DOC.119

APPELLO DI VITTORIO EMANUELE III
DA RADIO BARI
(24 Settembre 1943)


Questo appello non era proprio regale, e contengono espressioni contrarie alle verità e delle storciture, che riempivano l'animo di molti italiani (che sapevano invece la realtà) di profonda tristezza.
(le facciamo notare nel corsivo)

Irritazione invece per gli inglesi; infatti, alla radio, forse per errore, il sovrano prima dell'annuncio fu presentato coi titoli oltre che Re d'Italia, anche Re d'Albania e Imperatore d'Etiopia. Subito alcuni ufficiali inglesi si recarono da Badoglio affermando che quei titoli erano del tutto inamissibili. La polemica la susciutò il Times, nel riportare l'appello mettendo l'indice su quei titoli, che provocò incidenti alla Camera dei Comuni. D'ora in avanti -al massimo- il sovrano poteva soltanto usare il titolo di Re d'Italia (anche se la sua Italia era ridotta di un sesto, ed anche in questa era contestato dai partiti antifascisti presenti nel Sud, oltre che -come abbiamo visto- dall'intera Sicilia, e da Badoglio - come leggeremo in altro documento - che lo invitava a dimettersi "per il bene della Patria", proponendosi lui come "reggente").

Le note in corsivo chiaro sono di Cronologia


Italiani!

Nella speranza di evitare più gravi offese a Roma, città eterna, centro e culla della cristianità ed intangibile capitale della Patria, mi sono trasferito in questo libero lembo dell'Italia peninsulare, con mio figlio e gli altri principi che mi hanno potuto raggiungere.

Mi è accanto il mio governo, presieduto dal Maresciallo Badoglio
(che consisteva in tre ministri), sono con me le nostre valorose truppe (non vi era invece un solo soldato che combatteva contro i tedeschi) che con rinnovato entusiasmo combattono per scacciare dal sacro suolo della Patria la furia devastatrice dell'inumano nemico della nostra razza e della nostra civiltà (!!!)

Ogni giorno mi raggiungono, chiamati dalla voce dell'onore e fedeli al giuramento a me prestato
(ma perfino alcuni Collari dell'Annunziata stavano facendo la fronda al Re), quanti riescono a sottrarsi al tradimento del nemico ed alle lusinghe dei rinnegatori della Patria; l'eroica aviazione è qui riunita (non vi era più un aereo ma solo qualche cicogna scassata) e non ha mai interrotto il suo cammino di onore e di gloria; la nostra flotta, dopo la prova di cosciente fedeltà e di disciplina voluta dall'armistizio, solca nuovamente il mare della Patria portando alto come sempre il tricolore. (era invece alla fonda a Malta e ad Alessandria, dopo la totale consegna agli anglo-americani, avvenuta proprio il giorno prima: 23 sett.)

Da qui, dove batte il cuore della Nazione, io parlo a voi italiani che in paese occupato o sparsi per il mondo seguite con appassionata ansia il travaglio della Patria. Sono profondamente amareggiato per quanto una esigua minoranza di persone nate in Italia tenta di tramare ai danni della nostra terra, Madre e culla comune, istituendo una illegittima parvenza di governo (
la R.S.I.) attorno ad un passato regime che volontà di popolo e libera decisione degli stessi suoi dirigenti ha definitivamente condannato.

L'inqualificabile condotta di qualche già valoroso soldato, di pochi cittadini che, gli uni tradendo il giuramento prestato, gli altri dimenticando le ripetute assicurazioni di fedeltà a me personalmente date, fomentando la guerra civile, incitando gli italiani a combattere i propri fratelli, può ferire il mio cuore di Re, ma non diminuire la mia assoluta certezza negli immancabili destini della Patria.

Ogni tradimento sarà sventato, ogni viltà verrà smascherata, ogni difficoltà sarà vinta; ritornerà presto a risplendere la luce eterna di Roma e d'Italia.

Ne dànno sicuro affidamento il valore delle nostre truppe
(di cui gli anglo-americani diffidavano, e non volevano a fianco - le usavano come facchini al porto) la cosciente entusiastica fedeltà della popolazione, il reale poderoso apporto delle forze alleate (lui le chiama alleate, una parola che dava invece fastidio soprattutto agli inglesi. L'armistizio lungo, come sappiamo, come contenuto era tenuto segreto, Churchill spazientito e avverso ai partiti del CLN, non ne poteva più, finchè il 14 luglio del 1944, "si sfogò" affermando "noi pensiamo che sia venuto il momento di rendere pubblici i lunghi patti della resa" (Document of American foreign relations, VII, p. 161, nota 3 e 174, e nota 2). (Una resa incondizionata, con la consegna delle tre armi: esercito, marina, aviazione. Altro che "alleati"!!)

Non appena possibile, il governo, cui ora il Maresciallo trasfonde tutta la sua anima di fedele ed invitto soldato (
il 24 ottobre Badoglio spregiudicatamente lo inviterà a dimettersi e farsi nominare reggente del piccolo Vittorio Emanuele), seguendo le mie precise direttive, allargherà le sue basi (Badoglio, lo farà presto in Sicilia, stroncando con la repressione la democratica tendenza indipendentistica) in modo che tutti possano partecipare alla vita politica del Paese come ora tutti ne seguono e ne condividono il duro travaglio (Badoglio impedì con la repressione il formarsi dei partiti)

Italiani, ascoltate la voce del Vostro Re; nessuno sia sordo all'appello della Patria. Il sacro suolo d'Italia deve essere al più presto liberato dal secolare nemico
(!!! come Benedetto Croce, che pur essendo uno storico, dimenticava che fin dai Comuni, i Lombardi mandavano suppliche al Barbarossa, e che suo nonno entrò a Roma nel 1870 grazie al favore dei Prussiani) che non ha potuto nascondere l'innato istinto di oppressione e di odio.

Tutti uomini e donne d'Italia, portino il loro contributo di passione e di fede a quest'opera sacra di liberazione obbedendo al Governo del Maresciallo Badoglio interprete della mia volontà
(così interprete che sta proponendo ai suoi colleghi di "far fuori" il Re e tutta la sua dinastia), Italiani, come nel lontano 1917 ancora una volta il vostro Re si rivolge a voi e vi chiama a raccolta: l'ora che incombe sul nostro Paese è grave, sarà certamente superata se tutti ritroveranno la via dell'onore, se tutti sapranno dimenticare nel supremo interesse della Patria ogni propria personale passione.

Facciamo che la Patria viva e risorga; ogni nostro sentimento, ogni nostro pensiero, ogni nostro sforzo sia teso a questo compito sacro. Seguitemi: il vostro Re è oggi, come ieri, come sempre con voi, indissolubilmente legato al destino della nostra Patria immortale.



Vittorio Emanuele III, Re d'Italia
Bari 24 Settembre 1943


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