-- Io non ci capisco più niente

"Subito altri stranieri o saremo costretti a trasferire la produzione all'estero. Se le cose non cambiano dovremo pensare seriamente a una delocalizzazione intelligente che lasci in Italia solo la parte finanziaria-commerciale e porti fuori la produzione".
"Nel Nord-Est non si trovano lavoratori. Abbiamo bisogno urgentemente non solo immigrati per le basse mansioni, ma adesso ci vogliono ingegneri, periti, manager, impiegati, capiturnisti, addetti alle macchine a controllo numerico, tecnici della  hi-tech"

Luigi Rossi Luciani, leader degli industriali veneti. (Intervista Corriere della Sera, 13 luglio, 2000)


... delocarizzeremo  intelligentemente

Ingegneri, periti, manager, impiegati,
capiturnisti, tecnici hi-tech, professori,
chimici, elettronici, ragionieri ecc. ecc.
avvisati!!

Adesso capiremo perchè uno straniero paga 
anche 10-20 milioni per venire in Italia. 
Ma allora, o che non sono miserabili
o sorge il dubbio che gli venga anticipata la somma;
per dieci anni dovrà lavorare quasi gratis;
e forse (maturando gli interessi) gli anni che seguiranno pure.

E' la famosa tecnica dell'altrettanto famoso re della gomma  Julios Cesar Arana 

(ma anche adottata da una "fauna" senza 
scrupoli durante l'emigrazione italiana in America
a inizio secolo. Che molti hanno dimenticato).

( Card n. 108  del  13 -07-2000)  

LE REAZIONI

Prende il via RINASCITA NAZIONALE il movimento che sta organizzando una mobilitazione in tutta Italia. 

Obiettivo: BOICOTTARE CHI PORTA L'AZIENDA ALL'ESTERO. 
EVITARE DI SCEGLIERE ARTICOLI PRODOTTI IN AZIENDE CHE STANNO 
O HANNO GIA' DELOCALIZZATO LA PRODUZIONE FUORI ITALIA.

La proposta parte da DANILO ZONGOLI, docente di Storia e Filosofia in un liceo vicentino, neoresponsabile del settore lavoro nel Movimento. La sua nomina è stata ufficializzata al convegno nazionale di Velletri, in occasione della costituzione del Movimento.

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Fra le iniziative: volantinaggio con i nomi dei prodotti in questione e la lista delle fabbriche che li producono.
 Presto avremo anche un clamoroso portale su Internet
con la lista dei nomi delle aziende che hanno questa esterofila vocazione; legittima,  ma che dovrebbero allora  evitare di vendere i loro prodotti in Italia. E non fare come quell'industria della gomma che vende in Italia il 22 per cento dei pneumatici ma ha eliminato nel nostro paese  tutti i posti di lavoro. Non discutibili le regole della globalizzazione o quelle europee, ma non guasta  e sarebbe necessaria anche  una "intelligenza" un po' liberale, meno suicida. Altrimenti tirando troppo la corda questa alla fine si spezza.

Forse tutto questo a seguito di certi tipi di ragionamenti molto furbeschi che ultimamente alcuni  fanno e che si sentono in giro sempre più spesso;  del tipo:

"Mi sono fatto furbo. Prima producevo in Italia 100 ed esportavo 80 in cinque Paesi. Ora ho portato la produzione all'estero; l'80 lo vendo ancora ai cinque Paesi con pagamento estero-estero e così non pago e non faccio entrare nemmeno  una lira in Italia. Mentre quel 20 che vendevo in Italia lo importo e gli utili di questa produzione li utilizzo per pagarmi in sede tutte le spese di management, ricerca, progettazione, amministrazione,  ecc.  Insomma  con le detrazioni dei costi in Italia non ho neppure una lira di spesa. Mentre gli utili di quell' 80 che vendo all'estero -dovendo solo pagare la produzione e con costi di manodopera bassissima-  mi restano tutti in tasca; anzi anche questi me li faccio versare  all'estero così non ho qui problemi col fisco sulle mie entrate". 
"faccio come quel cantante:
 canta  in Italia e fa i " suoi conti felici" all'estero, 
 io invece "faccio i conti in Italia e "canto felice" all'estero.

"E se proprio ho bisogno di tecnici nella mia azienda, mi prendo quelli che ci sono o che stiamo addestrando noi all'estero, che costano la metà dei nostri e sono contenti di venire in Italia a lavorare. Al loro paese con le stesse mansioni prendono nemmeno la metà".


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