TABELLA BATTAGLIE NELLA STORIA

BATTAGLIA DI RAFIA

 

Data: 22 giugno 217 a.C.
Luogo: Rafia (tra l'Egitto e la Palestina)
Contesto: Lotte per il possesso della Celesiria
Eserciti contro: Seleucidi e Tolemei
Forze impegnate
Seleucidi: 68.000 uomini
Tolemei: 75.000 uomini
Protagonisti:
Antioco III il Grande
Tolemeo IV Filopatore
Echecrate
Foxida


IL QUADRO STORICO

Nella secolare lotta tra Seleucidi e Tolemei per il possesso della Siria meridionale e della Palestina la battaglia di Rafia svetta per essere stato uno dei pochi confronti in cui entrambi i Re hanno partecipato alla battaglia alla testa dei propri eserciti.

La Celesiria è, propriamente, la regione delimitata dalle catene montuose del Libano e dell’antilibano, ma presso gli antichi includeva la Fenicia (tra la catena del libano e il mare Mediterraneo) e la Palestina. La politica tradizionale dei faraoni d’Egitto, proseguita dai Tolemei era stata di controllare tutta l'area in questione, perché possedeva dei beni e delle risorse naturali non presenti in Egitto, come il legname, ed era il punto d’arrivo di una delle grandi rotte commerciali che dall’India portavano all’occidente. Tolemeo lagide aveva cercato a più riprese di impadronirsi della Celesiria, allora governata da Antigono Monoftalmo, ma era stato ripetutamente respinto.

Quando nel 303 A.C. aderì insieme a Seleuco, Lisimaco e Cassandro alla grande coalizione contro Antigono, avrebbe dovuto avere come premio la regione fino al fiume Eleutero in cambio del suo fattivo aiuto. Tale aiuto non si concretizzò mai perché Tolemeo, invece di raggiungere l’esercito dei coalizzati, alla notizia falsa della loro sconfitta da parte di Antigono, tornò subito in Egitto. I coalizzati sconfissero Antigono ad Ipso con le loro sole forze e si spartirono i suoi domini senza tenere in conto l’alleato che non aveva partecipato alla battaglia. Secondo i nuovi accordi a Seleuco sarebbe toccata la Celesiria, ma Tolemeo lo prevenne occupandola per primo. Seleuco decise di non rispondere militarmente al colpo di mano del lagide, ma non riconobbe l’occupazione egiziana dei territori considerandola illegale.

Sotto i successori dei due diadochi il contenzioso degenerò più volte in guerra aperta e le città siriane cambiarono più volte padrone, ma al momento della morte di Tolemeo Evergete nel 221 erano in salde mani egiziane. Tolemeo Filopatore che successe al padre Evergete nel 221 era un sovrano di tutt’altra tempra rispetto ai suoi predecessori: debole e dissoluto non era minimamente interessato ad estendere i territori del regno o ad interessarsi di questioni di politica estera. Per sua sfortuna dovette subito affrontare la minaccia costituita dal giovane monarca seleucide Antioco III anche lui da poco salito sul turbolento trono, deciso a riprendere i territori che erano appartenuti o che erano stati rivendicati da Seleuco I il fondatore della dinastia.
Dopo aver trascorso quattro anni, dal 223 al 219, impegnato a debellare le rivolte di governatori infedeli, o riprendere il controllo di satrapie che si erano rese indipendenti, dedicò le sue energie alla Celesiria. Il suo esercito riuscì in tre anni a conquistare tutto il territorio conteso fino al confine egiziano battendo in scontri minori le forze mercenarie lagidi che difendevano il territorio palestinese. La reazione egizia tardava ad arrivare perché l’esercito nel momento in cui era iniziata la guerra, fiaccato dal lungo periodo di pace che l’aveva preceduta, era carente di uomini, armi e addestramento.

