TABELLA BATTAGLIE NELLA STORIA

BATTAGLIA DI PANION
ANTIOCO III CONQUISTA LA CELESIRIA (200 a.C.)

 

Data: estate del 200 a.C.
Luogo: Panion (presso le sorgenti del fiume Giordano, alture del Golan)
Contesto. Lotte per il possesso della Celesiria
Eserciti contro: Seleucidi e Tolemei
Protagonisti:
Antioco III il Grande
Antioco figlio di Antioco III
Antipatro
Scopas
Tolemeo figlio di Atropo

QUADRO STORICO

Durante tutto il terzo secolo. A.C. i Seleucidi di Siria e i Lagidi d’Egitto si erano contesi il possesso della Celesiria, e ben quattro guerre non erano bastate ai Seleucidi per conquistare una regione che, in base al patto di spartizione del regno di Antigono, avrebbe dovuto toccare a loro. Antioco III, salito al trono nel 223 dopo un lungo periodo di disordini nel regno seleucide, nel suo primo tentativo di conquistare la regione era stato fermato a Rafia nel 217 A.C. dalle forze guidate da Tolemeo IV Filopatore.

Negli anni successivi Antioco aveva rivolto la sua attenzione ad altri teatri d’operazione: sedò la rivolta del cugino Acheo in Asia Minore (216-214) e intraprese una lunga campagna contro la Partia e la Battriana, estendendo il controllo seleucide all’altopiano iranico (212-205). La sua lunga cavalcata asiatica che ricordava nell’estensione dei paesi attraversati, se non nella gloria delle imprese militari, quella di Alessandro Magno di oltre un secolo prima, gli valse il titolo di “Grande” (megas). Al ritorno dalla spedizione trovò che la situazione politica interna del regno egiziano era profondamente mutata dai tempi di Tolemeo Filopatore. Questi era morto nel 204 ed era stato sostituito dal figlio Tolemeo V, un infante non in grado di governare da solo.

Alla corte alessandrina si era accesa un’aspra lotta per la tutela del fanciullo nella sua minorità e il regime era sprofondato nel caos, peggiorato da una ribellione degli Egiziani indigeni che erano arrivati a controllare la valle del Nilo dalla Nubia al Delta.. Antioco non poteva non approfittarne: un patto segreto venne stabilito con Filippo V di Macedonia (inverno 203/202).
Per quello che appare dalle loro azioni successive entrambi i sovrani promisero di non ostacolarsi l’uno con l’altro mentre attaccavano i domini dei Tolemei in Asia Minore e Siria.

Dopo una campagna d’assaggio nel 202, nel 201 Antioco iniziò la vera e propria invasione della Celesiria giungendo fino a Gaza, ma la resistenza della guarnigione egiziana gli fece perdere tempo e prima dell’inverno si ritirò in Siria dopo avere lasciato delle guarnigioni nelle posizioni chiave. Alla corte egizia si presero dei provvedimenti per fronteggiare l’invasione. Molti mercenari furono arruolati in Grecia e al loro comando fu posto l’etolo Scopas il cui contrattacco permise agli egiziani di riconquistare tutte le posizioni perdute (inverno201-200).
Il nuovo attacco d’Antioco arrivò nella primavera-estate del 200.e il seleucide questa volta decise di invadere la Palestina lungo la rotta più orientale che da Damasco portava alle alture del Golan. La scelta di Antioco di procedere lungo questa inconsueta via d’invasione era dovuta probabilmente al fatto che Scopas era riuscito efficacemente a sbarrare tanto la strada costiera, nel punto delle Porte Fenicie, vicino a Sidone, che querlla centrale, che si snodava tra le catene del Libano e dell’Antilibano, sorvegliata dalle fortezze di Brochi e Gerra.

Partendo da Damasco, Antioco poteva, attraverso le alture del Golan, scendere nella piana del Giordano presso Panion e da lì seguirne il corso del fiume fino al Mar Morto aggirando le posizioni costiere dei Tolemei. Scopas, d’altra parte, comandava un esercito probabilmente inferiore nella fanteria e negli elefanti, e aveva interesse a fermare Antioco sulle alture del Golan dove poteva godere del favore di un terreno accidentato. I suoi mercenari Etoli si sarebbero trovati sulle ondulazioni a nord del Giordano in deciso vantaggio sui falangiti.

