CHARLES DARWIN - ORIGINE DELL'UOMO

CAPITOLO XX.
Caratteri sessuali secondari dell’Uomo - continuazione.

Intorno agli effetti della continua scelta delle donne secondo un differente modello di bellezza in ogni razza - Delle cause che intralciano la scelta sessuale nelle nazioni incivilite e selvagge - Condizioni favorevoli alla scelta sessuale durante i tempi primitivi - Del modo di azione della scelta sessuale nell’umanità - Delle donne, le quali nelle tribù selvagge hanno qualche facoltà di scegliersi il marito - Mancanza di peli sul corpo e sviluppo della barba - Colore delle pelle - Sommario.

 

Nell’ultimo capitolo abbiamo veduto che in tutte le razze barbare, gli ornamenti, le vesti, e l’aspetto esterno sono molto apprezzati, e che gli uomini considerano la bellezza delle loro donne secondo un molto vario concetto. Dobbiamo ora ricercare se questa preferenza e la conseguente scelta durante molte generazioni di quelle donne, che appaiono agli uomini di ogni razza le più avvenenti, abbia alterato il carattere delle femmine sole o dei due sessi. Nei mammiferi la regola generale sembra essere che ogni sorta di carattere acquistato mercè la scelta sessuale delle femmine venga comunemente trasmessa alla prole dei due sessi. Se un qualche mutamento fosse stato in tal modo operato, è quasi certo che le differenti razze sarebbero state differentemente modificate, siccome ognuna ha un concetto suo particolare intorno alla bellezza.

Nel genere umano, specialmente nei selvaggi, molte cause intralciano l'azione della scelta sessuale, per quello almeno che concerne la struttura del corpo. Gli uomini inciviliti sono molto più attratti dalle grazie della mente nelle donne, dalla loro ricchezza e specialmente dalla loro posizione sociale; perchè di rado gli uomini prendono una moglie in un livello sociale molto inferiore al loro. Gli uomini che riescono ad ottenere le donne più belle, non avranno per ciò maggiore probabilità di lasciare una più lunga fila di discendenti che non gli altri uomini che hanno la moglie meno bella, eccettuato quei pochi che legano la loro fortuna secondo la legge di primogenitura. Rispetto all’altra sorta di scelta, cioè quella operata delle donne per gli uomini più seducenti, sebbene nelle nazioni incivilite le donne abbiano libera o quasi libera la scelta, ciò che non è il caso nelle razze barbare, tuttavia la loro scelta è sommamente sottoposta alla ricchezza ed alla posizione sociale degli uomini; e la riuscita degli ultimi nella vita dipende grandemente dalle loro forze intellettuali e dalla loro energia, o dai frutti di queste medesime forze nei loro antenati.

V’ha tuttavia ragione per credere che la scelta sessuale abbia avuto qualche effetto nelle nazioni semi-incivilite. Molte persone sono convinte, come sembrami giustamente, che i membri della nostra aristocrazia, comprendendo in tal nome tutte le famiglie ricche nelle quali ha prevalso da lungo tempo la primogenitura, per aver scelto per mogli durante molte generazioni da tutte le classi le donne più belle, sono divenuti più belli, secondo il concetto europeo della bellezza, che non le classi medie; tuttavia le classi medie sono collocate in condizioni di vita ugualmente favorevoli pel perfetto sviluppo del corpo. Cook avverte che la superiorità nell’aspetto della persona “che si osserva nei nobili di tutte le altre isole (del Pacifico) si incontra nelle isole Sandwich”; ma questo può essere dovuto principalmente al loro miglior nutrimento e al loro modo di vita.

L’antico viaggiatore Chardin, descrivendo i Persiani, dice “che il loro sangue ora è divenuto molto più fino per gl’incrociamenti frequenti colle Giorgiane e colle Circasse, due nazioni che superano tutte le altre nella bellezza della persona. Non vi è guari un uomo di alto rango in Persia che non sia nato da una madre Giorgiana o da una Circassa”. Ed aggiunge, che ereditano della loro bellezza, “non dai loro antenati, perchè senza il suddetto miscuglio, gli uomini di condizione in Persia, che sono discendenti dai Tartari, sarebbero sommamente brutti”. Qui si presenta un caso curioso; le sacerdotesse che custodivano il tempio di Venere Ercinia a San Giuliano in Sicilia, erano scelte per la loro bellezza in tutta la Grecia; non erano vergini vestali, e Quatrefrages, che fece questa osservazione, dice che le donne di San Giuliano sono anche oggi rinomate per essere le più belle dell’isola, e sono ricercate per modelle dagli artisti. Ma è evidente che la prova nei suddetti casi è assai dubbia.

Il caso seguente, sebbene riguardi i selvaggi, è degno per la sua singolarità di essere riferito. Il signor Winwood Reade mi comunica che i Giollofi, tribù nera della costa occidentale dell'Africa, sono notevoli per la uniformità della loro bella apparenza”. Un suo amico richiese ad uno di quegli uomini: “Come va che ognuno che incontro è così bello, non solo dei vostri uomini, ma anche delle vostre donne?” Il Giollofo rispose: “È facile da spiegare: abbiamo sempre avuto l’uso di scegliere le nostre schiave più brutte e venderle”. Non vi è bisogno di aggiungere che fra tutti i selvaggi le schiave servono come concubine. Che questo nero attribuisse, a ragione o a torto, la bella apparenza della sua tribù alla lunga e continua diminuzione delle donne brutte, non deve sorprendere quanto parrebbe; perchè ho dimostrato altrove che i neri comprendono pienamente l’importanza della scelta nelle razze dei loro animali domestici potrei riferire intorno a ciò prove del signor Reade.

Delle cause che impediscono od arrestano l’azione della scelta sessuale nei selvaggi. - Le cause principali sono: primo, i così detti matrimoni comunali o di commercio promiscuo; secondo, l’infanticidio, specialmente delle bambine; terzo, i matrimoni troppo precoci; ed infine, la bassa stima in cui sono tenute le donne, come vere schiave. Questi quattro punti vanno studiati un po’ particolarmente.

