SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
BENITO MUSSOLINI (1 di 2)

vedi anche "Cos'è questo Fascismo" (scrive Mussolini)

Dal Parlamento alla Marcia su Roma

"Lo Stato Fascista" e le Corporazioni

oltre i vari anni e i "Riassunti della Storia d'Italia"

o il quadro tematico del periodo 1922-39 o il periodo 1940-45

vedi anche "MASSIME, PENSIERI, FRASI LAPIDARIE DI M."

 

Se riscontrate che questa biografia sia identica a quella pubblicata sul sito
http://www.mussolinibenito.net sappiate che costoro hanno così poche idee e così scarse risorse sul loro beniamino che hanno copiato interamente queste pagine di "Cronologia". Non solo, ma hanno messo come se fosse un loro lavoro, i discorsi che ho riportato, pagine e pagine di contenuti e perfino riprodotto illegalmente un opuscolo stampato in Senato (1929, Bevione sul "Corcordato") e che io mi ero procurato pagandolo oltre 100 euro. Insomma sono dei parassiti che si fanno belli con il lavoro degli altri. Anche questo è "fascismo", ma di quello stupido e di bassa lega !! Buon sangue non mente!!.
Il paradosso è che qualche navigante (fascista) scrive poi a me dicendomi "sporco comunista"; probabilmente o costui non ha capito nulla del mio sito (che non è di parte di chicchessia), o altrimenti quelli del sito http://www.mussolinibenito.net (copiando le mie pagine) non hanno capito loro, cioè sono degli sprovveduti oltre che parassiti a tutto tondo. Una cosa è sicura: non hanno idee!!. Sono dei poveretti!
Scrivono a inizio pagina "Chi era veramente il Duce.." e poi cosa fanno? non sapendo chi era, prendono pagine e pagine fatte da me, e le mettono pari pari facendoci il loro sito. Insomma questi poveretti, seguaci di Mussolini ignorano del tutto chi era il loro beniamino, loro hanno così poche idee, che debbono copiare quelle degli altri. Bel granchio che avete preso!!! fate la figura di patetici poveretti e volete voi fare così la storia di Mussolini ? Ritiratevi!
Ricordo che Cronologia è anche un DVD regolarmente depositato alla SIAE (come riportato nelle Note Legali nella H.P.) copiandolo si incorre nella "pirateria informatica", punita oltre che in sede civile anche penale. E presto provvederemo con una denuncia.

___________________________________
___________________________________

CHI ERA

Nel corso del 1911, fra le tante manifestazioni (e scioperi) anche violenti in molte citt� d'Italia contro la guerra turca a Tripoli e Bengasi, una di queste manifestazioni in particolare assume rilevanza storica, quella di Forl� dove a guidarla � il figlio di un fabbro e di una maestra elementare di Dovia-Predappio: di 27 anni, gi� con un ricco passato di antimilitarista e di militanza socialista. Da tempo - per come si comportava dentro e fuori la sezione- soprattutto con la sua irruenza nei comizi - aveva gi� ricevuto dai suoi colleghi socialisti l'appellativo di Duce.


Si chiamava MUSSOLINI, di nome BENITO

( atto di nascita > > > )


Il Padre, Alessandro Mussolini ammirato dalle gesta di Benito Juarez, impose questo nome al  suo primo figlio quando nacque il 30-7-1883. La moglie, insegnante e madre di questo bambino (in mezzo a molta miseria - dove met� della popolazione di Dovia nell'arco di pochi anni era emigrata in Brasile), fu anche la maestra di suo figlio. E lui stesso poi prese il diploma di insegnante elementare, frequentando la Scuola dei preti Salesiani di Forlimpopoli. In questa scuola fu descritto come: "Giovane irruente, impulsivo, ribelle, ma molto intelligente" anche se una nota del direttore inviata ai genitori puntualizzava che "...la sua natura non � acconcia a un sistema di educazione di un Collegio Salesiano". Di lui come ragazzo, gli amici coetanei dicevano "non discute, picchia". Ma era anche intelligente ed estroso, visto che a scuola in un tema "Il tempo � danaro" fece lo svolgimento in una sola riga su un pezzetto di carta che consegnò all'assistente dove si leggeva; "Il tempo � moneta, perci� vado a casa a studiare geometria, perch� sono vicini gli esami, non le pare signor professore la cosa pi� logica?". Il Consiglio dei Professori, riunitosi d'urgenza per mantenere alto il prestigio della scuola e il rispetto verso coloro che la frequentavano, sospese dalle lezioni per dieci giorni il ragazzo e inviò al padre una nota che raccontava il fatto, comunicava la sospensione e concludeva "voglia provvedere acciocchè il Figlio Suo non resti inoperoso per tanto tempo".

