albania per garantire l'avvio di aiuti umanitari. Aerei della Nato colpiscono due ponti sul Danubio nel nord della Serbia.

4 APR: si intensificano i bombardamenti aerei su obiettivi strategici e militari nella Serbia. Colpita di nuovo Belgrado. Il Pentagono annuncia l'invio di 24 elicotteri Apache e di 2.000 soldati in Albania. Comincia il ponte aereo con l'invio di aiuti umanitari per i rifugiati kosovari in Albania e Macedonia. Numerosi paesi della Nato si dichiarano pronti ad accogliere 'temporaneamente' almeno 100 mila rifugiati. La Jugoslavia chiede un incontro urgente del Consiglio di sicurezza.

5 APR: i bombardamenti della Nato colpiscono a Belgrado una centrale termoelettrica, l'accademia di polizia, una raffineria e a Zemun, a circa 5 km dalla capitale, l'edificio del comando dell'aviazione e della contraerea a Zemun. Colpite anche Novi Sad, nella Jugoslavia settentrionale e Nis, nel sud. Aerei Nato decollano per la prima volta dalla Germania. Fonti Nato e Unhcr affermano che sono circa 400 mila i rifugiati usciti dal Kosovo. I primi voli del ponte aereo portano in Turchia 1.138 rifugiati kosovari e 600 in Norvegia. Rugova, dopo l'incontro a Pristina con l'ambasciatore russo, chiede alla Nato di fermare i bombardamenti e alle autorita' serbe di cooperare in misura sempre piu' concreta con la comunita' internazionale.

6 APR: la Nato afferma di aver compiuto un imponente attacco durante la notte, ma ammette che un missile ha mancato l'obiettivo nella citta' di Aleksinac causando, secondo fonti serbe, la morte di 12 persone e il ferimento di altre 28. Aerei Nato compiono il primo attacco nel Kosovo contro una colonna di mezzi corazzati serbi. Belgrado annuncia un cessate il fuoco unilaterale nel Kosovo e propone al leader kosovaro Rugova un accordo per creare organi di autogoverno per il Kosovo e facilitare il rientro di profughi. L'annuncio viene respinto dalla Nato che lo giudica ''insufficiente'' per fermare i bombardamenti. Secondo l'Unhcr sono diventati 430 mila i profughi fuoriusciti dal Kosovo o ammassati ai confini.

7 APR: 15/o giorno di bombardamenti Nato. Colpiti obiettivi militari in Montenegro e Nis. A Pristina un missile Nato manca la centrale telefonica e colpisce un'area residenziale, 12 i morti secondo i serbi. La Nato ammette l'errore due giorni dopo. Nel Kosovo, per Kofi Annan, ci sono le testimonianze di una ''pulizia etnica'' in corso, ma 'non ci sono osservatori indipendenti' per confermare le accuse di genocidio. La polizia serba blocca il confine di Morini, tra Kosovo e Albania, impedendo il passaggio dei profughi. Milosevic dice di essere pronto in segno di buona volonta' a consegnare alle autorita' greco-cipriota i tre soldati Usa fatti prigionieri. L'Albania autorizza la presenza di forze Nato nel paese. Secondo l'Unhcr sono 460 mila i profughi dal Kosovo.

8 APR: colpita Belgrado. La Nato conferma la perdita di un aereo spia senza pilota. Il segretario generale della Nato Solana esprime il timore che i serbi potrebbero utilizzare la popolazione ancora presente nel Kosovo ''come scudi umani''. Arriva a Belgrado l'ex presidente cipriota Spyros Kyprianou per tentare di ottenere la liberazione dei tre militari Usa. Il presidente della Duma russa, Gennady Seleznev, afferma che sarebbe allo studio un piano di Milosevic e di Rugova per la creazione di un governo ad interim nel Kosovo.