È cosa evidente che fintanto che l’appaiamento dell’uomo, o di qualunque altro animale, è lasciato al caso, senza che nessuna scelta venga operata da uno dei due sessi, non vi può essere scelta sessuale; e non verrà prodotto nessun effetto sulla prole da quei certi individui che avessero avuto un vantaggio sugli altri nel loro corteggiamento. Ora è riconosciuto che ai nostri tempi esistono tribù che praticano ciò che Sir J. Lubbock chiama per cortesia matrimoni comunali; vale a dire, tutti gli uomini e tutte le donne di una tribù sono mariti e mogli di tutti. La dissolutezza di molti selvaggi è senza dubbio, meravigliosamente grande, ma sembrami che sia necessaria qualche altra prova prima di ammettere pienamente che il loro esistente commercio sia assolutamente promiscuo. Nondimeno tutti quelli che hanno studiato da vicino l’argomento e di cui il giudizio val molto più del mio, credono che il matrimonio comunale fosse la forma originaria e universale che prevalesse in tutto il mondo, comprese anche le unioni fra fratello e sorella. La prova indiretta a favore di questa credenza è sommamente forte, e si fonda principalmente sui termini di parentela che sono adoperati fra i membri della stessa tribù, che implicano una relazione colla tribù sola, e non con uno dei due genitori. Ma l’argomento è troppo grande e complesso perchè se ne possa riferire qui anche solo un estratto, e mi limiterò a poche osservazioni. È cosa evidente che nel caso di matrimonio comunale, o anche di unioni molto rilasciate, che la parentela del bambino con suo padre non può essere conosciuta. Ma sembra quasi incredibile che la parentela del bimbo colla madre, possa essere stata al tutto ignorata, massimamente che le donne nella maggior parte delle tribù selvagge allattano i loro bambini per un tempo assai lungo. Quindi in molti casi la linea di discendenza viene tracciata dalla madre sola, escludendone il padre. Ma in molti altri casi i termini adoperati esprimono una relazione colla tribù sola, escludendone anche la madre. Sembra possibile che l’intimità fra i membri parenti della medesima tribù barbara, esposta ad ogni sorta di pericoli, potesse essere tanto più importante, a cagione del bisogno di aiuto e di vicendevole protezione, che non fra madre e figlio, tanto da produrre il solo uso di nomi esprimenti la primiera parentela; ma il signor Morgan è convinto che questo modo di vedere non è per nulla sufficiente.

I termini di parentela adoperati nelle differenti parti del mondo possono essere divisi, secondo l’autore testè citato, in due grandi classi, la classificatoria e la descrittiva, l’ultima viene adoperata da noi. Si è il sistema classificatorio che induce a credere che la forma di matrimonio comunale o altre forme sommamente rilasciate fossero in origine universali. Ma per quanto io posso vedere, non v’ha alcuna necessità per questo di credere ad un commercio assolutamente promiscuo; e son lieto di vedere che questa è l’opinione di sir J. Lubbock. Gli uomini e le donne, come molti fra gli animali sottostanti, possono dapprima aver formato unioni intime sebbene temporanee per ogni nascita, e in tal caso può esserne derivata altrettanta confusione nei termini di parentela quanto nel caso del commercio promiscuo. Per quello che ha rapporto colla scelta sessuale, tutto quello che si richiede è che la scelta si compia prima dell’unione dei genitori, e non importa se le unioni durano per tutta la vita o soltanto per una stagione.

Oltre le prove ottenute dai termini di parentela, altri dati ci indicano la primiera grande prevalenza del matrimonio comunale. Sir J. Lubbock molto ingegnosamente attribuisce la strana ed estesa costumanza della exogamia, - vale a dire, che gli uomini di una tribù prendono sempre le mogli di una tribù distinta, - a ciò che il comunismo fu la forma originaria di matrimonio; cosicchè un uomo non si guadagnava mai una moglie per se stesso a meno che non l’avesse rapita da una tribù vicina e nemica, e allora essa sarebbe divenuta naturalmente sua assoluta proprietà. Così può aver avuto origine la pratica di impadronirsi delle mogli; e per l’onore che si otteneva in tal modo è possibile che abbia finito per divenire un abito universale. Possiamo anche comprendere, secondo sir J. Lubbock, “la necessità di espiazione pel matrimonio come una infrazione ai riti della tribù, dacchè secondo le antiche idee, un uomo non aveva diritto di appropriarsi quello che apparteneva a tutta la tribù”. Sir J. Lubbock riferisce inoltre un curiosissimo complesso di fatti che dimostrano che nei tempi antichi erano molto onorate quelle donne che erano al tutto licenziose; e ciò, come egli spiega, si comprende, se ammettiamo che il commercio promiscuo esistesse originalmente e fosse un uso molto onorato nella tribù.

Sebbene il modo in cui si è sviluppato il legame nuziale sia un argomento oscuro, come possiamo dedurre dalle opinioni divergenti, intorno a parecchi punti, dei tre autori che l’hanno studiato più attentamente, cioè, il signor Morgan, il signor M. Lennan e sir J. Lubbock, tuttavia dalle precedenti e da altre varie sorgenti di prove sembra certo che l’uso del matrimonio sia andato sviluppandosi graduatamente, e che il commercio quasi promiscuo fosse una volta molto comune in tutto il mondo. Tuttavia dall’analogia degli animali più bassi, e più particolarmente di quelli che sono più vicini all’uomo nella serie, non posso credere che il commercio assolutamente promiscuo prevalesse anticamente, quando l’uomo era appena giunto al suo attuale posto nella scala zoologica. L’uomo, come ho cercato dimostrare, ha avuto origine certamente da qualche natura scimmiforme. Nei quadrumani attuali, per quello che sappiamo intorno ai loro costumi, i maschi di alcune specie sono monogami, ma vivono durante solo una parte dell’anno colle femmine, come sembra essere il caso negli oranghi. Parecchie specie, come alcune delle scimmie indiane ed americane, sono strettamente monogame, e stanno insieme alle loro mogli per tutto l’anno. Altre sono poligame, come il gorilla e parecchie specie americane, ed ogni famiglia vive separata. Anche quando questo ha luogo, le famiglie che abitano lo stesso distretto sono probabilmente fino a un certo punto sociali, per esempio lo scimpanzè, s’incontra alle volte in grandi branchi. Parimente, altre specie sono poligame, ma vari maschi, ognuno colle proprie femmine, vivono associati in massa, come in parecchie specie di babbuini. Noi possiamo infine conchiudere da tutto ciò che vediamo della gelosia di tutti i quadrupedi maschi, armati, come sono molti, con armi speciali per battere i loro rivali, che il commercio promiscuo in uno stato di natura è sommamente improbabile. L’unione non può durare per tutta la vita, ma solo per ogni nascita; tuttavia se i maschi, che sono i più forti o i meglio acconci per difendere o altrimenti assistere le loro femmine e i loro piccoli, fossero per scegliere le femmine più attraenti, questo basterebbe per l’opera della scelta sessuale.

