ASSEDIO DI PORT ARTHUR

Data: GIUGNO 1904 - 2 GENNAIO 1905
Luogo: PORT ARTHUR (Citt� della Cina)
Eserciti contro: GIAPPONESE e RUSSO
Contesto: GUERRA RUSSO-GIAPPONESE
Protagonisti:
IVAO OYAMA (Comandante supremo giapponese)
MARESUKE KITEN NOGI (Generale giapponese)
ANATOLIJ STOESSEL (Comandante in capo dell'esercito russo)
SMIRNOV (Generale russo)
KONDRATENKO (Generale russo)

La battaglia

Il conflitto tra Russia e Giappone � scoppiato all'inizio del 1904, con il proposito di derimere di forza il vecchio contenzioso tra le due potenze dell'Estremo Oriente. Cos� il giorno 8 febbraio 1904, senza alcuna comunicazione preventiva per via diplomatica, il Giappone attacca fulmineamente la flotta russa all'ancora a Port Arthur, perch� il possesso di quella base � considerato la chiave di volta delle operazioni. Chi avr� Port Arthur avr� vinto

Dopo aver eliminato gran parte della flotta russa, posta a difesa di Port Arthur, ai giapponesi occorre ora attaccare da terra. Il comandante supremo giapponese, maresciallo Ivao Oyama, spedisce contro la citt� la terza armata del generale Maresuke Kiten Nogi, un corpo d'assalto di dodici divisioni.

Nogi entra in azione nel giugno del 1904 e si trova di fronte una piazzaforte difesa da quattro cinture concentriche di fortificazioni esterne. I forti principali sono quelli di Ci-Kuang.shan a nord-est, di Ehrlung-shan e di Shung-Sushan a nord. Ma il blocco principale di difesa, le casematte giudicate inespugnabili, sono quelle di quota 203, detta "Nido d'aquila", sulla collina a specchio del mare, i cui cannoni possono essere puntati tanto contro nord quanto contro ovest. In totale, le difese esterne hanno una estensione di ventotto chilometri di lunghezza.

Il generale Nogi occupa Nan-shan e il vicino porto di Kin-ciu, trovandosi in tal modo aperta la strada che conduce a Port Arthur. L'armata giapponese inizia l'attacco alla citt� ma le difese russe resistono eroicamente. I soldati giapponesi vanno all'assalto indifferenti ai vuoti spaventosi aperti dai cannoni nemici nelle loro file. Il sangue scorre in maniera orrenda e lo spreco di vite umane � senza limiti. I giapponesi continuano cocciutamente gli assalti, mentre i russi si sacrificano con spirito fatalistico, con rassegnato coraggio. Per giorni e giorni si attacca e si respinge alla baionetta, senza sosta.

Alla fine di luglio Nogi travolge le posizioni avanzate di Port Arthur. A questo punto i russi hanno gi� perduto il quaranta per cento delle loro forze, oltre diciottomila uomini. L'8 agosto del 1904 il generale giapponese ordina il bombardamento della piazzaforte dalle stesse posizioni russe conquistate. Ora l'obiettivo sono i forti di Ci-Kuang-shan e di Ehrlung-shan, oltre, naturalmente, la quota 203, perno primario dell'intera difesa di Port Arthur. Nogi sa che, caduta quota 203, la piazzaforte � presa e quindi dirige ogni sforzo per una conquista giudicata decisiva, costi quel che costi.

Dagli assalti allo scoperto si � passati alla guerra di posizione. Si sono scavate le trincee, perch� si � capito di non poter venire a capo di nulla continuando nella tattica delle ondate lanciate contro il fuoco dei cannoni russi, in una sconsiderata e inutile carneficina. Ora Port Arthur � al centro di un vero e proprio assedio. Nogi vuole strangolarla e nello stesso tempo distruggerla.

Port Arthur � diventato il punto d'onore di entrambe le parti: i russi nel tenerlo a oltranza, i giapponesi nel conquistarlo per rivolgersi poi alla Manciuria. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1904, Nogi scatena quello che dovrebbe essere l'assalto decisivo a Port Arthur. Ai russi non sono giunti rinforzi, n� via terra n� via mare. La loro guarnigione � ormai ridotta alla met� dalle altissime perdite. Cedono le prime posizioni, ma resistono con eccezionale accanimento i soldati del generale Smirnov e Kondratenko: i due eroici difensori destinati a entrare nella storia dell'assedio per la loro incrollabile determinazione a non cedere.

