Le figure degli angeli



* La figura degli angeli nelle religioni
* Storia dell'angelologia
* Il fascino dell'invisibile nella società contemporanea
* Appendice: Gerarchia degli angeli
* Gli angeli nella storia della chiesa

 

 

* La figura degli angeli nelle religioni


La figura dell'angelo come la intende la tradizione cristiana è collocabile solo nel quadro di un rigoroso monoteismo. Non mancano però somiglianze con analoghe figure presenti in tutte le religioni, con significati diversi a seconda del contesto religioso (animista, dualista, politeista) in cui si collocano.
La storia delle religioni ci mostra una ricca tipologia di queste figure anche se è necessario ricorrere all'analogia.

Nelle religioni dualistiche e politeiste del passato e del presente si parla spesso oltre che di divinità buone e cattive anche dei loro mediatori o inviati; la distinzione tra divinità e i loro mediatori non è sempre netta. Questa condizione è presente presso gli assiri, i babilonesi, gli egiziani e nel politeismo greco, etrusco e romano.

Nelle religioni mesopotamiche del II millennio a. C, in seguito al passaggio dal politeismo al monoteismo, troviamo un gran numero di entità trascendenti, raffigurate come animali alati (draghi, leoni, karibù). Esse sono forze cosmiche che hanno il compito di garantire l'ordine celeste e terreno: reggono il sole e le stelle, i singoli individui (ogni uomo è accompagnato da uno spirito protettore che lo difende dagli attacchi dei demoni, l'ilu).
Anche la religione egizia presenta qualche divinità che non è molto diversa dalle figure angeliche, un esempio è costituito dalla divinità Bes.

Le religioni animiste hanno in comune la credenza in un Dio supremo che dispone di agenti e messaggeri che possono entrare in contatto con gli uomini in sogno o in alti modi. In questo caso è lo sciamano, quale portatore dei poteri sacri, ad essere il solo che può entrare in contatto con gli spiriti messaggeri. Gli indiani d'America affidano spesso la preghiera al loro angelo custode, che le porta al grande Spirito. In India, l'universo è concepito come una gerarchia di forze perennemente in azione, venerate dai fedeli.

La predicazione del Buddha afferma che gli spiriti che popolano l'universo non influiscono sulla vita degli uomini, nelle credenze popolari queste entità possono aiutare i loro devoti nelle varie circostanze della vita.

Nel vedismo, che include le religioni più popolari e primitive dell'induismo, esiste la credenza in una molteplicità di spiriti che hanno a che fare con il funzionamento dell'universo e con la vita dell'uomo. Questi spiriti contribuiscono a mantenere l'ordine cosmico e sono dotati di caratteristiche e poteri che trascendono l'esperienza umana: possono rendersi invisibili o assumere forme diverse, leggere nel pensiero, trasformare le dimensioni degli oggetti, annullare la legge di gravità e alcuni di essi sono spiriti-guida.

La Bibbia ebraica, non dimostra un specifico verso gli angeli in se stessi ma ne parla in relazione a un contesto di verità più vaste e decisive. In un primo tempo gli angeli sono semplici figure o controfigure di Jahvé (esseri teofanici), quando il monoteismo si consolida, essi assumono contorni propri di entità distinte da Dio (1).
L'idea degli angeli come intermediari sembra entrare nella Bibbia attraverso la tradizione elohista (2) che allontana Jahvé per farlo abitare nel monte Oreb.
Nel corso della storia ebraica dalle origini fino al nuovo testamento si possono distinguere diverse fasi evolutive. La prima, corrisponde al consolidamento del monoteismo e cerca di evitare il più possibile le figure degli angeli. Essi sono comunque presenti in quasi tutti gli scritti di questo periodo: nella storia di Abramo gli angeli compaiono più volte: l'angelo consola Agar ingiustamente allontanata dalla gelosia di Sara (Gn 16,7-12; 21,17); tre angeli promettono un figlio ad Abramo e uno non gli permette di sacrificarlo (Gn 18,1-37 e Gn 22, 1-14); degli angeli proteggono la moglie e le figlie di Lot a Sodoma (Gn 19'1-25); nella storia di Giacobbe c'è il sogno della scala che sale dalla terra al cielo percorsa da angeli (Gn 28,10) e alla lotta con l'angelo durata una notte intera; nel Libro dell'Esodo l'angelo: appare a Mosè nel roveto ardente (Es 3,1-33); stermina i primogeniti d'Egitto, protegge Israele nel passaggio del Mare Rosso (Es 23,20); guida il popolo nel deserto (Es 23,20; 32,34 33,2).
Il mal'ak Jahvé (l' "angelo di Jahvé) in questi testi sembra identificarsi con Dio stesso e riguardo questo argomento si sono scontrate diverse teorie: per Agostino e Girolamo l'angelo è un rappresentante di Dio (teoria della rappresentanza); per Origene è Dio stesso che si rende visibile in certi momenti (teoria dell'identità); per altri l'angelo è frutto di correzioni ai racconti originari delle teofanie per non compromettere la trascendenza Di Dio (teoria dell'interpolazione) (Panteghini, 1997).

Una seconda fase comprende i secoli XIII e XII a.C., caratterizzati dalla sedentarizzazione del popolo di Israele e dalla costruzione del tempio. In questo periodo alla tradizionale funzione di messaggeri, gli angeli aggiungono quella di guide del popolo (a Giosuè appare un angelo "principe dell'esercito di Jahvé” (Gs 5,13-15).
Durante il periodo della monarchia si diffonde l'idea anche Dio disponga di un proprio regno, con una sua corte e un suo esercito, si parla allora dei cherubini, come di angeli preposti a sorveglianza del regno celeste (queste figure richiamano quelle degli assiri e poste a difesa delle città e dei templi) e di serafini (da saraf, bruciare) come angeli della contemplazione. Quanto più aumenta lontananza del trascendente dall'uomo, tanto più cresce il bisogno di intermediari per conoscerne le verità, ecco perché si assiste all'aumento del numero degli angeli e delle loro funzioni.

Durante l'esilio babilonese, la lontananza da Gerusalemme e dal tempio rende ancora più acuto il bisogno di mediatori celesti e terrestri. Ezechiele, che opera in Babilonia intorno al 590-570 a.C., parla di quattro cherubini che accompagnano la manifestazione del Signore (Ez 10,1-23). Da Ireneo in poi, nelle quattro facce di questi angeli (leone, toro, aquila, uomo) si vedranno gli evangelisti.
Nel periodo del ritorno in patria (dopo l'editto di Ciro, del 538 a.C.), il monoteismo, ormai consolidato, apre il varco ad influssi delle religioni assira, persiana, egiziana, greca, romana. La concezione degli angeli, come dimostrano i libri di Giobbe, Daniele, Tobia, gli apocrifi (3) e i deuterocanonici, si arricchisce di figure che possono essere assimilate alle divinità minori delle religioni mesopotamiche. Gli angeli, sono posti nello spazio riservato a Dio che sta sopra la terra, vengono considerati degli "spiriti", l’assenza del corpo, viene rimarcata la loro condizione di creature e il loro numero aumenta (Dn 7,10). Essi: prestano lode e benedizione a Dio (Sal 103, 20-22 Sal 148, 1-4 Dn 3, 57-90); sono degli inviati presso gli uomini (Cr 21,18 Tb 3,17 Dn 14,34) per proteggerli e guidarli (Dn 3,49 6, 23 Mac 11,6); portano a Dio le preghiere dei credenti (Gb 33,23) e intercedono per loro (Tb 12,15).

