SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
GIORGIO NAPOLITANO

Uomo politico italiano
Senatore a vita, di nomina del Presidente della Repubblica
Nomina: 23 settembre 2005

Nato il 29 giugno 1925 a Napoli, prima di entrare in politica il giovane Napolitano, fu attore teatrale ed anche (con lo pseudonimo di Tommaso Pignatelli) autore di sonetti scritti in dialetto napoletano.
Per la somiglianza fisica con Umberto di Savoia, fu soprannominato "Re Umberto", e non solo per la somiglianza ma per la sua "aristocratica" eleganza, e per i modi misurati nel parlare.
La sua attività politica inizia nel 1942, a soli diciassette anni, fondando un gruppo antifascista e comunista che nel corso della Seconda guerra mondiale prenderà parte a numerose azioni contro i nazisti. Famosa l'azione, quando a Napoli il gruppo di questi giovani antifascisti che agiva all'interno del Guf, s'impadronirono del settimanale "9 maggio", sul quale pubblicarono articoli insoliti e anticonformisti, beffando i censori col mettere in pagina brani di Carlo Marx firmati volta a volta da ognuno dei componenti, fra cui il giovane Giorgio Napolitano.
Non solo, ma l'articolazione politica di questi nuclei allora ancora autonomi diventa sempre più vasta, nonostante la repressione fascista. E come nell'ambiente universitario romano, anche a Napoli, si va formando un movimento di grande interesse, quello cattolico-comunista. I suoi promotori mossi dal loro fervore religioso sono entrati in contatto con il mondo operaio attraverso le organizzazioni cattoliche, stringendo rapporti con alcuni lavoratori, ed accostandosi all'ideologia marxista attraverso la loro singolare esperienza privata.

In una riunione clandestina accanto al Tempio Francescano di Assisi essi hanno diretto un appello a liberali, marxisti e cattolici.
Ai liberali, l'appello rimprovera: "Tra il desiderio dello Stato forte e il timore di tradire la libertà per l'autorità, tra la nostalgia del laissez faire e la simpatia per il fascismo, avete lasciato la libertà ai nemici della libertà, avete permesso alla dittatura di nascerte, di crescere, di battervi".
Ai marxisti dice "La nostra aspirazione è la vostra aspirazione, la nostra verità è la nostra verità, quando essa sia liberata dai miti del materialismo storico e del socialismo scientifico".
Ai cattolici l'appello è ancora più categorico: "L'ideale del liberal-socialismo non è che l'eterno ideale del Vangelo. Esso non è che una forma di cristianesimo pratico, al servizio di Dio, calato nella realtà. Chi ama il prossimo suo come se stesso, non può non lavorare per la giustizia e per la libertà".
L'appello di questi giovani che hanno portato una ventata nuova, è forse ancora troppo dottrinario, intellettuale, e non raggiunge i risultati imeediati. Ma è un germe gettato in un ambiente adatto a raccoglierne ben presto le suggestioni.

Alla fine della guerra, il ventenne Napolitano aderì al Partito Comunista Italiano, di cui fu segretario federale a Napoli e Caserta. Due anni dopo, nel 1947, si laureava in giurisprudenza all'Università di Napoli, con una tesi di economia politica.

Eletto deputato nel 1953 (e successivamente sempre rieletto, nella circoscrizione di Napoli), divenne quindi responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI, di cui era diventato membro a partire dall'VIII congresso (1956).

Dopo essere entrato, a partire dal X congresso, nella direzione nazionale del partito, dal 1976 al 1979 ne fu responsabile della politica economica mentre dal 1986 al 1989 ne diresse la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali. Esponente della corrente moderata e socialdemocratica (capo cioè dei cosiddetti "miglioristi"), nel luglio del 1989 fu ministro degli esteri nel governo-ombra del PCI, da cui si dimise all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiarò favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra.