Per fortuna del neghittoso Tolemeo IV la corte era composta di valenti funzionari guidati da Sosibio, che si presero la cura di rinforzare l’esercito, addestrando anche milizie di sudditi egiziani, fino ad allora tenuti lontani dal sevizio militare, per evitare che prendessero coscienza insieme con le loro attitudini marziali, anche dei loro diritti. Dopo aver guadagnato tempo con una tregua, l’esercito egizio si trovò pronto ad affrontare quello Seleucide a Rafia, il 22 giugno 217.

LA BATTAGLIA – DISPOSIZIONE DELLE TRUPPE

Il campo di battaglia si trova situato secondo Polibio a 50 stadi da Rafia, l’odierno villaggio di Tell Rifah, a circa metà strada tra el Arish (Rinocolura) e Gaza, in una striscia di terreno duro larga 3 chilometri, delimitata a nord dalle dune costiere del deserto palestinese e a sud dal poggio del Kefar Shan.
Secondo Polibio, l'esercito tolemaico aveva una notevole superiorità numerica (75.000 uomini contro 68.000) e pure una discreta superiorità in truppe pesanti dovuta alla presenza di una doppia falange di Egizi e di Macedoni che da sola assommava a 45.000 uomini. L’ordine di battaglia delle due armate fu dettato parte dalla tradizione militare dei Seleucidi, parte dalla consapevolezza dei relativi punti di forza e di debolezza dei due eserciti.

Secondo la dettagliata descrizione di Polibio:-
“Entrambi schierarono le proprie falangi e le truppe scelte, armate alla maniera macedone, al centro, le une di fronte alle altre. Ciascuna delle due ali di tolemeo, poi, era formata in questo modo. Policrate con la sua cavalleria (3000 uomini), occupava l’ala sinistra; tra questa e la falange c’erano i Cretesi, proprio vicino ai cavalieri; quindi, subito accanto, l’àgema regia, poi i peltasti al comando di Socrate, i quali stavano vicino ai Libici, armati, questi, secondo il sistema macedone.
All’ala destra c’era il tessalo Echecrate con i suoi cavalieri (2000 uomini); vicino, alla sua sinistra, stavano i Galli e i Traci (6000) e , subito dopo veniva Foxida con i suoi mercenari greci (8000), che si congiungevano con i falangiti egiziani. Quanto agli elefanti, 40 stavano collocati sull’ala sinistra, dove lo stesso tolemeo si accingeva a dare battaglia, mentre gli altri 33 erano stati disposti all’ala destra, davanti ai cavalieri mercenari.
La falange alla guida di Andromaco e tolemeo era composta da 25.000 macedoni e 20.000 egiziani comandati da Sosibio.

“Antioco collocò 60 elefanti, agli ordini del suo fratello di latte Filippo, davanti all’ala destra, dove egli stesso si preparava a combattere contro Tolemeo; dietro, poi, piazzò i 2000 cavalieri che erano al comando di Antipatro, mentre gli altri 2000 li dispose vicino a questi, in modo da formare un angolo. Accanto ai cavalieri, su una linea disposta frontalmente, sistemò i Cretesi e subito vicino schierò i mercenari greci; quindi dispose i 5000 armati alla maniera macedone al comando di Bittaco di Macedonia.
All’estremità dell’ala sinistra collocò 2000 cavalieri comandati da Temisone; accanto , i lanciatori di giavellotto lidii e cardaci e subito dopo costoro le truppe leggere che contavano 3000 uomini, agli ordini di Meneremo; poi , i Cissi, i Medi e i Carmani; infine, vicino a questi i contingenti degli Arabi e delle tribù loro confinanti, che arrivavano a congiungersi con la falange. Gli altri elefanti li piazzò davanti all’ala sinistra al comando di Miisco, uno dei paggi reali”.

