TABELLA BATTAGLIE NELLA STORIA

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LAS NAVAS DE TOLOSA

Data: 17 luglio 1212
In arabo: al-‘Iqab ( o Al-Uqab)
Eserciti:
alleanza dei cristiani di Spagna
contro i mussulmani Almohade

 

ANTEFATTO

Nella seconda meta del secolo XII nell’africa del nord si era affermata una confederazione di clan denominati collettivamente “Almohade” ( in arabo: sostenitori dell’unità di Dio) animata da intollerante fanatismo religioso con un bellicoso programma di guerra (jihad) senza quartiere agli infedeli. Essi presero il controllo anche della Spagna mussulmana scalzando la dinastia molto più moderata degli Almorávides, usi a convivere più o meno pacificamente con i cristiani

Nel 1195, il califfo Almohade, Yusuf al-Mansur aveva inflitto una grave sconfitta ad Alarcos ad Alfonso VIII de Castilla e gli islamici minacciavano di invadere tutta la Spagna con grave pericolo per la tutta la cristianità . Per questi motivi papa Innocenzo III promosse la formazione di una armata cristiana che scongiurasse il pericolo, abbattendo la potenza islamica in Spagna.

 

LE ARMATE

 

ARMATA CRISTIANA

Ammontava forse e 60 mila uomini, cifra imponente per l’epoca . Era formata dalle forze dei regni spagnoli alleati di Castiglia, Navarra e Aragona, degli ordini cavallereschi di Santiago, Calatrava, Templari S.Giovanni (poi detti di Malta) e forze comunali di varie città. Il Portogallo non intervenne direttamente ma un certo numero di cavalieri portoghesi partecipò a titolo personale.
Il regno di Leon aveva tentato di allargare i propri domini approfittando della situazione ma, minacciato di scomunica da Innocenzo III, rinunciò al tentativo: non partecipò direttamente ma molti cavalieri di Leon si aggiunsero alla lega.

Giunsero in Spagna pure un imponente numero di cavalieri stranieri detti ultramontanos, cioè venuti al di la dei Pirenei, in grande maggioranza francesi. Sorsero però dissidi con gli spagnoli in quanto avrebbero voluto una guerra radicale, senza scampo e senza quartiere per sradicare una volta per sempre i mussulmani dalla Spagna: i re spagnoli invece intendevano limitarsi a prendere sotto il proprio dominio le terre mussulmane ma senza infierire sulla popolazione islamica che costituiva la parte più ricca ed evoluta di quelle terre. Sia pure in competizione mussulmani e cristiani convivevano in Spagna da secoli. Per questo motivo gli ultramotani si ritirarono tranne un piccolo numero che restò e prese parte effettivamente alla battaglia.

 

ARMATA MUSSULMANA

Era comandata da Muhamma an-Nasir : per gli spagnoli Miramamolín dall’arabo Amir ul-Muslimin cioè “Principe dei credenti” titolo dei califfi Almohade: era figlio e successore di Yusuf al-Mansur, il vincitore di Alarcos. Ammontava forse a 120.000 combattenti, un numero doppio quindi di quello pure già imponente di quella dei cristiani : tuttavia la valutazione è difficile perche in seguito le fonti cristiane ne aumentarono il numero a dismisura.

Il nucleo più importante era formato dai combattenti venuti dall’Africa settentrionale, arabi e berberi. Vi erano poi le truppe mussulmane di Spagna (della an-dalus): questi parteciparono però con poco entusiasmo; infatti essi, che convivevano da secoli con i cristiani, non condividevano affatto il fanatismo religioso dei nuovi dominatori Almohade : il conflitto si era inasprito oltre misura perche in quei giorni, inoltre, an-Nasir aveva fatto decapitare il governatore di Calatrava che si era dovuto arrendere ai cristiani dopo una onorevole resistenza.

Vi erano poi altre truppe volontarie, turchi e curdi che erano stati fatti prigionieri in un conflitto in Africa fra Turchi e Almohade e combattevano per zelo religioso e promessa di liberta: spiccava fra essi un corpo di arcieri particolarmente abili . Vi erano poi volontari venuti da ogni parte, per zelo religioso ma male armati e poco esperti ma pronti a morire in battaglia per guadagnarsi il paradiso.

GLI ESERCITI SI SCHIERANO

L’armata cristiana attraversò, su suggerimento di pastori locali, un passo montano non sorvegliato dei mussulmani e il mattino si schierarono in ordine di battaglia nella piana di Las Navas de Tolosa di fronte all’armata musulmana che pure essa si schierava pronta al combattimento.

Il nucleo dell’armata cristiana era la cavalleria feudale, armata pesantemente, alla cui carica i mussulmani non potevano resistere: quindi questi adottavano la tattica di lasciarla avanzare: quando essa aveva esaurito il proprio slancio e si era scompaginata la avviluppavano ai lati. I cavalieri, allora, per la pesantezza stessa delle proprie armature erano impediti a una efficace difesa individuale e cadevano sotto le armi dei più agili nemici. Ad evitare questa situazione si era giunto, da parte cristiana alla misura di avere una seconda ondata di cavalleria pesante di riserva pronta a intervenire se la prima si fosse trovata avviluppata.

I mussulmani si posero su tre linee:

La prima era costituita da una fanteria leggera formata dagli elementi meno addestrati e peggio armati: non poteva fermare la carica della cavalleria ma aveva la funzione di scompaginarla. Sulla seconda linea vi erano le truppe migliori, meglio armate e ed efficienti; soprattutto le forze arabe e berbere venute dall’Africa e gli arcieri turchi.

