Doc. 1721

---------------------------------------------------------------------------------
LA MINACCIA DELLE SANZIONE DELLA SOCIETA' DELLE NAZIONI

IL DOCUMENTO
DI PROTESTA DEL GOVERNO ITALIANO

AIla vigilia dell'applicazione delle sanzioni economiche, il Governo italiano ha fatto consegnare simultaneamente la nota seguente a tutti i Governi rappresentati nel grande Comitato di coordinamento a Ginevra e ne ha dato conoscenza agli altri Governi.

1. - Il Governo italiano, con la sua nota del 7 ottobre scorso e con le dichiarazioni del suo Delegato nel Consiglio e nell'Assemblea della Società delle Nazioni, ha contestato il fondamento delle deliberazioni adottate a Ginevra nel conflitto italo-etiopico. Esso ha respinto l'accusa di avere violato gl'impegni presi con l'art. 12 del Patto. Oggi che, in seguito a tali deliberazioni ed affermazioni, si sta procedendo da parte di numerosi Stati membri all'applicazione, con richiamo all'art. 16 del Patto, di misure di pressione contro l'Italia, il Regio Governo rinnova la più ampia e recisa protesta contro la gravità e l'ingiustizia dei procedimenti che vengono adottati a suo danno.

LE OPPOSIZIONI ITALIANE
Il Governo italiano oppone:
a) che le ragioni addotte dal memoriale italiano non sono state prese in adeguato esame;
b) che il Patto della Società delle Nazioni non è stato applicato nelle sue disposizioni rispondenti alla situazione denunciata.

2. - La situazione sopraggiunta dopo l'ultima riunione del Consiglio e dell'Assemblea, ha portato alle ragioni e alle proteste italiane la conferma di fatti di così significativa evidenza da corroborare il fondamento delle ragioni dell'Italia e da infirmare invece i presupposti, sui quali sono state prese nei suoi confronti quelle decisioni, di cui l'Italia deve nuovamente contestare il fondamento giuridico e morale.
Infatti numerose popolazioni guidate dalle loro autorità civili e religiose, sono venute a porsi sotto la protezione dell'Italia. Il Governo italiano ha abolito la schiavitù nei territori occupati, dando a sedicimila schiavi quella libertà che invano essi avrebbero atteso dal Governo di Addis Abeba, nonostante le clausole del Patto e gli impegni assunti al momento della sua ammissione, quale membro della Società delle Nazioni.

Le popolazioni liberate ravvisano nell'Italia non lo Stato aggressore, ma la Potenza che ha il diritto e la capacità di spiegare quell'alta tutela che lo stesso Patto della Società delle Nazioni nell'art. 22 riconosce come una missione di civilizzazione spettante alle Nazioni più progredite.
Questo atteggiamento delle popolazioni tigrine, liberate dal governo scioano, e delle autorità religiose di Axsum permette di credere, a maggior ragione, che tale situazione di fatto esista in tutti i paesi di razza non amhara, ove la dominazione si è fatta sentire in forma di spietata oppressione e sterminio da oltre mezzo secolo.
Di tali fatti, svoltisi dopo le decisioni di Ginevra, la Società delle Nazioni dovrebbe tener conto e trarre le necessarie conseguenze.
Tra queste è innegabile che nuovi obblighi di protezione derivano all'Italia dall'atteggiamento delle popolazioni che hanno riposto in essa la loro fiducia e che sarebbero votate a terribili rappresaglie e vendette, ove la tutela italiana cessasse.

SITUAZIONE DI MINACCIA.

3. - In contrasto a siffatte constatazioni, la procedura adottata nel conflitto italo-etiopico, pretendendo di attenersi strettamente alla lettera del Patto della Società delle Nazioni, ne ha di fatto ucciso lo spirito. I Governi di numerosi Stati, attraverso sviluppi rigidi ed affrettati, sono stati così indotti a considerare e predisporre l'applicazione all'Italia di misure di pressione, concertate in una conferenza di coordinamento, che non è affatto un organo della Società delle Nazioni e che ha svolto e svolge i suoi studi e lavori senza che l'Italia ne sia in alcun modo informata. I singoli Governi restano pertanto individualmente giudici e responsabili verso l'Italia, tanto della portata delle misure che adottano, quanto della loro giustificazione giuridica.