La letteratura inter-testamentaria, a differenza di quella canonica, è ricca di speculazioni talvolta contraddittorie, che rivelano comunque il bisogno di una appresentazione concreta del sacro, tendente a costruire una geografia del mondo ultra-empirico, che lo renda il più possibile vicino a quello concreto. Le varie argomentazioni rispondono agli interessi del momento ad esempio si diffonde la convinzione che gli angeli non conoscano l'aramaico, eccetto Gabriele, e ciò per preservare l'uso dell'ebraico almeno nella preghiera.

Fra il secolo II a.C. e il V d.C. si diffondono nella religiosità popolare degenerazioni che sfiorano l'idolatria e in questo periodo si assiste ad un'impressionante espansione di angeli e dei loro nomi (269 negli apocrifi inter-testamentari e 140 nel Libro di Enoch, il più rappresentativo) ad ognuno dei quali viene affidato un compito specifico nel governo della natura.
Nel Nuovo Testamento la presenza degli angeli è: maggiore rispetto all'Antico Testamento; periferica in quanto Cristo è posto al centro della rivelazione; significativa perché accompagna i momenti decisivi della vita di Gesù. Nei Vangeli, gli angeli vengono menzionati in modo specifico nei racconti dell'infanzia e della resurrezione: è l'arcangelo Gabriele ad annunciare la nascita di Gesù e quella del Battista (Lc 1,8-38); è uno stuolo di angeli ad invitare i pastori ad adorare il bambino (Lc 2,8-14), uno appare in sogno a Giuseppe per annunciargli il concepimento di Maria e di fuggire alla strage degli innocenti (Mt 1,8-24; 2,13-15; 2,19-23). Durante la vita di Gesù: gli angeli lo servono dopo l'episodio delle tentazioni (Mt 4,11); nel momento della passione un angelo consola Gesù (Lc 22,43); un altro rovescia la pietra del sepolcro (Mt 28,1-6) e due annunciano alle donne a resurrezione; gli angeli compaiono in occasione dell'ascensione (At 1,10 ss).

Gli angeli sono citati in varie occasioni da Gesù stesso: quando insegna che dopo la resurrezione, gli uomini diventeranno simili agli angeli (Lc 20,34-36), quando afferma che gli angeli custodi dei bambini vedono sempre il volto del Padre (Mt 18,3-6) e che saranno presenti nel giorno del giudizio (in LC Mc Mt); nella parabola del ricco epulone e Lazzaro (Lc 6,22); quando ne parla a Pilato del suo “Regno” (Mt 26,53).
Negli Atti degli apostoli gli angeli hanno la funzione di accompagnare la nascita della chiesa (At 5,18ss; 8,26-40; 10,30) mentre nel libro dell'Apocalisse, ispirato da un angelo, riprende tutti i temi presenti nell'Antico testamento e nella letteratura post biblica riguardo queste figure. Gli angeli: proteggono le varie chiese (Ap 1,4-22); tengono in loro potere le potenze distruttrici e demoniache della natura (Ap 7,1-8; 14,18; 16,5); annotano le azioni degli uomini (Ap 17,8; 20,12); prendono parte al giudizio universale (Ap 8-9; 15-16; 20,1-3); custodiscono le porte della città di Dio (Ap 21-22).
Paolo, nelle sue lettere inviate alle chiese nascenti, pur riconoscendo la funzione degli angeli, dimostra preoccupazione per l'eccessivo culto nei loro riguardi (Col 2,18, Eb 1ss) e lo stessa cosa fa Pietro (Pt 1,12; 3,22).

Nel Corano, come nella Bibbia, si parla spesso di angeli e la loro esistenza è un articolo di fede. L'islam accentua fortemente l'importanza della mediazione angelica per la necessità di conciliare l'assoluta trascendenza di Dio con la sua presenza nel mondo e nella storia. Ogni contatto con Dio avviene attraverso gli angeli e ogni persona trova in loro, specchi di Dio, dei modelli (funzione teofanica dell'angelo). Le creature invisibili, pur avendo la medesima natura, differiscono per grado e funzione e si dividono in tre categorie: gli angeli, i dijnns (geni) e gli shayatin (demoni). Gli angeli, sono creature di natura ignea e luminosa (fuoco e luce simboleggiano la perfezione); hanno vita, parola e intelligenza (Sura 55,15); sono soggetti alla volontà divina e si nutrono di contemplazione; reggono e governano cielo e terra animando le forze della natura (Sura 25,48; 27,63; 30,46; 35,9); sono distribuiti in sette cieli, al di là dei quali vi è una miriade di angeli disposti a cerchio attorno al trono di Dio (Sura 74,34). Le loro funzioni consistono nel pregare Allah e sorreggerne il trono (Sura 69,17; 39,75); custodire il Corano e portarlo verso gli uomini (Sura 81,19; 68,40); essere a guardia dell'inferno (Sura 66,6; 74,31). Riguardo agli uomini: ne sono custodi (Sura 13,11; 6, 61; 41,30), tanto che ve ne sono cinque per ogni uomo, due per il giorno, due per la notte e uno per sempre (Sura 82,10.12; 86,4); aiutano i credenti (Sura 3,125; 8,9); annotano le opere degli uomini (Sura 82,10-12); accolgono i peccatori e li puniscono (Sura 8,50); pregano per i credenti (Sura 33,43.56); chiedono perdono per tutti gli uomini (Sura 4,97; 16,28); presentano a Dio i meriti e le colpe dei defunti (Sura 50,16-26); permettono all'uomo di salire fino a Dio (Sura 56,3-4). Si può facilmente notare che le caratteristiche degli angeli nel Corano non sono diverse da quelle che troviamo nella Bibbia.

