DOC. 132

ARTICOLO SULL' "ISVETIA"
RIGUARDO AGLI AFFARI ITALIANI
(DEL 30 MARZO 1944)

INTERVENTO DOPO IL RICONOSCIMENTO DEL GOVERNO BADOGLIO, E L'INVITO A RACCOGLIERE INTORNO AD ESSO I PARTITI E TUTTE LE FORZE ANTIFASCISTE PER FORMARE UNA VERA UNITA' NAZIONALE.
NECESSARIA A SGOMBERARE DA OGNI OSTACOLO LA VIA CHE CONDUCE ALLA VITTORIA CONTRO LA GERMANIA.


Impegno nobile, anche se la realtà era ben diversa. Quello che intendeva veramente fare la Russia, era di
prendere l'iniziativa per poter entrare nella politica interna italiana, dominata dagli anglo-americani.

Mosca marzo 1944

« La guerra, in seguito alle vittoriose offensive dell'Armata Rossa, è entrata per la Germania in una fase critica; i tedeschi tentano disperatamente con tutti i mezzi di cui possono disporre di ritardare la rovina che si sta abbattendo su di loro. Poiché si avvicina il momento in cui si inizieranno le operazioni concordate fra le Potenze Alleate per dare il colpo decisivo alla Germania hitleriana, secondo quanto venne stabilito alla Conferenza di Teheran, e poiché tali operazioni verranno intraprese non soltanto dall'Ovest e dal Sud, acquista particolare importanza politica la questione italiana.

La situazione politica esistente attualmente in Italia è la seguente: Le regioni dell'Italia meridionale, liberate da parte delle truppe angloamericane dalla dominazione fascista, costituiscono un'importantissima base di ope
razioni per gli eserciti dei nostri alleati; tuttavia, circa due terzi del territorio italiano sono ancora sotto il tallone dei nazisti e sotto quello dei loro complici affiliati alla banda di Mussolini. Le regioni dell'Italia liberata sono amministrate dal governo del maresciallo Badoglio che viene appoggiato da alcuni settori della popolazione italiana. Tale governo ha più volte dichiarato di essere pronto a partecipare insieme con gli Alleati alla lotta comune contro gli invasori hitleriani e contro i loro complici fascisti. D'altra parte, nell'Italia meridionale, dopo l'armistizio, sono risorti e svolgono la loro attività numerosi partiti e gruppi antifascisti democratici, i quali trovano seguito in larghi strati della popolazione italiana e aspirano a partecipare attivamente alla lotta contro la Germania di Hitler.

Sino al gennaio di quest'anno questi gruppi antifascisti erano pochi, mal collegati tra loro, e limitavano la loro attività ad alcuni centri provinciali e a pochi altri secondari. L'unione di questi gruppi si è realizzata solamente al Congresso di Bari, che ebbe luogo alla fine del gennaio, e al quale parteciparono i rappresentanti dei seguenti partiti: Liberale, Democratico Cristiano, d'Azione, delle Democrazie del Lavoro, Socialista e Comunista. Il Congresso ha nominato una Giunta Esecutiva Permanente, la quale ha lo scopo di unire le forze antifasciste e democratiche italiane nella lotta contro il nazismo. In tal modo, quindi, tanto il governo Badoglio, quanto la Giunta Esecutiva Permanente, hanno dichiarato di essere pronti a lottare insieme
con gli Alleati per scacciare i tedeschi e i loro servi fascisti; ciononostante, le forze del governo Badoglio e della Giunta Esecutiva Permanente non sono unite, ma al contrario si esauriscono lottando fra di loro e nel frattempo la situazione politica ed economica dell'Italia e continua a peggiorare, battendo una via senza uscita. Ciò non può che nuocere alle causa comune degli Alleati, cioè alla causa della lotta contro la Germania hitleriana.

Tale è la situazione nelle regioni dell'Italia liberata ed essa non può essere guardata con indifferenza, se si vogliono tenere nella debita considerazione gli interessi superiori della lotta delle Nazioni Unite contro la Germania. L'esperienza degli ultimi tempi prova che una tale situazione porta inevitabilmente l'Italia all'esaurimento delle sue forze e minaccia di condurla alla catastrofe. Ma hanno gli Alleati interesse a lasciare che gli avvenimenti si svolgono in maniera da spingere l'Italia alla rovina? Certamente no.

L'Unione Sovietica, ed in genere gli Alleati, non possono avere interesse a che l'Italia venga a trovarsi sull'orlo dell'abisso. Quale via d'uscita esiste da tale stato di cose? La via d'uscita consiste principalmente nel dare all'azione delle Potenze Alleate circa la politica italiana un orientamento corrispondente al compito degli Alleati, che è quello di lottare contro il comune nemico, la Germania hitleriana. Perciò la politica degli Alleati nella questione deve basarsi su un atteggiamento comune concordamente assunto.