Ma il ragazzo non studiava solo Geometria, ma Storia, Politica, Musica, Poesia. Divenne infine Maestro, ma il fascino di arringare la folla era il suo debole, tenne discorsi celebrativi su Verdi, Garibaldi e altri, che entusiasmavano i presenti con le arringhe, dove poi, quasi sempre, lui sconfinava nella politica pi� accesa, coinvolgendo le masse con i suoi caratteristici atteggiamenti e una passionale oratoria.
Di Gustav Le Bon "Psicologia della folle" aveva imparato tutto. Sarà lui più tardi, quando era ormai al potere come Duce, a confermarlo "Ho letto tutta l'opera di Le Bon - diceva Mussolini- e non so quante volte abbia riletto la sua "Psicologia delle folle" E' un opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno". ( qui l'intero testo di LE BON > > )

Diplomatosi maestro, insegnava a Gualtieri (che era il primo comune conquistato in Italia dai Socialisti), ma presto, pur avendolo nominato i socialisti Capo Sezione, gli venne a noia e emigr� in Svizzera. Due anni e mezzo in giro a fare lo sfaccendato, il disoccupato, il poveraccio, l'insegnante di italiano agli immigrati; non sempre guadagnava qualcosa per sfamarsi; ma intanto frequentava le lezioni di economia-politica di VILFREDO PARETO il grande economista (borghese)  che insegnava a Losanna; e nel frattempo leggeva molto.
Sue letture preferite: Nietzsche, Marx, Schopenhauer. E scrive anche qualcosa. Ma nei suoi primi scritti non esordisce rivoluzionario; usa il gergo socialista che ha assorbito a casa, anche se in questo primo periodo svizzero (1902-1904) il suo gergo inizia a essere originale soprattutto quando i dibattiti fra riformisti e rivoluzionari si fecero roventi. Non ha ancora un pensiero politico autonomo, ma � gi� un dialettico rivoltoso (del resto era a contatto anche con l'ambiente anarchico) e in questi primi interventi (su L'Avvenire del Lavoratore, Il Proletario, Avanguardia Socialista) si permette gi� di scrivere che "il socialismo � un vasto movimento pietista, non l'avanguardia vigile del proletariato, ma una accolta di malcontenti, con alcuni vanitosi gi� compromessi con la borghesia che li usano proprio per far naufragare il socialismo". Sono dunque gi� frasi in libert�, fuori da certi rigidi schemi.
Infatti con le varie scuole, le varie dottrine, le frequentazioni e le letture pi� diverse nel 1909 lo ritroveremo gi� autonomo, con la sua ideologia gi� in embrione.

 Dopo 2 anni in Svizzera, fece una breve visita in Italia alla madre malata, ma aveva 21 anni e a casa trov� la cartolina di leva. Per evitare il servizio militare, contraffece la data sul passaporto e riespatri� in Svizzera, ma il documento falsificato fu scoperto alla frontiera.
Fu quindi espulso, mentre nel frattempo in Italia lo condannavano per diserzione. I giornali socialisti enfatizzarono, uno scrisse: "E' stato cacciato dalla Svizzera il socialista Mussolini, il grande duce della "Prima" sezione socialista d'Italia". Era la prima volta che veniva usato il titolo di duce, che ricordavano gli antichi condottieri romani, ed era anche la prima volta che veniva indicato come grande. Mussolini aveva poco pi� di vent'anni ed entrambi i due titoli non gli dispiacquero proprio per nulla.

