CHARLES DARWIN - ORIGINE DELL'UOMO

CAPITOLO XVIII.
Caratteri sessuali secondari dei Mammiferi - continuazione.

Voce - Particolarità sessuali notevoli nelle foche - Odore - Sviluppo del pelo - Colore del pelo e della pelle - Casi anomali di femmine più adorne dei maschi -Colori ed ornamenti dovuti alla scelta sessuale - Colori acquistati per scopo di protezione - Colore, sebbene comune ai due sessi, sovente dovuto alla scelta sessuale - Intorno alla scomparsa di macchie e fasce nei quadrupedi adulti - Dei colori e degli ornamenti dei quadrumani – Sommario.

 

I quadrupedi fanno uso della voce per vari scopi, come segnale di pericolo, come richiamo di un individuo di un branco ad un altro, o dalla madre in cerca della prole perduta, o di quest’ultima per invocare protezione dalla madre; ma non è necessario considerare qui cosiffatti usi. Noi non abbiamo da occuparci che della differenza fra le voci dei due sessi, per esempio quella del leone e della leonessa, o del toro e della vacca. Quasi tutti i maschi degli animali fanno maggior uso della loro voce durante il tempo degli amori che non in qualunque altro tempo, ed alcuni, come la giraffa e il porcospino, dicesi siano al tutto muti fuori di quella sola stagione. Siccome la gola (cioè la laringe ed i corpi tiroidei) dei cervi si allargano periodicamente al principio della stagione delle nozze, si può credere che la potente voce debba essere in allora in qualche modo importantissima per essi, tuttavia questo è molto dubbio. Dai ragguagli che mi vennero dati da due esperti osservatori, il signor Mc. Neill e sir P. Egerton, sembra che i cervi giovani minori di tre anni non mugghiano nè gridano; e che i vecchi cominciano a muggire sul principio del tempo della riproduzione, dapprima solo qualche volta e moderatamente, mentre vanno in giro tutti ansiosi in traccia delle femmine. Le loro battaglie sono annunziate da un forte e prolungato muggito, ma durante il conflitto sono muti. Tutte le sorta di animali che adoperano consuetamente la loro voce fanno vari rumori quando sono spinti da qualche emozione, come quando sono in collera e stanno preparandosi alla lotta; ma questo può essere semplicemente l’effetto del loro eccitamento nervoso che produce la contrazione spasmodica di quasi tutti i muscoli del corpo, come quando un uomo digrigna i denti e si torce le mani per rabbia od angoscia. Senza dubbio i cervi si sfidano a mortale tenzone con un muggito; ma non è verosimile che questo uso possa aver condotto mercè la scelta sessuale, cioè pel fatto che i maschi forniti di voce più forte siano stati più vittoriosi nelle loro lotte, al periodico ingrandimento dei loro organi vocali; perchè i cervi dalla voce più potente, qualora non fossero stati nello stesso tempo i più forti, i meglio armati, ed i più coraggiosi, non avrebbero avuto nessun vantaggio sui loro rivali dotati di voce più debole. Inoltre, i cervi che avevano voce più debole, sebbene non così acconci a sfidare altri cervi, sarebbero stati condotti sul luogo del combattimento tanto sicuramente quanto quelli dotati di voce più forte.

È possibile che il ruggito del leone possa essere di qualche servizio attuale incutendo terrore al suo avversario; perchè quando è in collera egli solleva parimente la sua criniera e così istintivamente cerca di farsi quanto più può terribile. Ma non si può guari supporre che il muggito del cervo, anche se gli sia di qualche utilità per questo riguardo, possa essere stato abbastanza importante da produrre il periodico allargamento della sua gola. Alcuni scrittori asseriscono che il muggito gli serve come un richiamo per la femmina; ma gli esperti osservatori sopra menzionati mi hanno detto che la cerva non cerca il maschio, sebbene i maschi cerchino attivamente le femmine, come invero si può aspettare da ciò che sappiamo dei costumi degli altri quadrupedi maschi. D’altra parte, la voce della femmina fa accorrere in fretta uno o più cervi, come sanno benissimo i cacciatori i quali nei paesi selvatici imitano il grido di essa. Se noi potessimo credere che il maschio avesse il potere di eccitare od allettare la femmina colla sua voce, l’allargamento periodico dei suoi organi vocali si comprenderebbe col principio della scelta sessuale, unitamente all’eredità limitata allo stesso sesso ed alla stessa stagione dell’anno; ma non abbiamo nessuna prova in favore di questo modo di vedere. Come sta ora il caso, la voce forte del cervo durante la stagione delle nozze non sembra essere di nessun servizio speciale per esso, nè durante il corteggiamento o le battaglie, nè per altro verso. Ma non possiamo noi credere che l’uso della voce, sotto il forte eccitamento dell’amore, della gelosia e della collera, continuato durante molte generazioni, possa alla fine aver prodotto un effetto ereditato negli organi vocali del cervo, come pure su quelli di altri animali maschi? A noi sembra che questo, al punto in cui sono le nostre cognizioni possa essere il modo di vedere più probabile.

Il gorilla maschio ha una voce tremenda, e quando è adulto è fornito di un sacco laringeo, come lo ha pure il maschio adulto dell’urango. Gli Ilobati stanno fra le scimmie più rumorose, e la specie dl Sumatra (Hylobates syndactylus) è pure fornita di un sacco laringeo; ma il signor Blyth, che ebbe ogni opportunità di osservazione, non crede che il maschio sia più rumoroso della femmina. Quindi, queste ultime scimmie adoperano probabilmente la loro voce come un vicendevole richiamo; e questo è certamente il caso per certi quadrupedi, per esempio il castoro. Un altro Ilobate; H. agilis, è degnissimo di nota per avere la facoltà di emettere una ottava compiuta e corretta di note musicali, le quali possiamo con ragione supporre servano di allettamento sessuale. Gli organi musicali del Micetes caraya americano sono un terzo più larghi nel maschio che non nella femmina, e sono meravigliosamente potenti. Queste scimmie, quando il tempo è caldo, fanno risuonare le foreste il mattino e la sera della loro insopportabile voce. I maschi cominciano il tremendo concerto, al quale le femmine, che hanno voce più debole, talvolta si uniscono, e che dura sovente per molte ore. Un osservatore eccellente, Rengger, non potè avvedersi che fossero spinti a cominciar il loro concerto da una qualche causa particolare; egli crede che, come molti uccelli, provino diletto nella loro propria musica, e cerchino di superarsi fra loro. Io non pretendo dire se la maggior parte delle sopraddette scimmie abbiano acquistato la loro voce potente onde vincere i loro rivali allettando le femmine - o se gli organi vocali si siano ingranditi e rinforzati mercè gli effetti ereditati pel lungo e continuo esercizio, senza che un qualche utile particolare ne sia derivato; ma il primo modo di vedere, almeno nel caso dell’Hylobates agilis, sembra il più probabile.