I giapponesi concentrano ogni loro sforzo sulla quota 203, difesa all'esterno dai fucilieri siberiani. L'ultimo assalto � alla baionetta, ma le mitragliatrici russe falciano la massa avanzante assurdamente allo scoperto. I morti giapponesi, in questa sola azione conclusa senza risultati concreti, saranno quindicimila.

Dopo una pausa di respiro, a met� settembre scatta una nuova offensiva. Ancora corpo a corpo, ancora perdite drammatiche, ma ancora nessun esito. Quota 203 non cade e finalmente i nipponici capiscono di dover cambiare un'altra volta tattica, cio� creare un falso scopo, per trarre in inganno il nemico. Il falso scopo sono di nuovo i forti di Ehrlung-shan e di Ci-Kuang-shan, attaccati per l'intera giornata del 29 settembre.

I giapponesi tempestano l'intera zona di obici da undici pollici e di bombe da mortaio. Bisogna assolutamente far cadere Port Arthur prima che la flotta russa del Baltico, al comando dell'ammiraglio Rozestvenskij arrivi a ricongiungersi con quella che rimane del Pacifico.

Di colpo, il 27 novembre 1904, dopo aver illuso i russi di voler dirigere i propri sforzi verso posizioni diverse, i giapponesi si rilanciano nuovamente all'assalto della solita quota 203. Dopo una notte di furiosi combattimenti, stavolta quota 203 � finalmente conquistata. Subito il generale Nogi, da lass�, fa girare i cannoni russi e li punta sulle ultime navi nemiche in rada, in un disastroso tiro al bersaglio. Quota 203 � il primo pilone fondamentale difensivo a cedere: il destino di Port Arthur � ormai segnato.

Il 18 dicembre una terribile esplosione scuote come un terremoto l'intera citt�: il generale Nogi ha fatto saltare con le mine il forte di Ci-Kuang-shan. Attraverso l'immenso cratere aperto irrompono le fanterie giapponesi e dopo sette ore di combattimenti corpo a corpo la fortezza demolita passa nelle loro mani. Anche il secondo pilone � crollato. Il terzo, il forte di Ehrlung-shan, seguir� la sorte di Ci-Kuang-shan, con la stessa tecnica: lo scoppio di una mina potentissima piazzata nelle sue viscere, lo sventramento della collina, la scalata alle rovine da parte dei fanti nipponici, incuranti delle perdite. Ad una ad una cadono tutte le linee russe di difesa esterna.

Il comandante in capo dell'esercito russo, il generale Anatolij Stoessel, ormai sfiduciato e all'insaputa degli ufficiali del suo stato maggiore, inizia i contatti di resa con il generale Nogi e alla fine di dicembre capitola senza condizioni. Si arrendono 878 ufficiali, 23.251 soldati e sottufficiali, 8.956 marinai. Entrando nelle baracche russe devastate di Port Arthur, i giapponesi trovano 3.387 feriti e 13.613 malati. Immense anche le perdite nipponiche. Nogi ha avuto sessantamila tra morti, feriti e dispersi, oltre a 33.700 ammalati.

Port Arthur, ufficialmente occupata il 2 gennaio 1905, � stata un carnaio.


BATTAGLA DI TSUSHIMA

Data: 27-28 MAGGIO 1905
Luogo: TSUSHIMA (Isola nel Mar della Cina)
Eserciti contro: GIAPPONESE e RUSSO
Contesto: GUERRA RUSSO-GIAPPONESE
Protagonisti:
HEIHACHIRO TOGO (Ammiraglio, comandante della flotta giapponese)
KATAKOA (Ammiraglio giapponese)
DEWA (Ammiraglio giapponese)
KAMIMURA (Ammiraglio giapponese)
ZINOVIJ PETROVIC ROZDESTVENSKIJ (Ammiraglio, comandante della flotta russa)
NEBOGOTOV (Ammiraglio russo)
FOLKERSAM (Ammiraglio russo)