Ma da come appare dal Polibio, Antioco era già entrato col grosso dell’esercito nella piana a ovest di Panion prima che Scopas arrivasse e la parte decisiva della battaglia si sarebbe giocata su questo terreno. Secondo l’esposizione di Bar Kochva (The Seleucid army pag.155) il campo di battaglia, era percorso da un fiumiciattolo, identificato col moderno Nahr el Banyas, guadabile facilmente solo nella parte più a monte, per via delle sponde progressivamente più ripide. Scorrendo approssimativamente da nord-est a sud ovest il ruscello divide l’area in due partio la prima grossomodo in pianura, ma delimitata a nord dalla collina di Tell–Hamra, alle pendici del monte Hermon; la seconda invece piuttosto ondulata, il cui punto strategicamente importante, era l’altura di Tell –Fakhr che copriva a sud ovest il villaggio di Panion e il campo seleucide.

Nel settore settentrionale all’estremità destra dello schieramento di Antioco era collocata la cavalleria pesante, che, al comando del più giovane dei figli del Re (che avevano lo stesso nome del padre) occupò l’altura di Tel-Hamra. Il centro consisteva di una prima linea di elefanti e truppe leggere (arcieri e frombolieri) spalleggiati dalla cavalleria tarantina, e dietro questo schermo avanzava la falange e altri corpi di fanteria, i compagni e gli Ipaspisti. A sud c’era un’altra parte della falange seleucide e degli elefanti, ma schierata in modo opposto: davanti i fanti e dietro gli elefanti. Delle truppe tolemaiche si sa che nel settore settentrionale Scopas aveva disposto la falange tolemaica, i propri elefanti e fanteria leggera in modo speculare a quella seleucide e un piccolo contingente di cavalleria etolica che doveva coprire eventuali attacchi provenienti dai seleucidi a Tell-Hamra, al comando di Tolemeo figlio di Atropo.

Nel settore meridionale, il grosso delle forze etoliche, dotate di fanteria e di cavalleria, dovevano fronteggiare l’altra parte dei falangiti seleucidi. In effetti gli Etoli, probabilmente avvantaggiati dal terreno accidentato che rendeva disagevole il movimento dei falangiti, riuscirono a rompere le loro linee presso Tell-Fakhr, e a minacciare il campo seleucide a Panion, ma gli elefanti riuscirono efficacemente a parare la loro minaccia.

A nord invece il possesso della posizione dominante di Tell- Hamra fu la chiave del successo seleucide. Caricando giù dalla collina, la cavalleria pesante di Antioco travolse i contingenti etoli e poi si concentrò sul fianco della falange tolemaica. La fanteria leggera e i reparti di elefanti davanti alla falange vennero probabilmente messi in fuga e la falange, circondata, venne fatta a pezzi. Nel settore meridionale i contingenti etoli là impegnati riuscirono a sganciarsi e a raggiungere Sidone sulla costa dopo una difficoltosa marcia, ma là assediati e impossibilitati ad essere aiutati dagli altri eserciti tolemaici, si dovettero arrendere. Dopo un secolo di lotte la battaglia di Panion risolse in modo definitivo la lunga querelle tra Seleucidi e Lagidi per il possesso della Celesiria, in favore dei primi. Antioco fece pace con Tolemeo nel 196 e gli fece sposare la propria figlia Cleopatra, la prima delle sette regine d’Egitto che avrebbe portato questo nome.

 

LA BATTAGLIA


Il solo resoconto superstite della battaglia proviene da Polibio , ma non è la “sua” ricostruzione della battaglia bensì il racconto che di essa ne fa un certo Zenone di Rodi, preso ad esempio da Polibio come di un modo insipiente di raccontare uno scontro militare. Polibio cita di Zenone solo alcuni particolari, quelli che riteneva più inverosimili, per poterli sottoporre alla sua critica personale. Da qui la difficoltà enorme nel ricostruire la battaglia da parte di storici moderni, difficoltà che il bar Kochva ha risolto ispezionando personalmente i luoghi dello scontro.
Il racconto di Polibio o, meglio, la censura che egli fa a quello di Zenone è riportato integralmente. XVI 18,2- 19,11

“Lo storico in questione (Zenone) nel narrare l’assedio di Gaza e la battaglia combattuta da Antioco contro Scopas nel pressi di Panion in Celesiria, mostra a tal punto di essersi preoccupato dell’eleganza stilistica a tal punto da superare, quanto a inverosimiglianza, coloro che scrivono opere declamatorie miranti a stupire la gente comune. ..Infatti, propostosi di descrivere in primo luogo l’ordine di schieramento delle truppe di Scopas, afferma che l’ala destra della falange, insieme ad un piccolo gruppo di cavalieri, occupava la zona situata alle falde dei monti, mentre l’ala sinistra e tutti i cavalieri schierati accanto a questa stavano disposti nel piano.