Io posso far menzione qui di due curiosissime particolarità sessuali che s’incontrano nelle foche, perchè certi scrittori hanno supposto che alterino la loro voce. Il naso dell’elefante marino maschio, (Macrorhinus proboscideus), quando è in età di circa tre anni, si allunga moltissimo durante la stagione delle nozze, e può allora sollevarsi. In questo stato è lungo talora trentun centimetri. In nessun periodo della vita la femmina è così fornita, e la sua voce è differente. Quella del maschio è un rumore aspro, duro, gorgogliante, che si sente molto da lontano, e si crede che la proboscide lo renda più forte. Lesson compara il sollevarsi della proboscide al rigonfiarsi dei bargigli dei maschi degli uccelli gallinacei, mentre fanno la corte alle femmine. In un’altra specie affine di foche, cioè nella Cistofora crestata, (Cystophora cristata), il capo è coperto di un grande cappuccio o vescica. Questo è interamente sostenuto dal setto del naso, che è prodotto molto all’indietro e si alza in una cresta alta diciotto centimetri. Il cappuccio è rivestito di pelo corto, ed è muscoloso; può enfiarsi tanto da superare in mole tutta la testa! I maschi quando vanno in amore combattono furiosamente fra loro sul ghiaccio, ed il suo ruggito “dicesi che talvolta sia così forte che si può udirlo alla distanza di quattro miglia”. Quando sono aggrediti dall’uomo essi ruggiscono o muggono del pari; ed ogni qualvolta sono in collera la vescica si gonfia. Alcuni naturalisti credono che la voce si rinforzi in tal modo, ma vari altri usi sono stati attribuiti a questa singolare struttura. Il signor R. Brown crede che serva di protezione contro ogni sorta di pericoli. Questo modo di vedere non è probabile, se è vero ciò che i naviganti hanno asserito da un pezzo, cioè che il cappuccio, o la vescica, è pochissimo sviluppato nelle femmine e nei maschi finchè sono giovani.

Odore. - In alcuni animali, come nella notissima moffetta di America, l’odore opprimente che emettono sembra servire esclusivamente come mezzo di difesa. Nel toporagno (Sorex) i due sessi posseggono ghiandole addominali odorose, e non vi può essere gran dubbio dal modo in cui i loro corpi sono respinti dagli uccelli e dalle fiere, che il loro odore sia per essi una protezione; nondimeno le ghiandole divengono più grosse nei maschi durante la stagione delle nozze. In molti quadrupedi le ghiandole hanno la stessa mole nei due sessi; ma non se ne conosce l’uso. In altre specie le ghiandole sono limitate ai maschi, o sono più sviluppate in essi che non nelle femmine; e quasi sempre divengono più attive nel tempo degli amori. A questo periodo le ghiandole dai due lati della faccia dell’elefante maschio divengono più grosse, ed emettono una secrezione che ha un forte odore di muschio.

È ben noto l’odore rancido che manda il caprone; e quello di certi cervi maschi è meravigliosamente forte e persistente. Sulle rive del Plata io ho sentito tutta l’aria impregnata dell’odore del Cervus campestris, alla distanza di mezzo miglio sotto vento di una mandra, ed un fazzoletto di seta nel quale portai a casa una pelle, sebbene fosse stato adoperato ripetutamente e lavato, conservava, quando lo spiegava la prima volta, tracce di odore, per lo spazio di un anno e sette mesi. Quest’animale non emette il suo forte odore finchè non abbia un anno di età, e se vien castrato da giovane non emette mai odore. Oltre all’odore generale che sembra impregnare tutto il corpo di certi animali durante la stagione delle nozze, molti cervi, antilopi, pecore e capre hanno ghiandole odorifere in varie situazioni, più specialmente sulla loro faccia. I cosidetti lacrimatoi, o fosse suborbitali, vengon compresi in questa categoria. Queste ghiandole secernono una materia fetida semi-fluida, la quale è talora così copiosa da macchiare tutta la faccia, come ho veduto nel caso di una antilope. Esse sono “solitamente più grandi nel maschio che non nella femmina, ed il loro sviluppo è arrestato dalla castrazione”. Secondo Desmarest mancano al tutto nella femmina dell’Antilope subgutturosa. Quindi non vi può essere dubbio che stiano in qualche stretta relazione colle funzioni riproduttive. Sono pure talvolta presenti e talora assenti in forme intimamente affini. Nel maschio adulto del mosco (Muschus moschiferus) uno spazio nudo intorno alla coda è umettato di un fluido odorifero, mentre nella femmina adulta e nel maschio, fino all’età di due anni, questo è coperto di peli e non è odoroso. La borsa del maschio per la sua posizione è necessariamente limitata al maschio, e forma un organo addizionale odorifero. È un fatto singolare che la materia secreta da questa ultima ghiandola non muta, secondo Pallas, di consistenza nè cresce in quantità durante la stagione delle nozze: nondimeno questo naturalista ammette che la sua presenza ha in certo modo una relazione coll’atto della riproduzione. Tuttavia egli non dà che una spiegazione congetturale e non soddisfacente del suo uso.

Nella maggior parte dei casi, quando durante la stagione delle nozze il maschio solo emette un odore forte, questo serve probabilmente ad eccitare od allettare la femmina. Intorno a ciò non dobbiamo giudicare dal nostro gusto, perchè si sa bene che i topi sono allettati da certi olii essenziali, ed i gatti dalla valeriana, sostanze che a noi sono tutt’altro che piacevoli; e che i cani, sebbene non mangino le carogne, le fiutano e vi si rotolano sopra. Per le ragioni addotte quando parlavamo della voce del cervo, noi possiamo respingere l’idea che l’odore serva a far venire le femmine verso i maschi ad una certa distanza. L’esercizio attivo e continuato lungamente non può qui essere venuto in giuoco, come nel caso degli organi vocali. L’odore emesso deve essere di una notevole importanza pel maschio, dacchè sono state in certi casi sviluppate ghiandole grandi e complesse fornite di muscoli per svotare il sacco e per chiudere ed aprire l’orifizio. Lo sviluppo di questi organi si comprende colla scelta sessuale, se i maschi più odorosi riescono meglio a conquistare le femmine ed a lasciare prole per ereditare le loro ghiandole ed odori graduatamente perfetti.

Sviluppo dei peli. - Abbiamo veduto che i quadrupedi maschi sovente hanno sul collo e sulle spalle peli molto più sviluppati che non le femmine; e sono stati riferiti molti esempi addizionali. Questi talora servono di difesa al maschio durante le sue battaglie; ma è molto dubbio se nella maggior parte dei casi i peli siano stati specialmente sviluppati a quest’uopo. Noi possiamo essere quasi certi che questo non è il caso allorchè una sottile e stretta liscia di peli corre lungo tutto il dorso; perchè una cresta di peli di questa sorta non servirebbe guari di protezione, e la linea dorsale non è un luogo che possa presentare pericolo di essere danneggiato; nondimeno cosiffatte creste sono talora limitate ai maschi, o sono molto più sviluppate in essi che non nelle femmine. Due antilopi, Il Tragelaphus scriptu e la Portax picta, possono esser citati come esempio. Le creste di peli di alcuni cervi e del caprone selvatico stanno rialzate quando questi animali sono in collera o spaventati; ma non si può guari supporre che siano state acquistate per incutere terrore ai loro nemici. Una delle antilopi sopra menzionate, la Portax picta, ha un grande e ben distinto ciuffo di peli neri sul collo, e questo è molto più grande nel maschio che non nella femmina. Nell’Ammotragus tragelaphus dell’Africa del Nord, specie della famiglia delle pecore, le zampe anteriori sono quasi nascoste da una straordinaria crescenza di peli, che vengono dal collo e dalla metà superiore delle zampe; ma il signor Bartlett non crede che questo mantello sia di alcun uso pel maschio, nel quale è molto più sviluppato che non nella femmina.

Molte sorta di quadrupedi maschi differiscono dalle femmine per avere maggior copia di peli, o peli di un carattere differente, sopra certe parti della loro faccia. Il toro soltanto ha peli arricciati sulla fronte. In tre sotto-generi strettamente affini alla famiglia delle capre i maschi soli hanno barba, talora di grande mole; in due altri sotto-generi ambo i sessi hanno barba, ma questa scompare in certe razze domestiche della capra comune; e nessun sesso dell’Hemitragus ha barba. Nello stambecco la barba non si sviluppa durante l’estate, ed è così piccola in altre stagioni che si può considerare come rudimentale. In alcune scimmie la barba è propria soltanto del maschio, come nell’urango, od è molto più grande nel maschio che non nella femmina, come nel Mycetes caraya e nella Pithecia satanas. Così segue colle fedine di alcune specie di Macachi e, come abbiamo veduto, per le criniere di certe specie di babbuini. Ma nella maggior parte delle specie di scimmie i vari ciuffi di peli che hanno intorno alla faccia od al capo sono simili nei due sessi.

