SCHED
PERSONAGGI 

ADOLF HITLER 


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L'ex barbone di Vienna, , cos� in breve tempo (dopo la pausa dell'ambiguo "gioiello" della REPUBBLICA DI WEIMAR che non poteva durare pi� a lungo  perch� era una repubblica senza repubblicani; non c'era una legittimazione popolare) conquista le masse, i "colletti bianchi", i militari, e "accetta" l' alleanza con gli industriali, che gli rilanciano l'economia, costruiscono opere colossali, ricreano la grande industria e la ricerca, ma soprattutto ricostruiscono in breve tempo il pi� potente esercito. Il tutto partendo da una nazione in sfacelo, in ginocchio, con una Germania che aveva perso persino la sua identit�.

E' insomma un bilancio che nessun visionario poteva realizzare. Nessun uomo politico poteva aspirare a tanto, salvo essere un visionario come lui ed avere dalla propria parte i potenti appoggi; un pazzo se non ha a fianco dei sani non cambia il volto a una nazione in quattro anni, e non lo cambia neppure uno tutto sano se non ha, uno, cento, mille seguaci (poi furono milioni) e soprattutto se non ha i mezzi, i grandi capitali e i veri cervelli che manovrano questi mezzi e questi  denari; una montagna di denaro.

Oggi ci sembrano quelli del suo Main Kampf, progetti folli, eppure le sue idee (che non erano nuove) le troviamo in un baleno diffuse tra l'elite tedesca (perfino in quella conservatrice) e tra il popolo.
Nella  prima potremmo dire che agirono per opportunismo e nel secondo perch� fu plagiata.
Ma non si sono combattute tutte le guerre del mondo, di un Re, di un Imperatore, di un Papa, -sempre- con queste due componenti? E il popolo poteva forse intervenire sulle scelte? Ma quando mai!! Alzati e cammina, quella � la direzione; poi magari il giorno dopo ci ripensano e ne indicano un'altra, dalla parte opposta. E le stupide "formiche" ubbidiscono.

Lo storico Kershaw ha scritto ultimamente una ennesima biografia di Hitler, e in una recensione intervista sul Corriere d. S. del 22 agosto 2000, sottolinea (tutti i corsivi che seguono) la "complicit� delle masse col Fuhrer, che non era pazzo ma un carnefice voluto dal popolo" - . "Che i tedeschi hanno proiettato su di lui i loro desideri. E ne sono rimasti vittime" - "Che le sue idee i suoi progetti erano diffusi tra le �lite tedesca e anche tra il popolo".
Dimentica Kershaw  il potere dei "dittatori" occulti, la grande macchina propagandistica, e dimentica i mezzi messi a disposizione dal grande capitale. Nessun popolo riesce a proiettare su alcuno i propri desideri se questi desideri non gli sono rifilati da mattina a sera con i media e con tutti i mezzi propagandistici che costano una montagna di soldi. Il popolo non acquista nemmeno una caramella se qualcuno non gli millanta la bont� di questa in ogni momento e in ogni luogo. Questa regola la conosce perfino il venditore ambulante di noccioline. E se vende tante noccioline non significa che i consumatori hanno creato  l'ambulante di noccioline, ma � il venditore che si � fatto sentire da molti gridando "noccioline".

Le idee e i progetti di Hitler non erano diffusi fra le �lite e tra il popolo, ma semmai furono proprio le �lite a diffondere (senza esporsi) nel popolo "le loro" idee e "i loro" progetti. Hitler fu solo uno strumento per volgarizzare con la demagogia e l'oratoria messianica i desideri latenti di ogni tedesco.
Senza le �lite Hitler non sarebbe mai diventato Fuhrer. E il popolo non avrebbe mai acquistato le sue sconosciute "noccioline". Il suo "vangelo" nel 1932 era da dieci anni che si stava coprendo di polvere.
"L'attacco all'unione sovietica ha trovato grande appoggio tra i generali della Wehrmatcht" scrive Kershaw. Ma quale appoggio? Se non avevano le armi delle acciaierie Krupp e company dove e su cosa si appoggiavano i generali? Se non c'era la Mercedes e altre industrie  con cosa andavano in Francia o in Russia, con la demagogia? erano sufficienti i "desideri latenti"?  
"La sua spinta interiore � stata una visione politica: portare la Germania ad essere  nuovamente una grande nazione".  E' ingenuo credere che con quella piccola tormentata folla nazional-socialista e con il Mein Kampf in mano, a Hitler fosse possibile con gli altri partiti fare il compromesso su un punto qualsiasi (che elencheremo sotto) per far riprendere l'economia alla Germania e nello stesso tempo assicurare l'ordine pubblico necessario per realizzarla. La verit�  invece � che economicamente  la Germania degli industriali doveva mantenere in vita un processo senza soste nella sua espansione europea per non essere spazzata via in brevissimo tempo.

Proprio due mesi prima di utilizzare  la demagogia populistica di Hitler, il grande capitalismo tedesco con l'elezione del presidente democratico Roosevelt - a novembre- avvert� la minaccia del risveglio degli Stati Uniti. Nel programma di Roosevelt c'era la politica del New Deal; il riconoscimento del governo sovietico; e per finire la politica del "buon vicinato" Panamericano. Mercati (20 Paesi) non da poco, da far tremare non solo la Germania ma anche l'Inghilterra e il resto del mondo.
Gli Stati Uniti non avevano nulla da inventare dopo la Grande Guerra, nulla da ricostruire, dovevano solo rimettere in funzione a pieno regime le 250 acciaierie che avevano, per tornare a invadere i mercati mondiali.
Lo stesso problema tedesco (strozzamento dell'economia, dei mercati, delle esportazioni) lo aveva l'Inghilterra. Fino al punto che nel marzo del 1939, cio� pochi mesi prima dello scoppio della guerra,  i rappresentanti dell'industria britannica si trovavano a Dusseldorf per diventare soci con la Germania in una guerra commerciale contro gli Stati Uniti. (!!!).
(Prima Roosevelt, poi Truman, alla fine della guerra si ricordarono di questo particolare. Churchill fu silurato il 25 luglio, a poche ore dalla fine della guerra. L'Inghilterra fu messa da parte! Diventò una "colonia" Usa.)

I motivi erano molto semplice: In Inghilterra fra il 1929 e il 1937, l'aumento della produzione era aumentato del 24%, ma l'esportazione era caduta al meno 16%. Nel '38 dopo tante discussioni erano riusciti a stipulare uno straccio di accordo commerciale con gli Usa, ma nel frattempo gli americani si erano gi�  impossessati dei mercati di 20 paesi. E proprio perch� era uno straccio di accordo, gli inglesi una soluzione dei loro problemi non l'avevano mica trovata. Entrambi dopo il '29 i due paesi si erano ignorati, anzi l'Inghilterra schiaffeggi� gli Usa, isolandosi, tornando ai metodi della guerra d'indipendenza americana. Il paese per antonomasia liberista, innalzò un muro di protezionismo.