4. - La prima misura considerata dal detto Comitato e proposta ai Governi che vi sono rappresentati, vale a dire l'embargo sulle armi e munizioni per l'Italia e la levata dell'embargo stesso a favore dell'Etiopia, costituisce un immediato e diretto concorso a un gravissimo peggioramento di quella speciale situazione di minaccia che il Governo italiano aveva invano denunciato alla Società delle Nazioni e che ha condotto alla necessità, in cui si è trovato, di provvedere d'urgenza e coi soli suoi mez zi alla sicurezza delle proprie Colonie.
Una tale misura, lungi dal facilitare la fine del conflitto e dall'agevolarne il componimento nello spirito del Patto, ne alimenta la gravità e rischia di prolungarne la durata.
Non conviene dimenticare che le forniture belliche aperte ora largamente all'Etiopia sono in aperto contrasto con le proposte del Comitato della Società delle Nazioni, che ha riconosciuto come quello Stato dovesse essere sottoposto a un severo controllo internazionale, atto a frenarne il pericoloso disordine, già documentato dalla necessità in cui si trovarono, fin dal 1930, i tre Stati confinanti di accordarsi per limitare e controllare anche in tempo di pace l'importazione delle armi in Etiopia.

5. - Il Comitato di coordinamento ha quindi elaborato le modalità e la portata di numerose misure di carattere economico e finanziario, senza tenere alcun conto del fatto che sanzioni di tal genere non furono mai applicate in casi di precedenti conflitti, che si erano pure svolti in condizioni ben più gravi, per non essere stata neppure adita previamente una qualsiasi istanza di pacificò regolamento.
Il Comitato ha infine proposto ai Governi di fare entrare simultaneamente e definitivamente in vigore, a una data assai prossima, tutte le misure studiate per azione collettiva di taluni Stati in esso rappresentati, trascurando ogni criterio di gradualità e di applicazione progressiva. Tali sanzioni verrebbero così applicate per la prima volta contro l'Italia in condizioni di fatto e di diritto che il Governo e il popolo italiano ritengono ingiuste e arbitrarie e contro le quali il Regio Governo deve pertanto elevare la più risoluta opposizione.

6. - Nel campo economico, e, ancora una volta, in quello morale, il Governo italiano deve attirare tutta l'attenzione di ciascuno degli Stati membri della Società delle Nazioni sulla gravità delle misure che il Comitato di coordinamento di Ginevra propone di applicare all'Italia e sulle conseguenze che esse rischiano di recare non solo a una grande Nazione cui spetta una parte essenziale nell'opera di ricostruzione e di collaborazione, che é uno dei compiti fondamentali della Società delle Nazioni, ma altresì alla già tanto travagliata economia mondiale, di cui spezza lo sforzo di risanamento.
Nessuno potrà contestare al Governo italiano il diritto e la necessità in cui esso si troverà di dover difendere e assicurare l'esistenza stessa del suo popolo.
Esso sarà così obbligato a prendere provvedimenti di carattere economico e finanziario, che potranno importare fra l'altro sostanziali deviazioni delle attuali correnti di scambi e di traffici, onde procurarsi integralmente quanto occorre alla vita della Nazione. Il divieto di tutte le esportazioni italiane, più che una misura economica, é un vero atto di ostilità che giustifica ampiamente le inevitabili contromisure italiane.

DISORDINE ECONOMICO
Il Governo italiano ritiene inoltre che la propria situazione di parte in causa non tolga valore all'obbiettiva considerazione che l'artificioso tentativo di escludere dall'economia mondiale un mercato di 44 milioni di individui rischia di inaridire in modo immediato e sicuro le fonti del sostentamento e della vita di milioni di lavoratori del mondo intero.
Sanzioni e controsanzioni porteranno infine gravissime conseguenze di ordine morale e psicologico, provocando un turbamento degli spiriti che potrà durare anche molto tempo dopo che le sanzioni avranno adempiuto alla loro funzione e ottenuto il risultato di aumentare il disordine economico del mondo.

7. - L'Italia, che deriva la sua qualità di membro fondatore della Società delle Nazioni dal sacrificio di sangue pagato anche dai suoi figli perché la Lega potesse sorgere, non ha voluto finora distaccarsi dall'Istituto di Ginevra, malgrado la sua opposizione alla procedura seguita a suo danno, perché desidera di evitare che un conflitto come quello di cui si tratta dia luogo a più vaste complicazioni.

Il Governo italiano, peraltro, mentre ha preso tutte le disposizioni atte a impedire che dalla situazione creatasi abbiano a svilupparsi ulteriori pericoli, crede di dover tempestivamente attirare tutta l'attenzione dei Governi degli Stati membri della Società delle Nazioni sulla responsabilità che implicano le misure in corso di applicazione e sulla gravità delle loro conseguenze.

Il Governo italiano gradirà di conoscere in qual modo codesto Governo intenda, nel suo libero e sovrano apprezzamento, di regolarsi in confronto delle misure restrittive proposte contro l'Italia.

(TESTO PUBBLICATO DA QUASI TUTTI I QUOTIDIANI, SETTIMANALI E MENSILI ITALIANI)
(Quello sopra dall'Illustrazione Italiana nel suo numero 46 del 17 nov. 1935)


 ALLA PAGINA PRECEDENTE

AI RIASSUNTI - AI DOCUMENTI - ALLA HOME PAGE