Più volte capogruppo alla Camera dei Deputati del PCI, dal 1989 al 1992 è stato parlamentare europeo, e proprio nel 1992 venne eletto Presidente della Camera al posto di Oscar Luigi Scalfaro che divenne Presidente della Repubblica Italiana.
Successivamente, Romano Prodi lo nominerà Ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un rappresentante comunista sulla poltrona più delicata dei Ministeri.

Il 23 settembre 2005, dopo aver compiuti 80 anni, è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Politicamente, pur rimanendo attivo in Senato, nel corso della legislatura guidata da Berlusconi, si è un po' tenuto in disparte; e anche nel corso della agitata campagna elettorale per le nuove elezioni politiche dell'aprile 2006 non è entrato nelle rozze polemiche che hanno lacerato i due principali schieramenti. Non perchè non aveva nulla da dire, ma davanti a quelle gratuite volgari espressioni che si sono sentite in giro ("c......") con la sua saggezza politica Giorgio Napolitano pur indignato ha preferito tacere.
Se la sinistra vincerà il confronto, forse - come uomo super parte - risentiremo l' "aristocratico" nuovamente dire "
Chi ama il prossimo suo come se stesso, non può non lavorare per la giustizia e per la libertà".

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ULTIMISSIME:

GIORGIO NAPOLITANO presentato alla bicamerale come candidato alle elezioni per il presidente della Repubblica, al quarto scrutinio del 10 giugno 2006 è stato eletto Presidente.
540 grandi elettori dell'Unione del Centrosinistra hanno dato prova di compattezza. Il quorum utile per essere eletto era di 504, Napolitano ha ottenuto 543 voti. La colazione del centrodestra non l'ha votato.
Hanno ottenuto voti Bossi (42), D'Alema (10), Ferrara (7), Letta (6), Berlusconi (5), Pininfarina (3), Di Piazza (3). Dieci le schede disperse, 14 le nulle e ben 347 le schede bianche.
Giorgio Napolitano dopo aver prestato giuramento davanti alle Camere il 15 maggio 2006 ha assunto alla prestigiosa carica di Capo dello Stato.

Mentre molti commenti
- a parte quelli ovviamente politici del centrosinistra -
sono stati di soddisfazione:


"Una figura di alto prestigio istituzionale che, nella nuova veste di Capo dello Stato, saprà senz'altro mettere la sua esperienza e competenza ancor più al servizio della vita democratica del Paese e del rispetto delle regole dettate dalla Carta Costituzionale". Lo ha dichiarato il Presidente dell'Abi, Maurizio Sella.

"Una grande personalità, la cui autorevolezza ha contribuito allo sviluppo della democrazia nel nostro Paese. La sua sensibilità, la sua cultura, la sua umanità ed il suo radicamento democratico sapranno assicurare all'Italia un Presidente di tutti". Così il presidente della Confesercenti, Marco Venturi

"Ho avuto modo di conoscere Napolitano, durante il suo incarico come ministro dell'Interno e ne ho potuto apprezzare il grande equilibrio nelle analisi e lo spessore sia umano sia culturale, doti queste che saprà mettere a disposizione del nuovo impegno e, confidiamo, potranno essere apprezzate": Gabriele Albertini, sindaco di Milano.

"Giorgio Napolitano gode di 'apprezzamento generale'. Lo sottolinea il cardinal Achille Silvestrini, ex ministro degli esteri della Santa Sede, per il quale "anche il mondo cattolico oggi si sente molto contento". Silvestrini, che ebbe modo di conoscere bene Napolitano quando il neo capo di Stato era presidente della Camera, è convinto che la scelta sia stata la migliore possibile"

"Giorgio Napolitano è un uomo dallo squisito senso dello Stato": così si è espresso il custode del Sacro convento di Assisi, padre Vincenzo Coli. Il direttore della Sala stampa del Sacro convento, padre Enzo Fortunato, ha invece ricordato gli incontri avuti con l' allora ministro degli Interni subito dopo il terremoto del '97 che colpì l'Umbria e le Marche. "In quell' occasione, sulle pagine della rivista ("San Francesco patrono d'Italia"), ebbi modo di definire Napolitano 'signore della politica italiana, mai un eccesso di onnipotenza, mai una polemica, mai toni duri e aggressivi. Un uomo sereno e severo che vive la politica con umilta' e come servizio. Una opinione - ha commentato il francescano - che confermo anche oggi".