In Italia, ci fu proprio quell'anno l'amnistia per i reati anche di diserzione. Provvidenziale perch� gli evit� una condanna, ma il soldato dovette farlo, a Verona nel 10� reggimento bersaglieri. Ci stava apparentemente bene, tanto che si prese perfino le lodi e i gradi di caporale, ma era di idee antimilitariste e predicava la diserzione quando scriveva agli amici. Congedato, fece il maestro a Tolmezzo, poi anche l� divenne insofferente all'ambiente.

Lo and� a fare il maestro a Oneglia, in Liguria, dove si mise a dirigere con impegno anche un piccolo foglio socialista "La Lima". Qui scopre la sua "strada", il giornalismo, quello "rovente" e anticlericale, infatti, negli articoli si firma "il vero eretico", con accuse ai preti di essere i "gendarmi neri al servizio del capitalismo". Durante gli scioperi accennati all'inizio, Mussolini entra subito in diverbio con gli interventisti.
A un capo crumiro, tenendo una mazza in mano minaccia di spaccarlo in due, l'altro non sta al gioco, va a denunciarlo, la sera stessa � arrestato, processato per direttissima e condannato a 3 mesi. Conosce il carcere per 15 giorni; uscito, si ributta in politica, ma alla fine emigra nuovamente all'estero, a Trento (allora austriaca) dove passa intere giornate nella biblioteca comunale a leggere storia e saggi politici, e nello stesso tempo a studiare il violino ("se diventer� bravo ho un mestiere di riserva"), infine trova la tanto sospirata occasione di poter dirigere un foglio.

� "L'Avvenire del lavoratore", gli da' impulso, dinamismo, fa raddoppiare le copie del giornale. CESARE BATTISTI il pi� attivo del socialismo trentino che dirige il "Popolo" lo scopre e lo vuole con se'; lo nomina Redattore Capo. Proprio Battisti nel presentarlo per la prima volta sul giornale, cos� lo descrive, "� uno scrittore agile, incisivo, polemista, vigoroso, con una buona cultura, multiforme e moderna", ma subito dopo gli diventa scomodo, incontrollabile e perfino pericoloso, perch� Mussolini � impulsivo, interviene con rudezza con tutto il peso delle sua presa di posizione estrema e rigida che inaspriscono le polemiche con gli austriaci per l'autonomia del trentino, mentre Battisti sta operando in un modo pi� diplomatico, pur dicendo velatamente le stesse cose. Inoltre Battisti non voleva inimicarsi il clero locale, molto legato all'Austria. Non rompe del tutto con lui i rapporti, ma dopo un mese Mussolini gi� non scrive pi� sul suo giornale.

A Mussolini, Trento, gli sembr� troppo clericale, e aveva anche una profonda avversione per un giovane leader dei cattolici. Era Alcide De Gasperi che dirigeva Il Trentino e dalle sue colonne  rimproverava gli insulti che lanciava il suo collega; ma Mussolini con i suoi articoli a sua volta lo attaccava, lo definiva "pennivendolo" "uomo senza coraggio" "un tedesco che parla italiano, protetto dal forcaiolo, cattolico, feudale impero austriaco e quindi un servo di Francesco Giuseppe". L'attacco ai preti intanto continuava. Gli avversari politici lo chiamavano "il cannibale dei preti", e quando in un paesino di Trento si scopr� una storia boccaccesca fra una contadina (in vena di santit�) e il parroco locale, che l'aveva messa incinta pi� volte, Mussolini con la sua vena di scrittore salace, irriguardoso e fantasioso scaten� un putiferio nel raccontarne i retroscena, con il preciso intento di ridicolizzare tutto il clero locale.