La falange comprendeva due contingenti: la sua destra era occupata da 10.000 argiraspidi, la forza d’assalto della fanteria, in linea con la tradizionale pratica di mettere le truppe migliori su questo lato; e la sua sinistra da 20000 falangiti, i coloni militari.
La disposizione complessiva dei due eserciti rispecchia la tradizione ellenistica: le fanterie pesanti risultano schierate al centro, la cavalleria alle ali e l’altra fanteria nei fianchi tra la falange e la cavalleria. Il fianco destro era come al solito il più forte, e la cavalleria dell’ala destra, guidata da Antioco in persona era due volte più forte di quella all’ala sinistra, Metà di questa forza era schierata in un blocco unico e in un punto più avanzato rispetto alla linea di battaglia. Antioco in persona era al comando di questi 2000 cavalieri d’avanguardia formati da 1000 compagni e 1000 uomini dell’Agema.

Come risultato della superiorità numerica del nemico in falangiti e fanteria media, Antioco fu costretto a opporre truppe leggere ad alcuni di questi contingenti. La disposizione tolemaica sembra essersi ben adattata all’ordine di battaglia seleucide. La cavalleria all’ala sinistra era più forte di quella sulla destra e Toemeo stesso, circondato dalla sua guardia, occupava la posizione davanti al re seleucide. La fanteria sulla destra era tutta formata da falangiti (ad eccezione dei Cretesi che servivano come guardia agli elefanti), mentre la più debole ala sinistra seleucide era confrontata dai fanti medi Traci e Galati, in aggiunta ai greci mercenari schierati in falange. Nel centro 45.000 falangiti erano concentrati contro i 30.000 falangiti seleucidi, con quelli tolemaici schierati in maggiore profondità. Di solitò la profondità della falange era di 16 linee, ma quella tolemaica deve essersi sviluppata almeno su 24 linee.

La locazione della falange di reclute egiziane merita attenzione: fu posta sulla destra della falange davanti alla opposta falange seleucide che consisteva di uomini che provenivano dagli insediamenti seleucidi, e non opposta al molto più competente contingente di argiraspidi. La collocazione della falange egizia al centro fu concepita per evitare il collasso psicologico di queste truppe di fronte ad un cedimento del fianco sinistro, dal momento che un insuccesso del fianco destro tolemaico sembrava molto più improbabile.

L’ANDAMENTO DELLE OPERAZIONI

La battaglia iniziò con l’attacco degli elefanti seleucidi all’ala destra. Gli inferiori elefanti tolemaici furono ricacciati indietro e andarono a premere contro la loro cavalleria della guardia che era stata attaccata sul fianco dalla cavalleria avversaria, guidata personalmente da Antioco. Conseguentemente il seleucide mise in fuga la cavalleria tolemaica all’ala sinistra e iniziò un ostinato inseguimento. Tolemeo riuscì in qualche modo a svincolarsi dalla sua cavalleria e a congiungersi ai ranghi dei propri falangiti al centro dello schieramento.
Nello stesso tempo i mercenari greci al servizio dei seleucidi ottenevano un ulteriore successo sconfiggendo gli opposti “peltasti” tolemaici.
Ma se nell’ala destra tutto procedeva bene per Antioco nell’ala sinistra la cavalleria tolemaica ebbe ragione di quella seleucide . Anche qui per la verità gli elefanti al servizio di Antioco avevano fatto il loro lavoro prevalendo su quelli di Tolemeo che nemmeno riuscirono ad essere mossi per attaccare, ma il tessalo Echecrate che aveva il comando della cavalleria tolemaica non aspettò l’assalto delle bestie, ma con un movimento laterale portò la sua cavalleria verso l’esterno. Gli elefanti avevano probabilmente sollevato un gran polverone, quindi il comandante della cavalleria seleucide, Temisone, non si era avveduto della mossa di Echecrate che dopo avere effettuato la diversione, gli piombò addosso di fianco mettendo in fuga i 2000 cavalieri seleucidi. Nello stesso tempo Foxida, agendo di concerto con Echecrate piombò sulle truppe leggere orientali e le mise in fuga.