9 APR: colpito nella notte a Smederevo, circa 30 km a sudest di Belgrado, un deposito di carburante della compagnia statale Jugopetrol e uno stabilimento dell'industria automobilistica Zastava, a Kragujevac, 120 km a sud di Belgrado. Fonti serbe affermano che 124 operai della fabbrica sono rimasti feriti. Sul ponte Branko, il principale di Belgrado, le persone formano una 'catena umana' per impedire il bombardamento Nato. Combattimenti con colpi di artiglieria avvengono al confine tra Albania e Kosovo, nella regione di Tropoja (nord Albania). Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan rivolge un appello urgente alle autorita' della Repubblica federale di Jugoslavia proponendo un piano in cinque punti per porre fine alla guerra. Il presidente russo Boris Ieltsin ammonisce i paesi della Nato che ''non devono spingere'' Mosca a intervenire nel conflitto per il Kosovo perche' ''ne potrebbe derivare una guerra europea e forse mondiale'', il che ''e' inammissibile''. Il presidente della Duma Ghennadi Selezniov afferma che il presidente Ieltsin avrebbe dato ordine di ''puntare i missili sui paesi che stanno facendo la guerra alla Jugoslavia'', ma la notizia viene smentita.

10 APR: i bombardamenti nella notte colpiscono depositi di carburante e distruggono un ripetitore televisivo serbo vicino a Pristina. Secondo la Nato, sono 150 gli obiettivi colpiti dai bombardamenti dall'inizio delle operazioni. Alla frontiera tra Kosovo e Albania riprendono gli scontri tra ribelli dell'Uck e milizie serbe. Le autorita' jugoslave riaprono il principale posto di frontiera tra Albania e Jugoslavia, a Morini. La Gran Bretagna invia nell'Adriatico la portaerei Invincibile. A Dresda, riunione del G8 a livello dei direttori politici per preparare la riunione speciale dei ministri degli esteri.

11 APR: aerei della Nato colpiscono la regione di Pristina mentre un missile cade in un quartiere di Novi Sad, capoluogo della Vojvodina. Nel giorno della Pasqua ortodossa non viene bombardata Belgrado. La televisione serba annuncia che due cittadini australiani che lavorano per l'agenzia umanitaria internazionale (Care Australia), sono stati arrestati in Jugoslavia e accusati di spionaggio. Il Consiglio della Nato approva il piano operativo militare 'Allied Harbor', che prevede l'invio di truppe Nato in Albania a sostegno dell'assistenza umanitaria a favore dei rifugiati.

12 APR: un missile colpisce una raffineria a Pancevo, la piu' importante della Serbia. Colpita anche la fabbrica di automobili Zastava a Kragujevac. Un missile lanciato da un aereo della Nato colpisce per errore il treno in transito su un ponte del fiume Morava, nelle gole di Grdelica (sud della Serbia), muoiono dieci persone, 55 per le autorita' jugoslave. I ministri degli esteri della Nato riuniti a Bruxelles affermano che i raid aerei proseguono fino a quando Belgrado non accettera' le richieste della Comunita' internazionale. Il Parlamento federale della Jugoslavia vota a favore dell'Unione con la Russia e la Bielorussia.

13 APR: per le cattive condizioni del tempo diminuiscono i raid aerei della Nato. Soldati serbi penetrano per alcune ore nel villaggio albanese di Kamenice, incendiando alcune abitazioni. Il presidente albanese Meidani annuncia l'invio di militari nel nord del paese per contrastare eventuali altre incursioni. Il comandante supremo della Nato Wesley Clark chiede agli Usa l'invio di altri 300 aerei. Nell'incontro a Oslo tra il segretario di Stato Usa Albright e il ministro degli esteri russo Ivanov sono raggiunti importanti progressi nelle trattative ma come punto di maggiore frizione resta la composizione della forza internazionale che dovrebbe garantire la futura pace in Kosovo.