In questo clima rovente, come agitatore pi� che polemista, che metteva a rumore la citt�, Mussolini non poteva durare, infatti, la gendarmeria austriaca su segnalazione di anonimi, l'accuso' assieme ad altri suoi amici irredentisti del furto in una banca, gli perquisirono l'abitazione, forse trovarono manifestini anti-austriaci, alcune copie del suo giornale che andava spesso sotto sequestro, trovarono insomma la "giusta causa" e una vaga motivazione per l'arresto e per sbatterlo in prigione. Dopo aver odiato gli svizzeri, Mussolini in galera inizi� a odiare i trentini austriaci, quando, pur non provata n� trovata nessuna accusa sui fatti addebitatigli, seguitarono a tenerlo in carcere senza un preciso motivo. Tanto che per protesta, e informando i socialisti con chiss� quali mezzo, inizi� a fare un plateale sciopero della fame per attirare l'attenzione.

Per non farlo diventare un pericoloso martire dei socialisti o creare incidenti diplomatici con l'Ityalia, i gendarmi lo accompagnarono con i soli vestiti sdruciti addosso al confine di Ala, e lo diffidarono a non mettere pi� piede nella terra del Kaiser. Mussolini raggiunta Verona a piedi, racimolato qualche soldo alla stazione per il viaggio in treno, rientr� a Forl�, dove visibilmente umiliato pass� l'inverno ad aiutare il padre vedovo a servire clienti in un osteria gestita assieme a una certa Annina Guidi, una sua vecchia amante, che morta la moglie si era deciso a viverci insieme, gestendo con lei appunto la trattoria. Un antico rapporto questo, fino al punto che alcuni mormoravano che da lei aveva avuto quella bimba cui avevano dato il nome di Rachele, e che la donna allev�. Benito aveva conosciuto Rachele bambina prima di andare in Svizzera, ora al suo rientro l'aveva ritrovata donna e piuttosto attraente; le sue attenzioni furono pari a quelle della fanciulla che a sua volta si invagh� presto del fratellastro.
Forl�' gli stava stretta e lo divenne ancora di pi� quando anche in questa citt� lo arrestarono e lo misero di nuovo in carcere per quindici giorni per aver fatto un comizio non autorizzato.

Nel comizio, teorizzava la rivolta, e incitava a dare alle fiamme il Codice, ne auspicava un altro con nuove leggi. Il suo attivismo lo portava a porsi al di sopra delle comuni norme, e quindi auspicava la "necessita' della rivolta". Leggendo Nietzsche  lo aveva colpito una frase "vivere pericolosamente", e ne fece il proprio motto, tanto che pubblico' un saggio in tre puntate sul giornale "Pensiero Romagnolo", La filosofia della forza, dove troviamo il pensiero del filosofo tedesco (il superuomo nicciano) che indubbiamente lo aveva affascinato e conquistato (altrettanto quello di G. Sorel - "La funzione della violenza nell'agire storico". E si bevve tutto d'un fiato Le Bon "Psicologia delle folle").

In carcere in quei pochi giorni dove era stato ospite utilizz� il tempo a scrivere. Dopo l'esperienza fatta a Trento, dove si era documentato storicamente di un certo periodo della vita politica di quel paese, scrisse un breve satirico romanzo proprio sul Trentino. Cesare Battisti a Trento lo pubblic� a puntate sul "Popolo", a 15 lire a puntata, e il pubblico lo lesse avidamente. Era un racconto fantapolitico "Claudia Particella, l'Amante del Cardinale", un modo per fare la "sua" feroce propaganda politica anticlericale, irridendo i cattolici bigotti. 
Ma Forl� dopo le vicende del carcere gli divenne antipatica, anche perch� inutilmente buss� a tutti i giornali; infine pens� di emigrare anche lui in Brasile, come avevano fatto tanti abitanti del suo paese  Dovia; infatti aveva tanti vecchi amici di infanzia che appunto in Sud America erano emigrati, e non gli sarebbe stato difficile raggiungerli e avere nello stesso tempo un punto d'appoggio..