Dietro di loro vi era il cuore di tutto lo schieramento islamico: una palizzata con al centro la tenda rossa del califfo, difesa dagli imesebelen : si trattava di soldati che avevano giurato di non retrocedere e per questo si erano fatti legare a due a due con catene: fra di essi spiccavano dei negri provenienti dal Senegal: tutti erano animati da grande zelo religioso, tutti pronti a morire sul posto.

I cristiani si disposero anche essi su tre linee: la avanguardia, la cavalleria pesante e inoltre una riserva anche di cavalleria pesante che doveva intervenire se le prime due ondate si fossero trovate avvolte dal nemico.

LA CARICA CRISTIANA

L’avanguardia cristiana presto parti alla carica: la prima linea leggera mussulmana si disperse senza offrire quasi resistenza come previsto dalla tattica: quando pero i cristiani si trovarono davanti alla forte seconda linea furono respinti. Accorse allora la seconda linea cristiana: caricarono con forza e decisione ma il terreno era difficile, in salita ed accidentato: non riuscirono a mantenere completamente la formazione e si infransero contro le linee mussulmane , penetrarono però a tratti fino alla palizzata degli imesebelen. Avviluppati pero dalle più agili truppe nemiche si trovarono in grande difficoltà ma resistettero eroicamente .

A questo punto si decise la carica finale. Nello stesso momento al centro e alle ali le riserve al comando dei tre re di Navarra Castiglia e Aragona andarono all’assalto finale.

Un muro di ferro di lance si mosse in formazione compatta contro il nemico: se si fosse scompaginata sarebbero stata facile preda dei nemici.

Attraversò tutto il campo di battaglia, cozzò contro il grosso del fronte mussulmano e lo travolse di slancio andando quindi a urtare contro la palizzata degli imesebelen. Questi combatterono eroicamente, fino all’ultimo uomo non potendo e non volendo comunque fuggire, tentando in ogni modo di respingere il nemico: non poterono però reggere l’urto terrificante dell’onda della cavalleria cristiana: caddero tutti sul posto: il califfo an-Nasir a stento riuscì a fuggire.

Allora tutta l’armata mussulmana si perse d’animo e tentò anche essa di fuggire, ciascuno cercando di salvarsi per conto proprio. Fui un massacro generale come avveniva in questi casi nelle battaglie del tempo. I mussulmani non più in ordine di battaglia non erano in grado di difendersi dai cristiani. La cavalleria li insegui e li massacrò in massa : forse 100.000 uomini caddero sul campo.


CONSEGUENZE DELLA BATTAGLIA

Per quanto possa sembrare strano le conseguenze immediate furono quasi nulle; si riconquistò qualche città come Baeza, che per altro fu ripresa dai musulmani qualche anno dopo.

Il fatto è che simili alleanze erano molto fragili; una volta conseguita la vittoria, passato quindi il pericolo. ciascuno dei partecipanti cercava di ricavare il proprio vantaggio a spese degli altri partecipanti e la lega si scioglieva quasi subito. Le conseguenze però non immediate furono molto importanti.

Nei decenni successivi i cristiani occuparono quasi tutti i territori musulmani: alla fine del 1200 la riconquista cristiana poteva dirsi terminata: tuttavia per altri due secoli sopravvisse il regno di Granata e per un caso singolare proprio sotto i discendenti del califfo sconfitto di Las Navas ma in una situazione di sostanziale vassallaggio verso i regni cristiani.
Tuttavia nella Spagna i mussulmani e anche gli ebrei continuarono a prosperare sotto i re cattolici e costituivano la parte più evoluta della popolazione ed anche la stessa amministrazione reale era, in massima parte, in mano loro.

La presa di Granata nel 1492 segnò anche una politica fortemente discriminatoria verso i non cristiani, culminata nella cacciata o nella forzata conversione al cristianesimo: la presenza mussulmana in Spagna si protrasse pero fino agli inizi del 600 quando, in seguito a una rivolta, ci fu la definitiva cacciata degli ultimi moriscos: tuttavia quelli che si convertirono effettivamente entrarono a far parte della nazione spagnola che discende quindi in parte dai mussulmani.

 

LA LEGGENDA

La battaglia entrò quasi immediatamente nella leggenda.

 

Si racconta che fosse un angelo e non dei pastori a guidare l’armata cristiana attraverso i passi montani non sorvegliati dai mussulmani, che S.Isidoro, S. Giacomo e altri santi avessero partecipato: la carica di cavalleria finale dei tre re fu riguardata come un fatto soprannaturale.

Ogni famiglia nobile che aveva partecipato (o che pretendeva di aver partecipato) pose nel suo stemma delle catene in ricordo della vittoria sugli imesebelen.

Il numero dei mussulmani venne aumentato oltre ogni limite fino a 400 mila uomini

Si disse che i caduti cristiani fossero appena 25 o che sul campo di battaglia, malgrado la carneficina, non si vedevano macchie di sangue.

Si riportavano detti e frasi pronunciati dai protagonisti che divennero proverbiali o leggendari.

 

 

Tuttora la vittoria di Las Navas de Tolosa costituisce l’orgoglio profondo di ogni spagnolo: la battaglia invece non è sufficientemente conosciuta all’estero: si tratta comunque di una delle grandi battaglie che ha determinato il corso della storia mondiale.

Con le battaglie di Poitiers, Lepanto e Kahlenberg ha infatti salvato l’Europa cristiana dalla invasione mussulmana.

Giovanni De Sio Cesari
(www.giovannidesio.it )

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