14 APR: la Germania mette a punto un piano di pace in sei fasi che gli Usa affermano di considerare ''un inizio'' per discussioni pratiche. Vertice straordinario a Bruxelles dei 15 capi di stato e di governo dell'Unione Europea e del segretario generale dell'Onu Kofi Annan. L'Ue si dice a favore di un' amministrazione provvisoria internazionale in Kosovo, affidata alla stessa Ue. Aerei italiani per la prima volta compiono raid in territorio jugoslavo contro obiettivi militari (radar) in una operazione di ''difesa integrata''. Il presidente russo Ieltsin nomina l'ex premier Viktor Cernomyrdin suo rappresentante speciale per la crisi Jugoslava. Due convogli di profughi nel Kosovo sono colpiti da un F16 della Nato, sulla strada tra Prizren e Djakovica, vicino all'Albania. Secondo i serbi, i morti sono 75. La Nato ammette l'errore il 19 aprile.

15 APR: i raid della Nato colpiscono a Pancevo, periferia di Belgrado, una raffineria, depositi di carburante, nonche' una fabbrica di fertilizzanti per l'agricoltura che produce in particolare derivati dell'azoto. Secondo fonti serbe, 17 civili restano feriti. E' il piu' pesante bombardamento su Belgrado dall'inizio dei raid aerei. Aerei Nato colpiscono obiettivi militari all'interno dell'aeroporto di Podgorica (Montenegro). La Nato ammette l'errore compiuto il giorno prima nel bombardamento di Prizren. Il presidente del Montenegro Milo Djukanovic chiede la fine dei bombardamenti Nato ma esorta Belgrado a rilanciare il processo di pace in Kosovo. Comincia in Albania il dispiegamento degli elicotteri Apache. Il governo jugoslavo ribadisce che non accettera' mai la presenza di truppe straniere sul proprio territorio. Il portavoce del ministero degli esteri afferma che Belgrado, per il Kosovo, ''e' pronta a discutere di una presenza civile''. Secondo l'Unhcr, sono circa 116 mila i profughi kosovari rifugiati in Macedonia.

16 APR: bombardata di nuovo la raffineria di Pancevo e l'aeroporto di Podgorica. Nuovi scontri avvengono tra le forze di sicurezza jugoslave e l'Uck nella zona di confine con l'Albania. Un F-15 della Nato a corto di carburante scarica una bomba innescata a guida laser nelle acque del lago di Garda. Il segretario alla Difesa Usa Williamn Cohen conferma che verra' richiamato un numero imprecisato di riserviti (secondo il New York Times) saranno oltre 30 mila. La Duma russa appoggia in linea di principio la richiesta del parlamento jugoslavo di aderire all'unione russo-bielorussa. Il presidente serbo Milan Milutinovic si incontra a Belgrado con il leader moderatao kosovaro Ibrahim Rugova. In una dichiarazione congiunta si afferma che ''occorre cessare i bombardamenti per potere andare avanti nel negoziato politico e si nota che vittime di questi bombardamenti sono non solo i serbi ma anche gli albanesi del Kosovo''. Il governo jugoslavo respinge il piano di pace del'Onu. Secondo l'Unhcr, attraverso ''i corridoi del terrore'' stanno giungendo in Albania altri 50 mila rifugiati. Sono gia' 122 mila i rifugiati kosovari in Macedonia, 320 mila in Albania e circa 75 mila nel Montenegro. Sempre secondo l'Unhcr, tra 400 mila e 500 mila persone di origine albanese sono ancora nel Kosovo. Un ufficiale dell'esercito jugoslavo, catturato dall'Uck, e' consegnato alle autorita' militari Usa che lo detengono a Tirana.

17 APR: le cattive condizioni del tempo costringono la Nato a ridurre i raid aerei sulla Jugoslavia. L'Alto Commisario dell'Onu per i diritti umani Mary Robinson riferisce di violenze e atrocita' ''sempre piu' allarmanti'' nel Kosovo. Secondo la Nato, 18 villaggi sono stati incendiati e 200 aree residenziali sono state ''seriamente colpite'' nelle ultime tre settimane. Inoltre 3200 persone sarebbero morte in Kosovo dall'inizio dei bombardamenti Nato. In base alle fotografie scattate dai piloti Nato non si esclude che delle fosse comuni possano essere state scavate vicino al villaggio kosovaro di Izbika. Secondo l'Unhcr sono 711 mila, compresi i 170 mila fuggiti prima dell'intervento Nato, i rifugiati kosovari.