Perciò, se noi risaliamo col pensiero nel corso del tempo, è sommamente improbabile che gli uomini primitivi vivessero promiscuamente assieme alle donne. Giudicando dagli abiti sociali dell'uomo come esiste attualmente, e da ciò che la maggior parte dei selvaggi sono poligami, il modo di vedere più probabile è che l’uomo primitivo vivesse in origine in piccole comunità, ognuno con quante mogli egli potesse mantenere ed ottenere, le quali egli avrà custodito gelosamente contro tutti gli altri uomini. Oppure avrà vissuto solo con parecchie mogli, come il gorilla; perchè tutti gli indigeni sono d’accordo per dire “che un maschio adulto si vede in un branco; quando il maschio giovane cresce, nasce una contestazione per avere la supremazia, ed il più forte, uccidendo o scacciando gli altri, si pone alla testa della comunità”. I maschi più giovani, essendo così espulsi, ed obbligati ad andar vaganti, quando alla fine riescono a trovarsi una compagna impediscono le relazioni troppo intime nei limiti della stessa famiglia.

Quantunque i selvaggi siano ora sommamente licenziosi, e sebbene i matrimoni comunali possano aver avuto anticamente una grande prevalenza, tuttavia molte tribù praticano una qualche forma di matrimonio, ma di natura molto più rilasciata che non quella delle nazioni incivilite. La poligamia, come abbiamo detto poc’anzi, è quasi universalmente praticata dai duci di ogni tribù. Tuttavia, vi sono certe tribù collocate quasi al fondo della scala sociale, che sono strettamente monogame. Questo è il caso dei Veddah di Ceylan; che hanno per proverbio, secondo ciò che dice sir J. Lubbock, “che la morte sola può separare il marito dalla moglie”. Un capo Kandyan assai intelligente, poligamo naturalmente, “era al tutto scandalizzato della barbara usanza di vivere con una moglie sola, senza mai separarsene tranne per la morte”. Era, diceva, “lo stesso come nelle scimmie Wanderoo”. Io non pretenderò congetturare se i selvaggi i quali ora seguono una qualche forma di matrimonio, sia poligamo o monogamo, abbiano conservato questo abito dai tempi primitivi, oppure se siano ritornati a qualche forma di matrimonio, dopo aver passato per uno stadio di commercio promiscuo.

Infanticidio. - Questa pratica è ora comunissima in tutto il mondo, e v’ha ragione per credere che abbia prevalso molto più estesamente durante i tempi primitivi. I Barbari trovano difficile mantenere loro e i loro figli, ed è più semplice ucciderli. Nell’America meridionale in alcune tribù, come afferma Azara, anticamente si distruggevano tanti bambini dei due sessi, che corsero rischio di estinguersi. Nelle isole della Polinesia si sa che le donne uccidono da quattro o cinque ed anche dieci dei loro figli; ed Ellis non potè trovare una sola donna che non ne avesse ucciso almeno uno. In ogni luogo in cui prevale l’infanticidio la lotta per l’esistenza sarà molto meno dura, e tutti i membri della tribù avranno quasi la stessa probabilità di allevare i figli che loro rimangono. Nella maggior parte dei casi si distruggono un numero maggiore di bambine chè non di maschi, perchè è evidente che questi ultimi sono di un valore molto più grande per la tribù, siccome essi, quando siano cresciuti, aiuteranno a difenderla, e possono mantenersi. Ma la fatica che provano le donne nell’allevare i figli, la conseguente perdita della bellezza, il maggior valore che ne deriva per esse e la loro sorte più felice, quando sono in numero ristretto, sono i motivi che le donne medesime, e con esse vari osservatori, adducono per l’infanticidio. In Australia, ove l’infanticidio è ancora comune, sir G. Grey valuta la proporzione delle donne indigene: agli uomini come una a tre; ma altri dicono come una a due. In un viaggio sulle frontiere orientali dell'India, il colonnello Mac Culloch non trovò una sola bambina.

Allorchè, in conseguenza dell’infanticidio femminino, le donne di una tribù divengono poco numerose, l’abito di rubare le mogli dalle tribù vicine, deve necessariamente avere origine. Tuttavia, sir Lubbock attribuisce quella pratica, come abbiamo veduto, principalmente ad una primiera, esistenza di matrimonio comunale, ed a ciò che gli uomini hanno quindi involato le donne alle altre tribù per tenerle poi come loro esclusiva proprietà. Si potrebbero anche addurre altre cause, per esempio, che essendo piccolissime le comunità, le donne da marito in quel caso sono spesso deficienti. Che l’abito d’impadronirsi delle mogli fosse praticato molto estesamente durante i tempi primitivi, anche presso gli antenati delle nazioni civili, è chiaramente dimostrato da ciò che molte curiose usanze e cerimonie sono tuttora conservate, delle quali il signor M’Lennan ha dato una interessantissima relazione. Nei nostri matrimoni il compare, sembra essere stato il principale istigatore dello sposo nell’atto del rapimento. Ora finchè gli uomini si sono procurate le mogli colla violenza e coll’astuzia, non è probabile che abbiano scelto le donne più avvenenti; dovevano essere troppo lieti di aver potuto conquistare una donna qualunque. Ma appena la pratica di ottenere le mogli da una tribù distinta venne effettuata mercè lo scambio, come segue ora in molti luoghi, le donne più belle devono generalmente essere state comprate. Tuttavia l’incessante incrociamento, fra tribù e tribù che segue necessariamente da qualsiasi forma di questo comune, deve aver avuto una certa tendenza a mantenere tutte le genti che abitavano lo stesso paese di carattere quasi uniforme; e ciò deve aver messo grande ostacolo alle forze della scelta sessuale nel rendere le tribù differenti.

La scarsità delle donne in conseguenza dell’infanticidio femminino, conduce pure ad un’altra pratica, la poliandria, che è tuttora comune in varie parti del mondo, e che anticamente, siccome crede il signor M’Lennan, prevaleva quasi universalmente; ma quest’ultima conclusione è messa in dubbio dal signor Morgan e da sir J. Lubbock. Ogni qualvolta due uomini o più sono obbligati a sposare una donna, è certo che tutte le donne delle tribù saranno maritate, e gli uomini non potranno scegliere le donne più attraenti. Ma in queste circostanze certamente le donne potranno operare una scelta, e preferiranno gli uomini più attraenti. Per esempio, Azara, descrive con quanta cura una donna Guana fa il patto per avere ogni sorta di privilegi, prima di accettare uno o parecchi mariti; e gli uomini in conseguenza prendono insolita cura della loro persona. Gli uomini bruttissimi forse non riusciranno ad ottenere una moglie, o ne avranno una in età più avanzata, ma gli uomini più belli, quantunque più felici nell’ottenere moglie, non lasceranno, per quanto posso prevedere, un maggior numero di figli per ereditare la loro bellezza che non i mariti meno belli delle stesse mogli.

