LUCA DELLA ROBBIA

  SCIENZA, TECNICA E BIOGRAFIA CRONOLOGICA

 

La terracotta e la maiolica ai tempi dei Della Robbia
copy.jpg (466 byte)Francomputer (49 pagine)                          Biografia cronologica                         
( Autore: PAOLO PICCARDI ) (*)

 


Introduzione tecnica

(*) Ringraziamo Paolo Piccardi -
Un esperto in campo mondiale
oltre che essere uno dei rari produttori
al mondo di colori e materiali ceramici)

In tutta la Toscana, i centri primitivi di produzione ceramica ripercorrono gli insediamenti etruschi, anche se non possiamo individuare una continuità fra i manufatti etruschi e le maioliche rinascimentali. Per certo, non vi è mai stata interruzione nella produzione ceramica, ma, agli occhi dei più, solo l'avvento di Luca della Robbia portò alla nascita della maiolica smaltata.

In realtà, anche se non sappiamo molto dei primi 30 anni di vita di Luca, dalle note cronologiche che seguono si comprende come Luca abbia sviluppato la sua innegabile capacità di modellatura utilizzando la ceramica, anzichè il marmo, la pietra o il bronzo, per convenienza economica, per rapidità di esecuzione, per produrre cioè "industrialmente" quanto la committenza richiedeva.

Infatti, la terra veniva modellata sempre, sia per la realizzazione di modelli da presentare al committente per ottenere il benestare alla prosecuzione dell'opera, sia per la preparazione delle basi operative, per la successiva trasposizione in marmo, in pietra in legno ecc. da parte della bottega.

Prima di giungere alla consapevolezza dei vantaggi pratici offerti dalla ceramica, si hanno esempi di arricchimenti di opere marmoree con intarsi di mosaico, di terracotta o di ceramica, sempre per venire incontro alle richieste della committenza, la quale iniziò a preferire la ceramica smaltata per la sua luminosità, adatta alle chiese immerse nell'oscurità, la leggerezza, per poter essere collocata su basi non robuste, la sua indubbia economicità.

I primi esempi di arricchimento architettonico con terracotta o ceramica si hanno nel pisano, dove si soleva murare sulle facciate delle chiese i grandi piatti decorati arabi o di Maiorca (a quei tempi detta Maiolica, vedi Dante, da cui prese il nome la ceramica di biscotto rosso, detto "bistugio" smaltato), e a Venezia, dove le terrecotte venivano invetriate con una cristallina messa a punto dai maestri del vetro e del mosaico.

Precursore di Luca fu certamente un gigante del suo tempo, Filippo Brunelleschi, genio versatile in architettura, scultura, progettazione di nuove macchine e attrezzature, addirittura detentore del primo brevetto al mondo, della durata di 3 anni, ottenuto per il suo "Burlando", macchina per il trasporto fluviale e il sollevamento di grandi pesi. Brunelleschi, Donatello e Luca della Robbia formavano un trio di scapoloni entusiasti delle innovazioni, dimostrate da Brunelleschi dalle soluzioni geniali in architettura, da Donatello nel verismo plastico e da Luca nella novità della ceramica elevata al rango di materia nobile, addirittura additata da Leonardo da Vinci come esempio di superiorità della pittura sulla scultura, nella nota diatriba che occupò gran parte delle giornate degli artisti rinascimentali.

La celebrità di Luca della Robbia è dovuta alla qualità dei suoi smalti. Ancora nel 1550 Giorgio Vasari, che pure aveva analizzato le tecniche proprie delle varie discipline artistiche, sia pur lontane dal suo personale ambito di specializzazione, deve ammettere di non essere riuscito a scoprire i segreti degli smalti e dei colori delle arti applicate alla tecnologia del fuoco, nei vari capitoli dedicati all'arte del vetro, del mosaico e della ceramica. Giunto al capitolo dedicato a Luca della Robbia, Giorgio Vasari contribuirà ad alimentare la leggenda della misteriosa scoperta della formula dello smalto bianco e degli smalti colorati scrivendo di lui "..avendo una meravigliosa pratica nella terra, la quale diligentissimamente lavorava, trovò il modo di invetriare essa terra co'l fuoco, in una maniera che e' non la potesse offendere né acqua né vento. E riuscitoli tale invenzione, lasciò dopo sé eredi i figliuoli di tal secreto". Sembrerebbe che Giorgio Vasari non sia mai stato ammesso in una delle tante fabbriche di ceramica che esistevano in Firenze e nel contado, tanto è vago nel parlarne, mentre, al contrario, entra nei dettagli delle tecniche proprie delle altre espressioni artistiche.

E' molto più probabile che non ci fossero segreti veri e propri e che la produzione di ceramica fosse un fatto molto più "collettivo" di quanto non si voglia far apparire e che, addirittura, vi fossero specializzazioni nella ripartizione delle varie fasi di produzione, non tutte necessariamente eseguite nella stessa bottega. Negli archivi del Comune di Montelupo dell'epoca, sono state rintracciate 33 registrazioni che riportano richieste di pagamento per forniture di colori, offrendoci la testimonianza che anche questi prodotti erano oggetto di interscambio fra ceramisti. Ancor più illuminanti sono le sei controversie relative a forniture o prestiti di "marzacotto", semilavorato che analizzeremo in seguito, ma che in questo momento ci è sufficiente definire prodotto fondamentale per la preparazione dello smalto, ossia del rivestimento vetroso che caratterizzava l'oggetto finito, ossia, in altre parole, una delle sostanze la cui preparazione doveva essere coperta dal segreto.

Dobbiamo tuttavia ammettere che la leggenda dei "segreti" dei ceramisti è stata ben alimentata e conservata, addirittura fino ai giorni nostri, dove non troveremo artigiano che non creda di possedere chissà mai quale formula esclusiva, benchè di altro non si tratti che di una forma di personalizzazione degli oggetti. Infatti, il segreto di Luca della Robbia non risiedeva nella scoperta dello smalto bianco stannifero, ma dell'incredibile livello di bellezza, lucentezza, corposità del suo smalto, che non aveva pari all' epoca, particolarmente apprezzabile se si considera che lo smalto di Luca della Robbia non era destinato alle superfici liscie dei vasi o delle stoviglie, ma doveva ricoprire uniformemente biscotti a rilievo. Doveva essere quindi notevolmente più corposo ed opacizzato, per non lasciar trasparire il biscotto sottostante, neppure in corrispondenza degli spigoli acuti delle parti più a rilievo, che, a causa della loro conformazione, non riuscivano a trattenere un sufficiente quantitativo di smalto. Alla temperatura massima di cottura, in effetti, lo smalto passa allo stato liquido, con tendenza a scivolare lungo le pareti del biscotto, lasciandone scoperti i bordi. Era questo uno dei problemi di più difficile soluzione che i ceramisti dovevano affrontare. Il Piccolpasso scriveva di aver raccolto un segreto, noto a pochi, che consisteva nello spalmare "orpimento" sui bordi del biscotto. Trattandosi di un opacizzante a base di arsenico, dopo la cottura avrebbe mascherato la colorazione del biscotto. Addirittura, in un manoscritto conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze, si legge: "... siccome Luca della Robbia trovata aveva quella forte e buona vernice, o invetriatura che vogliamo dire, ed era il della Robbia l'unico ad averla, a lui ricorrevano gli altri modellatori a terra perchè gliela condizionasse con detta invetriatura e vernice".

Una pubblicazione del 1548 ci aiuta a scoprire quale fosse il livello delle conoscenze tecnologiche raggiunto dai ceramisti dell'epoca e a giudicare se la vastità di tali conoscenze potesse essere conciliabile con la presupposta "segretezza", che resta, tuttavia, contrassegno incancellabile della ceramica. La pubblicazione in questione è data da "I tre libri dell'arte del vasaio" del cavalier Cipriano Piccolpasso, il quale sottotitola "nei quali si tratta non solo la pratica, ma brevemente tutti i segreti di essa cosa che persino al dì d'oggi è stata sempre tenuta ascosta".

Nel prologo ai lettori il Piccolpasso precisa di non avere grande pratica della ceramica. Forse questo è il motivo per il quale non si sentì legato al patto di segretezza, che riconosce esistere, rivolgendosi così a coloro che lo rimproveravano per la non richiesta divulgazione: "Se costoro mi trovano autore che facci li segreti di dett'arte, eccetto certe regolette che tengono coloro che segretamente la maneggiano (tra' quali molti sono che per fin'all'ultimo della lor vita li tengono celati ai propri figliuoli, e, conoscendosi vicini al morire, tra le altre facultà che lassano, chiamato a sé il maggiore e più avveduto figliuolo che abbiano, a quello pubblica questo segreto); se essi me la trovano detta d'altrui, io me gli rendo vinto".

Dopo la foggiatura dell'impasto argilloso, la sua essiccazione e la cottura a biscotto, occorreva procedere alla smaltatura.

Gli smalti sono vetri, aventi la caratteristica di fondere alla temperatura di circa 900� (i vetri comuni fondono a temperature notevolmente più basse) e di possedere un coefficiente di dilatazione termico compatibile con quello del biscotto, ossia la capacità di espandersi e di contrarsi per effetto delle variazioni di calore con lo stesso ritmo e nella stessa misura del biscotto.

La materia prima di base è la sabbia (silice), che non deve presentare importanti inquinamenti di ferro o titanio, altrimenti si svilupperebbe una colorazione giallastra.

Ma poiché la silice fonde a una temperatura notevolmente più elevata dei 900�C desiderati, è necessaria l'aggiunta di fondenti, ossia di sostanze capaci di aumentare la fusibilità e la "scorrevolezza" degli smalti, ossia gli alcali, sodio e potassio, e il piombo.

Gli alcali venivano ricavati dalle ceneri delle fecce di vino, dette anche grume o gromme, ma non venivano aggiunte tal quali agli smalti, bensì venivano legate alla silice mediante miscelazione e successiva cottura in vasi di argilla, cotta o cruda. La cottura di questa miscela di sabbia e ceneri non veniva eseguita in forni particolari, ma avveniva contemporaneamente agli oggetti ceramici. Il composto finito veniva detto "marzacotto", dall'arabo MASHAQUNYA. L'origine araba del termine che identificava la base degli smalti ci fa ben comprendere da dove provenissero le conoscenze tecniche. Il Piccolpasso menziona molto spesso il marzacotto ed indica alcune varianti della formulazione di base, ma non ci spiega mai le motivazioni dell'aggiunta delle ceneri di fecce di vino unite alla silice e di averne compresa la funzione. Anche questo particolare ci aiuta a capire come la tecnica di preparazione della base di tutti gli smalti dell'epoca fosse pervenuta per derivazione e non per ricerca autonoma.

Altro importante fondente è il piombo, che, fuso con la silice, si combina formando silicato di piombo, ossia un vetro a basso punto di fusibilità, caratterizzato da un estremo grado di brillantezza. Il piombo calcinato veniva detto "cofollo" (ALCOHOL degli alfareros moreschi, ALQUIFOUX dei vecchi figuli francesi). Il Piccolpasso riporta numerose variazioni sullo stesso tema, che resta sempre, fondamentalmente, formato da tre parti di piombo e una parte di sabbia. Precisa anche che il miglior piombo è quello di Fiandra e la miglior silice la sabbia di San Giovanni Valdarno.

Questa miscela di piombo e silice è perfettamente trasparente ed è un'ottima "vetrina", detta anche "vitrum romanum", molto brillante, che, già da sola, è in grado di impermeabilizzare il biscotto. Essendo trasparente, mette in risalto eventuali decorazioni applicate a pennello direttamente sul biscotto prima della invetriatura; contemporaneamente esalta anche il colore del biscotto, generalmente rosso. Ma quand'anche il biscotto fosse stato bianco, all' epoca si trattava sempre di un bianco sporco, grigiastro o giallastro oppure puntinato di impurezze. Per ottenere il risultato ideale, consistente in una invetriatura bianca, si poteva sovrapporre al biscotto un sottile strato di terre molto bianche (si consigliavano quelle del Vicentino), le quali, non essendo fusibili, rimanevano grezze e porose necessitando, quindi, di una invetriatura trasparente brillante. La terra bianca usata per coprire il colore del biscotto è detta engobbio, che abbiamo già incontrato parlando della tecnica dello "sgraffito".

Lo smalto bianco, meglio della vetrina trasparente, copriva il biscotto con una pellicola bianca e brillante. Cipriano Piccolpasso attribuisce ad un non meglio precisato "Alfonso Ill.mo di Ferrara" la scoperta dello smalto bianco, definendolo "bianco allattato, malamente oggi detto faentino".

In effetti, lo smalto bianco non esiste; si tratta solo di disperdere in un qualsiasi smalto trasparente una sostanza caratterizzata da un elevato indice di rifrazione, talché l'occhio umano percepisca il bianco come sommatoria della luce rifratta. L'ossido di stagno possiede tale caratteristica e gli smalti bianchi del Rinascimento possono essere tutti considerati stanniferi. Anche l'arsenico presenta un elevato indice di rifrazione ed un suo sale, denominato "orpimento", veniva utilizzato nelle ricerche alchemiche dell'epoca. Fu certamente impiegato anche in ceramica, come risulta da una memoria della fine del '300, per ottenere lo smalto bianco alla maniera veneziana, che differiva totalmente dal sistema sopra descritto. Infatti, anzichè legare stechiometricamente la silice, gli alcali e il piombo, tramite il processo di cottura detto "frittaggio", nel manoscritto si istruisce a smaltare le stoviglie di maiolica ricoprendo il biscotto con il cofollo (piombo calcinato) e sovrapponendovi l'orpimento. Eventuali aggiunte di oro o di argento avrebbero conferito i riflessi metallici tipici della finitura "a lustro". Quindi stoviglie a base di piombo e di arsenico, con buona pace della salute dei commensali. Non meraviglia l'abbandono di questa tecnica, anche se dobbiamo commentare che l'arsenico, in funzione di opacizzante delle fritte, è stato correntemente adoperato fino alla scoperta di un innocuo ed economico sostituto, il silicato di zirconio, agli inizi del '900.