Racconta poi che Antioco, verso ‘alba, aveva mandato suo figlio maggiore Antioco, con una parte delle truppe ad occupare la zona montuosa direttamente sovrastante i nemici, mentre egli, dopo aver fatto passare, sul far del giorno, il resto del suo esercito oltre il fiume situato tra i due accampamenti, cominciò a schierarlo sul piano: dispose i falangiti su un’unica linea, opposta al centro dello schieramento nemico, mentre i cavalieri li collocò, parte all’ala sinistra della falange, parte all’ala destra, compresi tra questi ultimi, i cavalieri corazzati, tutti al comando del suo figlio più giovane Antioco.

Quindi continua, dicendo che il re, davanti alla falange dispose, a una certa distanza, gli elefanti e i Tarentini di Antipatro e colmò poi gli intervalli lasciati tra gli animali con arcieri e frombolieri, mentre egli si piazzò alle spalle degli elefanti, insieme alla sua reale guardia a cavallo e agli ipaspisti. Premesso tutto questo, Zenone ci viene poi a dire che quell’Antioco il giovane che egli ci ha poco fa presentato disposto con i suoi cavalieri corazzati nella pianura, di fronte all’ala sinistra nemica, muovendo all’attacco dai monti, mise in fuga ed inseguì i cavalieri di Tolemeo, figlio di Atropo, il quale comandava gli Etoli schierati nel piano all’ala sinistra, e che le due falangi, scontratesi tra loro, diedero inizio ad un combattimento veramente vigoroso. Ma non s’accorge assolutamente che un simile scontro era impossibile, per il fatto che davanti ad esse stavano schierati gli elefanti, i cavalieri e la fanteria leggera.”

Prosegue poi affermando che la falange, vedendosi superata in agilità e incalzata dagli Etoli, cominciò a indietreggiare con ordine e che grande fu l’aiuto fornito dagli elefanti, i quali ricevevano quanti si stavano ritirando e caricavano invece i nemici. Ora: non è facile spiegarsi come questi animali siano finiti alle spalle della falange né come, qualora vi fossero finiti, potessero riuscire di grande aiuto, in quanto, una volta che le falangi si furono scontrate riusciva impossibile per gli elefanti distinguere, tra quanti capitavano loro davanti, chi fosse amico e chi nemico. Scrive inoltre che i cavalieri etolici, durante il combattimento, si trovarono in grossa difficoltà perché non erano abituati alla vista degli elefanti. Sennonché - così dice lui – mentre la parte schierata fin dall’inizio all’ala destra, continuava a rimanere intatta, la restante massa dei cavalieri, che era stata distaccata all’ala sinistra battuta, si era data tutta alla fuga davanti agli uomini di Antioco.

Qual era allora, la parte di cavalleria che, schierata al centro della falange, era rimasta sconcertata alla vista degli elefanti? E il re dov’era finito? E quale contributo egli aveva mai dato durante la battaglia, visto che aveva intorno a sé il miglior reparto di fanti e cavalieri? Di ciò, infatti, non ha detto semplicemente niente. Ancora: dov’era il suo figlio maggiore Antioco, quello che con una parte dell’esercito aveva occupato le alture sovrastanti il nemico? Per Zenone, costui non si era nemmeno ripresentato al campo dopo la battaglia. Naturale! Ha supposto che ci fossero lì sul campo due Antiochi, figli del re, mentre uno soltanto aveva partecipato a quella spedizione.

E come avrà fatto Scopas ad essere, così dice lui, insieme il primo e l’ultimo a lasciare il campo? Egli infatti racconta che quando vide gli uomini di Antioco il giovane comparire di ritorno dall’inseguimento alle spalle dei suoi falangiti, perse ogni speranza di vittoria e cominciò a battere in ritirata; successivamente però, egli continua, ebbe luogo la fase più violenta del combattimento perché la falange era stata completamente circondata dagli elefanti e dai cavalieri e Scopas fu l’ultimo a lasciare il campo.”

Questa esposizione è stata considerata dagli storici moderni, sia da quelli che considerano che Zenone si sia inventato la battaglia, sia tra quelli che credono che Polibio abbia frainteso quello che Zenone ha scritto, come inusabile per la ricostruzione della battaglia. Le ricerche condotte da Bar Kochva hanno invece chiarito che il problema della descrizione della battaglia e delle incomprensioni tra Zenone e Polibio è dovuto alla difficoltà di descrivere le operazioni su un terreno irregolare e assolutamente inconsueto come teatro di una battaglia in grande stile.

Libri consultati
Polibio, “Storie”, Rusconi
Bar Kochva B., “The Seleucid Army”,Cambridge, 1976
Bevan E.R., “The house of Seleucus”, London, 1902
Finocchi C.“I Tolomei”, ECIG 2002
Green P., “From Alexander to Actium: The historical evolution of hellenistic age”, Berkeley, 1990

by ALESSANDRO CONTI


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