18 APR: l'aviazione Nato compie oltre 500 missioni colpendo 32 obiettivi nella Jugoslavia. E' forse il piu' pesante bombardamento da quando la Nato ha iniziato i suoi raid. Secondo fonti serbe, colpiti impianti industriali e infrastrutture a Belgrado, nella zona dell'aeroporto militare di Batajnica, dove e' morta una bambina di tre anni e cinque persone sono rimaste ferite e a Pancevo, dove dall'area colpita si sprigiona una nube di fumo nero che si dirige verso Belgrado. Colpita anche la raffineria di Novi Sad. Secondo la Nato in Kosovo vi sarebbero almeno 43 sepolture di massa, fotografate negli ultimi giorni dagli aerei alleati. La federazione di Jugoslavia rompe le relazioni diplomatiche con l'Albania. Altri 24 mila kosovari entrano in Albania e Macedonia, portando a 735 mila il numero complessivo dei rifugiati. In particolare un auto con a bordo una famiglia kosovara di cinque persone salta in aria a causa di una mina nei pressi del posto di frontiera di Morini.

19 APR: le bombe e i missili della Nato colpiscono i dintorni di Belgrado, Kragujevac (dove e' colpita la fabbrica di auto Zastava), Nis (un morto e 12 feriti), Pristina e Valjevo (dove sette missili colpiscono la fabbrica 'Krusik'). Secondo la Nato, circa 850 mila albanesi, all'interno del Kosovo, sono sfollati ed 'a rischio' di essere attaccati e spinti verso i confini dei Paesi vicini dalle forze serbe.

20 APR: il vice premier montenegrino Dragisa Burzan accusa le forze jugoslave di avere ucciso sei profughi kosovari in territorio montenegrino e definisce l'episodio un ''crimine di guerra'' e di ''provocazione'' per allargare il conflitto. L'esercito federale disloca ingenti forze per bloccare il confine con la Croazia. Unita' dell'esercito jugoslavo colpisce, per la prima volta dall'inizio della guerra nel Kosovo, una caserma delle forze armate albanesi dislocata nel posto di confine di Qafe Prush, nel distretto settentrionale di Has. I soldati albanesi rispondono al fuoco. Il presidente Ieltsin ha esclude una rottura con l'Occidente. Il patriarca della chiesa ortodossa Alessio II e' in visita a Belgrado.

21 APR: la Nato colpisce a Belgrado il grattacielo che ospita tra l'altro la sede del Partito socialista al potere. Colpito anche l'ultimo ponte sul Danubio a Novi Sad. La tv serba denuncia che e' stato colpito un campo di profughi serbi - scampati di Bosnia e Croazia - in prossimita' di Djkaovica, in Kosovo, dieci i morti. Arrivano in Albania i primi elicotteri 'Apache'. Il presidente macedone Kiro Gligorov suggerisce ''la proclamazione dello stato di guerra imminente a causa delle crescenti tensioni nel paese''. Il gen Wesley Clark, comandante della Nato, chiede l'aggiornamento dei piani (ora vecchi di sei mesi) per l'impiego in Jugoslavia di truppe di terra.

22 APR: un raid missilistico Nato colpisce la residenza di Milosevic a Belgrado. La Nato assicura che l'obiettivo non era il presidente jugoslavo. Il segretario generale della Nato Javier Solana autorizza il comando militare a aggiornare i piani per truppe di terra in Kosovo. La Slovenia afferma che concedera' alle truppe Nato di passare sul suo territorio se l'Alleanza decidera' di lanciare un'offensiva terrestre contro la Jugoslavia. Romania e Bulgaria concedono il loro spazio aereo. I raid hanno ucciso 517 civili finora, fra cui 13 bambini, secondo fonti serbe. A Belgrado si svolge un incontro tra Milosevic e Cernomyrdin. Dopo l'incontro Cernomyrdin afferma che Belgrado e' disposta ad accettare in Kosovo una presenza internazionale sotto l'egida dell'Onu.