Il primo uso di smalto bianco allo stagno appare in resti del 1100 a. C., trovati fra le rovine di Khorsabad, Nimrud, Susa e Babilonia. Il prodotto fu perfezionato nel IX secolo d. C. dai ceramisti di Damasco e di Bagdad.

L'ossido di stagno veniva prodotto per "calcinazione" del metallo, intendendosi per calcinazione la cottura in presenza di ossigeno. In pratica, si cuoceva lo stagno metallico in particolari forni e lo si rimestava con un lungo ferro, allontanando dalla superficie del metallo fuso l' ossido che veniva formandosi a contatto con l' atmosfera.

Lo stagno non veniva calcinato da solo, ma congiuntamente al piombo, in proporzioni variabili a seconda della qualità dei metalli. Generalmente venivano unite da 4 a 7 parti di piombo per ogni parte di stagno. Il composto così ottenuto veniva denominato "stagno accordato". Piccolpasso precisa, con bella sintesi, che "il piombo fa lustro, lo stagno fa bianco". Questa miscela era già menzionata in quella sorta di centone alchimistico divulgato nel 1330 col nome di MARGARITA PRAECIOSA dal medico ferrarese Pietro Buono stipendiato a Capo d' Istria, che vi accenna già come ad una pratica comune.

Lo smalto bianco era composto quindi da una miscela di "stagno accordato" e "marzacotto". Talvolta si aumentava il tenore di alcali con l'aggiunta di sale (cloruro di sodio). Le proporzioni dei singoli componenti potevano variare notevolmente col variare degli oggetti da smaltare, creando smalti, che potevano essere di peggior qualità per "scodelle da contadini che non si dipingono" oppure di maggior bianchezza per articoli più nobili.

Lo smalto di Luca della Robbia e' più bianco, corposo e coprente, rispetto a quello dei produttori di stoviglie, perchè il prezzo di vendita dell'opera in maiolica consentiva l'introduzione di dosi rilevanti di ossido di stagno, apportatore di tutti i benefici suddetti.

Questo viene confermato da due fatti: in primo luogo, la bellissima maiolica di Cafaggiolo, patrocinata dai Medici, presenta smalti e colori eccezionali, incomparabili con la produzione contemporanea di altre botteghe, a dimostrazione che quando non si bada a spese la qualità migliora. In secondo luogo, la sensibile diversità, in bianchezza, coprenza e brillantezza, fra gli smalti utilizzati a Montelupo prima, durante e dopo l'assedio francese di Carlo V, che portò miseria e impossibilità di rifornimenti.

Un mistero resta comunque: pur ammettendo che lo smalto dei della Robbia, benchè più ricco, fosse sostanzialmente noto, chi ci potrà svelare il vero segreto: quello dell'applicazione?

All'epoca si potevano adottare solo due tecniche: l'immersione o la pennellatura. Escludendo l'immersione, per ovvi motivi, quali le dimensioni dei pezzi, i bassorilievi parzialmente smaltati di bianco, mentre altre parti sono coperte da smalti di altri colori, resta solo l'applicazione a pennello. A quei tempi la produzione dei pennelli era oggetto di culto: peli di collo di capra, crine d'asino, baffi di lepre ed un numero infinito di altri peli, a seconda delle preferenze del ceramista, venivano legati con un filo incerato sulla sommmità di un'asticella di legno.

Essendo lo smalto una sospensione acquosa di vetro polverizzato, quindi privo di sostanze plastiche, basta appoggiare il pennello intriso di smalto sulla superficie porosa del biscotto, per vedersi assorbire in un solo istante tutto lo smalto in un punto solo, con la contemporanea perdita dell'acqua, senza possibilità di far scorrere il pennello sulla superficie da smaltare.

Si può appoggiare il pennello progressivamente su tutta la superficie da smaltare, immergendolo nello smalto fra un'applicazione ed un'altra. ma in questo caso la superficie risulterebbe irregolare. Si può pensare che la cottura provveda a stendere uniformemente lo smalto, spianandolo sulla superficie del biscotto. Ma il tentativo di spianare lo smalto con il fuoco ne comporta anche lo scivolamento lungo le superfici verticali, mentre i bassorilievi dei della Robbia, specialmente quelli che hanno subito il distacco parziale dello smalto, denotano una incredibile uniformità di spessore, sia negli incavi che nelle parti in rilievo.

Provare per credere, ma non con gli smalti reperibili oggi, opacizzati allo zirconio, duri e viscosi, bensì con una miscela ricca di piombo e stagno, componenti estremamente fusibili, e senza pirometri o altri strumenti per il controllo della temperatura, che veniva effettuata a vista, attraverso apposite feritoie denominate "vedette", giudicando il raggiungimento della temperatura desiderata solo con l'osservazione del colore del biscotto.

Si può ipotizzare l'impiego di un veicolo addensante e tissotropico. Ma quale poteva essere a quei tempi, considerando anche che doveva essere idrocompatibile? Se questa è la reale soluzione del problema, trattandosi di un prodotto organico, quindi destinato a scomparire in cottura, non lo sapremo mai. Resta solo l'ammirazione, a prescindere da ogni considerazione formale e artistica, per i risultati ottenuti dai della Robbia, primi veri nobilitatori dell'arte ceramica.

I DELLA ROBBIA, LA MAIOLICA E LA TERRACOTTA

La "robbia" è una pianta comune nelle zone incolte della Toscana.

Dalle sue radici, per macerazione in acido solforico, si ricava un colore rosso (ruber), da sempre impiegato nella colorazione di tessuti e di pellami, nonchè per la produzione di lacca per i pittori.

La famiglia della Robbia deve probabilmente il suo nome alla produzione o al commercio di questi colori. Si sa di estese piantagioni possedute dai della Robbia in Toscana, ma molta robbia veniva importata dalla Romagna, dalle Fiandre e soprattutto dal Levante. Una balla costava 10 fiorini.

I della Robbia risultano presenti a Firenze fino dal Duecento.

1320 � Michele di Vanni e Lapo di Michele, fratello e zio di Marco di Vanni, nonno di Luca, risultano immatricolati all'arte dei Medici e Speziali.

1343 � Nasce a Firenze Simone di Marco di Vanni della Robbia, padre di Luca. Non si hanno molte notizie su di lui.

1385 � Nasce Marco di Simone della Robbia, fratello di Luca. Continua il commercio di lana e di tintura.

1390 � nasce a Firenze Nanni di Banco, scultore classicheggiante, di carattere tranquillo e faceto, maestro di Luca della Robbia.

1394 � nasce Giovanni di Simone della Robbia, fratello di Luca. Sarà notaio e Cancelliere della Repubblica.

1400 � Luca della Robbia nasce a Firenze
da Simone di Marco di Vanni, in una casa di via dell'Oriolo, affacciata su via S.Egidio, confinante con S.Maria Nuova. La casa doveva essere piccola, dovendo ospitare anche le famiglie dei due zii di Luca, Filippo e Jacopo. Simone, padre di Luca, la affitta e prende a pigione un edificio più comodo, sempre nella stessa zona.

1410 � Rinascita e valorizzazione della terracotta: Donatello esegue un gigantesco Giosuè in terracotta.

LA TERRACOTTA INVETRIATA

Al contrario della scultura, che è arte del levare (Michelangelo), la plastica è arte del mettere.

Scomparsa nel medioevo, la scultura in terracotta era praticata dai romani (Plinio nella sua Naturalis Historia XXXV, 151 scrive: "Di nient'altro servendosi che della terra stessa, Butades vasaio di Sicione per primo fece ritratti di argilla, da quando sua figlia, innamorata di un giovane in procinto di partire, ne disegnò il profilo sulla parete, seguendo il contorno dell'ombra proiettata dalla lucerna. Su queste linee, il padre impresse l'argilla e la modellò, cuocendola poi nel forno come gli altri oggetti di terracotta". Anche la riscoperta della terracotta rientra nella "inascita" del mondo antico, tipica del primo '400. La "Storia Naturale" di Plinio era molto diffusa (anche Ghiberti ne aveva una copia) e conteneva molti suggerimenti su come valorizzare l'arte ceramica. Brunelleschi fu il più fervido e ardente riscopritore di arte antica con molti studi sui reperti archeologici.

Il primo passo per la rinascita e la valorizzazione della scultura in terracotta fu, verso la fine del 1410, la collocazione di una statua di mt. 5,5, oggi perduta, raffigurante il profeta Giosuè, su uno dei contgrafforti (sprone) della tribuna del Duomo verso via dei Servi.

Le statue di marmo già realizzate da Donatello e da Nanni di Banco apparivano di grandezza inadeguata. Dovendo collocare una statua i grandi dimensioni, gli Operai del Duomo decisero per la terracotta, preoccupati per le spese e i disagi che avrebbe comportato il trasporto di un blocco di marmo di così grandi dimensioni. D'altra parte, già Jacopo della Quercia aveva dovuto rinunciare a collocare una grande statua di marmo all'esterno del Duomo di Lucca.

Donatello, per 128 fiorini, in un anno fece il modello e in 4 mesi lo realizzò.

La statua di terracotta era verniciata di biacca, a imitazione del marmo, ma, essendo esposta a tramontana, la vernice non poteva sopportare le ingiurie del tempo.

Donatello apprezzò la versatilità e la rapidità di esecuzione della terracotta, tanto da chiedere al proprio medico Giovanni Chellini di ricordarlo come "Singulare et precipuo maestro di fare figure di bronzo e di legno e di terra e poi cuocerle", dimenticando il marmo.

Altre opere in ceramica di Donatello si trovano al Bargello, al Museo Bandini, al Museo dell'Opera del Duomo. Donatello fece in terracotta invetriata anche il frontone di un cassone, ora a Londra al Victoria and Albert Museum. Si dedicarono alla ceramica anche Andrea Sansovino, Giovan Francesco Rustici, Baccio da Montelupo. Le formelle ottagonali della Genesi evidenziano una cristallina pigmentata, usata a Venezia per i rivestimenti archirtettonici e impiegata da Donatello come base per la pittura. è il più antico esempio di scultura invetriata fiorentina.

1412 � Nasce a Borgo a Buggiano (Pescia) Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano. Fu adottato, a 5 anni, dal Brunelleschi. Lavorò anche a fianco di Donatello, Michelozzo e Luca della Robbia, con cui ebbe familiarità, favori reciproci e collaborazione.
� La statua di Giosuè in terracotta di Donatello sullo sprone del Duomo verso via dei Servi viene rivestita di gesso, ma neppure questo espediente riesce a salvarla dalle intemperie.

1414 - Viene commissionato a Nanni di Banco, capomastro dell'Opera del Duomo, il rilievo con l'Assunta per la porta della Mandorla, adesso nel Museo dell' Opera del Duomo. Vi lavorarono anche Jacopo della Querce e Luca della Robbia. L' Assunta si presenta molto ben modellata, con un S.Tommaso che prende la cintola e, dall'altra parte, un orso che sale su di un pero.

1415 � Niccolò Lamberti e Bernardo Ciuffagni lasciano l'opera del Duomo per andare, con altri giovani artisti, a Venezia per lavorare a S.Marco. Probabilmente con loro era anche Luca della Robbia, che entrò in contatto con i vetrai, i mosaicisti e con i produttori delle terrecotte che ornavano i palazzi veneziani.

Donatello realizza in terracotta invetriata un bassorilievo ottagonale con la Creazione di Eva.E' il primo tentativo di smaltatura di una scultura. La smaltatura, che nella produzione ceramica corrente aveva una pura funzione protettiva e di impermeabilizzazione, qui assume un carattere decorativo. Probabilmente la formella erra destinata a decorare un cassone, come quelle conservate al Victoria and Albert Museum di Londra e raffiguranti Il rimprovero, La cacciata e Il lavoro dei progenitori, sempre di Donatello.

1420 � Il 16.4.viene affidata la costruzione della cupola a Brunelleschi e a Ghiberti, con parità di stipendio. Lo cosa dispiacque a Brunelleschi. Lo consolarono Donatello e Luca della Robbia. Tutti e tre, insieme a Lorenzo di Bartolo, frequentavano la casa dell'umanista Niccolò Niccoli (1364-1437), che aveva una collezine di reperti archeologici e una ricca biblioteca, addirittura tutte le opere di Plinio, fatte venire da Lubecca. Mangiavano in piatti di porcellana.
� Luca della Robbia probabilmente è a bottega da Nanni di Banco, col quale collabora alla Porta della Mandorla. Possono essere suoi gli angeli del bassorilievo della Madonna e il profetino di destra, che associa i modi di Nanni di Banco col panneggio del manto inventato da Donatello per dare maggiore slancio e risalto alla figura. Forse Luca collaborò con Nanni di Banco per l'esecuzione di alcune statuette per Orsanmichele, andate perdute, ma menzionate in una raccolta inglese.
� La presenza contemporanea di Luca e Donatello in Duomo e in Orsanmichele ne favorirono un avvicinamento, mentre i contrasti e la concorrenza sarebbe venuta dopo, quando Brunelleschi divergerà da Donatello, favorendo Luca, che, inizialmente, assimilò le invenzioni compositive e le innovazioni tecniche di Donatello. Brunelleschi, che godeva di maggior prestigio di Donatello, cadde in disgrazia quando fallì la sua idea di allagare Lucca, per conquistarla meglio. Il fallimento fu dovuto a una soffiata, che consentì ai lucchesi di prendere le contromisure.
� Di questo periodo probabilmente un altro giovane profeta, fatto per il Duomo e ora al museo Jacquemart-Andrè di Parigi, con panneggi simili a quelli della Cantoria e per il collo allungato, tipico di Luca.
� Opere attribuite a Luca della Robbia in questo periodo: Reliquiario in argento del braccio di S.Andrea nella pinacoteca di Città di Castello, Cristo crocifisso in argento, S.Maria dell'Impruneta, Madonna col Bambino già nella collezione Wittmann a Budapest.