Matrimoni precoci e schiavitù della donna. - Presso molti selvaggi v’ha l’uso di maritare le figlie mentre sono al tutto bambine; e questo effettivamente impedisce che si possa esercitare la preferenza dalle due parti secondo l’aspetto della persona. Ma ciò non può impedire che le donne più avvenenti non vengano rapite in seguito o prese per forza ai loro mariti da uomini più potenti; e questo spesso ha luogo in Australia, in America, ed in altre parti del mondo. Le stesse conseguenze rispetto alla scelta sessuale seguirebbero fino ad un certo punto quando le donne fossero considerate quasi esclusivamente come schiave o bestie da soma, come è il caso per molti selvaggi. Tuttavia, gli uomini, in tutti i tempi, preferiranno le schiave più belle secondo il loro concetto della bellezza.

Noi vediamo così che prevalgono parecchi usi nei selvaggi che debbono intralciare o al tutto arrestare, l’azione della scelta sessuale. D’altra parte, le condizioni della vita a cui sono esposti i selvaggi, ed alcuni del loro costumi, sono favorevoli alla scelta naturale; e questa sempre viene in giuoco unitamente colla scelta sessuale. Si sa, che i selvaggi soffrono duramente di carestie ricorrenti; non aumentano il loro nutrimento con mezzi artificiali; di rado stanno senza maritarsi, e generalmente si sposano giovani. In conseguenza debbono andar soggetti occasionalmente a dure lotte per l’esistenza, e gli individui più privilegiati soli debbono sopravvivere.

Venendo ai tempi primitivi quando gli uomini avevano appena raggiunto il livello umano, essi avranno vissuto probabilmente, come e già riconosciuto, sia come poligami o temporaneamente come monogami. Il loro commercio, giudicando dalla analogia, non sarebbe stato promiscuo. Essi, senza dubbio, debbono aver difeso le loro femmine il meglio possibile da ogni sorta di nemici, e debbono probabilmente avere cacciato per provvedere al loro mantenimento, come per quello dei loro figli. I maschi più forti e più destri saranno riusciti meglio, nella lotta per la vita e nell’ottenere femmine più attraenti. In quel primitivo periodo i progenitori dell’uomo, non avendo ancora che deboli forze di ragionamento non avranno potuto prevedere lontane contingenze. Essi debbono essere stati governati più dai loro istinti ed anche meno dalla loro ragione di quello che siano i selvaggi dei nostri giorni. Essi non avranno in quel periodo parzialmente perduto uno dei più forti fra tutti gli istinti, comune a tutti gli animali più bassi, cioè l’amore pei figli giovani: ed in conseguenza non avranno praticato l’infanticidio. Non vi sarà stata nessuna scarsità artificiale di donne, e quindi non avrà avuto luogo la poliandria; non vi saranno state unioni troppo precoci; le donne non saranno state considerate come semplici schiave; i due sessi, se le femmine al pari dei maschi avranno potuto esercitare una scelta, avranno scelto i loro compagni, non per le doti della mente o per le proprietà, o per la posizione sociale, ma quasi solo per l’aspetto esterno. Tutti gli adulti saranno stati maritati o appaiati, e tutti i figli, per quanto sarà stato possibile, saranno stati allevati; cosicchè la lotta per l’esistenza sarà stata periodicamente in sommo grado dura. Così durante quei tempi primitivi tutte le condizioni per la scelta sessuale saranno state molto più favorevoli che non in un periodo più recente, quando l’uomo, aveva progredito nelle sue forze intellettuali, ma aveva retroceduto nei suoi istinti. Perciò, qualunque azione possa avere avuto la scelta sessuale nel produrre le differenze fra le razze umane, e fra l’uomo ed i quadrumani più elevati, questa azione deve essere stata più potente in un periodo di tempo remotissimo che non ai nostri giorni.

Del modo di azione della scelta sessuale nel genere umano. - Negli uomini primitivi nelle condizioni favorevoli testè addotte, e in quei selvaggi che attualmente praticano un qualche vincolo matrimoniale (ma che viene sottoposto ad un maggiore o minore intralciamento secondo che l’infanticidio femminino, i matrimoni precoci, ecc., sono più o meno praticati), la scelta sessuale avrà probabilmente avuto l’azione seguente. Gli uomini più forti e più robusti - quelli che potevano difender meglio le loro famiglie e procurar loro il nutrimento mercè la caccia, ed in seguito poi divenivano capi o duci - quelli che erano forniti delle armi migliori e che possedevano maggior ricchezza; come un numero più grande di cani o di altri animali, saranno riusciti ad allevare un numero maggiore di figli, che non i membri più deboli, più poveri e più bassi della stessa tribù. Non vi può essere dubbio che questi uomini dovevano generalmente essere in grado di scegliere le donne più belle. Ai nostri tempi i capi di quasi ogni tribù in tutto il mondo riescono ad ottenere più di una moglie. Fino a poco tempo fa, come ho udito dal signor Mantell, quasi ogni fanciulla della Nuova Zelanda, che era bella, o prometteva di essere bella, era tapu di qualche capo. Nei Cafiri, come asserisce il signor C. Hamilton “i capi sogliono generalmente scegliere le donne in un tratto di parecchie miglia, e sono molto tenaci nel fermare e confermare il loro privilegio”. Abbiamo veduto che ogni razza ha il suo proprio modello di bellezza, e sappiamo che è naturale all’uomo di ammirare ogni punto caratteristico nei suoi animali domestici, abito, ornamenti, ed aspetto personale, quando siano un po’ al di là del livello comune. Se dunque noi ammettiamo le suddette proposizioni, ed a me non sembra possibile metterle in dubbio, sarebbe una circostanza inesplicabile, se la scelta delle donne più avvenenti operata dagli uomini più potenti di ogni tribù, i quali potessero allevare in media un numero maggiore di figli, non avesse modificato, dopo il corso di molte generazioni, fino ad un certo punto il carattere della tribù.