23 APR: un missile colpisce a Belgrado il palazzo di cinque piani che ospita la 'Rts', la televisione di stato. Secondo fonti serbe 18 persone sono morte nel bombardamento. Colpite anche Novi Sad, Nis e Pristina. L'Ue decreta un embargo nelle forniture petrolifere alla Jugoslavia a partire dalla prossima settimana. Cernomyrdin precisa che per ''presenza militare'' nel Kosovo, concordata con Belgrado, deve intendersi non ''formazioni militari'', ma ''uomini in uniforme'' che possono portare una pistola alla cintura. Al vertice Nato a Washington, i 19 capi di stato e di governo approvano una dichiarazione in 17 punti nella quale ribadiscono l'intenzione di continuare gli attacchi aerei sulla Jugoslavia e di non accettare ''nessun compromesso'' sulle cinque irrinunciabili condizioni poste dalla comunita' internazionale. Secondo un bilancio del ministero degli esteri serbo in un mese di bombardamenti della Nato, sono rimasti uccisi mille civili, 7.000 tonnellate di esplosivo sono state riversate sul territorio della Federazione jugoslava, danni materiali per oltre 10 miliardi di dollari (18mila miliardi di lire).

24 APR: colpita di nuovo Nis, l'area di Cacak e la costa del Montenegro. Da Belgrado un gruppo di uomini di cultura serbi lancia un appello affinche' cessino i bombardamenti della Nato, la pulizia etnica in Kosovo e ogni tipo di violenza in modo che possa essere ridata la parola alla diplomazia e al negoziato. Gli intellettuali firmatari dell'appello si definiscono attivisti per una Serbia democratica epurata dal nazionalismo. Si conclude il vertice Nato a Washington; i 19 leader sulla guerra nel Kosovo concordano su nuove misure per incrementare la pressione sul presidente Milosevic, compreso un embargo navale sulle forniture di petrolio destinate a Belgrado. La Nato offre protezione militare e sostegno economico ai sette paesi non-Nato che confinano con la Jugoslavia. L'opzione di terra e' discussa ma esclusa (per ora) dalla strategia bellica della Nato. Gli alleati si pronunciano a favore di un 'patto di stabilita'' per i Balcani che disegni una cornice politico-economica per rafforzare le democrazie nella regione. Il 27 maggio si svolgera' una conferenza promossa dal paese ispiratore del piano, la Germania.

25 APR: distrutto un ripetitore televisivo che si trova sul monte Gucevo vicino a Belgrado. La Nato considera un importante obiettivo strategico la messa fuori uso della rete di ripetitori. Arrivano in Albania la maggior parte degli elicotteri Apache.

26 APR: viene completamente distrutto dai raid aerei l'ultimo ponte sul Danubio a Novi Sad. Il Comitato internazionale della Croce Rossa visita i tre soldati Usa catturati il 31 marzo dall'esercito jugoslavo. L'Ue estende alcune sanzioni contro la Jugoslavia. Il viceprimo ministro della Jugoslavia, Vuk Draskovic in una conferenza stampa afferma che il presidente Slobodan Milosevic e' d'accordo ''in linea di principio'' con la proposta di mediazione russa che prevede un invio di ''forze internazionali armate'' nel Kosovo. Il presidente della Croce rossa internazionale, Cornelio Sommaruga, dopo aver incontrato Milosevic rende noto che il presidente jugoslavo ha autorizzato il libero accesso all'attivita' umanitaria della Croce Rossa per i profughi nel Kosovo.