Ed ecco l'incontro con i tedeschi a Dusseldorff. I britannici conclusero poco, anzi diedero a Hitler la percezione che gli inglesi erano in difficolt�, ed era vero, quindi l'idea fu quella di fare la sua guerra da solo. Prima a Oriente (Polonia) poi a Occidente. Sapeva benissimo che l'Inghilterra era impreparata; e cos� la Francia.

Torniamo in Germania e scopriamo che a Dicembre (appena un mese prima che Hitler entrasse nel Reichstag) proprio dopo le elezioni in America di Roosevelt, fu nominato un commissario di governo con ampi poteri dati dal solito Hindenburg, per la creazione di posti di lavoro, e due giorni prima del giuramento di Hitler, era gi� stato varato un "programma d'urgenza" che comportava una fortissima "spesa pubblica" per strade, case, trasporti via d'acqua, trasporti terra interni, trasporti pubblici nelle citt�, ferrovie, ecc. ecc. che non era il New Deal di Roosevelt basato su deficit di un bilancio o quanto meno su nuove forme di tassazione (quindi committente lo Stato); ma erano quelli tedeschi tutti investimenti privati, degli industriali, della
Reichsverband).

Salito al potere, nemmeno dopo 90 giorni, ai primi d'aprile, Hitler annuncia il piano per l'abolizione della disoccupazione con spese pubbliche ragguardevoli e il blocco dei salari.
Il potente e abile Schacht sale subito in cattedra, ed esercita:  a) il controllo del commercio estero; b) si occupa del controllo dei cambi; c) rifiuta di svalutare il marco; d) dispone che per ogni transazione per l'uscita di valuta estera occorre una licenza; e) stabilisce che tutti i pagamenti esteri devono essere rimessi alla Reichsbank (che prima guidava lui); f) che le importazioni devono essere effettuate solo da paesi disposti a ricevere marchi e non valuta convertibile.

Hitler firma, ma di queste cose non ne capisce nulla, n� del resto poteva metterci le mani, non era nemmeno capace di fare una divisione e una moltiplicazione decente; aveva la quinta elementare! Le idee filosofiche o ideologiche si possono imparare anche a cento anni, ma quelle matematiche e di scienza economica e bancaria bisogna impararle sui banchi di scuola e di una buona scuola eppoi averle esercitata a livello mondiale; come appunto aveva fatto Schacht.
 Infatti in questa rosa di provvedimenti c'era materia tecnica da far impallidire un grande economista. Ma - attenzione - anche questi con tutta la buona volont�, data la mole di formule e di cifre, non potevano certo averla elaborata e organizzata in meno di tre mesi. Questo era un lavoro di anni fatto dalle migliori menti dell'alta finanza. C'era l'arte e l'espressione del vertice di tutto l'intero mondo economico tedesco. Pronto ad intervenire.
(ricordiamo che poi al Processo di Norimberga, Schacht, fu l'unico assolto. Erano forse imbarazzanti e troppi i rapporti mantenuti con le grandi banche delle potenze nemiche).

La si chiam� pianificazione, mentre invece era una direzione (e che direzione! le migliori teste del mondo finanziario e industriale). Diversa da quella sovietica, questa "pianificazione" dell'economia dello Stato ammetteva l'impresa privata e le istituzioni economiche del capitalismo. Fu chiamata Wirtschaftslenkung (impresa privata guidata); Una macchina economica secondo scopi politici.  In effetti quella dal '33 al '38 sfruttando la demagogia populistica di Hitler era  semmai l'incontrario Una macchina politica  secondo scopi economici (anche se il Deutsche Volkswirt nel 1937  scriveva ancora "lo stato � sotto tutti gli aspetti pratici socio di ogni impresa tedesca", in effetti era l'incontrario, ogni impresa tedesca (riunite nella Reichsverband (una specie di nostra Confindustria) era socia dello Stato, e lo era di maggioranza. E così le banche ben salde in mano privata.

Quando Hitler sal� le scale per entrare nel Reichstag, trov� tutta la politica economica gi� pronta, gi� pianificata, con una struttura economica altamente organizzata, gi� razionalizzata; che aveva gi� adottato il controllo dei cambi. E senza questo coordinamento gi� pronto e in atto Hitler non era l'uomo da poter modificare l'economia nell'arco di tre mesi. Lui non era nemmeno capace di far quadrare i conti del giornale che ancora a dicembre era sull'orlo del fallimento.

Nel dicembre 1932 questa era la situazione dentro la Reichsverband. Era sotto la direzione di potenti industriali  e ne facevano parte 29 organizzazioni industriali e 50 territoriali. Che coprivano l'80 per cento delle imprese industriali tedesche. Erano in grado di esercitare un'influenza considerevole sullo svolgimento di tutta la politica nazionale. L'anno dopo, gi� in febbraio, estesero il controllo anche al rimanente 20 per cento quando (loro) resero obbligatorio ai piccoli imprenditori  di iscriversi ai relativi gruppi territoriali e seguire - se volevano lavorare- tutte le direttive della loro Reichsverband.

Ma la  Reichsverband tedesca fin dal 1870 era potente! E non � vero che l'economia tedesca "trustizzata", cartellata, sindacata, sia stato poi il risultato della guerra, o del dopoguerra. Il primo cartello carbonifero in Germania, sorto a Dortmund, � del 1879.
Nel 1905, dieci anni prima che la guerra mondiale scoppiasse, in Germania si contavano sessantadue (62!) cartelli metallurgici. C'era un cartello della potassa nel 1904, un cartello dello zucchero nel 1903, e contemporaneamente dieci cartelli nell'industria vetraria. 

Nel complesso quando "misero" Hitler al potere, e fu creata la Wirtschaftslenkung dai 500 ai 700 cartelli si dividevano in Germania il governo dell'industria e del commercio. E dopo aver fatto il "loro" programma, messo l'"uomo" giusto, innestarono la quinta marcia.

I risultati della Wirtschaftslenkung (impresa privata guidata) si fecero subito sentire e vedere: la produzione sale gi� a fine 1933 al 3,2%; nel 1935 � al 5,5%; nel 1938 aveva raggiunto il 18,1 %.(!) L'occupazione: dei 6 milioni di disoccupati, nel 1936 ne aveva assorbiti 4,5 milioni, due anni pi� tardi era quasi del tutto scomparsa, meno di 500.000 (C.W Guillembaud The Econony Recovery of Germany 1933-1938, Cambridge 1939).