Valut� pure di accettare un posto come messo comunale ad Argenta; "sono stanco di stare in Romagna e sono stanco di stare in Italia", scrive a tutti; poi il 9-1-1910 la federazione socialista di Forl� lo nomina segretario della federazione e gli fa dirigere i quattro fogli di "Lotta di Classe". Mussolini e' entusiasta, vede gi� il suo successo, ne e' convinto, e' sicuro di s�, si sbilancia anche troppo "alla prossima ventata spazzerò via Giolitti", ed economicamente non teme pi� il futuro perch� prende 120 lire al mese; tanti da mettere su anche famiglia; infatti dopo 8 giorni torna a casa e presa Rachele sotto braccio, comunic� al padre e alla matrigna che sposava la sorellastra "senza vincoli ufficiali, ne' civili, ne' religiosi", e con una pistola in mano minacci� in caso di diniego il duplice suicidio. La notte stessa prese due lenzuola, quattro piatti con le posate, la rete di un letto e con Rachele si trasfer� in una stanza in affitto con cucinino a 15 lire il mese; "mise su casa". Era il 17 gennaio del 1910.

Mussolini aveva 27 anni e Rachele 17. Dopo 9 mesi, il 1� settembre 1910  nasceva Edda. 27 giorni dopo si svolse lo sciopero di Forli! Con Mussolini attivista in prima fila; un po' troppo, tanto che gli valse questa volta la condanna a cinque mesi di carcere. Comunque una galera utile per trasformarsi in vittima, in martire e quindi diventare ancora pi� popolare. (Hitler nel '23, a Monaco ottenne lo stesso risultato, il processo e la condanna per il putsch, fu il suo trionfo).

Così popolare che nel 1912 Mussolini lo troviamo a dirigere l'organo del partito socialista L'Avanti. Si fa  portavoce del proletariato ed inizia il 7 gennaio 1913 una feroce campagna contro "gli assassinii di Stato". Con indignazione si era scatenato per gli incidenti mortali  verificatisi durante gli scioperi dei lavoratori che chiedevano miglioramenti salariali, riduzioni d'orari, previdenze, pane e lavoro. Conflitti dove scopriamo all'interno di queste manifestazioni  non solo una forte tensione sociale fra padronato e operai, ma anche la prima forte spaccatura dentro i sindacati socialisti, tra i riformisti e i rivoluzionari. Due correnti di pensiero che divideranno in eterno le sinistre; e non solo quelle italiane.

Poi venne la ferale notizia da Sarajevo. L'inizio di quella che doveva essere per tutti una breve guerra, si trasform� ben presto -dopo le prime battute- in una guerra mondiale che andr� a cambiare il mondo. Crolleranno tre imperi, il Reich tedesco verr� sbriciolato, muter� l'intera politica del vecchio continente, nasceranno due grandi influenze ideologiche, e l'intera economia mondiale inizia a prendere due sole direzioni; che non viaggiano in parallelo, ma inizieranno a correre una contro l'altra fino al grande scontro ideologico. Ognuna durante questo lungo viaggio cercando -con tutti i mezzi- di allargare il proprio regno; che questa volta non � quello di uno Stato, n� quello di un Continente, ma � in gioco l'egemonia sull'intero Pianeta. Una lotta che ben presto (con la prima e poi con la seconda "Olimpiade della morte") sarà ingaggiata più solo da due giganti.