1421 � Il 12 Febbraio muore Nanni di Banco e viene sepolto in S.Croce. Luca della Robbia, probabilmente, si trasferisce nella bottega di Donatello, dove stringe maggiore amicizia con Brunelleschi.

1425 � Luca della Robbia esegue il Profeta barbuto, ora al Bargello, destinato ad essere collocato sopra la finestra settentrionale della Tribuna Est del Duomo. Sono tipici di Luca: il grande cartiglio svolto in primo piano, l'ansa profonda del manto, che, sollevato dal braccio, ricade lungo il fianco sinistro, le fluide pieghe parallele. Soluzioni, queste, ricorrenti nella Cantoria, rosette lungo la bordura, la caratterizzazione robusta della testa, dei capelli a calotta e gli occhi segnati con profonde incisioni, come nei rilievi del campanile.
� Luca della Robbia lavora al dossale d'argento del Battistero.

1427 � Antonio del Vagliente, risulta debitore di Luca della Robbia, come pure altri orefici. Insieme a Donatello, viene indicato come collaboratore del Ghiberti per la Porta del Paradiso. Fra i creditori Bernardo di Bardi e compagni orafi. è una dimostrazione della sua attività di orafo, dove apprese l'arte di modellare con la cera. Nel "De Sculptura" del salernitano Pomponio Gaurico è scritto: "Lucas Rubius Florentinus ex aurifice plastes, cuius inventum, fictile opus encausto pingi"
� Opere di Luca della Robbia di questo periodo:
Rilievo circolare con Madonna e 6 angeli (Detroit, Institute of Arts). Gli angeli assomigliano a quelli della Porta del Paradiso. Le gambe del bambino sono divaricate.

Madonna in piedi con bambino. Ne esistono 2 esemplari, uno è a Londra, Victoria & Albert Museum. Fluido panneggio antichizzante simile a quello delle figure nelle cornici delle Porte del Battistero. Il bambino sembra ripreso da quello del sepolcro di Giovanni XXIII in Battistero di Donatello.

1428 � Donatello esegue in terracotta dipinta il busto di Niccolò da Uzzano (Bargello). è un calco dal vero, realizzato in più tasselli, seguendo una tecnica già descritta da Plinio.
� Luca della Robbia esegue una Vergine fra S.Caterina d'Alessandria e S.Stefano. Vi è il committente in abito da magistrato, identificabile dagli stemmi in Pier Martino Brancadori da Fermo, podestà di Firenze nel 1428 (Firenze, coll. privata). è iscritta in una architettura brunelleschiana e riconduce al verismo donatelliano in una più serena e formale compostezza. Filippo Lippi, Domenico di Bartolo, il Beato Angelico e il Pisanello si ispirarono alle opere di questo periodo di Luca, come pure ai disegni per la Cantoria e agli insegnamenti di Donatello e di Masaccio.

1429 � Andrea Pazzi si impegna a costruire la cappella in S.Croce. Verrà iniziata dal Brunelleschi e terminata nel 1459 da Giuliano da Maiano. La cupoletta del portico è del 1461, ma il cantiere era ancora aperto nel 1475. Luca della Robbia realizzò i medaglioni con i 12 apostoli, stilisticamente diversificati, fra il 1445 e il 1470. I 4 Evangelisti sono attribuiti a Luca, ma potrebbero essere del Brunelleschi.
� Viene effettuata la fusione della pannellatura del retro delle seconde porte del Battistero di Lorenzo Ghiberti. Si può notare che i rilievi furono ridotti da 28 a 24. Non si sa esattamente a cosa lavorassero Donatello e Luca della Robbia. Alcuni personaggi delle storie di Isacco richiamano le forme della Cantoria. Nelle storie di Caino e Abele e nelle storie di Abramo: l'aratura, l'uomo che batte, il cavallo di scorcio assomigliano ai Mesi di Luca per lo Studiolo di Piero dè Medici, ora al Victoria and Albert Museum di Londra.

1430 � Catasto: Portata di Simone della Robbia. Dalla portata del padre, risulta che Luca aveva depositato una con siderevole somma in banca. Significa che doveva aver già prodotto molti lavori. Purtroppo la sua biografia, fino al 1430, ci è ignota. Forse si può dire che è stata volutamente ignorata tutta la parallela produzione di terrecotte popolari, che ha sempre accompagnato l'attività della bottega dei della Robbia. Questo vale anche per le terrecotte dipinte prodotte dagli altri artisti contemporanei. Gentilini tenta una ricostruzione dell'attività di Luca, cercando di atribuirgli alcune terrecotte, tenendo presente che egli fu prima allievo di Nanni di Banco, poi fu attento a Donatello, Brunelleschi, Michelozzo, Nanni di Bartolo e Ghiberti. Tutti questi stili, però, potrebbero fare attribuire le terrecotte passate in rassegna, ai singoli artisti, anzichè a Luca. L'analisi si basa principalmente sui panneggi e sui movimenti degli arti. Molte Madonne risalgono al tempo della Cantoria e ne riprendono i motivi.
� Luca della Robbia realizza Cristo e 2 dolenti per la croce d'argento del Battistero, ora nel Museo dell'Opera del Duomo e una lunetta con Madonna e angeli per la chiesa di S.Piero Buonconsiglio sotto Mercato Vecchio. Adesso è nel Palagio di Parte Guelfa.

In questo periodo Luca della Robbia realizza una Madonna in terracotta dipinta a freddo per la chiesa di S. Felicita a Firenze e la Madonna che vezzeggia il Bambino del Louvre.

1431 � Luca della Robbia esegue lo stemma di Amico della Torre (Bargello), Podestà di Firenze nel 1431. Una testa barbuta accigliata (come nei rilievi del campanile) su collo di cigno, scudo, elmo e due puttini con espressioni simili a quelle della Cantoria.
� Il 14 Ottobre iniziano i pagamenti a Luca della Robbia per la cantoria del Duomo

1432 � Il 1� Settembre Luca della Robbia si immatricola all'arte dei Maestri di Pietra e Legname

1433 � Il modenese Benedetto Erri realizza una edicola in maiolica smaltata per il duomo di Modena, con le medesime cromie di Luca della Robbia.

1434 � Sono attribuibili a Luca della Robbia due stucchi a monocromo bianco e lumeggiature nere sulle porticine della Sagrestia Vecchia in San Lorenzo con due coppie di Santi Martiri: Stefano e Lorenzo a sinistra e Cosma e Damiano a destra.
L'Opera del Duomo affida a Donatello e a Luca della Robbia l'esecuzione delle due Cantorie. Luca ebbe l'incarico, anche se non aveva precedentemente prodotto cose mirabili, probabilmente su segnalazione di Niccolò Niccoli, Niccolò di Vieri dè Medici e Leon Battista Alberti. La Cantoria di Luca, sulla porta della Sacrestia delle Messe, doveva accogliere l'organo, commisisonato nel 1432 a Matteo da Prato. Le immagini dei pannelli richiamano il canto e la musica: 5 mensole a foglie d'acanto con lesene binate e capitelli corinzi, che fanno pensare a un intervento di Brunelleschi nel progetto.
10 altorilievi con giovani, fanciulli e angeli che suonano, danzano e cantano, ispirati dal salmo 150 scritto nelle cornici e dettato forse da Niccolò Niccoli. Il testo, in maiuscole "formate", all'uso antico recita:

LAUDATE EUM IN SONO TUBAE = suono della tromba
LAUDATE EUM IN PSALTERIO = suonatori di salterio
ET CYTHARA = suonatrici di cetra
LAUDATE EUM IN TYMPANO = suonatori di tamburo
ET CHORO = coro danzante
LAUDATE EUM IN CORDIS ET ORGANO = suonatori di organo portatile, arpa e liuto
LAUDATE EUM IN CYMBALIS BENESONANTIBUS = suonatori di tamburello
LAUDATE EUM IN CYMBALIS JUBILATIONIS = suonatori di cembali.
Le formelle laterali sono di più difficile interpretazione:
sinistra: giovani che cantano leggendo da un libro
destra: un rotulo

Forse alludono all'Alleluja di apertura e di chiusura.
Luca scolpì regolarmente due rilievi all'anno, iniziando da quelli laterali e dai due centrali dewl parapetto, inferiori qualitativamente e pagati nell'agosto 1434. Quelli successivi (1434 - 1438) sono migliori e furono pagati di più. In totale Luca ricevette 872 fiorini.
Luca fu influenzato dal Pergamo di Prato di Donatello (danze di putti), scoperto nel Giugno 1434.

Sulla Cantoria vi erano due angeli in bronzo, ora al Museo Jacquemart-Andrè di Parigi. Probabilmente non sono di Luca, ma del suo aiuto Maso di Bartolomeo, oppure di Michelozzo, al cui nome troviamo il pagamento di "due spiritelli dorati" del 1451, stesso anno in cui fu collocato l'organo.

L'esame dei rilievi della Cantoria dimostra come molti particolari furono desunti da medaglie greche, gemme, sarcofaghi romani ed altre "anticaglie" in possesso dei suoi protettori e degli amici artisti.

Luca si attenne scrupolosamente a formalismi compositivi suggeriti da Brunelleschi, mentre Donatello se ne distaccò, accentuando le diversità fra le due cantorie. D'altra parte, quando el due Cantorie furono completate, in alto e all'oscuro, i fini dettagli di Luca si saranno persi, mentre la più trascurata opera di Donatello sarà apparsa migliore (Donatello aveva reso più incisivo il rilievo e aveva usato una decorazione musiva di sfondo, che certamente luccicava ed esaltava le figure più di quanto non facesse la Cantoria di Luca). Anche Vasari apprezzò più la praticità di Donatello alla minuzia di Luca, paragonato al Bembo, che impiegava anche mesi per scrivere un solo sonetto. Fu forse a causa di ciò che Luca iniziò ad usare inserti ceramici e, a causa dell'oscurità del Duomo, l'Opera gli commissionò successivamente le due lunette in maiolica.

Luca della Robbia riceve l'incarico di eseguire, a concorso con Donatello, il modello di una testa lapidea per chiudere la cupola.

1435� Muore Simone di Marco di Vanni della Robbia, padre di Luca.
� Leon Battista Alberti scrive il De Pictura in latino. Diviso in 3 libri, sulla tecnica della prospettiva, sulla teoria delle proporzioni umane e l'uso del colore. I costanti riferimenti a Donatello, Luca della Robbia e Ghiberti dimostrano che dette veste teorica a quello che avveniva nella pratica. Può anche darsi che dipingesse, anche se non ne conosciamo alcuna opera.
� Il 20 Ottobre nasce Andrea di Marco di Simone, nipote di Luca della Robbia, ossia figlio del fratello Marco, lanaiolo. Si adeguò ai nuovi modi della scultura fiorentina da Desiderio da Settignano e Antonio Rossellino in poi. Conobbe Donatello e risulta presente al suo funerale. Fu coetaneo di Antonio Rossellino e di Andrea del Verrocchio. Andrea del Sarto, nel chiostrino dei voti della SS.Annunziata, dipinse i ritratti di Luca e di Andrea nell'affresco "Il miracolo delle reliquie di Filippo Benizzi. Andrea è un vecchio appoggiato a un lungo bastone, con un piede su un gradino. Ci sono anche i figli Luca e Giovanni. Rimasto orfano a 13 anni, maggiore di 6 fratelli, Andrea iniziò subito a collaborare con lo zio Luca, ma non è facile individuare il suo intervento nella fase di ideazione.

Luca della Robbia realizza la Madonna con Bambino in terracotta dipinta a freddo: S.Andrea di Palaia, Pisa. Con la pace di Ferrara del 26 Aprile 1433, venne restituito a Firenze il Castello di Palaia, occupato nel 1431 da Niccolò Piccinino, generale del Duca di Milano.

1436 � Luca della Robbia esegue la doratura delle maniglie (ora perdute) degli armadi della Sagrestia delle Messe.
� Leonbattista Alberti, al rientro a Firenze, elogia Luca della Robbia che sta lavorando alla Cantoria, a fianco di Donatello, che lavorava alla sua.
� Agostino di Duccio realizza un altro gigante in terracotta per uno sprone del Duomo

1437 � L'Opera del Duomo commissiona a Donatello le porte della Sagrestia delle Messe, ma non vi porrà mai mano, essendo impegnato in S.Lorenzo e a Padova. Le porte verranno eseguite da Luca della Robbia.

� Il 30 Maggio vengono commissionate a Luca della Robbia le formelle per il lato nord del campanile di Giotto (quello rivolto verso il Duomo) Furono terminate nel marzo 1439. Iconografia molto composta, al contrario dei contemporanei bassorilievi di Donatello per le porte della Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo.

Gli esagoni riprendono i modi di Nanni di Banco e rappresentano:

Musica (Jubal)
Astronomia (Gionitus)
Grammatica (maestro e due allievi)
Dialettica (2 filosofi che discutono)
Retorica e Poesia (Orfeo)
Aritmetica (Euclide?)
Geometria (Pitagora?)

� Il 27 Luglio viene indetta la gara fra Luca della Robbia e Donatello per una testa lapidea da porre nella chiusa della cupola. Mai realizzata.
1438� Si consolida l'affinità di Luca della Robbia col Brunelleschi, che inizia ad apprezzare gli inserti ceramici nelle sue architetture.
� Agosto: ultimo pagamento a Luca della Robbia per la cantoria del Duomo.