  1. Tutto questo fino al 1938. Hitler dunque aveva (con alle spalle la potenza economica) centrato il primo obiettivo della sua demagogia: la piena occupazione, una economia forte, un futuro roseo, una Germania grande. La produzioni di armi c'era stata negli anni precedenti, ma non di molto superiore a quella americana, francese e inglese che era come spesa pari a quella dell'edilizia. Quindi prima del '37-'38 tutta l'economia tedesca nei confronti della produzione militare era piuttosto marginale, preparata soltanto a guerre brevi e su piccola scala (nemmeno l'industriale pi� bellicista minimamente pensava  a una guerra totale, a una invasione della Francia o peggio ancora a quella della Russia). Insomma era una produzione quella militare (secondo loro) che non avrebbe disturbato eccessivamente la propria grande industria, nè compromesso il livello e il modo di vita dei cittadini. La Wirtschaftslenkung puntava al consumismo interno, a rubare i mercati mondiali all'Inghilterra (e c'era gi� quasi riuscita) e all'America, che con il New Deal  nel 1939 non aveva ancora risolto nessuno dei suoi grossi problemi. Nè - in seguito- avrebbe potuto risolverli con l'assistenzialismo.

    Ma poi dal 1938 la politica hitleriana  inizi� a dire ai pianificatori dell'economia della Wirtschaftslenkung   (quegli stessi che lo avevano mandato al potere nel '33 - che dirigevano, pi� che pianificare l'economia)  che "la condotta per i preparativi della guerra non riguardava loro, anzi che questi ricevevano e soddisfacevano soltanto le esagerate richieste di uomini e materiali degli  industriali".( A. Schweitzer, Big Business in the Third Reich, London, 1964, p. 533).

    Il 1938 �  il momento in cui viene messo da parte il "mago" Schracht (anche se rimane dietro le quinte), e anche la Reichsverband - il comitato dell'unione naz. industriale). Hitler dopo l'enunciazione letta sopra inizi� (anzi torn� come in giovent�) ad attaccare il "sistema capitalistico" affidando questi compiti al generale Goering (gi� messo a capo nel '36 di un "suo" personale piano quadriennale) con immensi poteri sulla carta per puntare al secondo obiettivo (grande riarmo=grande guerra) "e se gli industriali si fossero rifiutati di cooperare, lo stato nazionalsocialista stesso avrebbe saputo come assolvere questo compito".  E Goering (e lo stato nazionalsocialista) inizia subito a esercitarlo questo mandato, creando (sembr� una sfida alla vecchia Reichsverband)  le acciaierie Hermann Goering nella pianura del Brunswick, e altre grande  iniziative siderurgiche. Nello stesso tempo le aziende tedesche gi� produttrici di armi furono elevate alla posizione di Wehrwirtschaftsfuhrer con i dirigenti messi da Hitler che iniziarono ad agire con poteri paramilitari e sotto il controllo militare. (A.S. Milward, The Germany Economy at War, london 1965, p.6).
    Cio� la
    Reichsverband fu "sequestrata" dentro il Reich. E ovviamente qualcuno cominci� gi� a considerare questo "immorale" e a diventargli nemico.

    (((( Ma la stessa cosa accadde in Italia quando Mussolini il 25 ottobre del 1938, si scagli� contro la grande borghesia  senza tanti preamboli gridando: "quel mezzo milione di vigliacchi borghesi che si annidano nel nostro Paese" ...  "colpevoli di restare freddi e indifferenti di fronte al grande rinnovamento morale e ai sacrifici imposti dal regime al paese".
    "Che cosa � successo nell'anno XVI  (1938) del regime? E' successo un fatto di grandissima importanza. Abbiamo dato dei poderosi cazzotti nello stomaco della borghesia italiana. L'abbiamo scoperta, l'abbiamo identificata. Qualche volta si nasconde anche tra le nostre file. Dobbiamo liberarci di essa, bisogna cacciarla anche se dovessimo levarci di dosso la carne viva".

    Gi� aveva dimenticato il "patto" del 1920:
    "Se per gli interessi nazionali bisogna lottare contro il socialismo e se occorre sostenere i proprietari terrieri e i produttori per non causare lo sfascio della societ� in una rivoluzione o in una guerra civile, allora il fascismo si schierer� con la borghesia". L'anno precedente al suo giornale -Il Popolo d'Italia- aveva gi� cambiato il sottotitolo. Da Quotidiano Socialista -dopo i finanziamenti degli industriali-  lo aveva abilmente sottotitolato:  Quotidiano dei combattenti e dei produttori. Poi il 1� gennaio del '21, fu ancora pi� esplicito (con i finanziamenti dei "siderurgici") metter� il motto di Blanqui  "Chi ha del "ferro" ha del pane". Il patto con gli industriali era ormai senza pi� sottintesi (e quando andr� al governo alla fine del 22, suo primo pensiero fu quello di abrogare la legge (capestro) sulla nominativit� dei titoli. Un grosso favore fatto ai capitalisti.
    (ma gi� nel 1933 al discorso sulle corporazion�, c'erano stati molti "schiaffi" al supercapitalismo nostrano. Perch� anche gli industriali italiani e le banche stavano guardando al grande profitto creandosi i cartelli. Mussolini reag� con l'Iri, l'Imi, la Bin, ecc. cio� con le partecipazioni statali,
    una sorta di "terza via" tra mercato liberista e collettivismo socialista, che per� non accontent� nessuno. Salvo quando nel '45 dopo il grande caos, il grande capitalismo con la "GRANDE ABBUFFATA" si riappropri� di tutto e... senza pagare neppure una lira e senza rimborsare i grandi finanziamenti ricevuti.)