I maschi dei vari membri della famiglia del Bue (Bovidae), e di certe antilopi sono forniti di una giogaia, o grande ripiegatura della pelle sul collo, che nella femmina è molto sviluppata.

Ora, che cosa possiamo noi conchiudere rispetto a differenze sessuali come queste? Nessuno pretenderà che la barba di certi caproni, o la giogaia del bue, o le creste di peli lungo il dorso di certe antilopi maschi, siano di una qualche utilità diretta od ordinaria per essi. È possibile che l’immensa barba della pitecia maschio, e la barba copiosa dell’urango maschio, possano essere una protezione per la loro gola quando combattono; perchè i custodi dei Giardini zoologici mi dissero che molte scimmie si aggredivano prendendosi alla gola; ma non è probabile che la barba sia stata sviluppata per uno scopo distinto da quello al quale servono le fedine, i baffi ed altri ciuffi di pelo che stanno sulla faccia, e nessuno supporrà che questi servano di protezione. Dobbiamo noi attribuire ad una semplice inutile variabilità nel maschio tutte queste appendici dei peli o della pelle? Non si può negare che questo sia possibile; perchè in molti quadrupedi addomesticati certi caratteri, da quanto pare non derivati mercè un regresso da un qualche progenitore selvatico, sono comparsi e si sono limitati ai maschi, o sono più grandemente sviluppati in essi che non nelle femmine - per esempio la gobba del maschio del zebù dell’India, la coda dei montoni dalla coda grossa, il profilo arcuato della fronte nei maschi di parecchie razze di pecore, la criniera nell’ariete di una pecora africana, ed infine la criniera, i lunghi peli nelle zampe posteriori, e la giogaia nel maschio solo della capra Berbura. La criniera che si vede negli arieti soli della pecora africana sopra menzionata è un vero carattere sessuale secondario, perchè non si sviluppa, come ho udito dal signor Windwood Reade, se gli animali sono castrati. Quantunque dobbiamo andare con somma cautela, come ho dimostrato nella mia opera sulla Variation under Domestication, concludendo che qualunque carattere, anche in animali tenuti da genti semi-civili, non è stato soggetto alla scelta dall’uomo e così non si è aumentato, tuttavia, nei casi testè specificati questo è improbabile, tanto più specialmente siccome i caratteri sono limitati ai maschi o sono più fortemente sviluppati in essi che non nelle femmine. Se fosse positivamente noto che l’ariete africano munito di criniera fosse venuto dallo stesso stipite primitivo di altre razze di pecore, od il caprone di Berbura colla sua criniera, giogaia, ecc., dallo stesso stipite di altre capre; e se la scelta non fosse stata applicata a questi caratteri, allora debbono venire dalla semplice variabilità, unitamente alla eredità sessualmente limitata.

In questo caso sembrerebbe ragionevole estendere lo stesso modo di vedere a molti caratteri analoghi che si presentano in animali allo stato di natura. Nondimeno non posso persuadermi che questo modo di vedere sia applicabile in molti casi, come in quello dello straordinario sviluppo del pelo sulla gola e sulle zampe anteriori del maschio dell’Ammotragus, o della immensa barba della Pitecia maschio. In quelle antilopi in cui il maschio quando è adulto ha colori più forti che non la femmina, ed in quelle scimmie in cui ciò segue parimente e nelle quali il pelo sulla faccia è di colore differente del resto del capo, essendo disposto nel modo più svariato ed elegante, sembra probabile che le creste ed i ciuffi di peli siano stati acquistati come ornamenti; e so che questa è l’opinione di alcuni naturalisti. Se questo modo di vedere è giusto, non vi può essere gran dubbio che siano stati acquistati o almeno modificati mercè la scelta sessuale.

Colore dei peli e della pelle nuda. - Comincerò prima di tutto dal riferire brevemente tutti i casi che conosco di maschi che differiscono dalle femmine nel colore. Nei Marsupiali, siccome mi ha detto il sig. Gould, i sessi di rado differiscono per questo rispetto; ma il grande kanguro rosso presenta una notevole eccezione “mentre una tinta delicata azzurra prevale nella femmina in quelle parti che nel maschio sono rosse”. Nel Didelphis Opossum di Caienna dicesi che la femmina sia un tantino più rossa che non il maschio. Nei rosicanti osserva il dottor Gray che “gli scoiattoli d’Africa, specialmente quelli che si incontrano nelle regioni tropicali, hanno il pelo molto più lucido e più vivace in certe stagioni dell’anno che non in altre, e la pelliccia del maschio è in generale più brillante che non quella della femmina”. Il dottor Gray mi dice che egli distinse specificamente gli scoiattoli d’Africa, perchè pei loro colori insolitamente brillanti essi mostrano meglio questa differenza. La femmina del Mus minutus di Russia è di una tinta più pallida e più sbiadita del maschio. In alcuni pochi pipistrelli la pelliccia del maschio è più chiara e più brillante di quella della femmina.

I carnivori e gli insettivori terrestri raramente presentano differenze sessuali di qualche sorta ed i loro colori sono quasi sempre esattamente gli stessi nei due sessi. Il gatto panterino (Felis pardalis) tuttavia offre una eccezione, perchè i colori della femmina paragonati a quelli del maschio sono “ moins apparentes, la fauve étant plus terne, le blanc moins pur, les raies ayant moins de largeur et les taches moins de diamètre”. Differiscono pure i sessi dell’affine Felis mitis, ma in un grado ancor minore, mentre le tinte generali della femmina sono piuttosto più pallide che non quelle del maschio colle macchie meno nere. D’altra parte i carnivori marini o foche differiscono talora notevolmente nel colore, e presentano, come già abbiamo veduto, altre differenze sessuali bene spiccate. Così il maschio dell’Otaria nigrescens dell’emisfero meridionale è superiormente di una bella tinta bruna, mentre la femmina che acquista i suoi colori adulti più presto che non il maschio è superiormente grigio-scuro, ed i giovani dei due sessi sono di un colar cioccolata cupo. Il maschio della nordica Phoca groenlandica è grigio bronzato con una curiosa macchia scura sul dorso a mo’ di sella; la femmina è molto più piccola, ed ha un aspetto molto differente, essendo di colore “bianco sporco o paglierino con una tinta bronzata sul dorso; i piccoli dapprima sono di un bianco puro, e si possono appena distinguere tra i massi di ghiaccio e la neve, e così il colore serve loro di protezione”.

Nei Ruminanti le differenze sessuali di colore si presentano più comunemente che non in qualsiasi altro ordine. Una differenza di questa sorta è generale nelle antilopi Strepsicerene; così il nilghau maschio (Portax picta) è grigio turchiniccio e molto più scuro che non la femmina, colla macchia bianca quadrata sulla gola, le macchie bianche sulle barbette, e le macchie nere sulle orecchie, tutte più distinte. Abbiamo veduto che in questa specie le creste ed i ciuffi di pelo sono pure più sviluppati nel maschio che non nella femmina priva di corna. Il maschio, come mi ha riferito il signor Blyth, senza perdere il pelo, diviene periodicamente più scuro durante la stagione degli amori. I maschi, giovani non si possono distinguere dalle femmine giovani finchè non abbiano circa dodici mesi di età; e se il maschio prima di quell’età viene castrato, secondo la stessa autorità, non muta mai di colore. L’importanza di quest’ultimo fatto, siccome prova del coloramento sessuale, diviene evidente quando sappiamo che nè la pelliccia rossa estiva del cervo della Virginia, nè la pelliccia turchina d’inverno, vengono per nulla alterate dalla castrazione. Nella maggior parte o in tutte le specie molto ornate di Tragelaphus i maschi sono più scuri che non le femmine senza corna e le loro creste di peli sono più pienamente sviluppate. Nel maschio della stupenda antilope di Derby (Derbyan Eland) il corpo è più rosso, tutto il collo più nero, e la fascia bianca che separa questi colori più larga che non nella femmina. Nella grande antilope del Capo pure il maschio è lievemente più scuro che non la femmina.