1439 � Michele di Fruosino, Spedalingo di S.Maria Nuova commissiona a Luca della Robbia il tabernacolo per la Cappella di S.Luca in S.Egidio (ora in S.Maria a Peretola).
� Il 10 Marzo viene effettuato l' ultimo pagamento a Luca della Robbia per le 5 formelle del lato nord del campanile di Giotto.
� Luca della Robbia abbandona la scultura per dedicarsi esclusivamente alla ceramica. Vasari dice per la scarsa remunerazione, paragonata al tempo impiegato per la scultura.
� Il 12 Aprile L'Opera del Duomo commissiona a Luca della Robbia due altari marmorei per la Tribuna di S.Zanobi. Erano per la Cappella di S.Pietro su modello di Brunelleschi e quella di S.Paolo su modello di Donatello. Forse a causa della decisione di abbandonare la lavorazione del marmo non li terminò. Rimangono solo i due rilievi icompiuti per l'altare di S.Pietro (la liberazione dal carcere e la crocifissione di S.Pietro, ora al Bargello).
� Il 22 Giugno Luca della Robbia viene incaricato di riparare un esagono del campanile, opera di Andrea Pisano.

1440 � Piero il Gottoso de' Medici, padre di Lorenzo il Magnifico, è uno dei primi mecenati di Luca ceramista. In questo periodo Luca esegue la Madonna di Copenhagen, di cui esisteva una versione a Berlino con lo smalto difettoso. Riprende i movimenti della Cantoria.

Luca della Robbia esegue La Madonna con Bambino del Bargello, che riprende i movimenti delle suonatrici di cetra della Cantoria. Commissionata da Piero il Gottoso, si trovava nella camera vicina a quella di Lorenzo.
� Il 3 Marzo Luca della Robbia riceve il pagamento per il disegno e il modello in terra della sepoltura di Ugo della Toscana, ma i monaci non dettero luogo alla realizzazione, che verrà affidata a Mino da Fiesole fra il 1471 e il 1481.

Luca della Robbia esegue la Madonna in trono con Bambino, statua policroma (mantello azzurro con fodera verde, veste color vinaccia, capelli biondi). Adesso al Museo di San Marco, proveniente dall' Oratorio di San Tommaso s'Aquino in via della Pergola, dopo l'alluvione del 1966.

Luca della Robbia eseguela Madonna col Bambino, policroma della Collezione Corsini.
� Donatello esegue in terracotta gli angioletti arrampicati sull'edicola in pietra dell'Annunciazione Cavalcanti in S. Croce.

1441 � Luca della Robbia, con la collaborazione di Agnolo di Cristofano, esegue il Tabernacolo del Sacramento per la Cappella di S.Luca di S.Egidio, commissionatagli nel 1439 dallo Spedalingo di S.Maria Nuova Michele di Fruosino. Adesso in S.Maria a Peretola. La struttura è brunelleschiana, le figure masaccesche. La decorazione ceramica sostituisce gli impreziosimenti in vetro colorato allora in voga (tabernacolo di Orsanmichele) oppure in mosaico (porta della mandorla, Pergamo di Prato e Cantoria di Donatello).

1442 - Il 21.7, su suggerimento di Brunelleschi, l'Opera del Duomo commissiona a Luca della Robbia la lunetta con la Resurrezione di Cristo, da collocare sotto la sua Cantoria. Nell'ordinazione, sottoscritta da Brunelleschi e dal Buggiano, si legge: "in terra cotta invetriata prout videntur alia laboreria fieri et secundum designum factum", ossia sulla base del disegno e di alcuni lavori in maiolica di Luca. Trattandosi di una tecnica nuova, il compenso verrà stabilito al termine "pro sua industria et inventione ad invenendum dictum laborerium", cioè per aver inventato un procedimento nuovo.

- viene commissionata a Luca della Robbia la decorazione della Cappella dei Pazzi

1444 - Gennaio, Luca della Robbia termina la lunetta in maiolica con la resurrezione di Cristo sotto la Cantoria della Sagrestia delle Messe in Duomo.

1445 � 6 Febbraio: ultimo pagamento a Luca della Robbia per la Resurrezione nella lunetta della Sagrestia delle Messe del Duomo
� 1 Luglio: Luca della Robbia e Michelozzo vengono incaricati di realizzare la porta in bronzo della Sagrestia delle Messe in duomo, sulla base di un disegno di Michelozzo del Giugno 1445, poi radicalmente modificato. In realtà le porte erano già state commissionate a Donatello nel 1437, che non vi pose mai mano, impegnato a S.Lorenzo e a Padova.
� Agosto: Luca, Michelozzo e Maso di Bartolomeo formano una società, non solo per l'esecuzione delle porte della Sagrestia delle Messe, ma riceverà ordini anche da altri committenti, specialmente di Medici (Michelozzo aveva da poco tempo iniziato la costruzione del palazzo Medici). I Medici commissionarono alla società molte ceramiche: Madonne, anche perdute, lunette, testa di giovane gentildonna, testa di giovane santo (Bargello), profilo di Cosimo il Vecchio, Cappella del Crocifisso in S.Miniato a Monte, tondi con i mesi per lo studiolo di Piero, Madonna del Roseto (Bargello). Altre commissioni vennero dalle famiglie amiche dei Medici (Agli, Sassetti)
� Michelozzo edifica la Cappella Villani nella SS.Annunziata e fa commissionare a Luca della Robbia una Madonna Dolente e S.Giovanni Evangelista Dolente, ai piedi dell'antico crocifisso dei Bianchi.
� Luca della Robbia inizia l'esecuzione dei primi due medaglioni con Apostoli per la Cappella dei Pazzi (che terminerà nel 1450), forse con intervento di Brunelleschi: S.Pietro e la Resurrezione, che ricorda ancora la Cantoria.
� Luca della Robbia esegue La Visitazione, due figure a tutto tondo, in più pezzi ricomposti dopo la cottura, per S.Giovanni Fuoricivitas di Pistoia.

Luca della Robbia realizza il sepolcro per il giovane Pietro d'Aragona, fratello del re Alfonso V il Magnanimo. Il sepolcro è andato perduto. Resta solo il ritratto di giovanetto, conservato nel Museo Civico Gaetano Filangieri di Napoli.
1446 � Vengono gettati i telai delle porte della Sagrestia delle Messe, forse solo da Michelozzo e da Maso di Bartolomeo, che ricevono il relativo pagamento.
� S.Antonino vuole un nuovo altare per la Cappella del Sacramento in Duomo. Verrà realizzato dal Buggiano. La grata in bronzo è di Michelozzo. Il tabernacolo ligneo fu fatto da Giovanni di Domenico da Gaiole, che fece anche le ali dei due angeli reggicandelabro di Luca della Robbia. Questi due angeli sono il primo esempio di ceramica a tutto tondo e in un solo pezzo. Interamente smaltati di bianco, mentre ciglia e sopracciglia furono dipinti a freddo.
� 31 Agosto: Luca e Marco di Simone della Robbia comprano una casa in via Guelfa, in una zona di orti e campi, proprio ai margini dell'abitato (per paura degli incendi) "posta nel popolo di San Lorenzo, nel ghofalone del Lione ad Oro, nella via Ghuelfa da San Barnaba". Rimarrà sede della produzione robbiana per 3 generazioni. Si trovava nel tratto detto "del Palagetto" per la presenza del palazzo di Piero Sassetti. Fu demolita nella metà dell' 800 per ingrandire via S. Caterina, oggi via Nazionale. Durante la demolizione furono rinvenuti resti della fornace.
� 11 Ottobre: L'Opera del Duomo commissiona a Luca della Robbia la lunetta in maiolica con l'Ascensione di Cristo per la Sagrestia dei Canonici. Brunelleschi era morto da pochi mesi. L'ordinazione recita: "unam storiam terre cocte invetriatie illius materie qua est illa posita". Precisa inoltre che la policromia del paesaggio deve essere naturale "quod mons sit sui coloris arbores etiam sui coloris". Mentre la Resurrezione aveva solo il bianco e l'azzurro, più ritocchi e dorature a freddo, l'Ascensione presenta non solo piante e terreno colorati, ma anche la pittura di occhi, ciglia e sopracciglia. La modellazione si rifà meno ai bassorilievi marmorei, ma è più fluida e "ghibertiana". Fu terminata nel Giugno 1451 e pagata 500 lire (poco più di 110 fiorini).
� Il Ciaccheri prosegue la costruzione di S.Lorenzo, dopo la morte del Brunelleschi, apportando modifiche che dispiacquero a Luca della Robbia.
� muore Giovanni di Simone della Robbia, fratello di Luca. Fu notaio e cancelliere della Repubblica.

1447� Giugno: L'Arte di Calimala decide di far fare un tabernacolo "di grande apparenza e spesa" per i Crocifisso di S.Giovanni Gualberto in S.Miniato e lo fa pagare a Piero dei Medici, cui concede di apporre le proprie armi. Il tabernacolo fu fatto da Michelozzo, le parti in bronzo da Maso di Bartolomeo, la volta in ceramica da Luca della Robbia, che usò i colori di casa Medici (bianco, rosso e verde).
� Luca della Robbia esegue la Madonna con bambino, ora al Museo degli Innocenti. Il Bambino reca un cartiglio con l'affermazione evangelica EGO SUM LUX MUNDI, che sembra anche spiegare il significato dello smalto bianco. Questa scritta verrà ripetuta nella lunetta per la chiesa di San Domenico a Urbino. La Madonna indica la scritta posta alla base QUIA RESPEXIT DOMINUS HUMILITATEM ANCILLAE SUAE. La spilla a forma di fiore che chiude il manto della Madonna è simile a quella degli Angeli portacandelabro di Santa Maria del Fiore. Il 5 Febbraio 1445 venne accolta la prima bambina nell' ospedale degli Innocenti, appena ultimato. Era S. Agata e venne chiamata Agata.

1448 � Michelozzo e Luca della Robbia eseguono i due tempietti gemelli in S.Maria dell'Impruneta, su commissione dei Buondelmonti e del pievano Antonio degli Agli. Furono eseguiti in più tempi e completati nel 1466. Nella cappella della Madonna, la tavola attribuita a S. Luca Evangelista è collocata in una struttura marmorea attribuita al Filarete, con un bassorilievo (trasferito nel Museo), con la storia dell' invenzione della miracolosa immagine. La Cappella della Croce contiene una reliquia della vera croce, donata da Pippo Spano.

Nel Giugno, Luca della Robbia consegna i due angeli per il tabernacolo del SS. Sacramento nel Duomo di Firenze, oggi nella cappella di S. Zanobi.
� Muore Marco di Simone della Robbia, fratello di Luca, che ne adotta i sei figli.

1450 � Luca della Robbia esegue la Madonna con Bambino benedicente per l' oratorio di Santa Lucia a Lucca. Nel 1910 venne spostata nella chiesa di di San Michele
� Andrea della Robbia esegue la Madonna von Beckeroth (Bargello), che verrà ripetuta più volte.
� Luca della Robbia, forse con l'aiuto di Andrea, esegue la Madonna di S.Andrea a Rovezzano. è il primo esempio di una Madonna realizzata a calco, che verrà ripetuta altre 6 volte, per calcatura nelle medesime forme in gesso, con piccole varianti.
� Luca della Robbia, per lo studiolo di Piero il Gottoso dè Medici, realizza i mesi per la volta a botte ribassata (ora al Victoria and Albert Museum di Londra) ed il pavimento, che fu ammirato dal Filarete nel 1456. Lo descrisse "commesso tanto mirabilmente da sembrare un pezzo solo". Probabilmente era a piastrelle esagonali, riproducenti disegni di tappeti orientali. I mesi sono dipinti in bianco su fondo azzurro e tratti dal De Re Rustica del Columella. Un esempio di pavimento dipinto a teppeto si ha nella Cappella di S.Lorenzo in S.Andrea (Empoli).
� Maso di Bartolomeo incarica Luca della Robbia di fare la lunetta con Madonna con Bambino e Santi per la porta di S.Domenico a Urbino (aveva sottoscritto lui l'ordine). Oggi nella Galleria Nazionale delle Marche. Il cartiglio sorretto da Gesù recita EGO SUM LUX MUNDI
� Luca della Robbia esegue un medaglione con S.Andrea per il portico della Cappella dei Pazzi. Inizia la ricerca del cromatismo e della fluidità pittorica.
� Luca della Robbia fa una Madonna con Angeli per una chiesina vicina a S.Piero Maggiore, poi spostata in via dell'Agnolo e adesso nel Bargello

1451 � Michelozzo esegue in pietra lo stemma dei Palazzo Vettori in via S.Spirito e fa aggiungere ornamenti ceramici da Luca della Robbia.
� Luca della Robbia, Michelozzo e Maso di Bartolomeo sciolgono la società.
� 5 Luglio: Luca della Robbia termina la lunetta con l'Ascensione di Cristo per la Sagrestia dei Canonici in Duomo. Bernardo Rossellino e Pagno di Lapo Portigiani ne fecero la stima di 500 lire.

1453 � Luca della Robbia spedisce una Madonna (quale?) al marchese del Portogallo.

1454 � 2 Maggio: Luca della Robbia viene incaricato di eseguire il sepolcro di Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole.
� Luca della Robbia spedisce 7 casse di maioliche al marchese di Valencia.

1455 � Luca della Robbia esegue la Madonna Altman (New York, Metropolitan Museum).

1456 � Donatello inizia ma non termina un altro gigante in terracotta per il Duomo

1457 � muore Maso di Bartolomeo e si interrompe la costruzione della porta della sacrestia del Duomo.

1458 � Il 16 Dicembre Andrea della Robbia si immatricola come "intagliatore" all'Arte dei Maestri di Pietra e del Legname, acquistando così la propria autonomia.