    Ma torniamo alla Germania del 1933. Messo al potere, Hitler ha ora il compito che gli ha affidato una �lite; di diventare capopopolo con gli slogan e metterlo in condizione di seguirlo. E "il popolo lo segue ma non perch� � di indole reggicoda, ma perch� il "germanico" ammira e segue un capo che dimostra quel coraggio perfino insolente nell'interpretare i sentimenti nazionalistici" (lo scriveva già Tacito). Dai tempi di Tacito l'idea di un popolo "puro" dal punto di vista etnico i "germanici" l'hanno sempre avuta. Rileggiamoci tutto il periodo delle campagne militare germaniche romane, da Maroboduo, Arminio ecc.) 
    L'idea che il loro capo (che grida, incita, affascina, persuade) gli sta bene, perfino l'idea che lui sia un "messia". (Chamberlain lo chiam� cos�).  Infatti nella loro atavica religione, nei miti, non c'era una divinit� astratta, ma i dei erano i condottieri, i grandi capi della tribù, detti fare.
    Wulfila che vi diffuse l'arianesimo (natura umana del Cristo) ebbe successo proprio perch�  i loro d�i erano soprattutto eroi in carne ed ossa, e il Cristo ariano predicato da Wulfila era pi� assimilabili a un modello reale da seguire, che era l'opposto di quello astratto enunciato a Nicea. I loro dei erano dei guerrieri.
    Il germanico "ha ammirazione solo per l'uomo dominante, per il condottiero, il capo del branco" (salico);  "davanti a una personalit� forte invece di piegare la testa e ubbidire, la testa la alza e lo segue" (Tacito).

    I Germanici, da quando i romani penetrarono nel loro territorio sappiamo che hanno questa indole da 2000 anni. Quasi nella stessa zona, nel 7 d.C. (vedi) le truppe di Tiberio si scontrarono con Maroboduo, un astro nascente, geniale, crudele, impavido, che era riuscito a riunire (siamo sicuri che anche lui us� la demagogia, infatti studiando a Roma qualcosa aveva imparato)  -per la prima volta in quel mondo ancora barbaro perch� ancora arcaico- tutte le trib� germaniche e a galvanizzarle. I romani si accorsero che sarebbe andato molto lontano e non volevano fare patti con lui anche se lui era disponibile a farli. Lo isolarono  mentre stava organizzando una nazione. Un solo capo - si dissero i romani - � troppo pericoloso, gli preferirono i piccoli sparsi capi trib�, e questi, senza idee chiare, senza intuito politico, si potevano eliminare uno alla volta (Mussolini rese bene l'idea all'Aventino: "spennarli uno alla volta i capi (di partito), per non farli troppo strepitare") sfruttando le loro rivalit� arcaiche e la loro ignoranza. Moroboduo infatti non lo sconfissero con le armi, lo presero con il tradimento, usando Erminio (il capo di una trib� che si era alleato con lui), ma non lo uccisero, sarebbe diventato un pericoloso martire, lo portarono in Italia e gli offrirono un palazzo dove visse per anni, in piena considerazione; intanto i romani sterminavano una a una le disordinate trib� germaniche (rimaste senza l'abile demagogo); infine dopo averlo utilizzato, eliminarono anche Erminio, un senza cervello, un guerriero bravo, ma non un condottiero come il carismatico Moroboduo. (Ma in Germania, in alcune piazze esiste ancora il monumento al prode "Erminio").

    Le caratteristiche, l'indole germanica, le aveva spiegate molto bene Tacito, un popolo guerriero che lottava per il suo capo fino alla morte, che non lo discuteva, ma si metteva con orgoglio a sua disposizione, convinto. E per tutta la storia, per gli interi 2000 anni, vedremo sempre questi atteggiamenti, questa indole, che affonda nelle radici antropologiche, nel genoma arcaico di un popolo; ed � nelle tradizioni della  legge salica.
    FEDERICO II il GRANDE  (che riusc� a creare la grande Prussia dal nulla solo col nazionalismo) ce ne ha dato un esempio concreto. Il nazionalismo (politico-sociale e militare) tedesco  principia da lui. E vale la pena leggere l'intera biografia di questo formidabile stratega, prima antimachiavellico poi tenacemente machiavellico da superare lo stesso Niccol�; ma anche colto sovrano e uno dei pi� illuminati monarchi d'Europa. Questa era la dissomiglianza con Hitler che ne aveva forse l'indole ma non la cultura. Federico dai 15 ai 20 anni teneva la corrispondenza con Voltaire, Hitler a quell'et� faceva il barbone a Vienna.

    Della patologia di Hitler, se patologia vi fu dopo il disastro, se ne occuparono i medici e gli psichiatri, e se ne occupano ancora, ma rimane il fatto che era un demagogo molto lucido, e narcisisticamente soddisfatto (come tutti gli uomini demagoghi che vanno (o qualcuno manda) al potere - sono quasi sempre convinti di essere "eletti", "unti dal Signore", "invincibili", la serie � lunga). Nel 1940 Hitler sar� perfino onesto nell'ammettere "ho creato la grande Germania con il bluff politico". Sapeva di averli giocati tutti, e irrideva quelli che si ritenevano sani (i colti, gli intellettuali, i filosofi, i grandi banchieri, gli economisti) e che invece erano stati o ciechi o pazzi,  loro a seguirlo (e alcuni comportandosi da miserabili accattoni- come sempre in ogni tipo di regime e latitudine).
    Ma gli andava bene a tutta questa gente l'arrogante propaganda di Hitler e i suoi discorsi del razzismo che appartengono al rango di quella che Veblen chiamava psichiatria applicata; cio� "l'arte di sfruttare per scopi particolari un certo pregiudizio esistente, estremamente pernicioso perch� contraddice ed ostacola la tendenza morale dell'umanit� verso l'integrazione universalistica, quella che fa dei valori umani, a cominciare dalla verit�, fatti arbitrari che esprimono la forza vitale della razza e cos� non avendo una sostanza propria, possono essere manipolati arbitrariamente per i fini pi� violenti ed abbietti" (Abbagnano, Dizionario di filosofia, Torino 1960).

    Sulla propaganda, gli espedienti di cui Hitler intendeva valersi erano ampiamenti descritti sul suo Mein Kampf, e anche queste frasi alla borghesia gli andavano bene:
    "Le masse non sanno cosa farsi della libert� e, dovendone portare il peso, si sentono come abbandonate. Esse non si avvedono di essere terrorizzate spiritualmente e private della libert� e ammirano solo la forza, la brutalit� e i suoi scopi, disposti a sottomettersi. Capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilit�. Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d'ordine martellate ininterrottamente finch� entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si � parlato bene quando anche il meno recettivo ha capito e ha imparato.. Sacrificando questo principio fondamentale e cercando di diventare versatili si perde l'effetto "perch� le masse non sono capaci di assorbire il materiale, n� di ritenerlo". 

    Ognuno lo collochi nella propria ottica. Altri personaggi autorevoli lo hanno fatto: Churchill disse che era "un genio feroce e maniaco"(ma quando era in funzione antibolscevica non gli dispiaceva proprio, nè di fare grossi affari con lui, nè in funzione anti Usa nemmeno, fino a pochi mesi prima dello scoppio della guerra, nel '38 a Dusseldorf. Quando con Hitler voleva sferrare una guerra economica all'America). 
    Thomas Mann lo definì "una catastrofe" (Questo dopo. All'inizio disprezzava anche lui  la democrazia). Kesselring "una grande mente". Speer "un Mefistofele". Guderian (l'uomo che aveva inventato le panzerdivision, poi cacciato) "un cinico". Brecht "il Male". Jung "affetto di pseudologia fantastica, cio� chi racconta e poi crede nelle proprie bugie".