Si deve invece constatare che i problemi connessi
con l'attuale posizione politica italiana non sono mai stati finora oggetto di comune scambio di vedute tra le Potenze alleate.

Naturalmente, sia l'Inghilterra che gli Stati Uniti hanno iniziato un'azione politica nei confronti dell'Italia e si sono anche avute al riguardo delle dichiarazioni da parte dei rappresentanti ufficiali della Gran Bretagna e degli Stati Uniti; tuttavia è noto che queste azioni e queste dichiarazioni non sono state il risultato di decisioni comuni delle tre Potenze. I rappresentanti ufficiali dei nostri Alleati hanno dichiarato che l'atttuale governo italiano non può essere sostituito da nessun altro governo e che l'esame di tutta la situazione politica in Italia deve essere rinviato ad epoca successiva alla presa di Roma da parte delle truppe alleate.

E' facile provare che tale punto di vista non è stato oggetto di conversazioni tra gli Alleati né alla Conferenza di Mosca, né in seno al Comitato consultivo per l'Italia, né in via diplomatica. Il Primo Ministro Churchill, parlando ai Comuni il 22 febbraio, ha espresso l'opinione che solamente dopo la liberazione di Roma potrà essere formato un governo italiano su basi più ampie. Anche ciò non è stato il risultato
di accordi intervenuti fra i tre Alleati. Inoltre gli uomini di Stato sia inglesi che americani hanno dichiarato che ora sarebbe intempestivo porre il problema della permanenza della Monarchia in Italia o il problema dell'abdicazione di Re Vittorio Emanuele. Anche questo problema non è stato esaminato in comune dalle tre Potenze, né alla Conferenza di Mosca, né in seno al Comitato Consultivo per l'Italia, né in via diplomatica.

Ma se non si può negare che la soluzione di questo problema che riguarda la vita in terna dell'Italia è preferibile sia trovata in un periodo più adatto, quando cioè tutto il popolo italiano potrà scegliersi liberamente la sua forma dl governo, si sarebbe dovuto però convenire che una simile impostazione del problema del governo italiano per un certo periodo di tempo non avrebbe dovuto avere come conseguenza un ritardo nell'unificazione delle forze antifasciste italiane e che essa non avrebbe dovuto costituire, in ultima analisi. un ostacolo alla lotta comune contro la Germania hitleriana. E' facile comprendere che i partiti democratici in Italia, i quali si sono più volte pronunciati per l'abdicazione di Re Vittorio Emanuele e per la sostituzione del governo Badoglio, naturalmente non saranno stati soddisfatti di quella politica che ha trovato la sua espressione nelle dichiarazioni su ricordate dei rappresentanti dell'Inghilterra e degli Stati Uniti. Questa circostanza danneggia non solo l'unità italiana, ma soprattutto gli interessi fondamentali della lotta contro il comune nemico, interessi che esigono l'eliminazione di tutte le cause tendenti a prolungare la guerra.

Da ciò risulta che per gli Alleati è necessario di trovare il modo di unire tutte le forze antifasciste italiane per la lotta contro la Germania. Non si può prescindere dal fatto che, col suo attuale carattere, il governo Badoglio non è in grado di unire intorno a sè gli elementi antifascisti e democratici in Italia per la lotta contro
Hitler, ma d'altra parte lo stesso governo Badoglio, nella persona dei suoi rappresentanti più in vista, ha dichiarato più volte di essere pronto ad includere nel suo seno nuovi elementi capaci di esercitare un'azione più efficace nei riguardi dell'unità di tutti gli italiani.

Non si vede allora perché una tale decisione tendente a modificare il governo Badoglio debba trovare dinanzi a sè ostacoli insormontabili, visto che è anche desiderio delle tre Potenze alleate di vedere il governo Badoglio allargare le sue basi in senso democratico; tale decisione farà probabilmente cessare i motivi che determinano l'attuale atteggiamento negativo della Giunta Esecutiva verso il governo Badoglio e permetterà a numerosi elementi antifascisti e democratici italiani di partecipare più attivamente alla lotta comune contro l'invasore tedesco.