1460 � - 21 Marzo: Benedetto Buglioni nasce in una casa di via Faenza, vicina a quella dei della Robbia. Fu prima a bottega dal Verrocchio, poi (1480) da Andrea, che non poteva ancora contare sull'aiuto dei figli. Dai della Robbia imparò i segreti del mestiere, dal Verrocchio ebbe alcune forme in gesso. Data la concorrenza con i della Robbia, dovette lavorare molto per committenti di fuori Firenze.
� Luca della Robbia esegue lo stemma dell'Arte dei Medici e Speziali per Orsanmichele (Madonna tra gigli).
� Luca della Robbia esegue lo stemma dei Maestri di Pietra e Legname per Orsanmichele. è l'unico stemma realizzato su superficie piana con effetti pittorici.
� Andrea della Robbia, su disegno di Luca, esegue la Vergine e Santi per S.Maria della Fraternità a Foiano.
� I Capponi commissionano a Luca della Robbia una pala d'altare con Madonna, Bambino, S.Biagio e Jacopo Maggiore. Forse su disegno di Luca, la realizza Andrea. Ora è nel Palazzo Vescovile di Pescia a Altopascio). è la prima pala d'altare. Quelle successive saranno tecnicamente migliori: I pezzi sono tagliati verticalmente, comprendendo anche la cornice. Il gradino è ornato da un festone, che in seguito verrà trasferito nella trabeazione. Il panneggio è complesso. Le figure sembrano fragili, la Madonna afferra troppo rudemente la gamba del bambino.

- 1460� Luca della Robbia inizia altri 4 medaglioni con Apostoli per la Cappella dei Pazzi ( li terminerà nel 1465):

A nord: Mattia e Bartolomeo
A sud : Andrea e Jacopo minore.
Formalmente complessi con panneggio a righe parallele e allungate, tipiche dei primi anni '60.

1461� Luca e Andrea della Robbia realizzano lo Stemma dei Della Stufa, dentro una ghirlanda di fiori e frutta (Villa di Castagnolo).
� Luca della Robbia esegue il rivestimento della cupoletta del portico della Cappella dei Pazzi. Sono coppe azzurre in cornici bianche con tralci di alloro, ghirlanda di frutta e fiori con al centro l'arme ei Pazzi.
� 14 Aprile: vengono commissionate a Luca della Robbia piastrelle decorate e 5 grandi tondi con lo Spirito Santo e le 4 virtù cardinali per la cappella di S.Jacopo e S.Miniato per la sepoltura in S.Miniato del cardinale del Portogallo Giacomo di Lusitania, morto a Firenze.

Vi concorsero:
Antonio di Manetto Ciaccheri: architetto
Antonio Rossellino: parte marmorea
Antonio del Pollaiolo: tavola dipinta
Alessio Baldovinetti: pitture murali
Stefano di Bartolomeo, romano: mosaici del pavimento
Giovanni di Andrea: doratura a freddo delle maioliche

L'opera di Luca raffigura le 4 virtù cardinali e lo Spirito Santo dentro 7 candelabri su fondo a cubetti illusionistici, ripresi da una pittura parietale romana.
� Viene ripresa la costruzione della porta della sacrestia del Duomo da Luca della Robbia e da Michelozzo.

1463 � Luca della Robbia esegue lo stemma del Tribunale della Mercanzia in Orsanmichele. Lo stemma è racchiuso in festone di frutti e foglie.

1464 � Bosio Attendolo Sforza, signore di Santa Fiora, sposa Criseide di Capua, figlia del Duca di Assisi. Commissionerà molte opere ai della Robbia. Fino al 1490 gli Sforza, che erano uomini d'arme, ma anche devoti francescani, commissionarono molte opere ai della Robbia. In queste opere, di Andrea, si accentuano le concezioni francescane: la devozione mariana con cori angelici in un linguaggio casto e immediato.
� nella descrizione di Palazzo Medici del Filarete si trova un elogio di Luca della Robbia.
� Il 4 Agosto, durante l'assenza di Michelozzo da Firenze, Luca della Robbia riceve l'incarico di finire da solo la porta in bronzo della sacrestia del Duomo. Viene stipulato un nuovo contratto di società, in cui si sottolinea come "circa ad anni 20 non vi s'è su lavorato né fatto alchuna cosa": Maso di Banco è morto, Donatello impegnato a Padova, Michelozzo assente. Così il solo Luca, con Pasquino da Montepulciano, si assume l'onere di terminare la porta.
� Agostino di Duccio riceve la commissione per un altro gigante, simile a quello di via dè Servi in marmo, a causa del cattivo risultato di quello in terracotta. Lo sciupò e nessuno lo volle utilizzare, fino a quando fu affidato a Michelangelo, che ne ricavò il David.

1465 � Il 6 Gennaio Andrea della Robbia si sposa con Giovanna di Ser Lorenzo Paoli ed ebbe 12 figli. 5 lavorarono con lui: Marco, Luca, Francesco, Girolamo e Giovanni, il più noto. Luca fu il più fedele allo stile del padre. Finchè visse Andrea, l'opera dei figli non è riconoscibile, dato che la sterminata produzione era realizzata principalmente a calco, con l'inserto di dettagli fatti a mano.
� Luca della Robbia inizia altri 4 medaglioni con Apostoli per la Cappella dei Pazzi (che terminerà nel 1470), nella controfacciata: Simone, Taddeo, Tommaso e Filippo. Sono più schematici e semplificativi.

Luca e Andrea della Robbia realizzano la Madonna in adorazione del Bambino e, nel timpano, Dio fra due cherubini. Museo di S.AAGostino a Genova. Il soggetto si era affermato nel 1457, quando Filippo Lippi riprodusse tale soggetto per la cappella del Palazzo dei Medici. Tale soggetto fu ripetuto molte volte: Collezzione Luzzetti di Firenze, Elia Volpi, Firenze, Kaufmann, Londra, Convento di S. Antonio, Chianciano, Victoria and Albert Museum di Londra.

Andrea della Robbia esegue il Busto di Bambino conservato a Ecouen, Musée Nationale de la Renaissance.

1466 � Andrea della Robbia esegue la Pala della Misericordia. Fu commissionata da Francesco Sassetti per la propria cappella nella Badia Fiesolana, dove rimase fino al 1812, anno di vendita all'Arciconfraternita della Misericordia. La Madonna con Bambino è assisa in una mandorla serafica, fra i Santi Cosma e Damiano. è la prima in forma di "tavola quadrata all'antica", con predella tripartita (Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi) e coronamento a timpano (Eterno fra angeli adoranti).
� vengono terminati i tempietti gemelli di Michelozzo e Luca della Robbia in S.Maria dell'Impruneta.
Luca della Robbia inizia lo Stemma di Renato d'Angiò, adesso al Victoria and Albert Museum di Londra.
� 11 Ottobre: Viene inaugurata la Cappella del Cardinale del Portogallo in S.Miniato. Antonio e Piero del Pollaiolo hanno dipinto la tavola con i Santi Vincenzo, Jacopo Aposolo e Eustachio per la parete di fondo, sull'altare e i due angeli reggicortina nella lunetta del nicchione. La tavola originale è adesso agli Uffizi. è un punto di svolta importante nella pittura fiorentina, segnando una rivalutazione del trascendente sulla rappresentazione realistica.Alessio Baldovinetti ha dipinto i pennacchi e la volta, oltre alla tavola dell'Annunciazione. La tavola finge una parete in cui sono dipinti i cipressi di una campagna che non si vede. La suggestione spaziale di Baldovinetti frappone una grande distanza d'aria fra la Madonna e l'angelo. Luca ha fatto le 4 visrtù cardinali e lo Spirito Santo dentro 7 candelabri su fondo a cubetti illusionistici, ripresi da una pittura parietale romana.

1467 � Vengono fusi i pannelli delle porte della Sagrestia delle Messe del Duomo (Luca della Robbia).
� Luca della Robbia viene chiamato a stimare, con Antonio del Pollaiolo e altri, il piede della croce d'argento dell'altare maggiore del Duomo, opera di Bartolomeo di Fruosino.

1468 � Andrea della Robbia esegue a calco lo stemma dell'Arte della Seta per Orsanmichele, con la ghirlanda più contenuta, più regolare (si tratta di sezioni ripetute) e meno rifinita.
� Il 6 Aprile nasce Marco di Andrea della Robbia.

1469 � I della Robbia realizzano lo stemma di Bernardo dell'Antella (Signa)
� Il 19 Maggio nasce Giovanni, terzogenito di Andrea della Robbia.

1470 � Andrea del Verrocchio, forse con intervento di Benedetto Buglioni, esegue in ceramica la Madonna con Bambino, adesso al Museo di S.Croce.
� Andrea della Robbia esegue 7 tavole invetriate per il Monastero della Verna, gestito dall'Arte della Lana e riedificato da Giuliano da Maiano. Le terminerà nel 1495.
� I della Robbia, specialmente Andrea, eseguono la Madonna con Bambino per S.Gaetano, con festone di aranci e foglie dipinto in piano. Probabilmente su commissione degli Sforza.
� Andrea della Robbia esegue il rilievo circolare con testa di condottiero con elmo, adesso al Museo dell'Ateneo di Pesaro, proveniente dal Convento di Santa Chiara e il rilievo circolare con ritratto di Giovane Gentildonna, adesso al Bargello. Il motivo deriva dalle teste inserite nelle Porte del Paradiso.
� Nelle memorie di Benedetto Dei si trova un elogio di Luca della Robbia.
� Il 2 Novembre nasce Paolo di Andrea di Luca della Robbia
� Luca della Robbia litiga col nipote Andrea per motivi di interesse e decide di cambiare testamento, a favore di Simone. Andrea aveva avviato una produzione di tipo industriale, ricavando notevoli vantaggi economici personali, superiori a quelli di Luca.

1471 � 19 Febbraio: Nuovo testamento di Luca della Robbia: " Item dicens et asserens dictus testator qualiter ipse habet duos nepotes ipso fratre, videlicet Andream et Simonem, fratres et filios olim Marci Simonis della Robbia, eius nepotes ex fratre carnali, et qualiter ipse Lucas tempore vite sue docuit artem suam sculture dictum Andream et adeo quod ipse Andreas per se solum ut magister potest exercere artem dicti Luce, et eidem Andree in vita ipsius Luce reliquit omne creditum, et adeo quod ipse Andreas, hodie, mediante industria dicti Luce, et aius documentis, habet artem lucrativam, adeo quod usque in hodiernum diem satis seperlucratus est et hodie superlucratur et in futurum actus sit superlucrari cum ipsa arte et eius exercitio et potest facilissime et honorifice se et familiam suam nutrire, et dictum Simonem nihil docuit in vita sua quia execuit aliam artem. Et considerans quodi omnia bonia ipsius Luce non sunt sufficentia nec tante extimationis quanta est industria dicti Andree, quam ipse Andreas habet mediantibus documentis dicti Luce, id circo voluit, ut dictus Simon habeat aliquid ex bonis dicti Luce et ne possit tam a dictum Simone quod ab omnibus intelligentibus de ingratitudine reprehendi, idcircho in omnibus et singulis aliis suis bonis mobilibus et immobilibus, in rebus, nominibus et actionibus, presentibus et futuris, sibi universalem heredem instituit, fecit et esse voluit dictum Simonem olim Marci Simonis della Robbia, eius nepotem ex fratre carnali."
� In Aprile Luca della Robbia lascia la carica di Console del'Arte dei Maestri di Pietra e del Legname, a causa di malattie. Non sembra che Luca abbia avuto una vecchiaia sana ed operosa.

1473 � Alamanno Rinuccini, in una lettera al duca di Urbino, elogia Luca della Robbia.
Andrea della Robbia esegue la Badonna con Bambino che tiene un uccellino per l' Ospedale di Santa Maria Nuova.

1474 � Dicembre: Vengono finalmente collocate le porte della Sagrestia delle Messe in Duomo. Luca della Robbia eseguì 10 formelle: Madonna con bambino
S. Giovanni Battista
4 Evangelisti tra coppie di angeli in adorazione
4 Padri della chiesa tra coppie di angeli in adorazione
24 testine aggettanti di Profeti e Sibille.

Andrea della Robbiadecora la volta della Cappella Martini nella chiesa dei Santi e Bernardino di Venezia. Nei cinque tondi inserisce l' Eterno e i quattro Evangelisti.

1475 � I della Robbia producono piastrelle esagonali con motivo floreale (tipo tappeto orientale) per la Cappella di S.Fina a S.Gimignano. Nel 1475 era stato deciso di costruire una cappella all'interno della Collegiata dell'Assunta, da dedicare a S. Fina, morta nel 1253. Benedetto da Maiano fece in marmo l'altare, la pala, l'urna e la figura della Madonna col Bambino e Angeli. Domenico Ghirlandaio eseguì gli affreschi. Il pavimento dei della Robbia è un esempio di decorazione "a tappeto""con l''so di piastrelle esagonali di cm. 28 di diametro

Altri pavimenti si trovano nella Collegiata di Empoli, a S.Fiora, a Bologna nella Cappella Rossi, in S.Petronio a Bologna e a Carpi nel palazzo di Alberto Pio, dove si trovano anche festoni.
� Il 5 Marzo Andrea della Robbia termina la Madonna dei Maestri di Pietra e del Legname (Bargello). E' la prima opera documentata come interamente sua. Andrea si differenzia da Luca perché pone il bambino sulla destra della Madre, cui fa gli occhi giallo-castani (Luca poneva il Bambino sulla sinistra e dipingeva gli occhi di celeste).
� I della Robbia realizzano lo stemma dei Buondelmonti (S.Giovanni Valdarno).
� Luca della Robbia realizza la croce processionale, ora al Museo dell'opera del Duomo

Andrea della Robbia realizza la Madonna degli architetti già nell' Udienza dell' Arte dei Maestri di Pietra e Legname e adesso al Bargello. Fu pagata 100 fiorini, data la sua complessità (è un rilievo a nicchia con cornice di cherubini ed emblemi dell'Arte),

Il 25 Agosto nasce Luca, sesto figlio di Andrea di Marco della Robbia Fu il più diligente seguace di Andrea. Andrea del Sarto lo ritrasse in SS.Annunziata nel Chiostro dei voti, nell'affresco del miracolo delle reliquie di S.Filippo Benizzi. è vicino al padre, ambedue vestiti di rosso, con il naso aquilino.
� sembra che in quest'anno Lorenzo popolano dei Medici crei la manifattura di Cafaggiolo, in Mugello

Risale a questo periodo il prototipo di Madonna con bambino del tipo "di Stia", ripetuto fino al secolo successivo da Andrea e dalla sua bottega. Se ne conservano esemplari nella chiesa di Santa maria Assunta di Stia, nella chiesa di Santa Maria a Settignano, nella galleria Coen di Brescia, nel Victoria and Albert Museum di Londra, nel Museo di Lione

1477 � Luca della Robbia spedisce una Madonna a Napoli, a Marino Tomacello, su commissione di Piero dè Medici.