Nell’antilope bezoartica indiana (A. bezoartica) che appartiene ad un’altra tribù di antilopi, il maschio è molto scuro, quasi nero; mentre la femmina senza corna è color fulvo. Noi vediamo in questa specie, come mi informa il signor Blytb, una serie esattamente simile di fatti, come nella Portax picta, cioè nel periodico mutamento di colore durante la stagione degli amori, negli effetti della castrazione sopra questo mutamento, e in ciò che i giovani dei due sessi non si distinguono fra loro. Nell’Antilope niger il maschio è nero, la femmina ed i giovani sono bruni; nell’A. sing-sing il maschio è molto più brillantemente colorito che non la femmina senza corna, ed il petto e l’umbelico sono più neri; nel maschio dell’A. caama, le macchie e le linee che si presentano sopra varie parti del corpo sono nere, mentre nella femmina sono brune; nel gnu tigrato (A. gorgon) “i colori del maschio sono quasi gli stessi come quelli della femmina, soltanto sono di una tinta più profonda e più vivace”. Si potrebbero riferire altri casi analoghi.

Il bue Banteng (Bos sondaicus) dell’arcipelago Malese è quasi nero, colle zampe e le cosce bianche, la femmina è di un bruno brillante, come sono i maschi giovani fino all’età di circa tre anni, tempo in cui mutano rapidamente di colore. Il maschio castrato ritorna al colore della femmina. La femmina della capra Kemas è più pallida, e la femmina della Capra aegagrus dicesi sia più uniformemente colorita che non i rispettivi maschi. I cervi presentano raramente qualche differenza sessuale di colore. Tuttavia il Giudice Caton m’informa che nei maschi del cervo Wapiti (Cervus Canadensis) il collo, l’umbellico e le zampe sono molto più scure che non siano le stesse parti nella femmina; ma durante l’inverno le tinte più scure vanno gradatamente facendosi più pallide finchè scompaiono affatto. Dirò qui che il Giudice Caton ha nel suo parco tre razze del cervo di Virginia che differiscono lievemente nel colore, ma le differenze sono quasi esclusivamente limitate all’abito invernale o delle nozze; cosicchè questo caso può venire comparato con quelli dati in un precedente capitolo di specie strettamente affini o rappresentantisi di uccelli che differiscono fra loro soltanto nel piumaggio nuziale. Le femmine del Cervus paludosus del S. America, come pure i giovani dei due sessi, non hanno strisce nere sul dorso, nè la linea bruno-nericcia del petto che caratterizza i maschi adulti. Infine il maschio adulto del cervo Axis tanto elegantemente colorito e macchiettato è notevolmente più scuro, come mi ha informato il signor Blyth, che non la femmina; ed il maschio castrato non acquista mai quella tinta.

L’ultimo Ordine che noi abbiamo da considerare - perchè non so che differenze sessuali nel colore s’incontrino in altri gruppi di mammiferi - è quello dei primati. Il maschio del Lemur macaco è nero carbone, mentre la femmina è giallo-rossiccia, ma molto variabile nel colore. Fra i Quadrumani del Nuovo Mondo, le femmine ed i giovani del Mycetes caraya sono grigio-gialliccio e simili; nel secondo anno il maschio giovane diviene bruno-rossiccio, nel terzo anno nero, tranne lo stomaco che tuttavia diviene, al tutto nero nel quarto o nel quinto anno. Vi è pure una differenza fortemente spiccata nel colore fra i sessi del Mycetes seniculus e nel Cebus capucinus, i giovani della prima e credo di quest’ultima specie rassomigliano alle femmine. Nella Pithecia leucocephala i giovani rassomigliano pure alle femmine che sono bruno-nero sopra e rosso-rugginoso chiaro sotto, i maschi adulti sono neri. Il collare di peli intorno alla faccia dell’Ateles marginatus è tinto di giallo nel maschio e bianco nella femmina. Venendo al Continente antico, i maschi dell’Hylobates hoolock sono sempre neri, tranne una fascia bianca sopra le sopracciglia; le femmine variano dal bianco-bruno ad una tinta oscura mista di nero, ma non sono mai al tutto nere. Nel bello Cercopithecus diana il capo del maschio adulto è di un nero intenso, mentre quello della femmina è grigio-scuro; nel primo la pelliccia tra le cosce è di un elegante colore fulvo, nella seconda è più pallido. Nella parimente bella e curiosa scimmia dai baffi (Cercopithecus cephus) l’unica differenza fra i sessi è quella della coda del maschio che è color castagno e quello della femmina grigio; ma il signor Bartlett m’informa che tutte le tinte divengono più fortemente pronunziate nel maschio quando è adulto, mentre nella femmina rimangono come quelle che erano nella giovinezza. Secondo le figure colorite date da Salomone Müller, il maschio del Semnopithecus chrysomelas è quasi nero, e la femmina è bruno-pallido. Nei Cercopithecus cynosurus e griseo viridis una parte del corpo che è limitata al sesso mascolino è del più brillante colore azzurro o verde, e contrasta fortemente colla pelle nuda sulla parte posteriore del corpo, che è di un rosso vivace.

Infine nella famiglia dei Babbuini il maschio adulto del Cynocephalus hamadryas differisce dalla femmina non solo per la sua immensa criniera, ma lievemente nel colore del pelo e delle callosità nude. Nel drillo (Cynocephalus leucophaeus) le femmine ed i piccoli sono coloriti più pallidamente, con meno verde, che non i maschi adulti. Nessun altro membro di tutta la classe dei mammiferi è colorito in modo così straordinario come il maschio adulto del mandrillo (Cynocephalus mormon). La faccia a quest’età diviene di un bell’azzurro, col rialzo e la punta del naso del rosso più brillante. Secondo alcuni autori la faccia è parimente segnata di righe bianchicce, ed in alcune parti ombreggiata di nero, ma i colori sembrano essere variabili. Sulla fronte vi è una cresta di peli, e sul mento una barba gialla. “Toutes les parties supérieures de leur cuisses et le grand espace nu de leur fesses sont également colorées du rouge le plus vif, avec un mélange de bleu qui ne manque réellement pas d’elégance”. Quando l’animale è eccitato tutte le parti nude divengono di una tinta molto più vivace. Parecchi autori hanno descritto questi splendidi colori con fortissime espressioni, comparandoli a quelli degli uccelli più brillanti. Un’altra particolarità ancor più notevole è quella che quando i grossi denti canini sono pienamente sviluppati, si formano in ogni guancia immense protuberanze ossee, che sono profondamente solcate longitudinalmente, e la pelle nuda sopra di esse è brillantemente colorita, come abbiamo testè descritto. Nelle femmine adulte e nei giovani dei due sessi queste protuberanze si scorgono appena; e le parti nude hanno colori meno brillanti, la faccia è quasi nera, tinta di azzurro. Tuttavia nella femmina adulta il naso a certi intervalli regolari di tempo diviene tinto di rosso.

