Mi ricorda Etienne Cabet, e la sua  "Repubblica di Icaria".
 
Vi si doveva arrivare - secondo il suo fondatore - partendo prima con un regime "democratico", poi  ognuno dei suoi seguaci si doveva trasformare  in un persuasore di altri cittadini, mentre lui, in un maestro delle nuove generazioni per farle approdare (scoraggiandole sempre di più a votare) alla  grande comunità  di Icaria: cioè 
 il Paese  che lui aveva in mente.
Al centro il regime, grande livellatore di uomini. Infatti a  Icaria si devono leggere gli stessi libri, si stampa un solo giornale che riporta solo i fatti e non le opinioni, mentre l'educazione  impartita dall'alto e identica per tutti.


... mese elettorale? No e il mese dell'anticarie, per beccare meglio.

  Dappertutto nelle case, nelle piazze e nelle vie,  deve troneggiare l'immagine del volto protettivo e sorridente del fondatore del regime di  Icaria.  
Ovviamente non mancano le sue massime, molto semplici, demagogiche, magiche
"una giustizia giusta"
"una ricchezza facile"
"benessere, pane lavoro e pace"
ed infine "la  libertà".
(non si accennava a "
le libertà", e mancava il "per tutti ")

Era insomma il "Comunismo della Repubblica d'Icaria"  (elargito con le buone e le cattive agli altri).
  Non una "vita felice" ma una "vita da schiavi", non il "paradiso", ma "un inferno"

A molti queste grosse panzane che trascinavano solo agli applausi, non piacevano proprio. 

Intanto la "libertà". Che non era stata data fuori, ma era solo presente dentro nel regime; infatti se la godevano solo il fondatore e gli uomini di questo regime, che facevano quello che volevano.

Mentre fuori il sistema era  un vero e proprio "comunismo" imposto con le buone e le cattive fatto sognare dal  "libero"  e "democratico" dittatore.
Proudhon e Grun  infatti lo criticavano duramente questo sistema. Affermavano che era una  schiavitù imposta,  una schiavitù legittimata, la  peggiore, e paradossalmente lo si voleva far approvare questo regime col  riconoscimento popolare, che delirando a quelle frasi "magiche",  "democraticamente" applaudiva. Insomma una "grande truffa".

Inoltre - aggiungevano i due- tutti avrebbero lottato a Icaria con ossessione, perchè tutti avrebbero continuamente ricercato una assoluta eguaglianza in quella ricchezza  promessa, che ovviamente non era "per tutti".

Stalin in seguito, adottò proprio il sistema di Cabet. I cartelloni con la sua faccia protettiva e sorridente  troneggiavano su tutte le vie e le piazze. Le sue massime pure.
E in quanto a libertà esisteva solo la sua.  Prese un nome; "Stalinismo".

( Card n. 112  del  15-08-2000)  


 

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