27 APR: durante un attacco contro una caserma dell'esercito serbo a Surdulica (Serbia del sud), aerei della Nato centrano per sbaglio una piccola zona residenziale a poca distanza. Secondo fonti jugoslave restano uccise almeno 20 persone, tra cui 11 o 12 bambini. La Nato riconosce l'errore. Missili della Nato distruggono trasmettitori televisivi posti sul grattacielo che ospita la sede del Partito socialista a Belgrado. Il vicesegretario di Stato Usa Strobe Talbott incontra a Mosca il ministro degli esteri russo Igor Ivanov e l'inviato russo Viktor Cernomyrdin. Draskovic afferma che il governo federale e' disposta ad accettare, dopo un accordo di pace, gli esiti di indagini internazionali sulle responsabilita' per la pulizia etnica e una forza militare di pace internazionale sotto l'egida dell'Onu in Kosovo. Il Pentagono richiama 33 mila riservisti. Per l'Unhcr sono 590 mila i rifugiati nei paesi limitrofi al Kosovo, in Macedonia i campi sono completamente pieni, mentre altri 2.000 rifugiati sono entrati in Albania dal posto di confine di Morini.

28 APR: tre i raid notturni sulla capitale. Bombardate anche Novi Sad e Podgorica. Colpita la zona del porto di Bar. Gli aerei Nato bombardano anche Pozarevac, 60 km circa da Belgrado, citta' dove sono cresciuti e vissuti a lungo, Milosevic e la moglie Marjia. Un missile Nato colpisce per errore una palazzina di tre piani di Gorna Bania, alla periferia della capitale bulgara Sofia. Solo per un caso non ci sono vittime. Il primo ministro jugoslavo Momir Bulatovic destituisce il vicepremier Vuk Draskovic per le sue dichiarazioni ''non conformi alla linea del governo'' e per aver ''dato una cattiva immagine'' dell'esecutivo. L'artigliera serba bombarda alcuni territori nel nord dell'Albania.

27 APR: bombe Nato colpiscono case Surdulica, 20 morti.
1 MAG: colpita una corriera vicino a Pristina,47 morti.
2 MAG: liberati i tre soldati Usa, prigionieri dal 31 marzo. La Nato utilizza bombe alla grafite contro centrali elettriche.
5 MAG: Belgrado autorizza il trasferimento di Rugova a Roma.
6 MAG: G8 adotta un piano per una risoluzione da far approvare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
7 MAG: colpiti per errore l'ospedale civile e il mercato di Nis, 20 i morti. Annan nomina suoi inviati Bildt e Kukan.
7 MAG: colpito ospedale civile e il mercato a Nis: 20 morti.
8 MAG: Nella notte , centrata l'ambasciata cinese a Belgrado: tre giornalisti morti, 20 diplomatici feriti affermano le fonti di Pechino.
13 MAG  Korisa,  bombe Nato su un accampamento di profughi kosovari, 87 i morti. Per la Nato erano 'scudi umani'.
13 MAG: Milosevic si rifiuta di incontrare l'alto commissario dell'Onu per i diritti umani Mary Robinson.
14 MAG: oltre 80 morti e 50 feriti sono il bilancio dell' attacco della Nato contro il villaggio di Korisa, dove si erano rifugiati circa 700 profughi. Secondo la Nato, si trattava di un obiettivo legittimo in quanto era usato come campo e posto di comando per le forze serbe.

17 MAG: il presidente finlandese Martti Ahtisaari diviene il mediatore dell'Unione europea per il Kosovo.
19 MAG: due missili colpiscono un ospedale nel centro di Belgrado: tre morti.
19 MAG: Cernomyrdin ottiene dal presidente Milosevic l'assenso 'in linea generale' ai principi elaborati dal G8.

20 MAG: colpita la caserma di Kosari, vicino al confine albanese. La Nato era convinta che fosse in mano serba, mentre era stata conquistata dai guerriglieri dell'Uck all'inizio di aprile. Il bilancio e' incerto: un morto e 15 feriti secondo alcune fonti albanesi, sette morti, secondo altre.

27 MAG: il Tribunale penale internazionale (Tpi) accusa Milosevic di crimini di guerra e crimini contro l'umanita'.
28 MAG: quarta missione di Cernomyrdin a Belgrado. Le autorita' jugoslave disposte ad accettare i principi espressi dal G8.
28 MAG: Belgrado a tarda sera conferma di  accettare  i principi contenuti nel piano del G8.