MUSSOLINI dallo stesso giornale, il 20 settembre 1914 lo troviamo prima contro l'intervento in guerra dell'Italia, promuovendo perfino un plebiscito pacifista, poi subito dopo il 18 ottobre 1914 (l'articolo � una "bomba") lo troviamo improvvisamente schierarsi a favore; titola "da una neutralit� assoluta alla neutralit� attiva e operante" che gli costa la radiazione dal giornale e dal partito, il PSI. Un socialismo neutralista ad oltranza, che gi� in crisi con la disgregazione dell'Internazionale socialista, messo di fronte alle scelte sull'intervento in guerra, che tutti ormai consideravano imminente, e nelle alte sfere necessaria per biechi motivi,  lo troviamo -il partito socialista-  schierarsi contro la guerra, e iniziata questa, a promuovere il disfattismo, e fin dall'inizio andare verso il suo fallimento. Mussolini non � disposto ad accettare questo fallimento n� le limitate vedute di molti dirigenti del suo partito.
L'idea che si � fatta Mussolini (ed � l'unico ad avere una certa lucidit� in anticipo sui tempi) � che la rivoluzione socialista � fallita prima ancora di iniziare, e mai il socialismo potr� uscire dalla guerra, vinta o persa, con nuove prospettive.
Le masse - andava dicendo Mussolini-  i milioni di individui, dopo aver combattuto, potranno imporre domani, a vittoria ottenuta, la propria pace alla borghesia con tutte le carte in regola, perch� avranno una propria forza autonoma per farlo, e non avranno bisogno dei socialisti. A guerra persa invece le colpe ricadrebbero solo sui socialisti, che il conflitto non lo volevano e hanno sempre disprezzato chi era stato chiamato a parteciparvi: (tanti, tantissimi, saranno quattro milioni e mezzo di uomini).

Insomma i socialisti erano dentro un vicolo cieco. Questo in sostanza aveva sostenuto Mussolini alla vigilia del conflitto, e il ragionamento era impeccabile; ma il guaio grosso fu che la guerra che doveva essere "lampo" fu invece lunga e quando fin� termin� in un modo anomalo, non accontent� proprio nessuno; infatti i vincitori (per come furono trattati a Versailles) si ritrovarono in mano quella che fu poi definita una "vittoria mutilata"; in altre parole, una frustrazione per entrambi, per chi l'aveva sostenuta  la guerra e combattuta (Mussolini e i 4,5 milioni di Italiani) e chi aveva remato contro e profetizzato il totale fallimento (i socialisti - questi erano convinti di poter fare dopo la guerra la rivoluzione del proletariato).

Il 15 novembre del 1914, dopo l'articolo "bomba" e dopo la radiazione all'Avanti, MUSSOLINI fonda a Milano il Popolo d'Italia (finanziato e non del tutto disinteressatamente dalla Edison, dalla Fiat di Agnelli, dall'Ansaldo dei fratelli Perrone ecc. ecc.) con un indirizzo antisocialista, e con iniziali palesi appoggi all'irredentismo che va predicando D'Annunzio e De Ambreis (Ma poi con la "Vicenda Fiume "Mussolini prender� le distanze dai due "rossi" - vedi partendo dal 1919).
Infine il 6 maggio del 1915, l'altra "bomba": Mussolini esce con l'articolo "E' l'ora". Poi abbandona non del tutto il giornale (terr� un diario di guerra fino al febbraio 1917) e molto coerentemente con quello che ha scritto, si offre volontario.
Non � il solo, parte D'Annunzio, parte Marinetti, e parte Cesare Battisti che incita "tutti al fronte con la spada e col cuore", poi in agosto parte finalmente anche Mussolini.
C'� in questo slancio forse anche un motivo umano, lui odia gli Austriaci; il suo � anche  un conto personale da regolare! I giorni di carcere a Trento, le accuse infamanti, e le umiliazioni ricevute hanno lasciato il segno! 