In relazione a tutto ciò ha destato viva sorpresa la presa di posizione del ministro Eden nella seduta del 22 marzo ai Comuni, allorché all'interpellanza con la quale il deputato Thomas ha chiesto se il governo di Mosca intendesse o meno rendere più democratico il governo italiano, egli ha risposto semplicemente: « L'interpellante dovrebbe rivolgersi al governo sovietico ». Non si capisce perché il signor Eden non abbia saputo trovare una risposta ad una domanda come questa, posta in forza di un diritto riconosciuto e per di più perfettamente legittima. Non è forse desiderio del governo britannico, secondo le decisioni della Conferenza di Mosca, di rendere il governo italiano più democratico? Forse che questo problema non è giunto a maturazione dall'estate dell'anno scorso, quando incominciò la liberazione dell'Italia dalle bande di Hitler e di Mussolini? Forse che questo problema non ha nulla a che fare con la politica dell'Inghilterra? O forse gli uomini politici inglesi sono sfavorevoli alla democratizzazione del governo Badoglio?

Non si può non rilevare la circostanza che una certa parte della stampa inglese e americana, invece di chiedere misure atte a normalizzare la situazione politica italiana considerandola dal punto di vista dell'interesse fondamentale che gli Alleati portano alla guerra contro Hitler, negli ultimi tempi gonfia artificiosamente un altro problema e precisamente quello del ristabilimento di relazioni dirette tra l'Unione Sovietica e il governo di Badoglio con lo scambio dei rappresentanti tra i due Paesi.

Alcuni organi della stampa d'Inghilterra e d'America manifestano della perplessità, della meraviglia e perfino della preoccupazione in relazione a questo fatto. E' invece evidente che non
esiste assolutamente alcun motivo che incuta timore. Siccome il governo sovietico non aveva finora contatti diretti con il governo italiano, mentre i nostri alleati sono con esso in continuo contatto a mezzo di numerosi organi militari e civili, il nostro governo ha ritenuto opportuna l'istituzione di una forma diretta di contatto con il governo Badoglio.

Si ricordi che
la sola organizzazione A.M.G.O.T. che funziona in Italia ha nel suo seno qualche migliaio di rappresentanti inglesi e americani al suo comando. Inoltre, in Italia funzionano autorità militari inglesi ed americane, le quali fanno parte attiva del Comando del Paese. Delle tre Potenze alleate, soltanto l'Unione Sovietica non aveva rapporti diretti col governo italiano ed aveva alle sue dipendenze in Italia soltanto pochi membri di consultazione sovietici per le necessità dell'Italia.

Dunque, l'Unione Sovietica non si è trovata nelle medesime condizioni di fronte alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. Ora questa disparità sta in qualche modo liquidandosi in quanto l'Unione Sovietica ha la possibilità di essere in contatto diretto col governo italiano, come da tempo potevano fare i nostri alleati.
E' chiaro che questo contatto diplomatico non è ancora completo fra i due paesi, rappresenta soltanto un inizio. E' ancora più chiaro il vero scopo della Commissione, la quale ha richiamato intorno a queste necessità parte della stampa alleata. Diversi organi della stampa americana tentano di far passare l'attuale azione dell'Unione Sovietica niente meno come appoggiantesi ad elementi non democratici in Italia, e denuncia in pieno la posizione dell'Unione Sovietica. Bisogna affermare che tale tentativo mette in rilievo che sono essi gli autori di ciò e li scopre e li denuncia.

A tutti è chiaro che in ogni modo non è l'azione dell'Unione Sovietica che ostacola la democratizzazione del governo Badoglio ed ancor più si sa che l'Unione Sovietica è pronta con tutti i mezzi ad agevolare la soluzione di questo problema nel tempo più breve e a fare in modo che non sia rimandato, per esempio, fino alla presa di Roma. Per questa ragione attira l'attenzione un'altra risposta data dal Ministro degli Affari Esteri signor Eden. nella seduta alla Camera dei Comuni il 23 marzo alla domanda « se il governo sovietico è unito e d'accordo con l'Inghilterra e gli Stati Uniti sulla situazione presente e sulla necessità di un cambiamento dell'azione futura riguardo al governo d'Italia dopo la presa di Roma » ; la risposta del Ministro diceva: « Il governo sovietico non dovrebbe essere malcontento per la linea di condotta da noi seguita al riguardo ».

Si precisa che l'attuale scopo degli sforzi dell'Unione Sovietica è di far sì che tutte le forze antifasciste italiane si riuniscano intorno al governo Badoglio per la lotta contro la Germania hitleriana. La questione italiana ha acquistato grande importanza ed attende la sua soluzione, né si può rinviarlo, ad esempio, fino alla presa di Roma; essa deve essere risolta tenendo presente la necessità di sgombrare da ogni ostacolo la strada che conduce alla vittoria sulla Germania hitleriana »

 

ALLA PAGINA DI PROVENIENZA - TABELLA DOCUMENTI SU CD - HOME PAGE