Allo stesso modo della tradizione ebraica, anche l’islam ha arricchito quanto è contenuto nel testo sacro e Avicenna (vissuto tra il 980 e il 1037) è uno tra i maggiori pensatori mussulmani che hanno approfondito il discorso. Egli divide gli angeli in due categorie: quelli di natura spirituale e puramente intellettuale (intelligenze celesti) e quelli che governano il moto degli astri (anime motrici degli astri). Nel Libro dell'ascensione celeste, pone l’accento sulla funzione mediatrice dell'angelo: solo attraverso l'intervento angelico le menti elette possono sciogliere tutte le incertezze. La concezione di Avicenna si allontana dall'affermazione cristiana perché vi è sostanziale coincidenza tra mediazione angelica ed essenza divina. Nel racconto Il fruscio delle ali di Gabriele del mistico iraniano Sohravardi, si riscontra un forte influsso dello zoroastrismo quando identifica nell'arcangelo Gabriele il "padre" dell'umanità che permette l'accesso a tutte le conoscenze. Sohravardi inoltre elabora una gerarchia angelica non dissimile da quella della tradizione cristiana.

Gli angeli sono figure presenti in quasi tutte le religioni del mondo e non sono espressione dello "specifico cristiano". Il fatto che le stesse raffigurazioni bibliche di queste entità sono debitrici, almeno in parte, ad altre culture e religioni e la cautela con cui vengono introdotte nella rivelazione biblica, inducono a chiedersi che cosa rappresentino, queste figure periferiche, che spesso diventano oggetto di speciale attenzione.

Storia dell'angelologia

Il pensiero cristiano dei primi due secoli dopo Cristo riguardo agli angeli, sviluppa i contenuti delle Sacre Scritture tenendo conto della letteratura giudaica e degli influssi della cultura greco-romana. Di questo periodo è interessante ricordare lo scritto il Pastore di Erma in cui si fa riferimento ad una gerarchia angelica e si afferma che ogni uomo è accompagnato da due angeli che rappresentano il bene e il male (Quacquerelli, 1978).
Nella seconda metà del II secolo si diffonde nel mondo cristiano una corrente di pensiero eterodossa, lo gnosticismo, secondo cui gli angeli sono demiurghi ed emanazioni di eoni superiori e, come "divinità di ordine inferiore", creano e governano il mondo. Questa teoria è fortemente criticata da Ireneo, secondo il quale gli angeli sono invece creature di Dio di natura spirituale.

Durante il II - III secolo ad approfondire la dottrina cristiana degli angeli, intervengono due grandi maestri della scuola di Alessandria: Clemente e Origene. Il primo descrive gli angeli come degli intermediari fra l'uomo e Dio e immagine della luce del Verbo (o Logos). Il secondo, distingue le creature razionali in tre categorie: le potenze celesti (angeli) che hanno corrisposto al Bene; i demoni (diavolo con il suo seguito) che non hanno aderito al Bene e se ne sono allontanati; gli esseri umani, creature incerte nella scelta tra il bene e il male e decaduta dalla primitiva beatitudine, bisognose di essere guidate per ritrovare la perfezione originaria. Ogni persona è assistita, durante il corso della sua vita, da un angelo custode e da molti altri, che si avvicendano nelle varie situazioni dell’esistenza.

La riflessione del IV secolo ha portato sostenere che gli angeli sono creature (solo Dio è increato), dotate di corpo (solo Dio è puro spirito) e la loro realtà e più vicina a quella spirituale rispetto a quella materiale (4).
Circa la loro creazione si confrontano due teorie: la prima afferma che sono stati creati assieme al cielo e la terra, altri invece sostengono che esistevano prima della costituzione del cosmo e dell'uomo. Durante questo periodo si ha il superamento dell'opinione circa la colpa carnale commessa dagli angeli per ricercarla nell'invidia provata verso Adamo. Gli angeli buoni sono divisi in gradi e gerarchie i loro compiti sono: rendere lode a Dio, assistere gli uomini, lottare contro gli angeli cattivi che cercano di impedire alle anime dei morti di raggiungere il paradiso, custodire il corpo dei defunti fino alla resurrezione della carne.

Dopo il IV secolo acquista particolare importanza la riflessione di Agostino (vescovo di Ipponia tra il 396 e il 430) che, nel De Genesi ad litteram, rifiuta sia il dualismo manicheo che l'umanesimo pelagiano. Gli angeli sono i messaggeri di Dio, portatori della luce che promana dal Verbo di Dio, strumenti della provvidenza e della sapienza di Dio e loro ruolo è creare un legame tra il cielo e la terra. Sono anche dotatati di libero arbitrio, che permette loro di scegliere se rimanere nella luce (angeli buoni) o divenire tenebra (angeli cattivi). Nel De civitate Dei Agostino sostiene che il legame tra gli uomini e gli angeli è dovuto alla comune appartenenza alla civitas Dei: i primi sono in cammino verso di essa, i secondi ne fanno già parte in quanto godono la beatitudine della visione di Dio.

Pseudo-Dionigi, vissuto tra la fine del V e l'inizio del VI secolo, ritenuto discepolo di san Paolo e quindi fonte autorevole, ha lasciato nel De caelesti hierarchia, un'opera interamente dedicata agli angeli in cui presenta un'accurata analisi della gerarchia celeste (5).
L'equivoco circa l'identità di Dionigi ha determinato dei dubbi circa da validità dell'interpretazione sulle gerarchie angeliche. In realtà, alla base della composizione della scala angelica, vi sono delle basi scritturistiche (6).
La gerarchia proposta da Dionigi, implica diversità di funzioni e di servizi ed è costituita da nove ordini di angeli raggruppati in disposizioni ternarie. L'ordine supremo è costituito da Serafini, Cherubini, Troni; viene poi l'ordine intermedio, formato da Dominazioni, Virtù, Potestà; viene infine la gerarchia inferiore, cui fanno parte Principati, Arcangeli, Angeli. Diffusasi nella cultura latina dopo la traduzione di Giovanni Scoto Eriugena, la mistica di Dionigi fu un preciso punto di riferimento. Gli scritti aeropagitici furono stampati in edizione latina nel 1634 e la gerarchia proposta, è ancora oggi tenuta in considerazione.

Nel periodo tra la metà del IV secolo e l'anno Mille, in risposta all'eccessiva venerazione degli angeli da parte dei fedeli (la devozione popolare invocava angeli non menzionati nelle Scritture) e ad esagerazioni teologiche si sono susseguiti tre sinodi e i due concili. Le dichiarazioni che ne sono derivate hanno avuto l'intento di limitare la devozione e le conoscenze circa queste figure a quanto scritto nei Testi Biblici, condannando in modo particolare quanto contenuto nell'apocrifo Libro di Enoch, senza nulla aggiungere riguardo altre questioni.

Il Secondo Concilio di Nicea del 787, ad esempio si pronuncia sulla legittimità del culto delle immagini sacre, comprese quelle degli angeli. In questo periodo interviene anche il vescovo Isidoro di Siviglia per indicare che la presenza delle ali nelle immagini angeliche è una concessione fatta dalla chiesa agli artisti, che cercavano un modo di rappresentarle senza generare confusioni.