1478 � Andrea della Robbia esegue il San Michele Arcangelo, statua in terracotta invetriata per la Chiesa di San Michele di Volterra. Nel 1476 Antonio Rossellino era stato pagato per un tabernacolo marmoreo, che avrebbe dovuto contenere una statua lignea, ma il tabernacolo risultò troppo piccolo. Fu allora commissionata ad Andrea una statua in terracotta.

1480 � Andrea della Robbia, che non può ancora contare sull'aiuto dei figli, prende a bottega Benedetto Buglioni.
� La portata del Catasto di Luca della Robbia rivela che le sue sostanze si sono dimezzate e risultano essere notevolmente inferiori a quelle di Andrea.

Opere attribuibili all'ultimo periodo di vita di Luca: Adorazione dei pastori, Londra, Victoria and Albert Museum

Madonna con bambino e coppia di angeli, Bargello
Madonna con bambino e coppia di angeli, Bargello
Lunetta del Convento delle Santucce, Roma Laterano

Medaglione di diametro cm. 64 con lo stemma Frescobaldi circondato da una ghirlanda di alloro. Lo stemma è a mandorla, poggiante su una bacile azzurro a sedici scanalature, simile ai bacili della volta della Cappella Pazzi. Si tende ad attribuire questo lavoro ad Andrea. Collezione Piero Corsini, New York.
� Andrea della Robbia realizza Madonna, col Bambino, Angeli e Santi (Antonio da Padova, Dorotea, Giovanni Battista, Lorenzo, Ludovico e Francesco) per la Cappella del Noviziato di S.Croce.

Andrea della Robbia realizza la lunetta, molto pittorica, con San Francesco fra due angeli per la cappellina della Villa del Corniolo, Borgo San Lorenzo.

Andrea della Robbia realizza la prima Madonna con Bambino appoggiato su di un cuscino, motivo che verrà ripreso in molte opere, conservate al Bargello (ex collezione Demidoff), al Museo Nazionale di Palermo, nella Collezione Luzzetti di Firenze, nella Cattedrale di Arezzo, nella Cattedrale di Siviglia, nel Museo delle Arti di Amburgo, in Santa Maria delle Grazie di Arezzo.

E' di questo periodo anche il tondo con Madonna e Bambino di Andrea, ripetuto in diecine di esemplari. L' originale è detto del "tipo Foulc", conservato nel Museo delle Belle Arti di Nimes.

1481 � Il 20 Febbraio Luca della Robbia muore di mal di renella aggravato. Dopo tre giorni viene sepolto in S.Pier Maggiore
� Andrea della Robbia esegue lo stemma di Rodolfo Gonzaga per il Palazzo delle Macine a Luzzara (R.E.), costruito dal Fancelli, architetto amico di Andrea. Altri stemmi realizzati da Andrea:

Francesco Sassetti, nella cappella di famiglia in S.Trinita
Bardi di Vernio nel Palazzo Bardi "alle Grazie"
Rettangolare per Gabriele Ginori, Podestà per il palazzo comunale di Mantova.
4 stemmi del Capitolo di S.Maria del Fiore per la Pieve di Signa (Bargello).

Andrea fece anche molti lavabi, fonti battesimali, nicchie, cibori, mensole, specchiere. Fra i tanti tabernacoli eucaristici, il più monumentale è nel Duomo di Sansepolcro.

- Il 6 Agosto Andrea della Robbia è alla Verna per il montaggio della Crocifissione nella Cappella delle Stimmate. è composta di 720 pezzi.
� Il Landino, nel proemio alla Divina Commedia elogia Luca della Robbia.
� L' 11 Novembre Andrea della Robbia riscatta la casa di via Guelfa, pagando 250 fiorini a Simone, che l'aveva ricevuta in eredità da Luca.

1485 � Andrea della Robbia esegue i pavimenti per la Cappella Rossi a S.Fiora e l' imponente Trinità fra i Santi Donato e Bernardo, ora nel Duomo di Arezzo.

Andrea della Robbia esegue il vaso con corpo baccellato e fregio a palmette con coperchio a frutta, donato dal Cora al Museo delle Ceramiche di Faenza. E' simile a quello conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, attribuito ad Andrea e Giovanni della Robbia.

Andrea della Robbia esegue la Madonna seduta in Faldistoro con Bambino Benedicente, edtto del tipo Lichetstein, che verrà ripetuta una diecina di volte. Se ne trovano esemplari nella collezione del Prindipe del Lichtenstein, in una collezione privata di Modena, una nella Casa Buonarroti di Firenze, una circolare al Bode Museum di Berlino, una inserita in una ghirlanda alla Verna. Fu inserita anche nella predella della pala con la Trinità, adesso nel Duomo di Arezzo e nella grande pala del Museo di Arezzo, risalente al 1495 circa. Questo tipo di composizione, con il Bambino in piedi sulle ginocchia della Madonna o su di un cuscino trova un precedente nel Tabernacolo del Canto de' Carnesecchi di Domenico Veneziano, adesso alla National Gallery di Londra, dipinto alla fine degli anni '30. Esempi degli anni '80 si ritrovano nell'affresco di Domenico Ghirlandaio nella sala dei Gigli di palazzo Vecchio a Firenze e nell'affresco del cognato del Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi, conservato nel Museo dello Spedale degli Innocenti a Firenze. Dato il suo successo, Ai primi del '900 Lelli ne fece il calco per essere ripodotta anche in tempi moderni dalle Manifatture Cantagalli di Firenze.

Sono di questo periodo i prototipi di altri bassorilievi di grande successo, quali la Madonna detta "di Bocca di Rio" e quella del "Bargello". Riproducono la stessa composizione della Madonna del tipo Lichestein, ma con il bambino in piedi che abbraccia la madre anziché benedire. Se ne conservano esemplari nel Santuario di Bocca di Rio a Castiglio dei Pepoli, nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello, all' University Mesum di Tucson in Arizona, nella Collezione Aldo Brachetti Peretti di Roma, al Bargello di Firenze. Fu inserita anche nella predella del Cristo in Pietà di Santa Maria degli Angeli alla Verna. Può considerarsi ispirata al gruppo marmoreo detto Madonna di Kress di Benedetto da Maiano del 1475 e conservato alla National Gallery di Washington. Anche da questo bassorilievo Lelli ricavò il calco.
1486 � Andrea della Robbia esegue la grande pala della Trinità per il Duomo di Arezzo.

Andrea della Robbia esegue la Comunione della Maddalena, adesso a Milano in collezione privata. Si ritiene si tratti dello scomparto laterlate di un trittico.

1487 � Il 3 Marzo Andrea e Giovanni della Robbia vengono pagati per lo stemma dell'Arte della Lana (Museo dell'opera del Duomo).
� Andrea della Robbia inizia alcuni lavori in marmo per S.Maria delle Grazie di Arezzo.
� Andrea della Robbia esegue la Natività per Antonio Barrese signore di Militello in Sicilia, dove si conserva nella chiesa di Santa Maria della Stella. Si tratta di una delle più complesse pale d'altare realizzate da Andrea. Per il trasporto, fu suddivisa in 17 casse, costruite dal falegname Francesco di Giovanni per 5 fiorini, 17 denari e 6 soldi. Il carico venne inviato a Pisa per l'imbarco, che venne curato dall'agente locale del conte di Militello, Filippo di Matteo Strozzi. La responsabilità della spedizione fino al rappresentante degli Strozzi a Palermo, Leonardo Ridolfi, spetta alla società di Neri Capponi. La nave biscaglina era comandata a Pasquale d'Alteda. Andrea della Robbia ricevette tra i 70 e i 75 fiorini, mentre l'imballaggio, il trasporto e le provvigioni assommarono a un totale di 108 fiorini e 8 soldi.
� Andrea della Robbia esegue i tondi con i trovatelli in fasce per l'Ospedale degli Innocenti.

Agnese Ugurgieri, vedova di Agostino Borghesi commissione ad Andrea della Robbia l' Incoronazione della Vergine per San Bernardino dell'Osservanza a Siena. La committente è raffigurata in ginocchio, a sinistra. Nello scomparto centrale è inserita l'iscrizione: MARIA VIRGO ASSUMPTA EST AD ETHEREUM THALAMUM. Per questa chiesa Andrea eseguì anche un Arcangelo Annunziante, una Vergine Annunziata ed altro ornamenti, questi ultimi scomparsi a seguito della prima guerra mondiale e di interventi di restauro del 1924.

1488 � Il 4 Marzo nasce Girolamo, undicesimo e ultimo figlio di Andrea di Marco della Robbia. Anche il suo ritratto è nel chiostro dei voti della SS.Annunziata. Fu il figlio di maggior prestigio e si arricchì alla corte di re Francesco a Parigi.
� Andrea della Robbia esegue il sepolcro in marmo di Sigismondo della Stufa a Monte Senario.

Andrea della Robbia riceve il pagamento per la lunetta di maiolica dipinta con l'Eterno fra due angeli. Museo dell'Opera del Duomo di Firenze.

E' di questo periodo anche la lunetta di maiolica dipinta raffigurante San Francesco fra gli angeli adoranti, già nella villa Minerbetti di Corniolo. La scarsa qualità della pittura la riconduce a un collaboratore di Andrea.
� Giuliano da Maiano, tramite il fratello Benedetto, commissiona ad Andrea piastrelle "all'uso fiorentino" per Poggioreale.

1489 � Il 3 Novembre Andrea della Robbia riceve la commissione per la lunetta del portale del Duomo di Firenze.

Andrea della Robbia esegue l' Annunciazione, che si trova adesso allo Staatische Museum di Berlino. Si tratta di un rilievo rewttangolare invetriato con smalti policromi: il manto della Madonna è bleu foderato di giallo, la sedia imita il porfido rosso, le mani poggiano su di un libro verde. Il manto dell'angelo è bianco con ricami celesti e copre una camicia viole, le ali sono multicolori. L'angelo poggia su di una base verde e regge nella sinistra un mazzo di gigli. I capelli sono biondi e gli incarnati sono, per la prima volta, riprodotti al naturale. La struttura del lavoro riproduce l' Annunciazione nella predella del trittico di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, quella di Santa Fiora, quella della Misericordia etc. Ossia, si tratta di una composizione che fu ideata negli anni '60 e raffinata successivamente con poche varianti, tanto che si pensa ad una serie di forme predisposte, alle quali venivano apportate poche varianti.

1490 � Il 2 Ottobre Andrea della Robbia inaugura lo stemma dei Bardi di Vernio per il Palazzo Bardi "alle Grazie".
� Lorenzo il Magnifico commissiona una cappella per S.Maria delle Carceri a Prato. Fu realizzata da Giuliano da Sangallo con ornamenti di Andrea della Robbia e dei figli Marco, Giovanni e Luca. Nella volta furono inseriti tondi con i 4 Evangelisti. Il lavoro fu terminato nel 1491.

Andrea della Robbia esegue l' Assunta che dona la cintola a San Tommaso, in S. Fiora e Lucilla.

Andrea della Robbia termina la Natività e Santi, con lesene a festoni di frutta, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli alla Verna.

Andrea della Robbia esegue il busto di Cristo in preghiera per la Sagrestia di Santa Croce in Firenze.

1491 � Il 24 Gennaio Andrea della Robbia riceve la commissione per un crocifisso ligneo per il Duomo (andato perduto). Ne fece altri, ma non si distinguono da quelli di Baccio da Montelupo.

1492 � Giungono a Napoli le 18 teste clipeate entro cornici a ghirlanda, eseguite da Andrea della Robbia per decorare la Sala Grande della villa di Poggioreale di Alfonso II d'Aragona. Quansi interamente perdute, rappresentavano gli Eroi Aragonesi.

1493  � Andrea della Robbia, con l'aiuto del figlio Giovanni, termina una cappella di marmo per S.Maria delle Grazie in Arezzo, intorno alla Madonnna della Misericordia affrescata da Parri Spinelli. è composta da una lunetta con Madonna e angeli, pilastri con santi e profeti e da una Pietà sulla fronte dell'altare. è l'unica sua opera in marmo. Fu pagata 260 fiorini.

Andrea della Robbia inizia a lavorare per le decorazioni dell'Ospedale di S.Paolo dei Convalescenti in piazza S.Maria Novella, per ordine di S.Antonino, domenicano. Molto naturalistici, di tendenza savonaroliana, con nuovi colori (incarnato, tonalità delle vesti). Alcune parti (perdute) furono dipinte a freddo per i colori mancanti nella tavolozza ceramica.:

7 medaglioni con 7 santi francescani
Cristo conforta un giovane, fatto dal figlio Marco
Cristo conforta un anziano, fatto dal figlio Luca
2 mezzi medaglioni col ritratto dello spedalingo Bernini
1 lunetta con l'incontro di S.Domenico e S.Franceco

Andrea della Robbia termina Cristo nel Sepolcro tra i Dolenti, con lesene a roselline, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli alla Verna e la lunetta con l'Annunciazione per la cappella dell'Ospedale degli Innocenti.