La battaglia

L'ammiraglio Zinovij Petrovic Rozdestvenskij, comandante della seconda squadra russa del Pacifico, naviga verso Port Arthur con l'ordine di salvarla e rompere l'assedio giapponese, pur sapendo gi� che la fortezza � caduta. Dunque � giunto tardi, dopo un'interminabile navigazione cominciata nel Mar Baltico sette mesi prima. Adesso non gli resta che tentare di raggiungere il porto russo di Vladivostok, l'altra base navale del suo paese in Estremo Oriente, e di rifugiarvisi. C'� una sola strada per arrivare: il passaggio tra la Corea e l'isola di Tsushima, nel Mar della Cina. Rozdestvenskij sa che l� lo aspetteranno i giapponesi. Ma non ha scelta, dovr� forzare il passo. E infatti l'ammiraglio giapponese Togo ordina di radunare il grosso della sua flotta proprio l�, nello stretto di Tsushima.

Il mattino del 27 maggio 1905 le due flotte si sono reciprocamente avvistate. Adesso sanno di doversela vedere in battaglia. Le forze in campo sono le seguenti: da parte giapponese, quattro corazzate, otto incrociatori corazzati, sedici incrociatori, ventun cacciatorpediniere, cinquantasette torpediniere, due avvisi, con diciassettemila uomini a bordo; da parte russa, undici corazzate, un incrociatore corazzato, dieci incrociatori, nove cacciatorpediniere e numerose navi ausiliarie, con a bordo tredicimilacinquecento uomini.

Alle 9, avendo avvistato sulla sinistra la divisione di incrociatori giapponesi di Katakoa e pi� tardi sempre sulla sinistra, la divisione di incrociatori leggeri dell'ammiraglio Dewa, l'ammiraglio russo fece assumere alla sua flotta la formazione da combattimento. Ma verso mezzogiorno, alzatasi la nebbia, egli si trov� ad avere il grosso delle forze giapponesi sulla destra, e non pi� sulla sinistra. Era stata un'abile manovra dell'ammiraglio Togo, il quale veniva addosso ai russi su tre file, con la prima e la seconda squadra sulla stessa linea, e la terza su una linea parallela pi� al largo.

Fin da mezzogiorno l'ammiraglio Togo ha raggiunto il punto dove dovranno passare i russi, mentre, nel frattempo, le manovre della flotta russa diventano sempre pi� precipitose. Qualche nave confonde gli ordini e si colloca fuori posto e poco prima delle 2 del pomeriggio la squadra russa si ritrova nella posizione iniziale, cio� su due colonne: a destra la prima divisione di Rozdestvenskij e a sinistra, pi� indietro, le navi della divisione di Nebogatov. Dieci minuti pi� tardi, diradatasi completamente la fitta nebbia, si presenta la flotta giapponese di Togo e coglie il nemico in piena crisi.

L'ammiraglio nipponico dirige verso la colonna russa alla sua sinistra, ossia quella del comandante in capo, prendendo di mira la "Suvorov" e la "Osljabja". Sono le 14.08 e le due flotte si trovano a una distanza di circa sei chilometri, quando le formidabili artiglierie giapponesi di eccezionale potenza e precisione, entrano in azione. Dopo tre minuti anche i russi cominciano a sparare. L'ammiraglio giapponese riesce in questo momento a tagliare in due la flotta russa piombando a tutta forza sulle navi del rivale.

La "Osljabja" viene centrata in pieno. Squarciata e incendiata comincia ad affondare. A distanza di quattro chilometri, Togo fulmina la"Suvorov" con tutti i suoi pezzi, mentre l'ammiraglio Kamimura concentra l'attacco sulla "Alessandro III". I marinai russi si battono eroicamente e quelli della "Suvorov" riescono a provocare ingenti danni all'ammiraglia di Togo, la "Mikasa". Ma purtroppo a bordo della "Suvorov" Rozdestvenskij � stato ferito quattro volte e non � pi� in grado di esercitare il comando. Molti ufficiali sono morti e i feriti tra l'equipaggio non si contano pi�.

Con un autentico, implacabile tiro al bersaglio i giapponesi riescono a centrare le caldaie e verso le 7 di sera Togo la affonda con tre siluri, quando Rozdestvenskij sar� stato trasportato a bordo della torpediniera "Buiny". Intanto anche la "Alessandro III" � colpita in pieno e colata a picco con ottocentoventisei dei suoi marinai. La "Borodino" salta in aria alle 19.20 con un colpo della "Fuji" nella santabarbara: un solo sopravvissuto.