In tutti i casi finora riferiti il maschio è più fortemente o brillantemente colorito che non la femmina, e differisce in grado maggiore dai piccoli dei due sessi. Ma siccome uno stile di coloramento opposto è caratteristico ai due sessi di alcuni pochi uccelli, così nella scimmia Rhesus (Macacus rhesus) la femmina ha una grande superficie di pelle nuda intorno alla coda, di un rosso carmino brillante, che diviene periodicamente, come mi fu assicurato dai custodi dei Giardini zoologici, anche più vivace, e la sua faccia è pure rosso-pallido. D’altra parte nel maschio adulto e nei giovani dei due sessi, come vidi nel Giardino, nè la pelle nuda alla parte posteriore del corpo, nè la faccia, mostrano traccia di rosso. Sembra però, da alcune relazioni pubblicate, che il maschio mostri occasionalmente, o durante certe stagioni, alcune tracce di rosso. Quantunque sia così meno adorno della femmina, tuttavia nella mole maggiore del corpo, nei denti canini più grandi, nelle fedine più sviluppate, negli archi sopraccigliari più sporgenti, esso segue la regola comune del maschio che è superiore alla femmina.

Ho riferito ora tutti i casi da me conosciuti di una differenza di colore fra i sessi dei mammiferi. I colori della femmina o non differiscono in un grado sufficiente da quelli del maschio, o non sono di una natura conveniente per proteggerla, e per ciò non si possono spiegare con questo principio. In alcuni, e forse in molti casi, le differenze possono essere l’effetto di variazioni limitate ad un sesso e trasmesse al medesimo sesso senza che nessun utile ne sia stato in tal modo ottenuto, e perciò senza l’aiuto della scelta. Abbiamo esempi di questa sorta nei nostri animali addomesticati, come nei maschi di certi gatti che sono color ruggine mentre le femmine sono color tartaruga. Casi analoghi seguono allo stato di natura; il signor Bartlett ha veduto molte varietà nere del giaguaro, del leopardo, della falangista volpina e del vombato, ed egli è sicuro che tutti, o quasi tutti, erano maschi. D’altra parte, i due sessi dei lupi, delle volpi, e da quanto pare, degli scoiattoli d’America, nascono occasionalmente neri. Quindi è al tutto probabile che in alcuni mammiferi il color nero dei maschi, specialmente quando questo colore è congenito, può semplicemente risultare, senza l’aiuto della scelta, dall’essere seguite una o più variazioni, che dapprima erano sessualmente limitate nella loro trasmissione. Nondimeno non si può guari ammettere che i colori svariati, vivaci e contrastati di certi quadrupedi per esempio delle scimmie e delle antilopi sopra menzionate, possano essere attribuiti a quelle. Dobbiamo tenere a mente che quei colori non appaiono nel maschio quando nasce, come è il caso nella maggior parte delle variazioni ordinarie, ma solo quando è adulto o quasi adulto; e che al contrario delle variazioni ordinarie, se il maschio viene castrato, esse non compaiono mai o scompaiono in seguito. Infine è una conclusione molto più probabile questa, che i colori fortemente spiccati ed altri caratteri adornanti dei quadrupedi maschi siano loro utili nella loro rivalità con altri maschi, e siano stati in conseguenza acquistati mercè la scelta sessuale. La probabilità di questo modo di vedere acquista maggior forza da ciò che le differenze nel colore fra i sessi seguono quasi esclusivamente, come si può osservare rivedendo i precedenti particolari, in quei gruppi e sotto gruppi di mammiferi che presentano altri e distinti caratteri sessuali secondari; essendo questi del pari dovuti all’azione della scelta sessuale.

Evidentemente i quadrupedi badano al colore. Sir Baker osservò ripetutamente che l’elefante africano ed il rinoceronte aggredivano con furia speciale i cavalli bianchi o grigi. Io ho dimostrato altrove che i cavalli semi selvatici sembravano preferire di accoppiarsi con quelli dello stesso colore, e che i branchi di daini di un colore differente, sebbene vivessero assieme, sono rimasti per un lungo tempo distinti. È un fatto più significante quello di una zebra femmina che non volle il corteggiamento di un asino maschio finchè non fu dipinto per modo da rassomigliare ad una zebra, ed allora, come fa notare Giovanni Hunter “lo accolse prontissimamente. In questo curioso fatto, noi abbiamo l’istinto eccitato dal solo colore, che ebbe un effetto tanto forte da prevalere sopra ogni altra cosa. Ma il maschio non richiese questa, essendo la femmina un animale in certo modo simile a lui stesso, e perciò sufficiente ad eccitarlo”.

In un capitolo antecedente abbiamo veduto che le forze mentali degli animali più elevati non differiscono nella qualità, sebbene moltissimo nel grado dalle forze corrispondenti nell’uomo, specialmente delle razze più basse e più barbare; e sembra che anche il loro gusto pel bello non sia grandemente differente da quello dei Quadrumani. Come il nero dell’Africa si solleva la carne della faccia in rialzi paralleli “o cicatrici al disopra della superficie naturale, le quali sgradevoli deformità sono considerate come grandi attrattive personali” - come i neri, al pari dei selvaggi in molte parti del mondo, si dipingono il volto con righe rosse, turchine, bianche o nere – così il mandrillo maschio di Africa sembra avere acquistato la sua faccia fittamente pelosa e colorita vivacemente perchè era così più attraente per la femmina. Senza dubbio è per noi una circostanza molto grottesca che la parte posteriore del corpo sia stata colorita per scopo di ornamento anche più brillantemente della faccia; ma questo non è invero più strano che non la coda di molti uccelli sia stata specialmente adorna.

Non abbiamo adesso nessuna prova che nei mammiferi i maschi si diano pensiero di far mostra innanzi alla femmina delle loro attrattive; ed il modo complicato in cui ciò si compie dai maschi degli uccelli, è l’argomento più forte in favore della credenza che le femmine ammirino o siano eccitate dagli ornamenti e dai colori che si spiegano innanzi ad esse. Tuttavia v’ha uno spiccato parallelismo fra i mammiferi e gli uccelli in tutti i loro caratteri sessuali secondari, cioè nelle armi per combattere coi maschi rivali, nelle loro appendici adornanti e nei loro colori. Nelle due classi, quando il maschio differisce dalla femmina i giovani dei due sessi quasi sempre si rassomigliano fra loro, ed in una grande maggioranza di casi rassomigliano alla femmina adulta. Nelle due classi il maschio assume i caratteri propri al suo sesso poco prima dell’età della riproduzione; se castrato non acquista mai quei caratteri o li perde in seguito. Nelle due classi il mutamento di colore è talvolta stagionale, e le tinte delle parti nude divengono talora più vivaci durante l’atto del corteggiamento. Nelle due classi il maschio è quasi sempre colorito più vivacemente e più fortemente che non la femmina, ed è adorno di creste più grandi, di peli o di penne, o altre appendici. In pochi casi eccezionali la femmina nelle due classi è più grandemente adorna che non il maschio. In molti mammiferi, ed almeno in un caso negli uccelli, il maschio manda maggior odore che non la femmina. Nelle due classi la voce del maschio è più potente che non quella della femmina. Considerando questo parallelismo non vi può essere guari dubbio e la stessa causa, qualunque essa possa essere, ha operato sopra i mammiferi e sopra gli uccelli; ed il risultato per quello che riguarda i caratteri ornamentali può essere attribuito con certezza, per quanto a me pare, alla lunga e continua preferenza degli individui di un sesso per certi individui del sesso opposto, combinata col loro successo nel lasciare un numero più grande di prole per ereditare le loro più grandi attrattive.