30 MAG - Bombe Nato sono cadute vicino a due auto su cui viaggiavano alcuni giornalisti. L'Alleanza ha confermato di aver attaccato nei pressi di un tunnel nella zona.
30 MAG - Colpito il ponte di Varvarjn, 150 chilometri a sud di Belgrado, undici morti. La Nato ha ammesso l'attacco e l'errore, dicendo che si trattava di un obiettivo legittimo.
31 MAG - Colpito l'ospedale di Surdulica, 11 morti. Per la Nato, e' stata colpita una caserma.
31 MAG - Bombe su Nozi Pazar. Per i serbi hanno colpito una zona residenziale, provocando almeno 23 morti.

1 GIU - Ammissione della Nato che una bomba ha deviato dalla traiettoria a Novi Pazar e potrebbe aver colpito una zona residenziale.  Belgrado conferma chesono rimasti uccise  23 civili.
2 GIU: a Bonn Cernomyrdin, il rappresentante dell'Ue, il presidente finlandese Martti Ahtisaari, e il sottosegretario Usa, Strobe Talbott raggiungono un'intesa sulle modalita' e i tempi del piano di pace in Kosovo; subito dopo Cernomyrdin e Ahtisaari partono per Belgrado.
3 GIU: positiva missione di Cernomyrdin e Ahtisaari a Belgrado. Il parlamento serbo approva la proposta di pace.
2-7 GIU: Pur continuando i bombardamenti, salvo alcuni obiettivi militari, sono diminuiti di intensità per i colloqui di pace.
6 GIU: I colloqui tra militari jugoslavi e della Nato sulle modalita' di ritiro rischiano la rottura.
8 GIU - I ministri degli esteri del G8, al mattino della seconda giornata di riunione, trovano un accordo sulla risoluzione per l'Onu e sulle varie fasi per giungere alla pace.
8 GIUGNO - Terminano i bombardamenti in attesa della firma della pace.
9 GIU: A tarda serata sono raggiunti gli accordi di pace. Cessano i bombardamenti. Sono concesse 48 ore di stallo prima di fare entrare in Kosovo i reparti della forza multinazionale per permettere  il ritiro dell'esercito serbo sul terriitorio.

10 GIU - Con un blitz fulmineo un contingente di pace sovietico, dribbla l'alleanza e con un convoglio di blindati, dalla vicina Bosnia spiazza il comando Nato. Entrati in Serbia raggiunti i confini del Kosovo,  nella notte (ore 1,30 in un clima surreale) entrano e prendono possesso di una parte del territorio di Pristina e dell'aeroporto. Tensione con gli inglesi il giorno dopo.  L'imbarazzo Usa rimbalza nel silenzio di Clinton. Il generale Clark invece protesta "Mosca ha violato gli accordi"; ma nonostante le proteste, l'Alleanza non può rifiutare di dare la sua disponibilità per la   presenza di un contingente di pace  russo in Kosovo, anche se non era per nulla previsto il controllo della zona da parte di un comando russo. Un giallo internazionale.

11 GIU: Nei  territori del Kosovo entrano i contingenti dei vari paesi dell'Alleanza.

La guerra ufficiale é finita, ma per il momento vince il caos.

I serbi gridano vittoria, gli albanesi pure, i kosovari sono euforici, e tutti i paesi dell'alleanza dicono che la loro fermezza ha vinto! Gli europei non hanno avuto nemmeno un soldato morto. E' stata proprio una guerra moderna!

E' finita la "Guerra Umanitaria", e la Germania ha già fatto sapere che ora la ricostruzione é "un Atto Umanitario":
La gara degli appalti per la ricostruzione è già cominciata. Per fare affari ora inizia un'altra guerra.

  Del resto le guerre si pensano, si  preparano,  si cominciano, si fanno,  per fare affari e  finiscono  tutte così, per alcuni in un grosso affare.

Il premio Nobel   dell'economia, Milton  Friedman, enunciò un principio in economia 
valido anche in politica:  "nessun pasto è gratuito".

FINE

(Le fonti di queste note sono ricavate dalle notizie di diversi quotidiani, dalla radio e dalla televisione)


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