1494 � Tutti i della Robbia risultano essere seguaci di Savonarola. Divenuti "piagnoni", le loro opere si fanno più sobrie e disadorne (Vedi la cappella della reliquia del latte della Madonna donata da Guido Guerra alla Collegiata di Montevarchi). Andrea decora l'esterno della Collegiata di Montevarchi con una insolita balconata per l'esposizione della reliquia, inserendo nel prospetto un lungo fregio narrativo col Conte Guido Guerra che dona la reliquia del latte di maria alle autorità di Montevarchi.

La bottega Robbiana esegue lo stemma di Gabriello Ginori, Podestà di Mantova. Lo stemma è formato da piastrelle policrome rettangolari ed è datato. Contiene gli stemmi dei casati con i quali il Ginori è stato in contatto: Gonzaga, Este, Medici, Firenze, Papa Alessandro VI Borgia, il Vaticano. In alto l'iscrizione GHABRIEL GINORIUS NOBILI FLOREN(TINI) COMES EQUES AC PRETOR. Palazzo Ducale di Mantova.

1495 � Marco e Francesco di Andrea della Robbia prendono il saio dal Savonarola, in S.Marco.
� Andrea della Robbia termina le 7 tavole invetriate, commissionate dall' Arte della Lana per il Monastero della Verna.
Andrea della Robbia esegue l' Adorazione dei Magi Albizi, adesso al Vistoria and Albert Museum di Londra
Andrea della Robbia inizia la Pala di Brancoli (San Giorgio a Mozzano) con San Giorgio e il Drago.
Andrea della Robbia realizza i tondi con i 4 Evangelisti per la cappella Tolosa in Sant'Anna dei Lombardi a Napoli. Frammenti del pavimento in ceramica si trovano nel Museo delle Ceramiche di Faenza.

Andrea della Robbia esegue la lunetta del Cristo in Pietà per il portale di ingresso del Monte di Pietà, istituito dal Beato Bernardino da Feltre per sottrarre i bisognosi dalla piaga dell'usura. Savonarola sollecitò la diffusione di tali istituti a Firenze, il primo dei quali fu aperto nel 1495 dai Francescani a fianco della chiesa di Santo Spirito, in via del Presto di San Martino. In un dipinto di Francesco Gioli il bassorilievo appare ancora sulla porta del Monte di Pietà, prima di essere spostato sul portale di ingresso del Monte di Pietà di via Palazzuolo. Nel 1967 la lunetta fu definitivamente spostata nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze in via Bufalini. Questa composizione è stata ripetuta molte volte, anche in questo secolo, grazie ai calchi del Lelli.

1496 Caterina, figlia di Andrea della Robbia si fa suora nel convento domenicano di S. Lucia.

Andrea della Robbia esegue un gruppo scultoreo in terracotta smaltata di bianco con pochi particolari colorati. Se ne conservano solo il San Francesco d'Assisi e il San Bernardino da Siena, attualmente a Ferrara, nel Museo Civico di Palazzo Schifanoia. In origine, il gruppo si ritiene fosse collocato in una lunetta della chiesa di Sabn Francesco di Ferrara, che l'architetto Biagio Rossetti aveva iniziato a ricostruire nel 1494. Non si sa quando il gruppo fu smontato e collocato in un deposito, da cui riapparvero nel 1914 per merito del Reggiani. Furono restaurate nel 1974.

1497 � I della Robbia eseguono lo Stemma Martelli, Amsterdam Rijkmuseum.

Andrea della Robbia esegue il tondo con la Madonna in adorazione del Bambino, fra due angeli. La cornice è doppia, con cherubini e ghirlanda. In origine erano previste anche dorature. Si trova al Museo Bandini di Fiesole. Se ne ignora la provenienza.

Andrea della Robbia esegue la Madonna in trono con Bambino benedicente che si trova a Santa maria d'Antico di Maiolo (Pesaro). E' stata a lungo ritenuta opera di Luca della Robbia del periodo 1440/1450, ma alcuni particolari, quali i capelli sciolti della Madonna, riportano l''ttribuzione ad Andrea. A questa Madonna si rifarà Andre nel 1510 per la Madonna in trono con Bambino in Santa Maria a Lizzano Pistoiese.

1498� Francesco di Puglia, frate Francescano, convoca la prova del fuoco contro Savonarola e i suoi seguaci.

Marco, Francesco, Luca e Paolo, figli di Andrea della Robbia, difendono Savonarola con le armi.3 Aprile Un breve di Alessandro VI vieta le predicazioni di Savonarola.23 Maggio Savonarola viene impiccato e arso in piazza della Signoria.
� Il 19 Giuno Andrea della Robbia viene ammonito per aver testimoniato al papa che Savonarola "predichava buona dottrina" e viene sospeso per 2 anni dai pubblici uffici.
� In Agosto Giovanni di Andrea della Robbia consegna il lavabo per la Sagrestia di S.Maria Novella. è la sua prima opera autonoma. Significativa e nuova è la parte pittorica (dello sfondo), che fa pensare alla bottega del Ghirlandaio e forse a un intervento di Giovanni di S.Giovanni.

1500 � Andrea della Robbia esegue la lunetta con Santa Brigida di Svezia fra due confratelli. E' vestita con l'abito grigio e bianco vedovile e tiene in una mano il libro delle sue predicazioni e nella destra la croce metallica con l'ostia bianca centrale, attributo di badessa. La fiancheggiano due confratelli incappucciati. Probabilmente ornava il portone di ingresso della chiesa-compagnia di Santa Brigida a Firenze, soppressa nel 1783 e parzialmente abbattuta per consentire l'ingrandimento del giardino di Boboli.

Andrea della Robbia esegue il busto di giovane che si conserva al Museo del Louvre di Parigi. Non è smaltato sul retro, per cui si pensa fosse destinato ad essere collocato in una nicchia. Non se ne conosce la collocazione fino al 1862, anno di acquisto da parte del Louvre.

Giovanni della Robbia esegue la pala con il Giudizio Finale per la Chiesa di San Girolamo a Volterra. L'opera reca l'iscrizione QUESTA TAVOLA AFFATTO FARE MICHELAGNIOLO DINICHOLAO CEHEREGLI MCCCCCI.

Sono di questo periodo i busti conservati in una collezione privata di Firenze, nel Museo Bandini di Fiesole, a Napoli nel Museo di Capodimonte e nel Museo delle Ceramiche di faenza.

Il 16 Ottobre Andrea della Robbia viene pagato per il pavimento delal Cappella del Beato Bartolo nella chiesa di S. Agostino di San Gimignano.

1502 � Margherita, figlia di Andrea della Robbia si fa suora nel convento domenicano di S. Lucia.

Il 30 Luglio Matteo di Filippo Strozzi spedisce da Porto S. Ercole otto statue componenti il gruppo raffigurante la Pietà e una Santa Maria Maddalena, destinati a Londra. Andrea ne riceve 69 fiorini e 16 soldi. La nave, forse inglese, si chiamava "La Sovrana", era comandata da John Clerk (Strozzi scrive Giovanni Dilerch) ed era preferita per il trasporto di cose prezione verso l'Inghilterra.

Andrea della Robbia realizza la Madonna della Cintola per la Chiesa dei Santi Martino e Leonardo a Foiano. E' un esempio dell'influenza della predicazione savonaroliana: la scena è animata da personaggi austeri, i panneggi sono irrigiditi, quasi scomparsi i dettagli narrativi, che avevano caratterizzato l'opera di Andrea.

Andrea della Robbia esegue la Madonna in adorazione del Bambino con tre serafini. Il cartiglio reca la scritta EGO SUM LUX MUNDI. Museo di San Matteo a Pisa. Analogo soggetto è conservato in Sant'Andrea a San Casciano.

Giovanni della Robbia esegue il pavimento con motivo a tappeto bianco e azzurro per la Cappella del Latte in San Lorenzo a Montevarchi.

1503 � Andrea della Robbia esegue il putto reggifestone per il lavabo della sagrestia della chiesa di San Giovanni di Città di Castello. Oggi si trova nella Pinacoteca Comunale della stessa città.

1504 In Giugno, Matteo di Lorenzo Strozzi spedisce al suo corrispondente di Londra, di nome Tanagli, una figura di Gesù nel Sepolcro, collocata in due casse. Andrea riceve 8 fiorini, mentre l'imballaggio, la provvigione e il trasporto costarono 12 fiorini e 10 soldi. Le casse partirono da Campiglia sulla nave tedesca "Santa Maria", comandata da Gherardo Chopitel di Hannover.

Probabilmente Francesco di Andrea (Fra Mattia) esegue il Presepe per Santo Spirito a Siena.

1505 � Andrea della Robbia esegue la lunetta per il portale del Duomo di Pistoia (Madonna con Bambino incoronata da angeli)

Andrea della Robbia esegue la volta a cassettoni per la Cattedrale di San Zeno a Pistoia.

Andrea della Robbia esegue un gruppo di 4 statue rappresentante il Compianto del Cristo Morto, adesso in una collezione privata. Di questo soggetto si conoscono numerose repliche, sia di Andrea e della bottega che del giovane Andrea Sansovino al Museo di Berlino, al Victoria and Albert Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York, al Philadelphia Museum of Art, Museo di San marco a Firenze, Chiesa di San Lorenzo a Bibbiena, San Michele a Capugnano, al Museo d'Arte di Moulins

Giovanni della Robbia esegue la pala con San Francesco che dà la regola a San Luigi e a Sant'Elisabetta d'Ungheria per la chiesa di San Girolamo a Volterra.

Luca di Andrea della Robbia esegue lo stemma dell'Ordine Vallombrosano per il portale dell'Abbazia di Montescalari a Figline Valdarno.

1506� Il 26 Luglio Giulio II concede a Andrea della Robbia un lasciapassare per Roma, dove avrebbe dovuto portare alcune opere (ignote).

1507� circa Giovanni di Andrea della Robbia inizia il tabernacolo del Sacramento in Ss. Apostoli-

Il 28 Agosto Leonardo Bonafede, Spedalingo di S.Maria Nuova ed ex priore della Certosa del Galluzzo, ordina a Giovanni della Robbia 36 orci smaltati per la farmacia dell'ospedale. L'unico noto è al museo della ceramica di Sevres. Sembra essere uno dei tre prototipi presentati per ricevere la commessa. Sembra anche che Giovanni ne eseguisse solo una diecina, dopo il 1510, mente il contratto prevedeva la consegna entro il 1508.

Leonardo Buonafede ordina a Giovanni della Robbia anche vari arredi invetriati per la Pieve di Galatrona e tra essi un fonte battesimale, le cui Storie del Battista, poi replicate a calco (Cerreto Guidi 1511, San Donato in Poggio 1513, San Piero a Sieve), sono basate sul celebre Battesimo di Cristo del Verrocchio oggi agli Uffizi.
� Andrea della Robbia realizza le lunette dei 3 portali di S.Maria della Quercia a Viterbo (di Giuliano da Sangallo) e la lunetta di S.Giovanni dei Fiorentini, sempre a Viterbo, importante centro di predicazione della Congregazione fiorentina di San marco.

1509  � Andrea della Robbia esegue un Angelo Annunziante e una Vergine Annunziata, destinati a Montalcino. Il trasporto viene curato dal vetturale Domenico di Lorenzo per 10 lire e 10 soldi, mentre Fra Mattia, figlio di Andrea della Robbia, riceve il pagamento di 87 lire e 10 soldi.

Luca di Andrea del periodo esegue le pale con le Natività per la chiesa di San Francesco a Barga e per la Chiesa di Santa Chiara a Monte San Savino

1510  � Opere di Andrea della Robbia e bottega di questo periodo:

Maddalena Penitente in San Jacopo a Borgo a Mozzano
Madonna con Bambino in Santa Maria a Lizzano Pistoiese, cui hanno collaborato anche Francesco e Luca di Andrea.
Vergine annunziata, statua di cm. 179 in Santa Maria di Vitaleta, San Quirico d'Orcia.
Vergine Annunziata per San Pietro a Radicofani
San Sebastiano, statua di cm. 130, adesso al Museo Civico di Montalcino
Santa Maria Maddalena, statua di cm. 115 per San acopo di Borgo a Mozzano.
San Sebastiano per San Francesco a Montalcino, ora nel Museo Civico.
San Giovanni Battista, altorilievo scontornato (parte di una pala simile a quella di Montalcino?), conservato al Museo Beato Angelico di Vicchio di Mugello.

Medaglioni con i Santi Evangelisti, conservati nel Museo Nazionale di Arte Antica di Lisbona. Provengono dal Convento della Madre di Dio, fondato nel 1509 dalla Regina Eleonora, vedova di Giovanni II. Nello stesso museo si conservano anche due medaglioni araldici con lo stemma dei reali del Portogallo, un tabernacolo con ricchi ornamenti e un tondo con una testa di profilo. Probabilmente tutti i lavori fecero parte di una sola commessa da parte dei reali portoghesi, sensibilizzati verso l'arte fiorentina da Jacopo Sansovino, presente in Portogallo dal 1492, dopo che aveva realizzato, nella bottega dei Della Robbia, le due pali in terracotta per Monte San Savino.

Sant'Agnese, statua ci cm. 135 parzialmente invetriata e dipinta, commissionata dai Camaldolesi per la chiesa di Santa Maria Assunta di Bagno di Romagna (Forlì). E' stata riscoperta di recente, dopo che un restauro ha eliminato lo strato di verniciatura bianca che copriva il manto rosso, il velo violaceo e l'incarnato al naturale.

Vergine Annunziata policroma, statua di cm. 122, collezione Pratesi, Firenze e una simile al Museo Jacquemart-André di Parigi.

Statua di S. Agostino per il duomo di Sansepolcro.

Si attribuisce a Giovanni della Robbia L'Incontro tra Gesù e San Giovanni Fanciulli del Museo del Bargello e della Collezione Scharf di Londra.