Le due fanterie della falange erano rimaste così col fianco sinistro scoperto. Ma nel caso di quella tolemaica le truppe al comando di Antioco non costituivano una minaccia immediata dal momento che erano impegnati nell’inseguimento della cavalleria fuggitiva, mentre per le truppe seleucidi, la vittoriosa ala destra tolemaica che era probabilmente rimasta sul campo di battaglia costituiva un pericolo immediato per il lato scoperto.

Secondo quanto dice Polibio, quando le falangi cozzarono furono proprio le truppe seleucidi del fianco sinistro, costituite dai coloni militari a cedere per prime, seguite dagli argiraspidi. Probabilmente la superiorità numerica della falange tolemaica, la presenza di Tolemeo IV con i soldati, e pressione delle truppe vittoriose di dell’ala destra egizia, furono i fattori che determinarono il collasso del centro seleucide.
Antioco non aveva degli ufficiali validi che potessero sostituirlo sul campo di battaglia e le sue successive accuse alla vigliaccheria dei suoi uomini non possono nascondere le sue precise responsabilità nel non essere riuscito a controllare lo svolgimento della battaglia. Probabilmente spinse a fondo l’inseguimento delle truppe che gli fuggivano davanti a lui perché credeva che Tolemeo fosse ancora con loro. La cattura del sovrano lagide avrebbe determinato la “debellatio” del nemico e la conseguente conclusione vittoriosa della campagna. Ma la capacità di Tolemeo IV di sfuggire alla cattura e raggiungere le proprie truppe al centro dello schieramento spostò la bilancia dello scontro in favore dell’esercito tolemaico.

Antioco al rientro dell’infruttuoso inseguimento si accorse del disastro in cui era incorso il resto dell’esercito che era fuggito dentro Rafia, raggiunta solo da quei soldati che non si erano dispersi per il deserto o non erano stati catturati dagli avversari. La battaglia gli era costata 10.000 caduti tra i fanti, 300 tra i cavalieri e oltre 4.000 prigionieri, mentre Tolemeo non aveva perso che 1.500 fanti e 700 cavalieri.

LE CONSEGUENZE

Constatata l’impossibilità di riorganizzare le truppe per una nuova battaglia Antioco dovette ritornare precipitosamente nel suo regno abbandonando Rafia, Gaza, e tutte le altre città della Celesiria che furono immediatamente rioccupate da Tolemeo.
La pace chiesta da Antioco fu prontamente accettata dall’Egitto, e visto l’esito della battaglia finale, non fu del tutto sfavorevole al seleucide che delle sue conquiste riuscì a conservare almeno Seleucia in Pieria. Tolemeo preferì un accomodamento pacifico invece di abbattere il suo avversario, una soluzione che, col senno di poi, si può dire che non fu favorevole per il regno lagide. Antioco ebbe il tempo di riorganizzare l’esercito, domare gli ufficiali e le province ribelli del suo regno per poi rivolgersi di nuovo contro il rivale Egiziano quando il trono, morto Tolemeo IV, sarebbe passato ad un bambino circondato da ministri avidi e incompetenti.

Il regno lagide dovette ben presto fronteggiare seri problemi interni dovuti al fatto che i sudditi Egizi, che avevano provato il loro valore combattendo come falangiti, rivendicarono maggiori diritti nei confronti dell’esosa fiscalità tolemaica e scatenarono una ribellione che durò, con brevi periodi di quiescenza, per oltre venti anni, privando la corte tolemaica delle entrate dell’alto Egitto per tutto quel periodo.

Libri consultati
Polibio, “Storie”, Rusconi
Bar Kochva B., “The Seleucid Army”,Cambridge, 1976
Bevan E.R., “The house of Seleucus”, London, 1902
Delbruck H., “History of the Art of War, Volume I, Warfare in Antiquity,” Lincoln 1990
Finocchi C.“I Tolomei”, ECIG 2002
Green P., “From Alexander to Actium: The historical evolution of hellenistic age”, Berkeley, 1990

by ALESSANDRO CONTI


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