Eguale trasmissione dei caratteri adornanti ai due sessi. - In molti uccelli, gli ornamenti, che siccome l’analogia ci induce a credere furono primieramente acquistati dai maschi, sono stati trasmessi ugualmente o quasi ugualmente ai due sessi; e noi possiamo ora indagare fin dove questo modo di vedere possa essere esteso ai mammiferi. In un notevole numero di specie, particolarmente nei generi più piccoli, i due sessi sono stati coloriti indipendentemente dalla scelta sessuale, per scopo di protezione; ma non, per quanto posso giudicare, in un gran numero di casi, nè in un modo tanto spiccato come nella maggior parte delle classi più basse. Audubon osserva che egli spesso scambiò il Fiber zibethicus mentre stava sulle rive di un ruscello fangoso per un mucchio di terra, tanto compiuta era la rassomiglianza. La lepre per la sua forma è un esempio familiare di nascondimento pel colore; tuttavia questo principio in parte non regge per una specie intimamente affine, cioè il coniglio, perchè mentre questo animale corre alla sua tana diviene visibile al cacciatore e senza dubbio a tutti gli animali da preda, per la sua coda bianca rivolta all’insù. Nessuno ha mai messo in dubbio che i quadrupedi che abitano le regioni coperte di neve siano divenuti bianchi per essere protetti contro i loro nemici, o per favorire il loro avvicinarsi alla preda. Nelle regioni ove la neve non ricopre a lungo il terreno una pelliccia bianca sarebbe dannosa; in conseguenza le specie così colorite sono sommamente rare nelle parti più calde del mondo. Merita d’esser notato che molti quadrupedi che abitano regioni moderatamente fredde, quantunque non assumono un abito invernale bianco, diventano più pallidi durante questa stagione; e questo è da quanto pare l’effetto diretto delle condizioni cui essi sono stati lungamente esposti. Pallas asserisce che in Siberia un mutamento di questa natura segue nel lupo, in due specie di mustele, nel cavallo domestico, nell’Equus hemionus, nella vacca domestica, in due specie di antilopi, nel mosco, nel roe, nell’alce e nella renna. Per esempio il roe ha un abito stivo rosso ed uno invernale grigio-bianco; e l’ultimo può forse servire come una protezione all’animale mentre va in giro nei boschetti senza foglie, spruzzati di neve e di ghiaccio. Se gli animali sopra menzionati andassero graduatamente estendendo la loro area di dimora in regioni perpetuamente coperte di neve, il loro pallido abito invernale diverrebbe, probabilmente mercè la scelta naturale, sempre man mano più bianco finchè diverrebbe bianco come la neve.

Quantunque dobbiamo ammettere che molti quadrupedi hanno ricevuto le loro tinte attuali per scopo di protezione, tuttavia in un grandissimo numero di specie i colori sono troppo vistosi e troppo singolarmente disposti per lasciarci supporre che servano per questo scopo. Possiamo prendere come esempio certe antilopi; quando vediamo che la macchia bianca quadrata della gola, le macchie bianche delle cosce e le macchie rotonde sulle orecchie, sono tutte più distinte nel maschio della Portax picta che non nella femmina; - quando vediamo che i colori sono più vivaci, che le strette linee che stanno sul fianco e la larga fascia bianca della spalla sono più distinte nel maschio dell’Oreas derbyanus che non nella femmina; - quando vediamo una simile differenza fra i sessi del Tragelaphus scriptus curiosamente adorno - possiamo conchiudere che questi colori e le varie macchie sono almeno divenuti più intensi per opera della scelta sessuale. Non si può comprendere che questi colori e queste macchie possano essere di un qualche utile diretto od ordinario a questi animali; e siccome è quasi certo che sono divenuti più intensi per opera della scelta sessuale, è probabile che essi siano stati in origine acquistati mercè questo stesso processo, e quindi parzialmente trasmessi alle femmine. Se questo modo di vedere fosse accettato, non vi può essere guari dubbio che i colori e le macchie particolarmente singolari di molte altre antilopi, sebbene comuni ai due sessi, siano stati acquistati e trasmessi in modo consimile. Per esempio i due sessi del Koodoo (Strepsiceros Kudu), hanno strisce bianche verticali posteriormente sui fianchi, ed una elegante macchia bianca angolare sulla fronte. I due sessi del genere Damalis sono coloriti in un modo molto originale; nel D. pygàrga il dorso ed il collo sono rosso porporino, sfumanti in nero sui fianchi, e si separano nettamente dall’umbellico bianco e da un grande spazio bianco sulle natiche; il capo è ancor più curiosamente colorito; una grande macchia bianca di forma oblunga con stretti orli neri, copre la faccia fino agli occhi; nella fronte vi sono tre strie bianche, e le orecchie sono pure segnate di bianco. I giovani di questa specie sono uniformemente coloriti di gialliccio-bruno pallido. Nella Damalis albifrons il coloramento del capo differisce da quello dell’ultima specie per un’unica striscia bianca che tien luogo delle tre fasce, e per le orecchie che sono quasi al tutto bianche. Dopo di aver studiato quanto meglio mi fu possibile le differenze sessuali degli animali che appartengono a tutte le classi, non posso evitare la conclusione che i colori tanto curiosamente disposti di molte antilopi, sebbene comuni ai due sessi, siano l’effetto della scelta sessuale primieramente applicata al maschio.

La medesima conclusione può forse essere estesa alla tigre, uno degli animali più belli del mondo, i sessi della quale non si possono distinguere pel colore neppure dai mercanti di fiere. Il signor Wallace crede che l’abito a strisce della tigre “si assimila talmente agli steli verticali del bambù, che le agevola grandemente il nascondersi quando si accosta alla preda”. Ma questo modo di vedere non mi soddisfa. Abbiamo una qualche lieve prova che la sua bellezza possa essere dovuta alla scelta sessuale, perchè in due specie di Felis le macchie ed i colori analoghi sono alquanto più vivaci nel maschio che non nella femmina. La zebra ha strisce di colori vivaci, e quelle fasce nelle aperte pianure dell’Africa meridionale non possono proteggerla per nulla. Burchell descrivendo un branco di esse, dice “le loro lucide costole brillavano al sole, e la vivacità e regolarità delle loro pelli a strisce presentavano un quadro di straordinaria bellezza, nella quale non sono probabilmente superate da nessun altro quadrupede. Qui non abbiamo prova di scelta sessuale, perchè in tutto il gruppo degli Equini i sessi sono identici nel colore. Nondimeno chi attribuisce le strisce verticali bianche o brune che stanno sui fianchi di varie antilopi alla scelta sessuale, estenderà probabilmente lo stesso modo di vedere alla Tigre reale ed alla bella Zebra.