Al fronte Mussolini non ha la vita molto facile, sia con i soldati che lo ritengono un interventista e sia con lo Stato Maggiore che diffidano di questo ambiguo soggetto fino a ieri a sinistra come oppositore all'intervento. Era nota la sua renitenza, il suo antimilitarismo in piazza del 1911-12, e il suo passato di socialista. 
Al Distretto non si fidano proprio. Senza tanti riguardi al suo diploma e al suo mestiere di giornalista lo mandano al fronte, come soldato semplice col grado di caporale. Dopo 16 mesi di guerra, per quaranta giorni Mussolini va anche in trincea, sul Carso, in prima linea sotto le granate austriache; si guadagna perfino il nastrino. Nel febbraio 1917 una sventagliata di schegge, non proprio del nemico, lo colpisce. Resta gravemente ferito. Trascorre in stampelle quattro mesi all'ospedale di Ronchi. Qui nel portare conforto ai feriti troviamo una visita di  Re Vittorio Emanuele III. Di certo non immagina nemmeno lontanamente, nel preoccuparsi della salute e nello stringere la mano di questo semplice caporale sulle grucce, di trovarsi di fronte all'uomo che fra soli 5 anni legher� il suo destino a quello di Casa Savoia e a tutta la sua dinastia. Il Destino se era da quelle parti a fare qualche scherzo, quel giorno ne organizz� uno dei pi� singolari.

Dopo la convalescenza, MUSSOLINI rientra al giornale nel luglio 1917. Le cose in Italia sono molto cambiate nel frattempo, l'interventismo, dopo tre anni di guerra, quasi inutili sul piano militare e politico, � in crisi, e sembra - dopo Caporetto- che il disfattismo socialista fra le masse trovi un buon appoggio. Cos� andava dicendo Cadorna per giustificare i suoi tragici rovesci.

Ma non � cos�, Mussolini � molto attento, si accorge che le masse hanno avuto uno scollamento dal socialismo e che questo (dopo la disfatta di Caporetto del 24 ottobre) non pu� certo aspirare alla vittoria di una rivoluzione dopo una guerra persa. Infatti le cose cambiarono, per tanti motivi, interni ed esterni. E anche per tante coincidenze a favore. L'entrata in guerra degli Usa, la Rivoluzione d'Ottobre in Russia, le Germania in difficolt� (pi� politicamente che militarmente), l'Austria in sfacelo, ecc.

Alla fine, la guerra non fu persa, ma nemmeno vinta, passer� alla storia  come  la "vittoria mutilata" dopo le liti a Versailles con Wilson. Questo finale and� ancora di pi� a complicare le cose. Non c'erano politicamente n� vinti n� potevano rallegrarsi quelli che la guerra l'avevano boicottata con il disfattismo. Con troppo accanimento, questo esito negativo e piuttosto umiliante (nonostante tanta retorica e i proclami) dai socialisti fu fatto pesare molto ai reduci; "che cosa vi dicevamo, ecco il risultato!" e gi� il resto. Non era certo il modo migliore per fare proseliti nel chiamarli i reduci grulli. E chi era ritornato dal fronte (ed erano quasi 5 milioni) non voleva certo sentirselo dire, dagli "imboscati" poi.

Quello che temeva  Mussolini accadde, come aveva previsto e profetizzato. I socialisti riformisti (con Treves e Turati) sono in difficolt� pi� di prima della guerra, e nemmeno parlarne di poter avviare un dialogo con i padroni; questi invece di concertare hanno preferito la linea dura, si sono uniti e hanno adottato la strategia delle serrate. 
Mentre i massimalisti dichiaratamente rivoluzionari (con Gramsci e Bordiga) guardano con molta attenzione i fatti russi che avrebbero potuto far aprire delle nuove prospettive; la prossima fine del capitalismo con la tanto attesa rivoluzione. Ma non hanno i seguaci, hanno solo  i pochi (e difendono solo questi) che ancora lavorano e che sono poi quelli che non hanno fatto la guerra. Non hanno nemmeno le masse contadine (che per la maggior parte non sono salariati ma sono 3 milioni di piccoli proprietari di "fazzoletti" di terra) tutti timorosi di perdere con l'avvento del bolscevismo il loro "orticello", quindi sordi a tutte le sirene comuniste.
 Insomma nelle due correnti, e tra queste e le masse si � creata una barriera di totale incomunicabilit�. Non esiste pi� spazio per i socialisti. Mussolini � lapidario, caustico ma anche realista "Vogliono fare la rivoluzione, ma se li contiamo i conti proprio non tornano"

CONTINUA > >