Nei nostri animali domestici, quando una razza forestiera è introdotta in un nuovo paese, o anche una razza indigena è accudita con attenzione e a lungo, sia per uso o per ornamento, dopo passate parecchie generazioni, ovunque esistono mezzi di paragone, si trova una somma di mutamenti più o meno grande. Questo segue dalla scelta inconsapevole durante una lunga serie di generazioni - vale a dire, la conservazione degli individui più migliorati - senza che vi sia stato nessun desiderio od aspettazione di un cosiffatto risultato per parte dell’allevatore. Così pure, se due accurati allevatori riescono ad allevare per lo spazio di molti anni animali della stessa famiglia, e non li comparano fra loro o secondo il livello comune, gli animali dopo un certo tempo si troveranno essere divenuti, con meraviglia nei loro proprietari, un po’ differenti. Ogni allevatore ha espresso, come lo esprime bene Von Nathusius, il carattere della sua propria mente, - il suo proprio gusto e giudizio - nei suoi animali. Come si spiega allora il fatto, che questi effetti non hanno luogo in seguito ad una scelta lungamente continuata delle donne più ammirate operata da quegli uomini di ogni tribù, che possono allevare fino allo stato adulto un maggior numero di figli? Questa sarebbe scelta inconsapevole, perchè verrebbe prodotto un effetto, indipendentemente da qualsiasi desiderio o aspettazione per parte degli uomini che preferivano certe donne a certe altre.

Supponiamo che i membri di una tribù, nella quale fosse praticata una qualche forma di matrimonio, si spandessero sopra un continente disoccupato; essi in breve si dividerebbero in orde distinte, che sarebbero separati fra loro da vari ostacoli, resi ognora più efficaci dalle continue guerre che seguono in tutte le nazioni barbare. Le orde sarebbero così esposte a condizioni ed abiti di vita lievemente differenti, e più presto o più tardi verrebbero a differire in qualche lieve grado. Appena questo avrà avuto luogo, ogni tribù isolata si sarà formata da se stessa un differente concetto intorno alla bellezza; e allora la scelta inconsapevole sarà venuta in azione pel fatto che i selvaggi più forti e più dominatori avranno preferito certe donne a certe altre. Così le differenze fra le tribù, dapprima lievissime, andrebbero gradatamente ed inevitabilmente crescendo in un grado sempre maggiore.

Negli animali allo stato di natura, molti caratteri propri ai maschi, come la mole, la forza, le armi speciali, il coraggio e l’indole bellicosa sono state acquistate mercè la legge di battaglia. I progenitori semi-umani dell’uomo, come i quadrumani loro affini, saranno stati quasi certamente così modificati; e siccome i selvaggi combattono ancora del possesso delle loro donne, è probabile che un consimile processo di scelta abbia prevalso più o meno fino ai nostri giorni. Altri caratteri propri dei maschi degli animali più bassi, come i colori brillanti e vari ornamenti, sono stati acquistati da ciò che i maschi più attraenti sono stati preferiti dalle femmine. Vi sono, tuttavia, casi eccezionali in cui i maschi, invece di essere stati scelti, hanno operato una scelta. Noi riconosciamo questi casi dal fatto che le femmine sono divenute molto più adorne che non i maschi - e i loro caratteri ornamentali sono stati trasmessi esclusivamente o in gran parte alla prole femminile. Un caso di questa fatta è stato descritto nell’ordine cui appartiene l’uomo, cioè nella scimmia Rhesus.

L’uomo è più potente nel corpo e nella mente che non la donna, e nello stato selvaggio egli la tiene in uno stato di schiavitù molto più abbietto che non faccia il maschio di qualsiasi altro animale; perciò non deve far meraviglia che egli possa avere acquistato la facoltà della scelta. In ogni luogo le donne conoscono il prezzo della loro bellezza; e quando ne hanno i mezzi provano maggior piacere ad adornarsi con ogni sorta di ornamento che non facciano gli uomini. Prendono le penne degli uccelli maschi, colle quali la natura ornò questo sesso perchè piaccia alle femmine. Siccome le donne sono state lungamente scelte per la loro bellezza, non fa meraviglia che alcune delle successive variazioni siano state trasmesse in un modo limitato; ed in conseguenza che le donne abbiano trasmesso la loro bellezza in un grado alquanto maggiore alla loro prole femminina che non alla mascolina. Quindi le donne sono divenute più belle, come ammetteranno taluni, che non gli uomini. Tuttavia le donne trasmettono certamente la maggior parte dei loro caratteri, compresa la bellezza, alla loro prole dei due sessi; cosicchè la preferenza continuata dagli uomini di tutte le razze per le donne più avvenenti, secondo il modello del loro gusto, deve tendere a modificare nel medesimo modo tutti gli individui dei due sessi che appartengono alla razza.

Rispetto all’altra forma di scelta sessuale (la quale negli animali più bassi è la più comune), cioè quando sono le femmine che scelgono, ed accettano solo quei maschi che le eccitano o le allettano di più, abbiamo ragione per credere che primieramente fosse in azione sopra i progenitori dell’uomo. È probabilissimo che l’uomo debba la sua barba, ed alcuni altri suoi caratteri, alla eredità di qualche antico progenitore che acquistò in tal modo i suoi ornamenti. Ma questa forma di scelta può avere avuto occasionalmente azione durante gli ultimi tempi; perchè nelle tribù al tutto barbare le donne hanno maggior potere di scegliere, respingere e tentare i loro amanti, o di mutare in seguito i loro mariti, di quello che si potrebbe credere. Siccome questo punto ha una certa importanza, riferirò particolarmente quelle prove che mi fu dato raccogliere.