Nel IX secolo la curiosità teologica nei confronti degli angeli viene ripresa dagli interrogativi di Anselmo d'Aosta circa la loro natura, libertà, comunicazione. Nel secolo successivo Onorio di Autun (1080-1153) dedica agli angeli quattro capitoli del suo Elucidarium (una specie di enciclopedia religiosa), opera che influenzerà i mistici (fra di essi si ricordano Ildegarda di Bingen (1098-179) e Herrad di Landsberg (XII secolo).

Durante il Medioevo nella chiesa latina (in quella d'oriente il ruolo teofanico resterà sempre il carattere costitutivo e distintivo dell'angelo) il ruolo teofanico e mediatore degli angeli si riduce mentre è affermata la loro funzione di esempio e guida (funzione antropologica). Alla riflessione di orientamento speculativo si sviluppa l'angiologia nata dal nel contesto della vita spirituale e della predicazione dei monasteri; benedettini, cistercensi e certosini prospettano la vita monastica come imitazione della vita angelica. Bernardo di Clairvaux (1091-1153) insigne interprete di questa corrente di pensiero, propone una spiritualità che si alimenta attraverso un colloquio interiore con gli angeli.

L'attenzione speculativa iniziata nel XII secolo e conclusasi con la grande scolastica del XIII secolo, privilegia la riflessione metafisica rispetto alla funzione salvifica teologale dell'età precedente e questo costituisce il superamento della riflessione patristica che attribuisce agli angeli un corpo di natura sottile ed eterea, una corporeità immateriale. A partire dalla metà del XII secolo si diffonde nella Francia meridionale il movimento dei Catari e degli Albigesi che riprendeva l'eresia dualista e gnostica manichea sostenendo la contrapposizione tra Dio e Satana come principi quasi equivalenti. In risposata alla diffusione di queste concezioni interviene il concilio ecumenico Lateranense IV (1215), che con la dichiarazione dogmatica Firmiter, segna una tappa fondamentale della dottrina della chiesa sugli angeli. Contro ogni interpretazione dualistica viene il concilio afferma che esiste un solo ed unico principio creatore delle cose visibili e invisibili, spirituali e corporee. Inoltre si afferma la totalità e universalità della creazione, nel senso che l'atto creativo abbraccia tutti gli enti esistenti. Gli angeli fanno parte degli enti creati e sono sottoposti all'azione divina che li ha prodotti.
Per escludere le speculazioni dei Catari secondo i quali Dio ha creato per primi gli angeli e questi hanno poi creato il cosmo, il concilio pone l’accento sul fatto che entrambi sono frutto dell'azione di Dio fin dall'origine. Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), ad esempio, sviluppa la sua concezione in chiave di esemplarità e spiritualità. Gli angeli aiutano gli uomini nella loro elevazione spirituale, in modo tale che l'uomo conformandosi a loro, possa giungere alla contemplazione di Dio. Essi sono dotati delle facoltà e delle attività proprie degli esseri intelligenti, quindi possono usare del libero arbitrio.

La massima espressione del pensiero cristiano del XII secolo è data dai grandi sistemi teologici elaborati dalla speculazione scolastica, che ha il merito di aver inserito la filosofia aristotelica nella delucidazione dei misteri della fede, usando la ragione come aiuto nella comprensione della fede.
Tommaso d'Aquino (1221-1274) ha trattato degli angeli in quasi tutti i suoi maggiori scritti (in particole nella Summa Theologica) la novità del suo pensiero consiste nell'ammettere la totale spiritualità dell'angelo e l'assenza di elementi materiali e corporei. Per l'aquinate il mondo si presenta come un sistema organico e intelligente, non dovuto solo a connessioni fisiche o meccaniche, quanto al coinvolgimento di una moltitudine di esseri spirituali che hanno ricevuto da Dio la missione di possedere e collaborare alla realizzazione dell'ordine dell'universo, ciascuno nel proprio specifico ambito. Gli angeli sono sostanze incorporee, cioè esseri spirituali non congiunti ad un corpo, i quali sono vicini a Dio per la loro natura spirituale e vicini agli uomini che sono creature limitate; sono liberi intelligenti esecutori del pensiero divino. Ogni uomo è aiutato nel compimento del piano divino, oltre che dalla grazia, dalla ragione dalla libera volontà, anche da un angelo.

Per Giovanni Duns Scoto (1266-1308), la spiritualità degli angeli non differisce molto da quella degli uomini, essi possiedono delle conoscenze ricevute da Dio ma sono anche in grado di elaborarne altre di eterne, come fanno gli uomini. Per questo motivo, la scienza è dinamica e in continuo progresso, compito degli angeli è proteggere gli uomini dall'influsso dei demoni.
La visione scolastica dei secoli XII e XIV continua nella scuola renana la quale afferma, attraverso la teoria dei gradi dell'essere, che l'intelletto umano sorpassa la mente angelica. Gli angeli rimangono eternamente immobili nella loro perfezione e non possono aggiungere nulla alla loro esistenza, mentre all'uomo è data la possibilità di superare il limite di creatura mondana, attraverso l'azione intellettuale e l'atto della conoscenza. Si tratta di una concezione di antropocentrismo razionale, preludio alla svolta moderna del razionalismo che troverà in suo culmine nell'idealismo tedesco.

Dal XIV secolo fino al XVI, si diffonde un clima permeato da un forte senso di soggettivismo e relativismo che porta alla formazione dei fenomeni che costituiscono la svolta fondamentale dell'epoca moderna e sono, sul piano culturale, Umanesimo e Rinascimento e su quello ecclesiale, la Riforma protestante (7).
In questo contesto, la svolta antropologica, con la sua perdita di interesse nei confronti del trascendente e la concentrazione tridentina su problematiche più urgenti, si ha una sostanziale marginalizzazione delle figure angeliche. Lo stesso Catechismo tridentino, deciso dal concilio e promulgato da Pio V nel 1566, riserva agli angeli un paragrafo di poche righe, inserito in un contesto più ampio di articoli di fede. Si ribadisce la creazione degli angeli dal nulla, la loro pienezza di grazia, il potere divino di cui sono dotati e la funzione di proteggere gli uomini in ogni istante dell'esistenza.

I progressi delle scienze del secolo XVI portano all'empirismo che si sviluppa nel secolo XVII in ambiente inglese con Bacone e in seguito con Hobbes e Locke. Così, mentre la scienza galileiana prende le mosse da un atto di fede nel Creatore che ha inscritto in tutte le cose le leggi della natura rendendole accessibili all'uomo mediante la ragione, Hobbes (nel Leviatano), rifiuta l'esistenza degli angeli considerandoli delle fantasie suscitate da Dio per permettere agli uomini di compiere azioni straordinarie.