    Lui aveva scritto Mein Kampf sotto chiss� quale impulso fantastico (lui lo riteneva messianico questo impulso, come tutti quelli che vanno al potere!)   e con una fanatismo maniacale inizi� ad attenersi e  seguire quel programma per fare la "sua battaglia". Spesso facendosi sommergere dall'ira. (vedi l'ostinazione su Belgrado - dove forse perse il filo di Mein Kampf - I serbi infatti non  vi figuravano. Una lacuna fatale. Altrettanto fu la "sorpresa" in Russia- Bastava rileggersi La battaglia di Poltava del 1709 (vedi in Battaglie), che aveva trascurato di leggere perfino lo stesso Napoleone (ritirarsi e fare terra bruciata). Più saggio Stalin, che nel '42, con i tedeschi alle porte di Mosca, dimenticò il bolscevismo, e per amor di patria, per vincere l'invasore richiamò alla mente del popolo le grandi gesta degli zar, gli stessi che il bolscevismo aveva combattuti, cacciati, eliminati).

(vedi anche PSICOLOGIE DELLE FOLLE - IL POTERE E IL BRANCO)

Pazzi per� in questa Cronologia (vi figurano 27.450 guerre)  ve ne sono a centinaia e a migliaia. Tutti questi pazzi avevano sete di dominio, sete di potere, non preoccupandosi delle guerre che scatenavano, ne' dei morti, ne' delle distruzioni. Alcuni li onoriamo anche: Alessandro Magno, Cesare, Cortez, Napoleone (basterebbe leggere cosa si scrisse per cento anni e pi� di Napoleone! Un pazzo, un folle, un sanguinario, un brigante, un dittatore, un maniaco, un inetto, un visionario - libri e giornali erano pieni), Lincoln, Cavour, Garibaldi, comprese le Crociate, dimenticandoci che per ambizione di potere o per una ideologia politica o religiosa (sempre sfruttando la demagogia), costoro non si preoccupavano affatto dei vivi. Se Hitler avesse lui usato la bomba atomica aumenteremmo verso di lui l'odio; la usarono altri, che per giustificarsi dissero che era "per evitare di far morire altri nostri fratelli (americani)", ma una simile frase l'avrebbe potuta dire anche Hitler. La sganciarono invece gli altri! e fu quindi "un atto di giustizia e di sopravvivenza di un popolo" con una argomentazione che non ammette discussioni, naturalmente  se  visto solo dal un punto di vista. Del resto solo gli storici che si mettono a servizio del nuovo padrone possono continuare a scrivere storia. Gli altri farebbero apologia e verrebbero subito zittiti e lasciati morire di fame.

Mc Arthur se non lo fermavano e lo destituivano subito, avrebbe compiuto il pi� grande massacro del genere umano. In Giappone voleva sganciare le altre dieci bombe nucleari su Tokio, e nella successiva guerra in Corea, senza ritegno ne voleva usare 30-40 di bombe atomiche a costo di scatenare una guerra con la Cina.
Truman lo ferm� in tempo. E gli Americani (i democratici come i repubblicani) pure. Era diventato popolare, in Oriente pi� di un imperatore, quasi un dio; in patria fu esaltato, ma quando si present� candidato presidente degli Stati Uniti, alla prima votazione gli americani gli diedero solo 10 voti su 1100. Alla seconda nemmeno uno. Come cadono gli dei!!

E non dimentichiamo Churchill, a sei giorni prima della fine della guerra, gli inglesi lo umiliarono, lo mandarono a casa; anche lui il 25 luglio, del '45 per� (due anni dopo il suo "amico Mussolini" perdente  che prima aveva definito "il pi� grande legislatore vivente"... "il faro cui tutti i paesi antisocialisti possono guardare con fiducia""). Gli inglesi dissero che Churchill
stava diventando troppo  pericoloso, "che gli piaceva troppo fare la guerra".

Neppure sani furono per anni e anni tutti quegli uomini di Stato, leader politici, governanti, i grandi industriali (anche americani - fu per merito di un ammiratore americano che Hitler pot� comprarsi il suo primo giornale e farci la sua propaganda), gli intellettuali, che tennero rapporti con Hitler, firmarono con lui trattati, patti, progetti, programmi, e gli imprenditori siglarono grandi affari con gli scambi con l'estero. Per costoro Hitler divent� pazzo solo quando  si accorsero che era diventato troppo forte. Ma a dire la verità anche la forte economia della Germania nel 1939 faceva molto pi� paura delle armi.
Prima tutti si recavano a Berlino a incontrarlo e a felicitarsi. Basta dare un'occhiata ai giornali di tutto il mondo di allora. Il risultati della "Pianificazione" dell'economia tedesca con la
Wehrwirtschaftsfuhrer,  negli anni 1937-38 stavano sconvolgendo tutti gli equilibri economici, e non solo dell'Europa.

L'economia liberista in America dopo  la Grande guerra e il dopoguerra aveva generato nel paese una grande prosperit�, creato una grande euforia. Tutti in America "giocavano" con le azioni; si erano aperti 75 mila uffici di cambio; e gli americani avevano investito nella stessa Germania moltissimi capitali (Piano finanziario Dawes, poi Young) convinti che solo con una forte ripresa produttiva questo paese avrebbe potuto... pagare i suoi debiti. I capitali li davano con una mano e se li riprendevano con l'altra. I debiti di guerra con il trattato di pace costringevano i tedeschi a consegnare parte della loro produzione industriale ed agricola ai paesi vincitori.
Fattori che contribuirono a creare un malcontento generale verso il governo, incapace di far fronte ai problemi derivanti dalla crisi economica. Tantissime persone provate dalle privazioni causate dal trattato iniziarono a votare per i nazisti, contribuendo cos� alla loro ascesa. Il documento del trattato era cos� duro che a Versailles un membro della commissione americana comment�: �Questo non � un trattato di pace, vedo almeno una dozzina di guerre in esso�.