Hearne descrive il modo in cui una donna di una tribù dell’America artica fuggì via ripetutamente dal marito per riunirsi ad un uomo che amava; e presso i Charruas del sud America, come afferma Azara, il divorzio è perfettamente libero. Negli Abiponi, quando un uomo sceglie una moglie ne patteggia il prezzo coi genitori. Ma “frequentemente accade che la fanciulla non acconsente al contratto fatto fra i genitori e lo sposo, respingendo con ostinazione qualunque trattativa di quella unione”. Spesso fugge, si nasconde, e così scansa lo sposo. Nelle Isole Fiji l’uomo s’impadronisce della donna che vuole sposare con finta o vera violenza; ma “giunta alla casa del suo rapitore, se non approva l’unione, fugge presso alcuno che possa proteggerla; se però è soddisfatta la faccenda si aggiusta subito”. Nella Terra del Fuoco un giovane comincia ad ottenere il consenso dei genitori facendo loro qualche servizio, e poi cerca di rapire la fanciulla; “ma se questa non vuole, si nasconde nei boschi finchè il suo ammiratore sia al tutto stanco di cercarla, e smetta l’idea di inseguirla; ma ciò di rado accade”. Presso i Calmucchi v’ha una vera corsa fra la sposa e lo sposo, la prima avendo un po’ di vantaggio; e Clarke “venne assicurato che non v’ha mai esempio di una fanciulla che sia presa, a meno che non abbia una certa parzialità per quello che la insegue”. Così pure nelle tribù selvagge dell’arcipelago Malese v’ha una consimile corsa pel matrimonio; e dalla relazione del signor Bourien sembra secondo ciò che osserva sir J. Lubbock, che “il premio, non è pel più veloce, nè la battaglia pel più forte, ma pel giovane che ha la buona fortuna di piacere alla sua richiesta sposa”.

Veniamo all’Africa: i Cafiri comprano le loro mogli, e le fanciulle sono battute duramente dai loro padri se non vogliono accettare uno sposo prescelto; tuttavia riesce evidente dai molti fatti riferiti del rev. signor Shooter, che esse hanno una notevole facoltà di scelta. Così si sa che uomini bruttissimi, sebbene ricchi non riuscirono a prender moglie. Le fanciulle, prima di acconsentire ad essere sposate, obbligano gli uomini a mostrarsi, prima di faccia poi di dietro, “espongono i loro passi”. Se ne sono vedute alcune proposte ad un uomo, fuggire non di rado con un amante preferito. Presso le degradate donne Bush dell’Africa meridionale, “quando una fanciulla è sviluppata senza essere sposata, ciò che tuttavia non accade sovente, l’amante deve ottenere il suo consenso, tanto quanto quello dei genitori”. Il signor Winwood Reade fece ricerche per conto mio intorno ai neri dell’Africa occidentale, ed egli mi comunica che “le donne almeno fra le più intelligenti delle tribù pagane, non hanno difficoltà ad ottenere i mariti che possono desiderare, sebbene sia considerato sconveniente per una donna chiedere ad un uomo di sposarla. Sono al tutto capaci di innamorarsi e di provare un tenero, appassionato e fedele affetto”.

Noi vediamo che pei selvaggi le donne non sono al tutto in uno stato tanto abbietto relativamente al matrimonio quanto spesso è stato supposto. Esse possono tentare gli uomini che preferiscono, e possono rifiutare quelli che loro non aggradano, sia prima sia dopo il matrimonio. La preferenza per parte delle donne operando costantemente in una direzione qualsiasi, deve finire per alterare il carattere della tribù; perchè le donne non sceglieranno generalmente solo gli uomini più belli, secondo il loro gusto, ma quelli che sono nello stesso tempo meglio acconci a difenderle ed a mantenerle. Queste coppie bene dotate debbono allevare un numero più grande di figli che non quelle meno dotate. Lo stesso risultato seguirebbe evidentemente in un modo ancor più spiccato se la scelta fosse stata dalle due parti; vale a dire, se gli uomini più belli e nello stesso tempo più forti avessero preferito o fossero stati preferiti dalle donne più avvenenti. E sembra che queste due forme di scelta abbiano attualmente avuto luogo, sia o no simultaneamente nel genere umano, specialmente durante i più remoti periodi della nostra lunga storia.

Noi considereremo ora un po’ più particolarmente, rispetto alla scelta sessuale alcuni dei caratteri che distinguono le varie razze umane fra loro e dagli animali sottostanti, cioè la più o meno compiuta mancanza di peli sul corpo ed il colore della pelle. Non abbiamo bisogno di dire nulla intorno alla grande diversità delle fattezze e del cranio fra le diverse razze, avendo veduto nell’ultimo capitolo quanto sia differente il modello di bellezza per questo rispetto. Questi caratteri avranno quindi probabilmente avuto un’azione mercè la scelta sessuale; ma non abbiamo mezzi per giudicare, almeno per quanto mi pare, se abbiano operato principalmente dal lato del maschio o da quello della femmina. Le facoltà musicali dell’uomo sono state già parimente discusse.

Mancanza di pelo sul corpo, e suo sviluppo sulla faccia e sul capo. - Dalla presenza del pelo lanoso o lanuggine sul feto umano, e dai peli rudimentali sparsi sul corpo nella virilità, possiamo dedurre che l’uomo è disceso da qualche animale che era nato peloso ed era rimasto così per tutta la vita. La perdita del pelo è un inconveniente e probabilmente un danno per l’uomo anche in clima caldo, perchè egli rimane così esposto a repentini raffreddamenti, specialmente durante il tempo umido. Come osserva il signor Wallace, gli indigeni di tutti i paesi sono lieti di proteggere le loro spalle nude e il loro dorso con qualche leggera coperta. Nessuno può supporre che la nudità della pelle abbia un qualche vantaggio diretto per l’uomo, per cui il suo corpo non può essere stato spogliato del suo pelo per opera della scelta naturale. E non abbiamo neppure motivo per credere, come ho dimostrato in un precedente capitolo, che ciò possa essere dovuto all’azione diretta delle condizioni a cui l’uomo è stato lungamente esposto, o che sia l’effetto dello sviluppo correlativo.

La mancanza di pelo sul corpo è, fino a un certo punto, un carattere sessuale secondario; perchè in tutte le parti del mondo le donne sono meno pelose che non gli uomini. Perciò noi possiamo ragionevolmente supporre che questo sia un carattere acquistato mercè la scelta sessuale. Sappiamo che la faccia di parecchie specie di scimmie, e grandi superfici sulla parte posteriore del corpo di altre specie, sono state sfornite di pelo; e non possiamo attribuire questo fatto con certezza alla scelta sessuale, perchè queste superfici non solo sono vivacemente colorite, ma talora, come nel mandrillo maschio e nella femmina del Rhesus, con maggiore vivacità in un sesso che non nell’altro. Man mano che questi animali si accostano allo sviluppo, le superfici nude, secondo ciò che mi ha comunicato il signor Bartlett, divengono più grandi: relativamente alla mole del loro corpo. Tuttavia il pelo in questi casi sembra essere stato tolto via non tanto per far la pelle nuda, ma acciò che il color della pelle potesse venire meglio appariscente. Così pure in molti uccelli il capo ed il collo sono stati privi delle loro piume mercè la scelta sessuale, affine di far bella mostra della pelle brillantemente colorita.