Il secolo XIX è caratterizzato da una mentalità scientista e da un clima liberale che mette in discussione il mondo angelico. E' la sola pietà popolare a riservare loro il più ampio spazio con i caratteristici eccessi devozionali regolarmente limitati dall'intervento dalla chiesa. L'angelo viene rivalutato in contrapposizione al razionalismo e allo schematismo delle scienze ma non corrisponde più a quello della tradizione cristiana e perde ogni contenuto di trascendenza e identità personale per essere considerato forza spirituale della natura o parte della creatività che permette all'uomo di superare i propri limiti.

La concezione cristiana degli angeli subisce una forte crisi all'inizio del XX secolo in cui si assiste al progressivo declino dell'antica mentalità sacrale, cioè di quella sensibilità immediatamente metafisica che coglie il trascendente in quanto oltrepassa l'immediato conosciuto. Si instaura invece una "mentalità secolare" con la tendenza a valorizzare il visibile e quanto rientra nel razionale, così angeli e demoni sono le prime vittime di questa incompatibilità culturale. Il secolo risente inoltre delle problematiche dibattute dalla fine Ottocento come: gli studi storico-critici dei testi biblici che hanno sottolineato come la rivelazione va epurata dai condizionamenti culturali (quali gli angeli); la diffusione della teoria darwiniana che rigetta ogni fenomeno non riconducibile alla legge della evoluzione del mondo fisico per adattamenti successivi; la spinta materialistica; lo spirito di laicizzazione e secolarismo, che rifiuta ogni elemento trascendente; la concezione esistenzialistica e fenomenologica ristretto ai soli dati dell'esperienza umana. La credenza degli angeli è considerata un residuo del pensiero pre-scientifico e l'intera dottrina tradizionale che li riguarda viene messa in discussione anche da alcuni teologi.

Il Concilio Vaticano II non si è occupato direttamente della tematica degli angeli pur accennandovi tre volte in contesti differenti mentre‚ incisiva la professione di fede di Paolo VI del 1968. Giovanni Paolo II nel corso di sei incontri tenutisi nell'estate 1986 ha proposto una visione degli angeli sistematica e sostanzialmente conforme alla concezione tradizionale, precisando che la verità su queste entità è "collaterale" ma "inseparabile" dalla rivelazione.
Il Catechismo della chiesa cattolica (edito nel 1992) dichiara che l'esistenza degli angeli è una verità di fede. Essi sono esseri: puramente spirituali, creature personali e immortali, inseriti, quali strumenti e messaggeri, lungo tutta la storia della salvezza, presenti e attivi nella vita della chiesa e di ogni fedele.
In seguito al richiamo del pontefice e alla posizione favorevole dei teologi, si è verificato un crescente interesse riguardo queste figure come attestano le numerose pubblicazioni sull'argomento, non limitate all’ambito teologico.

Il fascino dell'invisibile nella società contemporanea


Il cristianesimo mantiene chiaro un rapporto di "trascendenza nella presenza", che è tipico di un’esperienza religiosa di carattere secolare, che assicura autonomia al profano pur offrendogli un organico sistema di significati ultimi (Crespi, 1965; Berger 1967).
L'analisi storica dimostra che l'istanza secolare non permane a lungo entro l'esperienza cristiana istituzionalizzata, anche se continua a stimolare individui e gruppi. Al processo di istituzionalizzazione sacrale offrono motivi e incentivi sia il modello di organizzazione imperiale tardo-romano sia il sistema socio culturale dei popoli germano-barbarici, cui si aggiungono elementi di religiosità provenienti dalla tradizione pagana, della creatività misterica, delle religioni germaniche.

Il diffondersi massiccio di una religiosità sacrale nella nuova forma cristiana è talora bilanciato dal ricorrente emergere di istanze riformistiche e desacralizzanti e nel complesso, si assiste al crescente divario tra la forma ufficiale del messaggio gestita dall'istituzione e la forma concretamente vissuta dalla collettività. E' solo più tardi che emergono all'interno dell'istituzione e più ampiamente all'interno della società cristiana medievale, fermenti di rinnovamento radicale che daranno i loro frutti in epoca recente, influendo sia sul processo di destrutturazione di una chiesa rigidamente istituzionalizzata, sia sull'esperienza in generale.

Il XII secolo è caratterizzato da una prima evidente diminuzione della religiosità, dall'aumento di laici acculturati e dal diffondersi dello studio diretto dei fenomeni naturali, grazie anche allo sviluppo di nuove discipline quali l'algebra e l'astronomia. La fine del Medioevo vede un fiorire senza precedenti di attività commerciali, il denaro diviene sempre più importante, le tecniche vengono affinate così come le scienze e la religiosità viene ulteriormente allontanata. Nei secoli '300, '400, '500 nuove scoperte scientifiche vengono diffondendo un atteggiamento materialista.

In Europa (l'Italia rimase al margine), i movimenti in cui si espresse l'esigenza di una radicale trasformazione sociale, politica ed economica, esplosero quasi sempre in forme religiose (dalle eresie del XII secolo alla Riforma protestante), questo perché‚ la vita sociale religiosa e quella non religiosa erano fuse tra loro.
Con la fine del Medioevo si assiste al declino dell'antica mentalità sacrale, di quella sensibilità che coglie il trascendente in ciò che va oltre l'uomo e lo coinvolge. Si diffonde invece la tendenza a valorizzare solamente il visibile e quanto entra a far parte del razionale. Secondo Corbin inoltre, la crisi teologica del secolo XIII, emersa dalla riflessione sulle tesi di Aristotele e Averroè, determina la scissione tra teologia e filosofia, con la conseguente emarginazione delle figure angeliche.
Il XVII secolo e l’Illuminismo, operano un distacco culturale pressoché definitivo dagli angeli in quanto lo scientismo, con la sua visione meccanicistica della realtà, riduce il reale al razionale e il razionale al dominabile, condannando completamente la sfera dell’invisibile.
Partendo da un presupposto umanistico di restituire l'uomo a se stesso, liberandolo dalle condotte non autentiche, che Freud, Jung e Fromm sottopongono le "illusioni", "le fantasie", "i tabù" riferiti alla religione, ad una critica totale. Già Voltaire mostrava di disapprovare fortemente la credenza in creature che oltrepassano l’uomo e lo possono condizionare ma è Freud ad auspicare un futuro di uomini adulti, guidati dalla ragione, in grado di dominare completamente se stessi e la realtà che li circonda senza fare più ricorso alla droga e al veleno della religione.