 Poi nel '29 il grande crollo di Wall Street (vedi in altre pagine in Tematica) che oltre che mettere sul lastrico gli speculatori americani, colp� proprio la Germania, data la diretta e quasi totale ormai dipendenza di prestiti e di forniture. Negli Usa inizia la Grande Depressione. Le fabbriche chiudono, gli operai perdono il lavoro, gli agricoltori non sanno a chi vendere, i disoccupati nel 1930 sono tre milioni, nel 1933 sono gi� quindici milioni.
A meditare che sia la fine del liberalismo sono proprio gli americani non solo gli europei, perch� � fallita l'autoregolamentazione del capitalismo. Il libero mercato si � rivelato una favola, la regola della libera concorrenza � crollata quando i grandi gruppi monopolistici  hanno iniziato a dominare e (gestendo ormai da soli la produzione e la distribuzione) ad accrescere il loro capitale distribuendo bassi salari. Ci furono milioni di persone rovinate, ma ci furono anche poche centinaia di capitalisti senza scrupoli che fagocitarono decine di migliaia di imprese. La "nuova societ�" creata dal capitalismo, apparve quella che era: una giungla. Perfino dentro lo stesso capitalismo comparvero tigri, leoni, iene, sciacalli, avvoltoi e tanti vermi che imputridirono un sistema.

Le "grandi scelte"  per l'economia mondiale agli inizi degli anni Trenta, sono dunque tre:
1) il comunismo che con i primi discreti risultati dei "Piani" la Russia ha messo fine ad ogni iniziativa della speculazione privata e "sembra" aver messo termine alla leggenda dell'equilibrio del libero capitalismo; 
2) la socialdemocrazia tedesca come la intende Hitler (o meglio chi l'ha mandato al Reichstag), cio� un capitalismo riformato; che non � poi molto diverso da quello che stava facendo (dopo il '33) anche Keynes in America concependo uno stato assistenzialista che crea occupazione attraverso grandi opere pubbliche per distribuire reddito;
3) oppure il fascismo che proprio nel '30 si presenta come l'unica prospettiva per il futuro dopo aver fatto Mussolini un'alleanza Stato & Grande capitale; suggellato poi con le corporazioni (accettate ma non molto gradite dai banchieri e dalla grande industria quando lo Stato inizi� a sostituirsi a loro con l'Imi, l'Iri, e le partecipazioni. Malumore che doveva esserci, visto che Mussolini fa quel famoso discorso del '38 che abbiamo ricordato sopra) 

La prima scelta (quella socialista) poteva andar bene solo per l'URSS, uscita da appena qualche anno dall'arcaica Russia contadina zarista, con uno Stalin le cui abitudini e mentalit� decadente degli zar, Stalin spesso inconsapevolmente, era incline a imitare.  La seconda (quella del New Deal americano) stava ottenendo -"sembra"- non buoni frutti (Roosevelt aveva tutti contro i conservatori); che fossero efficaci questi provvedimenti dell'assistenzialismo non lo sapremo mai (la successiva guerra ha stravolto l'iniziale idea Keynesiana, e che proprio lui stesso nel '40 capovolse). Una cosa � per� certa, l'assistenzialismo keynesiano in America era uno stratagemma che non poteva durare per molti anni puntando solo al mercato interno senza avere altri sbocchi sui mercati mondiali e soprattutto europei.
La guerra, anche se le ragioni per farla si sono poi ammantate di ideali,  sappiamo che fu fatta perch� c'erano in gioco enormi interessi finanziari (quasi identici al primo intervento, ma molto pi� accentuati e infine quasi drammatici per gli Usa; il '29 era una cocente realt� che pur non avendo provocato un vero e proprio disastro, il fantasma - dal 1934 al 1939- era rimasto ad aggirarsi su tutta l'economia americana; per l'America era in gioco la sua stessa sopravvivenza, e proprio in un periodo in cui le tecnologie stavano decuplicando la produzione.
Ma questo fattore iperproduttivo stava accadendo anche in Europa e soprattutto in Germania. Se la Germania avesse vinto (e paradossalmente avrebbe vinto anche senza far la guerra - ma questo Hitler non lo cap�) la potenza industriale tedesca dominando l'Europa (con un mercato di 400 milioni di abitanti) avrebbe schiacciato nell'arco di qualche anno l'America (125 milioni di abitanti) per sempre.
 
Il desiderio di elevare a potenza mondiale la Germania non era solo una visione politica di quel caporale che nel 1923 alla Birreria era ancora una figura poco pi� che ridicola, ma era il desiderio dell'�lite, della grande industria, dei grandi banchieri, che approfittarono del demagogo, dei generali che volevano riscattarsi, e infine dell'ultimo dei protagonisti: il popolo. 
 Impresa non difficile, perch� ci vuole ben poco a un "seduttore politico" populista  per far nascere il culto intorno alla sua persona. Soprattutto se si hanno a disposizione per la propaganda le influenti categorie (i grandi monopoli tedeschi) accennate sopra (da Cesare in poi � cos�).

Da solo Hitler - non essendo mai stato capace di intrattenere dei veri rapporti personali di amicizia con nessuno, nemmeno con i suoi pi� stretti collaboratori (fonte migliore: le memorie del suo cameriere privato - dopo dieci anni di servizio licenziato in tronco per non aver provveduto a una semplice bottiglia di acqua minerale preferita da Fuhrer) - da solo non poteva fare l'economista, n� riarmarsi, n� tanto meno crearsi il culto della personalit�.
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C'era un'altra frase nel libro di Knickerbocher; "Un'unica opinione � comune a tutti: che la prossima guerra segner� la fine dell'Europa nella sua forma attuale"...."Gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Francia hanno tutto quanto desiderano e che intendono conservare, e le nazioni che non hanno quanto desiderano sono la Germania e il Giappone". Intendeva -Knickerbocher- la Germania non Hitler. Lui, il "caporale",  ricordava ai tedeschi -a parole- solo quello che desideravano, ma che lui da solo non era certo in grado di dare.
 
"La guerra � la salute dello stato" scriveva nel 1917 lo scrittore americano Randolphe Bourne alla vigilia della Grande Guerra in Europa. Indubbiamente gli americani con la prima ne furono convinti (ma solo dopo a cose fatte, perch� erano riluttanti a intervenire), poi non ebbero pi� dubbi nel fare la seconda. E la fecero! Entrambe utili a entrambe, all'America e all'Europa.
All'Europa serv� come (utile) scossa sussultoria per far crollare le ultime colonne dei secolari imperi, "democratici" ma ancora feudali, che ostacolavano il nuovo capitalismo. Agli Stati Uniti serv� per far capire - ai suoi cittadini nel proporgli la "Crociata in Europa" (� il titolo delle Memorie di Eisenhower) che era cambiata un epoca, e che l'isolazionismo avrebbe portato a una economia stagnante prima e alla recessione poi. Cio� l'America era a un vicolo cieco nel 1939!!