Luca di Andrea della Robbia esegue il San Girolamo penitente policromo, riproducente l'analogo soggetto di Antonio Rossellino. Casa Buonarroti a Firenze. Molto simile al San Giovanni Battista di una collezione privata di Roma, sempre attribuito a Luca di Andrea.

1512 � Giovanni e Andrea della Robbia terminano il tabernacolo del Sacramento per SS.Apostoli.

Giovanni della Robbia esegue una complessa pala d'altare parzialmente invetriata policroma per la Chiesa di Santo Stefano a Pescina (Vaglia), trafugata nel 1909 ed oggi smembrata fra la Chiesa di San Pietro a Vaglia, Santa Maria a paterno, nei depositi della Soprintendenza presso la Fortezza da Basso di Firenze e in parte perduta. Raffigura al centro la Natività e l'Adorazione dei pastori, ai lati Santo Stefano e San Lorenzo con fregi di cherubini e gli stemmi Pazzi e Davanzati. Caterina Pazzi e Giovanni Davanzati si sposarono nel 1512.

1513 � Giovanni della Robbia realizza gli angeli di maiolica per S.Ambrogio.

Giovanni e Andrea della Robbia terminano il Cristo portacroce e un San Lorenzo per la certosa del Galluzzo.

Luca di Andrea della Robia esegue la Madonna con Bambino e Santi per la chiesa di San Mauro a Signa.
� Il 12 Ottobre Giovanni di Andrea della Robbia viene pagato per i due angeli reggicandelabro in S.Ambrogio a Firenze.

1514 � Giovanni della Robbia realizza il monumentale altare trifornice di San Lucchese a Poggibonsi con Madonna con Bambino fra San Francesco e S. Antonio da Padova.

Giovanni della Robbia esegue la pala con la Pietà con San Giovanni e Santa Maddalena per lo Spedale di Santa Maria della Scala, adesso al Bargello di Firenze. Vi sono rappresentati gli stemmi Accolti e Pollini. Il dato pittorico prevale su quello plastico. L'insieme risulta molto pesante.

1515 � Il 22 Settembre viene collocato il Presepe, eseguito da Andrea della Robbia per Santa Maria alle Caldine, sotto una Annunciazione a fresco di Fra Bartolomeo. In origine era composto anche dal bue e dall'asinello. Un documento pubblicato dal Milanesi dice "facto per mano di Andrea della Robbia" a spese di frate Roberto Salviati. Un recente restauro ne ha messo in risalto il fine modellato e la bella policromia.

Giovanni della Robbia esegue un complesso altare tripartito per l'eremo di San Girolamo del Sasso Rosso, ora ad Arcevia, presso Ancona con la Madonna con bambino tra San Giovanni Battista e San Girolamo. Le decorazioni laterali sono attribuibili al figlio Marco.

Giovanni della Robbia esegue La Tentazione di Adamo, conservata alla Walters Art Gallery di Baltimora, ispirata alla composizione del Durer, con stemmi Buondelmonti e Salviati, realizzata per l'ingresso trionfale di Leone X a Firenze il 30/11/1515.

Nella stessa occasione, viene inviato a Roma un Tabernacolo Eucaristico di Giovanni della Robbia, adesso nella Sala Borgia in Vaticano.

Altri tabernacoli furono eseguiti a calco negli anni seguenti. Se ne trovano in Collezioni private a Torre Canavese (TO), al Bargello.

Girolamo della Robbia esegue la Madonna con Bambino e San Giovannino, adesso alla Biblioteca Nazionale di Firenze.

Girolamo della Robbia esegue la Natività tra i Santi Francesco e Sebastiano con angeli cantori, adesso in collezione privata

Luca di Andrea della Robbia esegue una coppia di putti reggifestone, adesso alla Villa Guinigi di Lucca..

Buglioni esegue la lunetta di Ognissanti e quella della Badia.

1516  � Leone X commissiona a Benedetto Buglioni le statue di San Romolo e due compagni martiri per la Cappella di S. Stefano nella Badia Fiesolana, adesso nel Museo Bandini.

1517 Il 21 Luglio Buonarroto Buonarroti scrive al fratello, pregandolo di ordinare uno stemma di famiglia ai della Robbia, da apporre al palazzo pretorio di Rassina durante il periodo del suo incarico a podestà. Adesso è nella Casa Buonarroti a Firenze.

Il 18 Ottobre Agnolo di Polo riceve, per conto di Giovann, il pagamento di una Tavola del Sacramento per il Monastero del Buonsollazzo.

1518 Giovanni della Robbia esegue l' Assunta fra Santi e Profeti per la Cappella Aulla nel Camposanto di Pisa. Il contratto prevede che venga realizzata "in terra cocta ismaltata et invetriata et adornata ad oleum ... auro brunito et a mordente".

1520 Raffaello commissiona a Luca di Andrea della Robbia i pavimenti per Leone X in Vaticano. Sostituiti nel 1860, ne restano solo pochi frammenti e un disegno di Francisco La Vega.

Giovanni della Robbia esegue una statuetta della Dovizia, riprendendo la statua di Donatello sulla colonna di piazza del Mercato Vecchio e vi aggiunge un bambino-monello, che verrà ripreso da santi Buglioni nella modellazione della carità sul portico dello Spedale del Ceppo di Pistoia.

In questo periodo Giovanni esegue anche alcune statuette policrome riproducenti la Giuditta, che si trovano alla Galleria Bellini di Firenze, al Museo Szépmuvészeti di Budapest e in una collezione privata di Stoccarda. Vennero riutilizzati indifferentemente i calchi della Giuditta e della Dovizia.

Il Vescovo di Fiesole Giovanni de' Folchi commissiona a Giovanni della Robbia una nicchia murale con San Romolo seduto, sormontato dallo stemma del Vescovo per il Duomo di Fiesole.

Giovanni della Robbia inizia l' Annunciazione, composta da due statue policrome di cm. 150 di altezza, adesso nel Santuario della Madonna della Querce di Montepulciano. Il volto della Vergine trova riscontro in quello di Santa Lucia nella Certosa del Galluzzo.

Girolamo della Robbia realizza il "Putto Mictans", statuetta da fontana per Palazzo Pucci a Firenze, adesso allo Staatlische Museum di Berlino.

1521 � Il 7 Marzo Muore Benedetto Buglioni.
� Tommaso di Filippo Panichi fece fare un Presepe a Giovanni di Andrea della Robbia per San Girolamo delle Poverine, adesso al Bargello. Giovanni firmò l'opera, forse per distinguersi dalla concorrenza.

Giovanni della Robbia esegue il Compianto sul Cristo per la SS. Annunziata, adesso al Bargello, desunto dal prototipo di Fra Bartolomeo.

Luca di Andrea della Robbia esegue il bellissimo stemma Bartolini Salimbeni, adesso al Museo del Bargello di Firenze. Nello stesso periodo esegue lo stemma Caiani in Palazzo Pitti.

Il Vescovo di Fiesole Giovanni de' Folchi commissiona a Giovanni della Robbia una pala con la Madonna con Bambino tra i Santi Pietro, Donato di Scozia, Giovanni Battista e Romolo, adesso nella cappella del Seminario di Fiesole.

1522  � Girolamo della Robbia esegue il Tabernacolo delle Fonticine in via Nazionale, commissionato dalla vicina Compagnia del Reame di Betlemme ed il San Girolamo Penitente, adesso al Museo Bardini di Firenze, ripreso dall'analogo gruppo di Baccio da Montelupo, adesso a Torino, Antichi Maestri Pittori.

Luca di Andrea della Robbia consegna la Madonna fra l'Arcangelo Raffaele e San Cristoforo alla chiesa di San Francesco ad Asciano.

Andrea della Robbia fa testamento nella sagrestia della chiesa domenicana di San marco, dove chiede di avere le onoranze funebri.

1523  � Giovanni della Robbia consegna 66 teste clipeate dei Padri della Chiesa, Santi Fondatori, Personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento per il Chiostro dei Monaci alla Certosa del Galluzzo.

Altre teste di Giovanni dello stesso periodo, raffiguranti Bacco si trovano al Museo del Vino Mouton-Rothschild , al Museo del Bargello e al Museo Bardini.

Una testa di Centurione fu riprodotta in vari esemplari da Giovanni. Si trovano a Torino in collezione privata e al Victoria ed Albert Museum di Londra.

1524  � il 24 Dicembre Cappone di Iacopo Capponi, inviato di Alessandro di Pietro Segni, Podestà di Lari e commissiona due Madonne per 2 e 5 fiorini rispettivamente e lo stemma Segni per 6 o 7 lire.

1525 � Il 4 Agosto muore Andrea di Marco di Simone della Robbia e viene sepolto nella tomba di famiglia in S.Pier Maggiore, accanto alle spoglie di Luca, zio e maestro. Le esequie vennero officiate nella chiesa di San Marco.

Giovanni della Robbia, su commissione del Bonafede, inizia i medaglioni policromi per l'Ospedale del Ceppo di Pistoia con Annunciazione, Assunta, Visitazione (tratta dall'Albertinelli) lo stemma del Ceppo e lo stemma dei Medici. Verranno terminati nel 1529.
� Il 28 Novembre Giovanni di Andrea della Robbia si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali. Adeguandosi ai mutati gusti dell'epoca, Giovanni aggiunge motivi archeologici e architettonici, arricchendo le composizioni e la tavalozza dei colori.
� Girolamo della Robbia parte per la Francia, dove lavora come architetto allo Chateau de Madrid.

1529 � fra il 14 Luglio 1529 e il 4 Marzo 1530 muore Giovanni di Andrea della Robbia, forse vittima della peste che aveva già ucciso i suoi tre figli.

Luca di Andrea della Robbia, cui la peste aveva ucciso la moglie, va in Francia, richiamato da Girolamo, diventato ricco al servizio di Francesco I.

Girolamo esegue un medaglione col ritratto di Francesco I adesso al Metropolitan Museum di New York. La cornice, datata 1529, si trova al Louvre.

1530 Girolamo della Robbia esegue la pala della Nascita della Vergine per la cappella della regina nel castello di Cognac, adesso a Sévres. Nella predella sono dipinte a grisaglia scenette con la Visitazione, San Francesco stimmatizzato e San Girolamo penitente, che si rifanno al Rosso Fiorentino, come due medaglioni monocromi con l'Offerta a Priapo e La peste a Firenze per il castello di Francesco I a Saint-Germain-en-Laye.

1535  � Girolamo della Robbia esegue il busto di Condottiero, adesso al Museo Ladriére di Parigi, proveniente dal Castello d'Assier, Figeac ed il busto di Francesco I, adesso al Metropolitan Museum di New York. Altri busti, realizzati in collaborazione con Luca di Andrea, sono al Getty Museum di Los Angeles e alla Art Gallery di Yale.

1537  � Girolamo della Robbia riceve il titolo "di valet de chambre du Roi".

1545 � Francesco da Sangallo scolpisce, per la Certosa di Val d'Ema, il ritratto funebre di Leonardo Bonafede, spedalingo di Santa Maria Nuova e committente dei della Robbia.

1547 � Una esenzione fiscale della corte francese appella Luca di Andrea "maitre esmailleur et sculpteur"

Girolamo della Robbia si sposa con Luisa di Pietro Mattei e si fa costruire una casa a Parigi.

1548 � Prima del 6 Novembre muore a Parigi Luca di Andrea della Robbia. Girolamo si reca a Firenze per sottoscrivere una procura per le procedure relative all'eredità.

1550 � Girolamo della Robbia viene sostituito allo Chateau de Madrid da Filiberto De L' Orme.

1552 � Girolamo della Robbia torna a Firenze, ma gli viene a mancare la committenza (Cosimo era impegnato nella guerra contro Siena). Decide quindi di tornare in Francia.

1559 � Muore Enrico II e Girolamo della Robbia rientra nelle grazie della corte di caterina de' Medici. De L'Orme viene destituito.

1563 � Girolamo della Robbia inizia a scolpire due angeli seduti su techi per la base del monumento del cuore di Francesco II che si realizzava ad Orléans su disegno del Primaticcio..

1565 � Girolamo della Robbia riceve l'incarico di scolpire l'effige funebre di caterina de' Medici per il mausoleo di Saint Denis. Morirà prima di compierla

1566 � Girolamo della Robbia muore a Parigi.

1650 � Antonio Novelli, secondo quanto scrive Filippo Baldinucci, riesce ad imitare approssimativamente la tecnica dei Della Robbia, ma la cosa non ebbe seguito. Sia il bianco che l'azzurro erano più sporchi.

1685 � Cosimo III dei Medici commissiona ad alcuni scultori, guidati da Guido Ferri, un'intera Via Crucis in bianco e azzurro, a imitazione dei Della Robbia, destinato al convento di S.Piero di Alcantara a Montelupo. Nello stesso periodo Massimiliano Soldani Benzi tenta di imitare i Della Robbia.

1773 � Giuseppe Pelli Bencivenni, coordinatore degli Uffizi, pubblica un elogio di Luca della Robbia

1795 � Angelo Maria Bandini, durante la soppressione di istituti religiosi, raccolse molte opere, comprese dei della Robbia, nel suo museo a Fiesole.

1820 � la Ginori di Doccia inizia la produzione di immagini in stile robbiano.

1858 � Leone Innocenti produce lo Stemma dei Beccai per Orsanmichese, ispirandosi allo stemma dell'Arte della Seta di Andrea della Robbia.

1882 � Leone XIII scrive l'enciclica Auspicatio sul purismo e sull'estetica francescana, ispirando i preraffaelliti e l'incontro fra arte e artigianato, con una nuova stagione fortunata per le opere dei della Robbia.

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Nella Chiesa di Santa Chiara a Monte S. Savino (Ar.) è stato conservato per anni un presepio con la visita dei pastori di Luca della Robbia.  La proprietà di tale opera è della famiglia Gamurrini e si trova momentaneamente presso la Sovrintendenza di Arezzo. 


FINE


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