In un precedente capitolo abbiamo veduto che quando giovani animali appartenenti ad una classe qualsiasi seguono quasi la stessa via dei loro genitori, e sono tuttavia coloriti in modo differente, si può da ciò dedurre che hanno conservato il coloramento di qualche antico ed estinto progenitore. Nella famiglia dei maiali, e nel genere Tapiro, i giovani sono segnati di strisce longitudinali e così differiscono da ogni specie adulta in questi due gruppi. In molte specie di cervo i giovani sono segnati di eleganti macchie bianche, di cui non si vede traccia nei loro genitori. Si può tener dietro ad una serie graduata del cervo Axis, di cui i due sessi in tutte le età e durante tutte le stagioni sono vagamente macchiettati (il maschio è alquanto più intensamente colorito che non la femmina) - alle specie in cui non sono macchiati nè gli adulti nè i giovani. Specificherò alcuni stadi di questa serie. Il cervo della Manciuria (Cervus Mantchuricus) è macchiato durante tutto l’anno, ma le macchie sono molto più sbiadite, come ho veduto nei Giardini zoologici, durante l’estate, quando il colore generale dell’abito è più chiaro, che non durante l’inverno, tempo in cui il colore generale è più cupo e le corna più pienamente sviluppate. Nel cervo porcino (Elaphus porcinus) le macchie sono estremamente cospicue durante l’estate quando l’abito è bruno-rossiccio, ma scompaiono al tutto durante l’inverno quando l’abito è bruno. In due di queste specie i giovani sono macchiati. Nel cervo di Virginia i giovani sono macchiati del pari, e circa il cinque per certo degli animali adulti del parco del Giudice Caton, come m’informò egli stesso, mostrano temporaneamente in quel periodo quando l’abito estivo fulvo viene sostituito dall’abito invernale turchiniccio una fila di macchie sopra ogni fianco, che hanno sempre lo stesso numero, sebbene variabilissime nella vistosità. Da questa condizione non vi è che un piccolissimo stadio alla assoluta mancanza di macchie in tutte le stagioni negli adulti, ed infine la loro mancanza in ogni età, come segue in certe specie. Dalla esistenza di questa perfetta serie, e più specialmente da ciò che i giovani di tante specie sono macchiati, noi possiamo conchiudere che i membri ora viventi della famiglia dei cervi sono i discendenti di qualche antica specie la quale, come il cervo Axis, era macchiata in tutte le età e in tutte le stagioni. Un progenitore ancor più antico rassomigliava probabilmente fino ad un certo punto all’Hyomoschus aquaticus - perchè questo animale è macchiato, ed i maschi senza corna hanno grandi denti canini sporgenti, di cui alcuni pochi veri cervi conservano ancora i rudimenti. Tuttavia presenta uno dei casi più interessanti di una forma che serve di anello di congiunzione a due gruppi, siccome sta in mezzo per certi caratteri osteologici fra i pachidermi ed i ruminanti. che erano anticamente creduti al tutto distinti.

Qui sorge una curiosa difficoltà. Se noi ammettiamo che le macchie e le strie colorate siano state acquistate per ornamento, come va che esistono tanti cervi, discendenti di un animale in origine macchiettato, e tutte le specie di maiali e di tapiri, discendenti di un animale in origine con strisce, che hanno perduto in stato adulto i loro primieri ornamenti? Non posso rispondere soddisfacentemente a questa questione. Possiamo essere quasi certi che le macchie e le strisce scomparvero nei progenitori delle nostre specie attuali allo stato adulto o vicino a quello, tanto che furono conservate dai giovani e, secondo la legge di eredità alle età corrispondenti, dai giovani di tutte le susseguenti generazioni. Può essere stato un gran vantaggio pel leone e pel puma che abitano comunemente località aperte aver perduto le loro strisce ed essere divenuti così meno vistosi alla loro preda; e se le successive variazioni, mercè le quali si otteneva questo intento, seguivano piuttosto tardi nella vita, i giovani avrebbero conservato le loro strisce, come sappiamo essere il caso. Rispetto al cervo, ai maiali ed ai tapiri, Federico Müller mi ha fatto notare che questi animali perdendo per opera della scelta sessuale le loro macchie e le loro strisce sarebbero divenuti meno appariscenti pei loro nemici; ed avrebbero avuto specialmente bisogno di questa protezione, perchè i carnivori crescevano in mole ed in numero durante i periodi terziari. Questa può essere la vera spiegazione, ma è piuttosto strano che i giovani non abbian goduto della stessa protezione, ed è ancora più strano che in alcune specie di adulti abbiano conservato le loro macchie, sia parzialmente o compiutamente durante una parte dell’anno. Quantunque non ci sia dato spiegare la causa, sappiamo che quando l’asino domestico varia e diviene rossiccio-bruno, grigio o nero, le strisce sulle spalle ed anche sulla spina spesso scompaiono. Pochissimi cavalli, tranne le specie di colori oscuri, presentano strisce sopra ogni parte del corpo; tuttavia abbiamo buona ragione per credere che il cavallo originario fosse striato sulle zampe e sulla spina, e probabilmente sulle spalle. Quindi la scomparsa delle macchie e delle strisce nel nostro cervo attuale adulto, nei maiali e nei tapiri, può essere dovuta ad un mutamento nel colore generale dei loro abiti; ma non è possibile decidere se questo mutamento venisse effettuato mercè la scelta sessuale o la naturale, o sia stato l’effetto dell’azione diretta delle condizioni della vita, o di qualche altra causa ignota. Una osservazione fatta dal signor Sclater dimostra bene la nostra ignoranza delle leggi che regolano la comparsa e la scomparsa delle strisce; le specie dell’Asino che abitano il continente asiatico mancano di strisce, non avendo neppure la striscia in croce sulle spalle, mentre quelle che abitano l’Africa hanno strisce vistose, tranne l’eccezione parziale dell’A. toeniopus che ha soltanto la striscia a croce sulle spalle e generalmente qualche fascia sbiadita sulle zampe; e questa specie abita la regione quasi intermedia del superiore Egitto e dell’Abissinia.

Quadrumani. - Prima di conchiudere sarà bene aggiungere alcune poche osservazioni a quelle già riferite intorno ai caratteri adornanti delle scimmie. Nella maggior parte delle specie i sessi si rassomigliano fra loro nel colore, ma in alcune, siccome abbiamo veduto, i maschi differiscono dalle femmine, specialmente nel colore delle parti nude della pelle, nello sviluppo della barba, delle fedine e della criniera. Molte specie sono colorite in modo così straordinario o bello, e sono fornite di creste di peli cosiffattamente curiose ed eleganti, che noi non possiamo a meno di credere che questi caratteri non siano stati acquistati per scopo di ornamento. Non si comprende quasi che queste creste di peli ed i colori fortemente spiccati della pelliccia e della pelle possano essere l’effetto della semplice variabilità senza l’aiuto della scelta; e non si può comprendere che possano essere di un qualche uso ordinario per questi animali. Se ciò è, essi sono stati probabilmente acquistati per opera della scelta sessuale, sebbene fossero trasmessi ugualmente, o quasi ugualmente, ai due sessi. In molti quadrumani abbiamo altre prove addizionali dell’azione della, scelta sessuale nella mole maggiore e nella forza più grande dei maschi, e nel maggiore sviluppo dei loro denti canini in paragone di quelli delle femmine.

Rispetto allo strano modo in cui i due sessi di molte specie sono coloriti, ed alla bellezza di altre, basterà citare alcuni pochi esempi. La faccia del Cercopithecus petaurista è nera, le fedine e la barba sono bianche, con una macchia definita rotonda, bianca, sul naso, coperta di breve pelo bianco che dà all’animale un aspetto piuttosto ridicolo. Parimente il Semnopithecus frontatus ha una faccia nericcia con una lunga barba nera, ed una grande macchia nuda sulla fronte di un colore bianco-azzurrognolo. La faccia del Macacus lasiotus è di un color carne sucido, con una macchia definita rossa sopra ogni guancia. L’aspetto del Cercocebus aethiops è grottesco, colla faccia nera, le fedine ed un collare bianchi, il capo castagno, ed una grande macchia nuda bianca sopra le palpebre. In moltissime specie la barba, le fedine e le creste pelose intorno alla faccia sono di un color differente da quello del resto del capo, e quando sono differenti sono sempre di una tinta più chiara, essendo di frequente bianco puro, talora giallo brillante, o rossiccio. Tutta la faccia del Brachyurus calvus dell’America meridionale ha una “tinta brillante scarlatta”, ma questo colore non appare finchè l’animale non è quasi adulto. La pelle nuda della faccia differisce in modo meraviglioso nel colore delle varie specie. Sovente è bruna o color di carne, con parti perfettamente bianche, e spesso nera come quella del nero più fuligginoso. Nel Brachyurus la tinta scarlatta è più brillante che non quella delle signore circasse più rosee. Talvolta ha una tinta più distintamente aranciata che non qualsiasi Mongolo, ed in parecchie specie è azzurra, volgente al violetto ed al grigio. In tutte le specie conosciute dal signor Bartlett, in cui gli adulti dei due sessi hanno facce vivacemente colorite, i colori nella prima giovinezza sono sbiaditi o mancanti. Questa regola prevale parimente nel Mandrillo e nel Rhesus, nei quali la faccia e le parti posteriori del corpo sono brillantemente colorite in un sesso solo. In questi ultimi casi abbiamo ogni ragione per credere che i colori furono acquistati mercè la scelta sessuale; e siamo naturalmente indotti ad estendere lo stesso modo di vedere alle precedenti specie, sebbene i due sessi quando sono adulti abbiano la faccia colorita nello stesso modo.