La speculazione umanistica e antropocentrica si intreccia, successivamente, con le speculazioni del protestantesimo liberale per rigettare completamente ogni forma di credenza negli angeli, ritenendoli dei “residui sacrali di altri tempi” e degli ostacoli alla fede.In quest’ottica le tesi di: Tillich e Westermann (1953) che considerano gli angeli dei simboli poetici dell’attività umana intnta a costruire se stessa; Bultmann (1973) che prospetta una nuova interpretazione del Vangelo, in cui gli angeli hanno solo un significato simbolico-esistenziale; di Troeltsch e Harnach che rifiutano il carattere rivelato di queste credenze, riducendole a proiezioni psicologiche della percezione del bene.
Faure afferma:
"La scomparsa degli angeli [...] manifesta l'incapacità o il rifiuto del nostro sguardo di vedere il piano metafisico e il legame che unisce mondo dell'anima e mondo sensibile, l'interiore e l'esteriore. Questa perdita di coscienza comporta l'abbandono della storia ai demoni della volontà di potenza e ai disordini nati da un'individualità empirica ripiegata su se stesa" (Faure, 1991, p. 133)

La riduzione scientifica moderna non ha smorzato completamente la fantasia e la ricerca di senso nell’uomo contemporaneo, tanto che ogni tanto riaffiora il fascino dell’invisibile, proprio in un contesto in cui tutto deve essere visibile e verificabile (Jung, 1985).
Il rapido passaggio dalla chiusura illuminista degli spazi invisibili alla deregulation postmoderna, ha determinato il mescolarsi delle esperienze più varie dell’occulto, del magico dell’esoterico (Trotzki, 1989), mescolare assieme magia, miracolo, e superstizione, soprannaturale e occultismo.
Affascinato dall’invisibile, l’uomo contemporaneo recupera anche le figure degli angeli, radicate nel pensiero religioso dell’umanità e mai del tutto abbandonate dalla religiosità popolare:
"[...] con lo sfaldamento delle illusioni antropocentriche dell'epoca moderna, angeli tornano in circolazione sulle strade dell'umanità che avverte più acuta la nostalgia dell'invisibile" (Panteghini G., 1997, p. 5)
"[...] esiliati dal razionalismo scientista, interessato solo al visibile, come superflue fantasie dell'antica ignoranza, assieme sono richiamati dalla post-modernità delusa dalla miopia scientista" (Ibidem, p. 9).

“Il ritorno degli angeli” ha avuto inizio durante gli anni Sessanta negli Stati Uniti (che hanno funzionato come melting pot religioso) ed è giunto in Europa in tempi recenti: sono stampati sulle magliette, sui prodotti di cartoleria, circolano nel mondo della musica e sono diventati parte integrante dei moderni arredamenti e sono oggetto di una vasta campagna editoriale che raccoglie per quello che riguarda il presente decennio 115 pubblicazioni.
Il moderno bisogno di verifiche empiriche ha portano al moltiplicarsi di testimonianze di incontri con queste entità. A questo proposito Barbagli fa notare:
"Quando gli uomini forzano l'Angelo ad abbandonare il suo habitat naturale, quello della metastoria, cioè quello che è al di sopra di questa o quella contingenza artistica, allora l'angelo è costretto a soggiacere alle leggi che regolano il cammino umano" (Bussagli, 1995, p. 301).
Questo tipo di esperienze, accolto con ironia nel suo nascere, è stato successivamente oggetto di studio: nel 1982, Mooleburg, medico olandese, ha condotto un'inchiesta in cui emergeva una inattesa percentuale di persone convinte di aver avuto incontri personali con creature angeliche (31 casi su 400 interviste); nel 1993 il giornalista americano Javanovic, ha pubblicato una vasta raccolta in cui mette in risalto esperienze di salvataggio da parte degli angeli custodi; nel 1989, in Italia la Giovetti presenta parecchie esperienze di questo tipo.

I mass media tendono sempre di più a valorizzare forme religiose che facciano notizia, cioè che si presentino con i caratteri del media-event (8). Gli angeli rientrano, almeno da qualche anno, in quest’ottica e le manifestazioni più evidenti di questo fatto sono: loro ricorrente presenza negli spot pubblicitari, sono protagonisti di films e telefilms (9), sono oggetto di programmi e dibattiti in ambienti cosiddetti laici.
Nel chiederci il motivo del ritorno, possiamo indicare che l’angelologia si è sviluppata in tre ambiti diversi che hanno dato luogo ad altrettante funzioni degli angeli: teologale, cosmologico, antropologico.
La presenza degli angeli nelle religioni, per quanto riguarda la funzione teologale, ha aiutato a conciliare trascendenza e immanenza divine, sviluppando l’idea di una potenza mediatrice tra l’Assoluto e l’essere umano, una manifestazione dell’assoluto accessibile all’uomo.
Nella storia delle religioni la presenza delle figure angeliche ha facilitato il passaggio dal politeismo e dall'animismo (che mescolavano le forze positive e negative) al monoteismo, consentendo di ridurre ad un unico principio, le molteplici forme della sua azione nel mondo e sull'uomo. A questo proposito Corbin afferma che solo grazie alla presenza dell'angelo il monoteismo conserva la sua unità e questo perché si evitano: da un lato l'agnosticismo, cioè l'impossibilità per l'uomo di conoscere la divinità dall'altro l'antropomorfismo, cioè il tentativo di rappresentare l'essere divino nei termini della figura umana (H. Corbin, 1986).

Gli angeli si presentano non solo come raffigurazione e mediazione della bontà di Dio ma anche come proiezione del nostro desiderio e fiducia di essere da lui amati e protetti (Panteghini, 1997).
Nella tradizione cristiana, in particolare l'angelo nella sua connotazione meno collegata alla materia, è in qualche modo il modello dell'uomo, della sua aspirazione a desiderare di essere oltre l'immediato evidente.
Parallelamente a quella teologica, gli angeli hanno rivestito per l’uomo anche una funzione cosmologica. Il desiderio di influire sulla natura e sugli eventi e la mancanza di adeguate conoscenze e strumenti operativi, ha permesso nei secoli la diffusione di dottrine (10) che vedono l'influsso benefico degli angeli sui fenomeni naturali e delle pratiche in cui vi è sostanziale fusione tra magia ed esoterismo che permettono di evocarli, il cosiddetto "spiritualismo angelico".

E' in questo contesto di ricerca del sapere inteso come potere dell'uomo sulla natura, che troveranno spazio speculazioni di pensatori quali Pico della Mirandola, Giordano Bruno (11), Tommaso Campanella (12).

La diffusione dello "spiritismo angelico" aumenta dopo la pubblicazione di Steganographia, dell'abate benedettino Giovanni Tritemio (1462-1516). Il libro, edito nel 1606, molto simile ad un manuale di magia, doveva servire per raggiungere una completa conoscenza del mondo, evocando i nomi degli angeli che controllano le singole parti della terra e ne regolano il funzionamento. La figura dell'angelo è così ridotta a strumento nelle mani dell'uomo che può servirsene a fini pratici; anche oggi molti libri hanno per oggetto il modo di prendere contatto queste figure, utilizzandole a fini privati. Questo aspirazione ad avere a propria disposizione un essere soprannaturale rivela per qualche autore il bisogno di contatto con il trascendente, pur nella forma egoistica di protezione o ascesa personale (Panteghini,1997).