Le navi di Nebogatov sono uscite finora alla meno peggio dal combattimento, perch� Togo ha puntato soprattutto alla distruzione della squadra di Rozdestvenskij; sicch� Nebogatov continua a navigare trascinandosi dietro il suo corteo di vecchie carrette del mare, tutto sommato in condizioni ancora accettabili.

Alle 9.30 del mattino successivo, 28 maggio, la divisione di Togo e i cinque incrociatori corazzati di Kamimura si presentano sulla rotta di Nebogatov e alle 10.35, da otto chilometri di distanza, aprono il fuoco. L'ammiraglio russo capisce che non riuscir� mai a sfuggire al nemico e quindi, a malincuore, fa innalzare sul pennone della sua nave, la "Nicola I", la bandiera col segnale di resa.

Le perdite dei russi furono spaventose. Sette corazzate affondate, quattro catturate, quattro incrociatori affondati, cinque cacciatorpediniere affondate e cos� quattro navi ausiliarie, due navi ospedale catturate e sei navi arrese. Cinquemila i morti e seimila i prigionieri, tra i quali i due ammiragli Rozdestvenskij e Nebogatov. Da parte nipponica, soltanto tre torpediniere affondate e otto gravemente danneggiate, oltre ai colpi subiti dalla "Mikasa" e da altre corazzate. Centodiciassette i morti e circa cinquecento i feriti. Soltanto tre navi russe riuscirono a raggiungere Vladivostok.

Per l'ammiraglio Togo, vincitore di quella destinata a restare probabilmente la battaglia navale con il maggior numero di navi colate a picco o messe fuori combattimento, e conclusa con il pi� completo successo di una delle due parti, un trionfo.

La caduta di Port Arthur e il disastro di Tsushima furono risolutivi per la sorte della guerra russo-giapponese. Allo zar non restava se non chiedere la pace e questa fu firmata a Portsmouth il 5 settembre 1905. Grazie alla mediazione del presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt.

Ecco come Frank Thiess descrive la personalit� di Heihachiro Togo nel libro : "Tsushima":

"...Chi era Togo? Un uomo "d'acciaio e di ferro"? Un "selvaggio uscito dal bosco"? Un secondo Nelson allegro, coraggioso, ardito? Oppure un asiatico demoniaco, crudele, tenace e scaltro? Il mondo aveva cominciato ad occuparsi di lui. Tutti parlavano di quest'uomo e guardavano meravigliati la sua effigie nei giornali illustrati. Cercavano di formarsi un concetto di ci� che fosse il Giappone.

...Togo nella sua giovinezza, ancora in veste di samurai, con la fronte tosata e due sciabole alla cintura, aveva osservato i tiri degli incrociatori inglesi da una fortezza di vecchio tipo, ed era anch'esso un "ammiraglio moderno" solo in quanto era esperto, fino ai pi� minuti particolari, della tecnica di guerra europea superiore a quella del suo paese. Valutava tale superiorit� della tecnica non con gli occhi di un europeo, ma con quelli di un giapponese. E dimostr� al mondo che il suo giudizio non era un'apparenza, ma corrispondeva a un'indole che non soffriva dell'influenza dei tempi...Togo non ha mai negato onori all'avversario, n� lo ha mai disprezzato o diminuito. Il suo contegno fu sempre esemplare perch� anche di fronte ad alcuni atti russi che erano in stretto contrasto con i fondamenti del costume giapponese, seppe evitare qualunque disprezzo o disgusto".


( a cura di ENNIO DALMAGGIONI )
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Bibliografia: �MILES� - Fabbri Editori - fondamentale.
"Storia Universale Marmocchi" - SEI Ed. 1855 
" Storia Universale Cambridge" - Garzanti Editori
"Grande storia Universale"-  Curcio Editore
Istoria dell'Antica Grecia e Romana, Conti Ed. 1822.
�Storia d'Italia� - Montanelli - Fabbri Editori.
Napoleone "Memoriale di Sant'Elena" 1a ed. 1843


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