Quantunque, secondo il nostro gusto, molte sorta di scimmie siano ben lungi dall’essere belle, altre specie sono universalmente ammirate pel loro aspetto elegante e pei loro brillanti colori. Il Semnopithecus nemaeus, sebbene colorito particolarmente, è descritto come sommamente grazioso; la faccia tinta di arancio è circondata da lunghe fedine di bianchezza abbagliante, con una striscia color rosso-castagno sopra le sopracciglia; la pelliccia sul dorso è grigio delicato con una macchia quadra sui lombi, la coda e le braccia anteriori bianco-candido; una gorgiera color castagno sovrasta il petto; le cosce posteriori sono nere colle zampe color castagno. Non farò più menzione che di due altre scimmie per la loro bellezza; ed ho scelto queste perchè presentano lievi differenze sessuali nel colore, che rendono fino a un certo punto probabile che i due sessi debbano il loro aspetto elegante alla scelta sessuale. Nella scimmia dai baffi (Cercopithecus cephus) il colore generale della pelliccia è verdiccio macchiettato colla gola bianca; nel maschio l’apice della coda è castagno; ma la faccia è la parte più ornata, essendo la pelle principalmente turchino-grigia, sfumante in una tinta nericcia sotto gli occhi col labbro superiore di un azzurro delicato rivestito sull’orlo inferiore di un baffo sottile nero; le fedine sono color arancio, colla parte superiore nera che forma una fascia che si estende all’indietro fino alle orecchie, che sono ricoperte di peli bianchicci. Nel giardino della Società Zoologica io ho spesso udito i visitatori ammirare la bellezza di un’altra scimmia, meritamente chiamata Cercopithecus Diana; il colore generale della pelliccia è grigio; bianco il petto e la superficie interna delle zampe anteriori; un grande spazio triangolare definito sulla parte posteriore del dorso è color castagno vivace; nel maschio i lati interni delle cosce e dell’addome sono color fulvo delicato, e l’apice del capo è nero; la faccia e le orecchie sono intensamente nere; vagamente in contrasto con una lunga barba bianca a punta, di cui la parte basale è nera.

In queste ed in molte altre scimmie la bellezza e la singolare disposizione dei colori, ed ancor più il modo diverso ed elegante con cui sono disposti i ciuffi e le creste di pelo del loro capo, mi imprimono nella mente la convinzione che questi caratteri siano stati acquistati mercè la scelta sessuale esclusivamente per servir di ornamento.

Sommario. - La legge di battaglia pel possesso della femmina sembra prevalere in tutta la grande classe dei mammiferi. La maggior parte dei naturalisti ammetterà che la mole più grande, la forza, il coraggio e l’indole battagliera del maschio, le sue armi speciali offensive, come pure i suoi mezzi speciali di difesa, sono stati tutti acquistati o modificati per opera di quella forma di scelta che ho chiamato scelta sessuale. Questo non dipende da nessuna superiorità nella lotta generale per la vita, ma da ciò che certi individui di un sesso, generalmente del sesso maschile, sono stati vittoriosi di altri maschi, e da ciò che hanno lasciato un maggior numero di figli per ereditare la loro superiorità, che non i maschi meno vincitori.

Vi ha un’altra sorta di lotta più pacifica, nella quale i maschi cercano di eccitare o di allettare le femmine mercè varie attrattive. Questa può aver luogo mercè i forti odori emessi dai maschi durante la stagione delle nozze; perchè le ghiandole odorifere sono state acquistate mercè la scelta sessuale. È dubbio che si possa estendere lo stesso modo di vedere alla voce, perchè gli organi vocali dei maschi possono essere stati rinforzati dall’esercizio durante lo stato adulto, pei forti eccitamenti dell’amore, della gelosia, o della collera, e possono essere stati trasmessi allo stesso sesso. Varie creste, ciuffi, e mantelli di pelo, che sono o limitati al maschio, o sono stati più sviluppati in questo sesso che non nelle femmine, sembrano nella maggior parte dei casi essere puramente adornanti, sebbene talora servano di difesa contro i maschi rivali. Vi è anche ragione per supporre che le corna ramose dei cervi, e le corna eleganti di certe antilopi, sebbene servano propriamente come armi offensive e difensive, siano state in parte modificate per scopo di ornamento.

Quando il maschio differisce dalla femmina nel colore, presenta generalmente tinte più scure e più fortemente contrastate. In questa classe non s’incontrano gli splendidi colori rosso, azzurro, giallo e verde, tanto comuni nei maschi degli uccelli e di molti altri animali. Tuttavia le parti nude di certi quadrumani vogliono essere eccettuate, perchè queste parti, collocate spesso in luoghi singolari, sono in certe specie colorite nel modo più brillante. I colori del maschio possono in altri casi esser dovuti alla semplice variazione, senza l’aiuto della scelta. Ma quando i colori sono svariati e fortemente pronunziati, quando non si sviluppano fino quasi allo stato adulto, e quando si perdono in seguito alla castrazione, non possiamo a meno di conchiudere che sono stati acquistati per opera della scelta sessuale per scopo di ornamento, e sono stati trasmessi esclusivamente o quasi esclusivamente allo stesso sesso. Quando i due sessi sono coloriti nello stesso modo, ed i colori sono vistosi, o curiosamente disposti, senza avere apparentemente nessuna utilità come protezione, e specialmente quando sono associati con varie altre appendici adornanti, siamo dalla analogia condotti alla stessa conclusione, cioè, che essi sono stati acquistati per opera della scelta sessuale, quantunque siano stati trasmessi ai due sessi. Se torniamo a ripassare i vari casi riferiti in questo e nell’ultimo capitolo, troveremo che i colori vistosi e svariati, siano essi limitati ai maschi o comuni ai due sessi, sono in regola generale associati agli stessi gruppi e sotto gruppi con altri caratteri sessuali secondari, che servono per la battaglia o per ornamento.

La legge di eguale trasmissione dei caratteri ai due sessi, per ciò che riguarda i colori od altri ornamenti, ha prevalso in modo molto più esteso nei mammiferi che non negli uccelli; ma rispetto alle armi, come corna e zanne, queste sono state spesso trasmesse sia esclusivamente, o in un grado molto più alto, ai maschi che non alle femmine. Questa è una circostanza sorprendente, perchè siccome i maschi generalmente adoperano le loro armi come difesa contro ogni sorta di nemici, queste armi sarebbero state utili alla femmina. La loro mancanza in questo caso può essere spiegata, almeno per quanto possiamo vedere, soltanto dalla forma di eredità che ha prevalso. Finalmente nei quadrupedi la lotta fra individui del medesimo sesso, pacifica o sanguinosa, è stata limitata, tranne rarissime eccezioni, ai maschi; cosicchè questi sono stati modificati mercè la scelta sessuale, sia per combattere fra loro o per allettare l’altro sesso, molto più generalmente che non nelle femmine.

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