Una curiosa ripresa in questo senso si riscontra nella New Age in cui, accanto a quelli custodi, sono presi in considerazione gli angeli della natura (delle singole piante, degli animali, del paesaggio, ecc.) che insegnano come coltivare la terra.
Faure afferma che l'angelologia unisce, in una stessa prospettiva metafisica, le differenti forme di conoscenza, di collegare le illuminazioni spirituali e le intuizioni scientifiche più profonde (Faure 1991):
"Ispiratore segreto dell'uomo portatore della conoscenza più alta, l'angelo rompe con la logica dell'esclusione e della riduzione, ci invita a una trasfigurazione del mondo di cui noi stessi siamo autori. [...] Filosofia e religione, religione e scienza possono ritrovarsi sul terreno dell'angelologia, la cui messa al bando nel secolo XVIII aveva infranto l'ideale dell'unità dello spirito della conoscenza" (Faure, p. 136-137).
La presenza degli angeli consente di aprire la mente umana ad orizzonti più ampi della sola umanità, in cui si colgono la molteplicità e la differenziazione dei principi e degli elementi che formano e regolano l'universo, in una mutua collaborazione e coordinamento. Ciò impedisce lo sfruttamento disordinato delle forze naturali e rende possibile un agire responsabile e costruttivo da parte dell'uomo e il suo miglioramento.

L’ultima prospettiva riguarda la funzione antropologica degli angeli che da millenni accompagnano la riflessione dell'uomo sulla propria esistenza, su mondo, su Dio, dando volto alle forze del bene.
Gli angeli hanno permesso all'uomo di riordinare l'istintività e razionalità pulsioni e aspirazioni, eros e thanatos che gli sono propri. L'analisi della coscienza umana, fatta studiando gli angeli, offre materiale per penetrare la psiche e il mondo nascosto delle forze e dei moventi che operano nel profondo dell'animo dell’uomo.
Schelling sostiene che l'angelo è simbolo dell'"uomo originario" (Urmensch), delle potenzialità umane non ancora realizzate, Richter che l'angelo esprime la dimensione del sogno e dell'immaginazione che dona ali all'uomo sollevandolo dalla vischiosità del quotidiano.

APPENDICE
Gerarchia degli angeli


Una prima gerarchia angelica si può dedurre dalla Bibbia: i Serafini sono citati in Isaia 6, 2: "Attorno a lui (Dio) stavano dei Serafini, ognuno aveva sei ali, con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava"; i Cherubini sono presenti nella Genesi 3,24: Dio "scacciò l'uomo dal paradiso terrestre e pose ad oriente del giardino dell'Eden i Cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via dell'albero della vita" e in tutto il suggestivo capitolo decimo di Ezechiele; i Troni, le Dominazioni, i Principati e le Potestà si trovano nella lettera di San Paolo ai Colossesi 1, 16: "Tutte le cose create, in cielo e sulla terra, sono state fatte per mezzo di lui (Cristo); sia le cose visibili sia quelle invisibile: Troni, Dominazioni, Principati, Potenze" in Efesini 1,21).
Quattro sono gli ordini degli angeli citati da Paolo nella Lettera agli Efesini (Ef 1,21), vale a dire: Virtù, Principati, Dominazioni, Potestà.

Il primo a parlare di gerarchia degli angeli è Plotino (II sec. d.C.) ma a introdurre tale concetto nella filosofia occidentale è stato Pseudo-Dionigi l'Areopagita (V secolo) con il De Caelesti hierarchia. La gerarchia proposta da Dionigi, implica diversità di funzioni e di servizi ed è costituita da nove ordini di angeli raggruppati in disposizioni ternarie. L'ordine supremo è costituito da Serafini, Cherubini, Troni; viene poi l'ordine intermedio, formato da Dominazioni, Virtù, Potestà; viene infine la gerarchia inferiore, cui fanno parte Principati, Arcangeli, Angeli.

Nel XV secolo interviene Bernardino da Siena (1380-1444) con le sue Prediche volgari nel Campo di Siena che distingue tre gerarchie angeliche , ognuna delle quali è composta di tre cori:" gli angeli del primo coro inducono gli uomini a operare con vigore; quelli del secondo coro, donano il desiderio di compiere al meglio ogni opera buona; il terzo coro, il più perfetto, concede l'accesso alla conoscenza. Ogni coro si eleva rispetto al precedente fino alla contemplazione di Dio.
Gli Angeli ci sono più familiari, essi appartengono all'ordine più basso, sono i più vicini all'umanità, i più coinvolti nelle vicende umane svolgono la funzione messaggeri (a questa categoria appartengono gli angeli custodi). Vengono poi gli Arcangeli o "angeli della luce superiore" i più noti sono: Gabriele, Michele, Raffaele, Lucifero (poi decaduto).

Ad un livello ulteriore vi sono i Principati, che sono gli angeli custodi dei gruppi, città, nazioni, e possono essere definiti come gli angeli dell'integrazione, in quanto coinvolti nelle vicende del pianeta. Primo coro della seconda sfera è costituito dagli angeli conosciuti come Potenze (Potestà); essi sono portatori della coscienza di tutta l'umanità e custodi della storia collettiva e fra di essi vi sono gli angeli della nascita della morte, sono in grado di attrarre e trattenere l'energia del progetto divino e possono donare agli uomini visione organica del mondo spirituale. Le Virtù sono in grado di irradiare energia divina in grande quantità. Le Dominazioni sono esseri celesti che governano le attività di tutti i cori angelici ad essi inferiori, presiedono all'integrazione del mondo spirituale con quello materiale e sebbene essi ricevano ordini direttamente da Dio ed entrino raramente in contatto con gli individui, il loro è loro lavoro è strettamente connesso con la realtà umana.

I Troni posseggono una purezza incontaminata che li eleva al di sopra di ogni cosa vile. I Cherubini si distinguono per il loro potere di conoscere e vedere Dio, di contemplare lo splendore trinitario e comunicare la loro saggezza agli angeli inferiori. Il più alto ordine in assoluto è costituito dai Serafini, che circondano il trono di Dio cantando la musica delle sfere celesti e regolando il movimento dei cieli così come emana da Dio).