Siccome la donna ha il corpo meno peloso dell’uomo, e siccome questo carattere è comune a tutte le razze, possiamo conchiudere che le nostre progenitrici semi-umane furono dapprima probabilmente private, in parte del pelo; e che questo seguì in un periodo sommamente remoto prima che le varie razze avessero divaricato da uno stipite comune. Siccome le nostre progenitrici acquistarono graduatamente questo nuovo carattere di nudità, esse debbono averlo trasmesso in un grado quasi uguale alla loro giovane prole dei due sessi; cosicchè questa trasmissione, come nel caso di molti ornamenti dei mammiferi e degli uccelli, non è stata limitata nè all’età, nè al sesso. Non v’ha nulla di sorprendente che una perdita parziale del pelo sia stata considerata come un ornamento dai progenitori dell’uomo scimmiforme, perchè abbiamo veduto che in animali di ogni sorta un gran numero di strani caratteri sono stati in tal modo acquistati, perchè sappiamo che questo è il caso per le piume di alcuni uccelli e per le corna di alcuni cervi.

Le femmine di certe scimmie antropodi, come è affermato in un capitolo precedente, sono in certo modo meno pelose sulla superficie inferiore che non siano i maschi; e qui abbiamo ciò che può avere somministrato un cominciamento pel processo di denudazione. Rispetto al compimento del processo mercè la scelta sessuale, è bene tenere a mente il proverbio della Nuova Zelanda, “non v’ha donna per l’uomo peloso”. Tutti quelli che hanno veduto le fotografie della famiglia pelosa Siamese ammetteranno quanto ridicolmente orrido sia l’estremo opposto di eccessiva pelosità. Quindi il re di Siam dovette pagare un uomo onde sposarlo alla prima donna pelosa della famiglia, che trasmise questo carattere alla sua giovane prole dei due sessi.

Alcune razze sono molto più pelose che non le altre, specialmente dal lato dei maschi; ma non bisogna supporre che le razze più pelose, per esempio gli Europei, abbiano conservato una condizione primitiva più completamente che non le razze più pelose, come i Calmucchi e gli Americani. È forse più probabile che la pelosità dei primi sia dovuta ad un parziale ritorno, perchè i caratteri che sono stati lungamente ereditati sono sempre soggetti a ricomparire. È stato ricordato un caso curioso da Pinel, di un idiota, decaduto fino al livello del bruto, di cui il dorso, i lombi e le spalle erano coperti di pelo, lungo circa cinque centimetri. Alcuni altri casi analoghi sono del pari conosciuti. Non sembra che un clima freddo abbia avuto influenza nel produrre questa sorta di regresso; tranne forse pei neri, che sono stati allevati durante varie generazioni, agli Stati Uniti, e possibilmente per gli Ainos che abitano le isole settentrionali dell’arcipelago del Giappone. Ma le leggi di eredità sono così complesse che raramente ne possiamo comprendere l’azione. Se la maggiore pelosità di certe razze fosse l’effetto del regresso, non arrestato da nessuna forma di scelta, la somma variabilità di questo carattere, anche nei limiti della medesima razza, cessa, di essere notevole.

Rispetto alla barba, se noi ci volgiamo alla nostra miglior guida, cioè ai quadrumani, troviamo che la barba è ugualmente bene sviluppata nei due sessi di molte specie, ma in altre che è limitata ai maschi soli, o più sviluppata in essi che non nelle femmine. Da questo fatto, e dalla curiosa disposizione, come pure dai colori brillanti dei peli che stanno intorno al capo di molte scimmie, è probabilissimo, come ho spiegato prima, che i maschi abbiano acquistato prima la loro barba come ornamento mercè la scelta sessuale, trasmettendola nella maggior parte dei casi, in un grado uguale o quasi uguale, alla loro prole dei due sessi. Sappiamo da Eschricht che nel genere umano, il feto tanto femmina quanto maschio è fornito di molto pelo sulla faccia, specialmente intorno alla bocca; e questo indica che noi siamo discesi da un progenitore, di cui i due sessi avevano la barba. Appare quindi a prima vista probabile che l’uomo abbia conservato la sua barba da un periodo di tempo remotissimo, mentre la donna ha perduto la sua barba nello stesso tempo quando il suo corpo fu divenuto quasi al tutto spoglio di pelo. Anche il colore della barba sembra essere stato ereditato nel genere umano da qualche progenitore somigliante alle scimmie; perciò quando v’ha qualche differenza nella tinta fra i capelli e la barba, quest’ultima è un tantino più chiara in tutte le scimmie e nell’uomo. Vi ha meno improbabilità a ciò che gli uomini delle razze barbute abbiano conservato la loro barba da tempi primitivi, che non nel caso del pelo sul corpo; perchè in quei quadrumani, nei quali il maschio ha una barba più grande che non la femmina, è pienamente sviluppata solo allo stato adulto, e gli ultimi stadi di sviluppo possono essere stati esclusivamente trasmessi al genere umano. Noi quindi vediamo ciò che attualmente è il caso, cioè, ì nostri bambini maschi, prima di giungere alla maturità mancanti di barba come le bambine. D’altra parte, la grande variabilità della barba entro i limiti della stessa razza e delle differenti razze indicano che il regresso è venuto in campo. Comunque sia, noi non dobbiamo lasciare senza nota la parte che la scelta sessuale può avere avuto durante tempi più recenti; perchè sappiamo che nei selvaggi, gli uomini delle razze senza barba hanno molta cura di sradicarsi ogni pelo dal volto, come qualche cosa di orrido, mentre gli uomini delle razze barbute provano il più grande orgoglio della loro barba. Senza dubbio, le donne partecipano questi sentimenti, e se questo è il caso, la scelta sessuale non può a meno di aver operato qualche cosa in questi ultimi tempi.

È piuttosto difficile giudicare in qual modo si siano sviluppati i nostri capelli. Eschricht afferma che nel feto umano il pelo della faccia durante il quinto mese è più lungo che non sul capo; e questo indica che i nostri progenitori semi-umani non erano forniti di lunghe trecce, ciò che in conseguenza deve essere stato un acquisto recente. Ci dà pure un indizio di questo la straordinaria differenza nella lunghezza dei capelli fra le varie razze; nel nero i capelli formano soltanto un crespo cuscino; in noi vengono molto lunghi, e presso gli indigeni Americani non di rado toccano terra. Alcune specie di Semnopiteci hanno il capo coperto di pelo moderatamente lungo, e questo probabilmente serve di ornamento e fu acquistato per opera della scelta sessuale. Lo stesso modo di vedere può venire esteso al genere umano, perchè sappiamo che le lunghe trecce sono adesso e furono in passato molto ammirate, come si può vedere dalle opere di quasi ogni poeta; San Paolo dice: “se una donna ha lunghi capelli, è questa una gloria per lei”; ed abbiamo veduto che nell’America settentrionale un capo venne scelto solamente per la lunghezza dei suoi capelli.

