Fossili e conservazione

 

     fossilizzazione silicea

     fossilizzazione calcarea

     conservazione in resina fossile

     conservazione umana

La maggior parte dei fossili si conserva grazie al fenomeno della mineralizzazione che consiste nella sostituzione delle cellule dell'organismo morto con cristallini di minerali. Il Lias dello Harsburg ha conservato l'ammonite -che vediamo riprodotto sopra- trasformandola in un blocco di limonite (idrossido di ferro). 

Il processo mediante il quale un essere vivente viene trasformato in fossile si chiama mineralizzazione. Con questo processo la quantità di sostanza che apparteneva originariamente all'animale e che si conserva è minima. L'animale rimane inglobato nel sedimento e la sostanza organica incomincia a decomporsi e viene a mano a mano asportata dai liquidi che impregnano il sedimento stesso. In compenso il vuoto lasciato dal materiale asportato viene riempito molto lentamente da altre sostanze. Queste possono essere dapprima melme, se il passaggio di acqua è rapido; in seguito, questo stesso passaggio provoca la sostituzione dei materiali che costituiscono la parte ossea o il guscio dell'animale. 

Il processo di sostituzione del materiale fosfatico o calcareo dello scheletro o del guscio è così perfetto che non solo la forma dell'animale e del suo guscio sono completamente identiche, ma anche alcune striature e persino certi colori della sua superficie sono conservati. L'ammonite che vediamo è stata ad esempio, trasformata dal processo di fossilizzazione, in pirite, cioè solfuro di ferro: essa tuttavia conserva la forma e le dimensioni del guscio dell'animale e la sua superficie è dotata di disegni che ricalcano i disegni originali.

La fossilizzazione degli animali è particolarmente importante, perché essendosi rapidamente evoluti, la loro presenza serve a caratterizzare un'epoca, Sono dei veri e propri cronometri geologici.

Nel caso dei vegetali, invece, non si può parlare di date con la stessa precisione, Infatti i vegetali non si sono evoluti così rapidamente come gli animali. Certe specie vegetali che oggi popolano la Terra esistono solo da decine o al massimo centinaia di milioni di anni; sono specie fossili viventi. L'esemplare che vediamo sovrapposto all'ammonite potrebbe trattarsi di un esemplare vissuto dieci milioni di anni fa o cinquanta o cento milioni, non troveremmo nessuna differenza morfologica capace di caratterizzare queste differenze di età. Dunque ritrovare una di queste piante silicee fossilizzate non ha alcuna utilità dal punto di vista della datazione.

Nella fossilizzazione dei vegetali la meccanica è di due tipi:  a) la fossilizzazione calcarea provocato dal sedimento che ha racchiuso il vegetale  in un blocco (formando così il calco); b) la fossilizzazione silicizzata (quella in figura). Il tronco è stato ricoperto da sedimenti prima di decomporsi, cosicchè ha conservato perfettamente la sua forma senza deformarsi minimamente. Successivamente, delle acque ricche in silice sono penetrate nella sua massa e hanno asportato la sostanza organica sostituendola, progressivamente, con silice.. In un primo tempo sono penetrate attraverso le crepe del legno, successivamente hanno sciolto tutto il resto del tronco. A mano a mano che la sostituzione procedeva, cambiava la composizione delle acque che sovente rimanevano inquinate da parte del materiale asportato dal tronco. Così rimangono chiaramente visibili gli anelli di crescita del tronco. In certi casi, invece gli anelli. a causa della velocità di sostituzione, spariscono completamente; al loro posto talvolta si possono trovare cristalli di quarzo.

 

Esiste anche un'altra meccanica, ma è improprio chiamarla fossilizzazione, più esatto chiamarla conservazione; sono quegli organismi vegetali o animali racchiusi nell'ambra. Che è essa stessa una resina di origine fossile di una conifera di un periodo però  molto recente, del Terziario. L'ambra  formata da carbonio, idrogeno e ossigeno, non è un composto ben definito, ma si distingue dalle altre resini fossili perchè contiene acido succinico. Durante l'inglobamento degli organismi  la materia organica generalmente va distrutta: possono giungere a noi le impronte di animali e vegetali, come è il caso di quella riprodotta. Solo in casi rarissimi, la materia organica ci è giunta invece perfettamente conservata. Ma la datazione non va oltre i 500.000 anni.


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