Gli angeli nella storia della chiesa
Negli atti ufficiali della chiesa cattolica (per una più completa cronologia si veda: Levatori R. "Gli Angeli" 1996)
117 d.C. Ireneo, vescovo di Lione contro la dottrina gnostica, evidenzia che gli angeli sono creature di Dio di natura spirituale.
543 d.C. Sinodo di Costantinopoli: del 543 condanna alcune idee errate sugli angeli
561 d. C. Sinodo di Braga (Portogallo): condanna il dualismo manicheo e priscillianista
745 d. C. Concilio di Roma: 745 proibisce di invocare i nomi di angeli non esistenti nella Bibbia
787 d. C. Secondo concilio di Nicea: è permessa la raffigurazione iconica degli angeli
789 d. C. Concilio di Aquisgrana: è disposta la scomunica e anche la pena di morte per coloro che adorano Uriele.
1215 d. C. Concilio Lateranense: contro l'eresia dei Catari e degli Albigesi (eresia dualistica, che contrappone Dio e Satana come due principi equivalenti) asserisce che esiste un solo e unico principio creatore di tutte le cose esistenti (visibili e non) e che gli angeli sono stati creati da Dio buoni e sono diventati cattivi per propria iniziativa
1566 Catechismo tridentino: gli angeli sono ministri di Dio, ricolmi della grazia e de potere divino; gli angeli custodi proteggono gli uomini in tutta la loro vita.
1570 Messale romano di Pio V (Rituale romano di Paolo V, 1614) : sono stabilite le feste degli angeli custodi e degli arcangeli; viene inserita nella liturgia dei defunti la funzione degli angeli di accompagnare l'anima al cospetto di Dio
1601 Clemente VIII proibisce la divulgazione delle litanie degli angeli
1670 Clemente X: rende obbligatoria la festa degli angeli custodi
1726 Sinodo di Fermo: invita a non raffigurare gli angeli nudi o in forme indecenti.
1853 Sinodo di Roma: raccomanda il retto culto verso gli angeli custodi
1870 Concilio vaticano I: ribadisce quanto affermato nel concilio Lateranense IV
1921 Benedetto XV: estende a tutta la Chiesa le feste di san Gabriele e san Raffaele, rispettivamente il 24 marzo e il 24 ottobre
1950 Pio XII richiama i cattolici ad ammettere la personalità degli angeli
1968 Paolo VI presenta la professione di fede sull'esistenza delle creature spirituali o angeliche
1986 luglio-agosto, Giovanni Paolo II espone in forma catechistica la concezione tradizionale della fede cattolica sugli angeli e demoni
1992 Catechismo della Chiesa Cattolica "La verità vi farà liberi" ribadisce che l'esistenza degli angeli è una verità di fede, essi sono esseri spirituali, creature personali che intervengono nella vita della Chiesa e di ogni fedele.

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BIBLIOGRAFIA
Berger P.L., (1970), Il brusio degli angeli, Il Mulino, Bologna.
Bussagli M., (1995), Storia degli angeli, Rusconi Libri, Milano.
Cacciari M., (1986), L’angelo necessario, Adelphi, Milano.
Cesareo V., (1992), (a cura di), La cultura dell’Italia contemporanea, Edizioni della Fondazione Agnelli, Torino.
Corbin H., (1986), Necessità dell’angelologia, in Paradosso del monoteismo, Mediterranée, Casale Monferrato.
Faure P., (1991), Gli angeli, Edizioni Paoline, Milano.
Gozzelino G., (1996), Inchiesta sugli angeli, Elle Di Ci, Torino.
Lavatori R., (1991), Gli angeli. Storia e Pensiero, Marietti, Genova.
Pace E., (1997), Credere nel relativo, Utet, Torino.
Panteghini G., (1997), Angeli e demoni. Il ritorno dell’invisibile, Edizioni Messaggero, Padova.
Quacquerelli A., (1978), (a cura di), I padri apostolici, Roma.
Ries J., (1993), Il sacro nella storia religiosa dell’umanità, Joca Book, Milano.
Sbaffoni F., (1993), San Tommaso d’Aquino e l’influsso degli angeli, Edizioni Studio Domenicano, Bologna.
Thorel G., (1997), Angeli custodi a tempo pieno, Edizioni Segno, Udine.
Willy D., Ramer A., (1992), Ask Your Angel, trad. di Baron, Euroclub, 1996.

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[1] Iniziano ad avere nomi propri e connotazioni personali: Michele, che significa “chi è come Dio?”; Raffaele “Dio guarisce”; Gabriele ”forza di Dio”.
[2] Il termine Elohim (plurale di El, Dio) contiene la traccia del processo che aveva portato al monoteismo nel bacino mesopotamico.
[3] Gli apocrifi veterotestamentari fioriscono tra il III e il II secolo a.C. e sono di tre generi: storici didattici, profetici. La loro finalità è di avallare le prescrizioni rabbiniche e raccogliere aneddoti morali riguardo fatti e personaggi biblici.
[4] Sono “fuoco e spirito” (Gregorio di Naziano), “un soffio, un fuoco immanenene “ (Basilio).
[5] Tentativi di sistematizzazione degli ordini angelici erano stati compiuti anche da altri come in ambito greco-bizantino da Cirillo di Gerusalemme e di Giovanni Crisostomo ma nessuno di loro ebbe la diffusione e l’importanza del sistema dionisiaco.
[6] I Serafini sono citati in Isaia 6,2: “Attorno a lui (Dio) stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali, con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava”; i Cherubini sono presenti nella Genesi 3,24: Dio “scacciò l’uomo dal paradiso terrestre e pose ad oriente del giardino dell’Eden i Cherubini” e in tutto il suggestivo capitolo decimo di Ezechiele; i Troni, le Dominazioni, i Principati e le Potestà si trovano nella lettera di san Paolo ai Colossesi 1,16.
[7] Mentre Martin Lutero respinge in modo assoluto il culto degli angeli, Calvino afferma che essi costituiscono una parte nobile e distinta della creazione e denuncia la curiosità intellettuale che li circonda perché devia la semplicità della fede.
[8] Con questa formula creata dai sociologi Katz e Dayan (1980, 1981), si intende un avvenimento sociale, politico, religioso che contenga un potenziale di spettacolarità ed eccezionalità , che possa trasformarsi in evento mediatico.
[9] Il cielo sopra Berlino, Così lontano così vicino di Wenders; Miracolo a Milano di De Sica e Zavattini; La vita è meravigliosa di Capra; Il cielo può attendere di Lubitsch, per citarne alcuni, ma l’elenco potrebbe continuare come documentato da Grandi nel Gli angeli nel cinema contemporaneo del 1996.
[10] L’averroismo della seconda metà del 1200, attribuisce agli angeli la funzione di motori delle sfere celesti.
[11] Con il concetto di amina mundi.
[12] In una lettera del 1604 racconta di un suo compagno di prigionia che, in stato di trance, era in contatto con due spiriti che si presentavano come angeli della luna e del sole.

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Martina Bertolini

della stessa autrice su questo sito:

* " Sacro e religione nell'analisi sociologica"

* "La firma digitale"

* "Parise: cara Cina"

* "Nascita del giornale"


H.P. CRONOLOGIA