DOC. 131

LETTERA INDIGNATA DI BADOGLIO AL GENERALE
MAC FARLANE

che lo accusato di
"...poca sincerità con i governi americano e inglese, i quale non gli riconoscevano alcun diritto di fare accordi di qualsiasi genere con nessuna potenza, alleata o neutrale, senza il consenso del Comando Supremo, e senza usare il tramite dell'ACC. e ciò anche per la sicurezza delle operazioni militari" (Hull, Memories, Vol.II, pag.1557)

(Fine marzo 1944)

(Non si esclude che questa sottostante lettera di B. sia stata concordata con Bogomolonov
Vi sono ripetute alcune considerazioni fatte nel comunicato diffuso a Mosca il 13 marzo)


Al generale Mac Farlane

"lo non credo affatto, caro generale, che le condizioni d'armistizio, per quanto dure, prevedano il divieto di concludere accordi con potenze neutre o alleate. E neanche credo che il « diritto generale del Comandante Supremo, motivato da ragioni di sicurezza militare » giustifichi una sua interferenza, quando tali ragioni di sicurezza non sono definitivamente definibili e invocabili.

« Si tratta dunque, come sempre di un ulteriore arbitrario aggravamento delle condizioni di armistizio, o, nel miglior dei casi, di una interpretazione sempre più restrittiva e illiberale delle sue clausole.

Tutto ciò non è affatto giustificato, né dall'atteggiamento mio e del mio Governo verso le Potenze alleate né, in particolare, dalla recente iniziativa sovietica, che ha provocato il Vostro memorandum del 25 marzo, che è e resta una iniziativa amichevole verso l'Italia, che io non potevo, né, se avessi potuto, dovevo declinare.

Ora io vorrei molto sinceramente dirvi che codesto sistema e codesti metodi corrispondono esattamente ad un lento e progressivo processo di asfissia. L'Amministrazione alleata non si limita infatti alla sorveglianza dell'attività amministrativa e governativa italiana, ma interferisce in ogni anche minimo particolare della vita del Paese e decide in modo e forma categorici ed imperativi.

Così che io ed il mio Governo siamo davvero ridotti ad essere semplici strumenti ed esecutori delle decisioni alleate, pur mantenendo di fronte al Paese tutte le responsabilità di atti e fatti alla cui formazione non abbiamo in alcun modo concorso.

Nessun Governo ed in qualunque modo composto può, a lungo, reggere con queste progressive, umilianti, e, soprattutto, sterili limitazioni. E sarebbe forse non dirò miglior cosa, ma certamente più sincera e aperta, che l'Amministrazione alleata, se vuole effettivamente governare il Paese, si decidesse a governarlo direttamente e senza tramiti.

« Non credo - sebbene a volte mi si affacci il dubbio - che sia questo il Vostro proposito. Sic-
ché, con molta lealtà e con molta amicizia, io vorrei dirvi, caro generale, che, ad evitare situazioni gravi in un periodo grave, sarebbe umano e saggio dare inizio da parte alleata, nell'interesse della causa comune, ad una politica davvero e finalmente ricostruttiva.

« Voi sapete, ad esempio, che la parola cabelligeranza è ancora oggi una formula vana perché si appoggia unicamente sull'armistizio. Voi sapete altresì che moltissime clausole dell'armistizio del 3 e del 29 settembre sono da considerarsi scadute, sia perché già portate ad esecuzione, o materialmente impossibili ad eseguirsi, o sostituite da altri accordi, ecc.

« Ora io mi domando e Vi domando se non sarebbe, come io fermamente ritengo, opportuno per noi e per tutti, che tali documenti fossero sostituiti da un nuovo documento che scartasse tali clausole cadute, e definisse in modo preciso la cobelligeranza quale è uscita da sei mesi di lealissima collaborazione; adeguare, insomma, la situazione internazionale italiana a quella che è, oggi, la reale ed effettiva situazione di fatto.

« Non credo di domandare l'impossibile »

Badoglio


(Badoglio, L'Italia nel secondo conflitto mondiale, p.175-177).

 

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