"Gli auguri più sinceri a nome di tutti gli imprenditori italiani. Sono certo che sarà il presidente di tutti, per la qualità della persona e per la sua storia. Momenti come questi sono quelli in cui il Paese ha bisogno di ponti e non di steccati. Per questo sarebbe stato meglio se Napolitano fosse stato eletto con i voti di tutti. ": Montezemolo - leader di Confindustria.

"L'elezione di Giorgio Napolitano è un passo avanti rispetto alle consuetudini. Per questo credo che Berlusconi non sia felice". Lo ha detto il giornalista Enzo Biagi a proposito della nomina del primo "ex comunista" al Quirinale.

altri commenti
provenienti dalla opposizione
sono stati invece polemici e anche poco eleganti:

"Napolitano - dice a 'Panorama' Berlusconi - è una persona rispettabile. Già nel 1994 gli ho stretto la mano alla Camera per il suo atteggiamento non di parte. Ma è stato per oltre 50 anni nel Pci, era ministro degli esteri delle Botteghe Oscure: come tale, non potevamo proprio votarlo, altrimenti avremmo legittimato la storia del Pci. E questo non è nelle nostre intenzioni, in quanto l'anticomunismo è un fatto fondante per Forza Italia. I nostri elettori, che sono metà dell'Italia, non avrebbero mai capito".

Ci hanno indicato il nome di Napolitano, che ha una militanza di oltre cinquant'anni con i comunisti. Per coerenza abbiamo votato no".

"Non riconosciamo Napolitano presidente: se dovessero andare in porto le verifiche sui 70 parlamentari sub judice per le irregolarità del voto, tutto può saltare perchè, senza quei 70 potrebbe venire meno il quorum". Lo ha detto il leghista Roberto Calderoli.

Ma Silvio Berlusconi smentisce Roberto Calderoli "Certo che riconosciamo Napolitano come presidente", ha detto il leader della Cdl, interrogato sulle parole dell'esponente del Carroccio.

"Questa finta maggioranza con soli 20 mila voti di scarto ha occupato in un mese la presidenza delle Camere, il Governo ed il Quirinale: Oggi registriamo il fatto che se lo avessimo fatto noi avrebbero gridato al colpo di Stato. Resisteremo in Parlamento e faremo del nostro meglio". Così Silvio Berlusconi conversando con i giornalisti.

"L'opposizione ha tutto. La grande stampa, la magistratura, gli enti locali, ora le alte cariche dello stato. Non si è mai vista una simile concentrazione di potere. Eppure noi abbiamo la maggioranza, ma è una maggioranza silenziosa. Attenzione a non farla esplodere". Così Silvio Berlusconi commenta la "situazione del paese" dopo l'elezione del capo dello Stato.

"Utilizzeremo tutti i metodi e le forme che la democrazia ci offre per far valere le ragioni di oltre la metà del popolo italiano" e tra i mezzi democratici "c'è anche lo sciopero fiscale, che fra parte delle opzioni della disobbedienza civile". Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia. Ma Fini non è d'accordo.

Per avere indicato il centrosinistra un solo nome per l'elezione del Capo dello Stato, , Fini non ci sta: "Non ci si unisce nell'indicare un presidente di tutti ma lo si trova insieme", replicando a una domanda sul perché la Cdl non abbia votato Napolitano.Sulla stessa linea Berlusconi: Ribadiamo le ragioni di un dissenso per un metodo che esclude metà del paese dalle istituzioni. La sinistra ha occupato tutte le alte cariche".

I maligni dicono che se vinceva il centrodestra a essere esclusi dalle cariche sarebbe stato il centrosinistra. E oltre conservare Camera e Senato e un presidente del consiglio, come presidente della Repubblica, il centrodestra avrebbe indicato un solo nome, uno solo, quello: Berlusconi.


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