Colore della pelle. - Manca la miglior prova che il colore della pelle sia stato modificato dalla scelta sessuale nel caso del genere umano; perchè i sessi non differiscono per questo rispetto, o solo lievemente e dubbiosamente. D’altra parte sappiamo da molti fatti già riferiti che il colore della pelle è considerato dagli uomini di tutte le razze come un importantissimo elemento nella loro bellezza, cosicchè è un carattere che deve essere parimente modificato dalla scelta, come è seguito in moltissimi casi negli animali sottostanti. A prima vista sembra una supposizione mostruosa che la tinta nerissima del nero sia stata acquistata mercè la scelta sessuale; ma questo modo di vedere è sostenuto da varie analogie, e sappiamo che i neri ammirano il color nero della loro pelle. Nei mammiferi, quando i sessi differiscono nel colore, il maschio è sovente nero o più oscuro che non la femmina; e ciò dipende solamente dalla forma di eredità per cui questa o una qualche altra tinta sarà trasmessa o ai due sessi ovvero ad uno solo. La somiglianza della Pithecia satanas colla sua pelle nera, il bianco degli occhi così mobile, ed i capelli divisi sulla testa, ad un nero in miniatura, è quasi ridicola.

Il colore della faccia differisce molto grandemente nelle varie specie di scimmie di quello che non differisca nelle razze umane; ed abbiamo buona ragione per credere che le tinte rossa, azzurra, arancio, e quasi bianche e nere della loro pelle, anche quando sono comuni ai due sessi, ed i colori vivaci della loro pelliccia, come pure i ciuffi ornamentali di peli intorno al capo, sono stati acquistati mercè la scelta sessuale. Siccome i neonati delle razze più distinte non differiscono quasi tanto nel colore quanto gli adulti, quantunque il loro corpo sia al tutto sprovvisto di pelo, abbiamo qualche lieve indizio che le tinte delle varie razze furono acquistate in seguito alla perdita del pelo, il quale, come fu affermato prima, deve avere avuto luogo in un periodo remotissimo.

Sommario. - Possiamo conchiudere che la mole più grande, la forza, il coraggio, l’indole battagliera, ed anche l’energia dell’uomo, in paragone delle stesse qualità nella donna, sono state acquistate durante i tempi primitivi, e sono state accresciute in seguito, principalmente mercè le contestazioni dei maschi rivali pel possesso delle femmine. Il vigore intellettuale e la forza d’invenzione più grandi nell’uomo sono dovuti probabilmente alla scelta naturale combinata cogli effetti ereditati dall’abitudine, perchè gli uomini più abili saranno riusciti meglio a difendere e provvedere loro stessi, le loro mogli e la loro prole. Per quanto la somma intricatezza dell’argomento ci permette di giudicare, sembra che i nostri progenitori maschi scimmiformi acquistassero la loro barba come ornamento per piacere od eccitare l’altro sesso, e la trasmettessero all’uomo come ora esiste, Da quanto pare le femmine furono dapprima spogliate dei peli nello stesso modo come un ornamento sessuale; ma esse trasmettono questo carattere quasi nello stesso modo ai due sessi. Non è improbabile che le femmine venissero modificate per altri rispetti per lo stesso scopo o mercè i medesimi mezzi; per cui le donne hanno acquistato la loro voce più dolce e sono divenute più belle che non gli uomini.

Merita particolare attenzione che nel genere umano le condizioni della scelta sessuale furono molto più favorevoli, durante un periodo molto primitivo, quando l’uomo aveva assunto allora il posto di uomo, che non in tempi posteriori. Perchè egli allora, come possiamo conchiudere con certezza, sarà stato guidato molto più dalle sue passioni istintive, e meno dalla previdenza o dalla ragione. Egli allora non sarà stato tanto interamente licenzioso quanto sono molti selvaggi ora; ed ogni maschio avrà custodito gelosamente la sua o le sue mogli. Egli allora non avrà praticato l’infanticidio; non avrà considerato le sue mogli solo come utili schiave; nè le avrà sposate durante l’infanzia. Quindi possiamo dedurre che le razze umane furono rese differenti, per quanto riguarda la scelta sessuale, in gran parte durante un’epoca remotissima; e questa conclusione getta luce sul fatto notevole che nel periodo più antico di cui abbiamo finora potuto avere memoria, le razze umane erano già divenute quasi tanto differenti quanto lo sono attualmente.

Le opinioni qui esposte, sulla parte che la scelta sessuale ha avuto nella storia dell’uomo, hanno bisogno di precisione scientifica. Colui che non ammette questa azione nel caso degli animali sottostanti, non ammetterà tutto quello che ho scritto negli ultimi capitoli intorno all’uomo. Non possiamo dire positivamente che questo carattere e non quello sia stato in tal guisa modificato; tuttavia è stato dimostrato che le razze umane differiscono fra loro e dai loro più prossimi affini fra gli animali più bassi, in certi caratteri che non sono loro di alcun servizio negli usi ordinari della vita, e che è probabilissimo che siano stati modificati per opera della scelta sessuale. Abbiamo veduto che fra i più bassi selvaggi le genti di ogni tribù ammirano le qualità caratteristiche loro proprie, - la forma del capo e del volto, la quadratezza degli zigomi, la prominenza o la depressione del naso, il colore della pelle, la lunghezza dei capelli, la mancanza di peli sul volto e sul corpo, oppure la presenza di una grande barba, e così avanti. Quindi questi ed altri cosiffatti punti non possono a meno di essere andati lentamente e graduatamente esagerandosi dagli uomini più forti e più abili di ogni tribù; i quali hanno dovuto riuscire ad allevare un numero di figli maggiore, avendo preso per moglie, durante il corso di molte generazioni, le donne più fortemente caratterizzate, e quindi le più attraenti. In quanto a me conchiudo che fra tutte le cause che hanno prodotto le differenze nell’aspetto esterno delle razze umane, e fino a un certo punto fra l’uomo e gli animali più bassi, la scelta sessuale è stata di gran lunga la più efficace.

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