La vecchia Europa del resto (dicono alcuni) ci guadagn�; deve agli Stati Uniti  due volte la sua liberazione, e gli deve anche il Piano Marshall che ha permesso all'Europa stessa (nemici o alleati) la sua ricostruzione economica; piano che ha dato alle  nazioni del vecchio continente le prime suggestioni di un'economia coordinata a livello mondiale (ovviamente tutta gestita e coordinata dall'egemonia americana - e che questo sia stato un bene lo dir� la Storia futura. Sappiamo che quando una nazione domina, vuole poi dominare su tutto il resto del mondo, con la forza e le minacce e con un qualsiasi pretesto. Il primo sogno dei potenti è infatti quello di disarmare gli avversari, sostenendo che da questi viene il costante pericolo.

"Pensare che questa generosit� fosse disgiunta da qualsiasi interesse - ha scritto Angelo Magliano su L'Europa (agosto 1971)- vuol dire credere che la politica sia qualcosa che non �. In realt� l'America nei confronti dell'Europa ha fatto una politica generosa, aperta, illuminata, fortemente idealistica, MA... sempre una politica, cio� non un rapporto religioso in cui l'interesse si muta in carit�".

Per partecipare alla prima guerra Wilson dovette insistere, e altrettanto dovette fare Roosevelt nella seconda. Ma di evangelico in questi due interventi non c'era proprio nulla. Erano in gioco la sopravvivenza economica e i mercati mondiali, e per farlo bisognava puntare solo all'eliminazione fisica dei concorrenti. Accordi, patti, intese, trattati, non avrebbero mai risolto nulla, ma solo rimandato il problema.

Non solo i paesi socialisti rispetto a quelli capitalisti stavano cercando una strada da percorrere; ma gli stessi paesi liberisti erano a un vicolo cieco.
Non dobbiamo dimenticare che l'Inghilterra e la stessa America durante tutta la depressione (1929-1939 arroccandosi nel protezionismo) avevano rinnegato tutto quello che ormai sembrava tradizionale nella loro vita politica, economica e morale (tali da permettere a Mussolini di dire che "il capitalismo � morto e per sopravvivere si � gettato di piombo nelle braccia dello Stato assistenziale o ha innalzato barriere doganali  insormontabili") cio� entrambe si stavano suicidando. E pur entrambi coscienti che era un suicidio, stentavano, sia l'Inghilterra che l'America a trovare altre alternative. E nel '39 non le avevano ancora trovate (visto che Churchill nel '38 era a Dusseldorf per "giocare" l'America).

La competizione "olimpica" "i giochi della morte" come scriveva Knickerbocher nel '34, "inizieranno" in Germania. E cos� � poi avvenuto, ma ad accendere la fiaccola non � stato di sicuro Hitler, gli hanno solo messo in mano il fiammifero. Chi? I terrorizzati da un "fantasma che si aggirava" in Germania negli ultimi mesi dentro la
Reichsverband. ("confindustria" tedesca). Sgomenti e impotenti,  prigionieri  del fatto ineliminabile che se l'espansione della potenza industriale tedesca si fosse arrestata per un momento, la loro solida posizione sarebbe andata in frantumi. Gli industriali  tedeschi avevano bisogno del monopolio economico su tutta l'Europa se volevano far sopravvivere i loro grandi potentissimi complessi (e i 600 cartelli). E dall'America le notizie che giungevano non erano incoraggianti. Gli Usa avevano superata la loro crisi e stavano riconquistando lentamente i mercati (e non disdegnarono di farli con la Russia bolscevica).

L'unica via d'uscita era quella di iniziare una guerra economica, ma era necessario prima creare un governo popolare, un regime politico legittimato dalle masse. Ma per farla questa "guerra" non era facile trovare un politico capace di imporre ai tedeschi i sacrifici richiesti. 
Von Papen (lo stesso che poi sceglie e guida Hitler nel gennaio del '33 con patti chiari) quando era lui capo del governo l'anno prima aveva raccattato alle elezioni un misero 10% dal "popolo", e in Parlamento 42 voti a favore contro i 512 contrari. Un fallimento della
Reichsverband per quanto economicamente potente.
 Ci voleva dunque un demagogo che riuscisse prima a creare dei desideri al popolo, e questo a proiettare su di lui i propri desideri. Demagogia per ottenere un alto numero di consensi.
Prima ancora che ne rimanesse vittima il popolo, nel '38  erano rimasti vittime quelli della
Reichsverband, cio� chi aveva mandato al potere Hitler. Si ritrovarono tutti con una pistola puntata sulla schiena. 
Iniziata l'"avventura" il popolo nel '39 segu� anche lui l'idea fissa del capo con un metodo vecchio come il genere umano: "La massa ha sempre bisogno di un certo periodo di tempo per essere pronta ad apprendere una cosa. La sua memoria si mette in moto soltanto dopo che per mille volte le sono state ripetute le nozioni pi� semplici" (sono parole di Max Amann, ma Hitler le aveva gi� scritte nel suo Main Kampf).
Ripetizione e pretesa autorit�, sono infatti due vecchie frodi mascherate da Verit�.

Ma per difendersi non � che gli altri posero il veto a certi metodi, semmai li alimentarono.

ROOSEVELT alla vigilia dell'inizio di quella che Eisenhower chiam� poi nelle sue memorie "Crociata in Europa",  fece un bel discorso ai suoi compatrioti un po' recalcitranti, e sempre con la vocazione all'isolazionismo (paradossalmente i suoi Repubblicani - ininterrottamente al governo dal "dopo" Wilson). Quell'isolazionismo (voluto e ottenuto) che aveva dato buoni frutti nell'intero Ottocento.
(ottenuto dai Coloni? ma quale coloni! A lottare per l'indipendenza dalla madre patria i veri coloni non contavano nulla; i voti validi erano solo quelli dei grandi proprietari terrieri (in base alla vecchia "legge divina" della vecchia patria, che conservarono anche a indipendenza avvenuta), subito dopo appoggiati dai nuovi capitalisti dell'industria. E solo per un breve periodo. (Tyne la guerra per l'indipendenza la defin� "tredici Stati indipendenti che agivano temporaneamente uniti per acquistare ciascuno la propria indipendenza". Cio� lotta per il potere, per il dominio fra stato e stato, fra regione e regione, e fra gruppi sociali all'interno di ogni stato e regione: vale a dire una lotta per il predominio interno".  Infatti subito dopo nella Guerra di Indipendenza (mettendo da parte il "divino")  lottarono fra di loro; e non  certo furono ispirati entrambi dalle tanto celebrate dottrine liberiste.
Fra Pennsylvania e Virginia ad esempio ci fu un contrasto durato vent'anni. Lo Stato di New York e il New Hampshire si azzuffarono per il possesso delle Montagne verdi. I whigs,  liberali,  lo furono meno quando i contadini marciarono su New York per bruciare le case dei ricchi Cortland e Mooore. Cinicamente dissero che "nessuno tranne loro stessi avesse il diritto di ribellarsi". Se in Pennsylvania  si aveva paura degli indiani, nelle due Caroline se ne aveva ancor di pi� -nel 1764-1771- dei bianchi (i veri coloni, operai e contadini) strumentalizzati dai ricchi proprietari contro altri proprietari.
 
Roosevelt alla fine, nel 1940, convinse i suoi concittadini a partecipare a questa "seconda avventura" rispolverando una legge del 1892, che autorizzava a "dare in affitto propriet� militari quando queste servono e sono utili al bene pubblico"  (Demagogia anche questa)
La interpret� in questo modo: "In Europa non possiamo n� vogliamo intervenire; ma aiutare gli inglesi significa anche difendere il bene pubblico, cio� l'America".
La mobilitazione fu impressionante, i risultati sull'economia senza precedenti.
(vedi LA TABELLA )

Questo sollecito accadeva prima di intervenire direttamente nella seconda guerra mondiale; ma nella Prima, il Democratico Wilson non lo aveva detto, ma lo aveva fatto, anche se molti americani (i Repubblicani) erano allora contrari all'intervento in Europa. Cio� le idee non erano ancora molto chiare. E una buona parte dei cittadini americani le idee rimasero tali anche quando fin� la Grande Guerra; nonostante i notevoli vantaggi ottenuti e i colossali crediti da incassare da vinti e vincitori.
(Agli italiani che quel bene pubblico con 600.000 morti contribuirono a difendere, gli americani gli mandarono il conto  fino all'ultimo spillo che avevano impiegato nell'"aiutarli". Cio� per "difendere il bene pubblico americano " per� senza spendere una lira).

Il fallimento poi della
Societ� delle Nazioni pur concepita da Wilson fu dovuto proprio  per l'assenza degli Stati Uniti che l'avevano promossa, ma poi il segretario di stato KELLOG respinse la formula bilaterale e il principio delle sanzioni  contro un eventuale stato europeo aggressore (perch� volevano seguitare a vendere indisturbati agli europei le merci sia ai "cani" che ai "gatti" che si azzuffavano nella vecchia Europa).
 Se la dovevano sbrigare da soli gli europei.  E senza la "forza" militare di dissuasione  dell'America i litigiosi stati europei tornarono alla tradizionale politica delle (ambigue) alleanze e dei (fragili)  trattati difensivi (come ai tempi di prima, durante e dopo Napoleone). Cos�  fu un susseguirsi di infrazioni al diritto, di fronte alle quali la "casareccia"  Societ� delle Nazioni  o rimase apatica o vot� provvedimenti del tutto inadeguati. Fu cos� che ripartirono tutte quelle liti lasciate in sospeso nel primo conflitto; in quello italo-etiopico addirittura la Societ� delle Nazioni fin� prima nel ridicolo e infine nella tomba, e da quel momento l'Europa si lanci� -per la seconda volta in una generazione- nella guerra totale  (ma in effetti era solo la prosecuzione della  prima Grande Guerra, che molti avevano giustificato perch� così "aveva finalmente assicurato al mondo la democrazia", "una guerra che aveva posto fine alle guerre").

 L'autodeterminazione dei popoli -secondo Wilson- costituiva un mezzo per porre fine alle discordie. Ma nel tracciare le nuove linee, alcuni lo ottennero questo diritto a prezzo della violazione dei diritti di altri alla autodeterminazione.
E cose accadde? che le nazioni democratiche e anche quelle dichiaratamente pacifiste, si trovarono a guerra conclusa padrone del campo e capaci di aggiustare le cose come volevano loro. Cio� un salto all'indietro, ognuna con le mire nazionalistiche per ottenere o recuperare la piena indipendenza. E se gi� all'inizio c'era insofferenza per l'idea di conferire un certo potere ad un organo internazionale, quando questo potere venne del tutto a mancare, l'era dei dittatori iniziava. E l'inizio di un disastro pure.
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C'erano dunque -ritornando all'inizio del secolo- due scelte ideologiche per un nuovo sistema politico economico e sociale mondiale (il primo sempre di pi� congiunto al secondo); c'erano due dottrine, ma entrambe teorizzati con molta dialettica. Quella liberale -nonostante fosse collaudata- conservando l'arroganza faceva fatica a capire le nuove realt� sociali che stavano affiorando prepotentemente. Mentre quella socialista -non ancora sottoposta a verifica ma solo teorizzata- da anni indicava strade da percorrere che per� erano ancora deserte, salvo quando c'erano manifestazioni e ribellioni di vario genere, poco efficaci perch� i leader erano a capo di una forza debole, non organizzata, perfino divisa (e dopo la Grande Guerra lo saranno ancora di pi�).

 Quindi da una parte c'era la tanto desiderata rivoluzione utopistica; dall'altra quella pi� pragmatica ma gi� con qualche crepa, ed entrambe in conflitto a interrogarsi seriamente. La prima affermava che il capitalismo era arrivato al capolinea, che era finito! Mentre il capitalismo con la rivoluzione industriale e con i consumi in esplosione mutando pelle iniziava a non essere  pi� quello feudale, latifondista, colonialista; era pi� disinvolto e anche pi� realista (scuole, servizi, sanit�, migliori salari, non erano solo regali, ma una necessit�, dicevano i pi� avveduti); ma aveva questo nuovo capitalismo comunque i suoi timori e i suoi problemi  all'interno, perch� non era ancora abbastanza forte. Molte certezze non c'erano. I conservatori ammonivano, niente avventure, lasciamo tutto come prima. "se iniziamo a essere umani finiremo sul lastrico", "se diamo l'istruzione pi� nessuno vorr� fare lavori umili", "la salute? ci pensa la natura a eliminare i pi� deboli e a far sopravvivere i pi� forti". E cos� via!

A questo punto una doccia fredda ci voleva per scuotere i vecchi ottusi capitalisti. Forse fu il maggior beneficio che procur� indirettamente il comunismo in tutta la sua storia. Diede la sveglia anche al pi� incallito conservatore. Trasformandolo anche lui in un "ribelle". (le serrate degli industriali non era anche quella una rivoluzione?)

Il capitalismo e la societ� borghese nel corso dell'Ottocento avevano con facilit� trasformato e dominato il mondo (il colonialismo usando anche le cannoniere e le mitragliatrici) e fino al 1917 avevano fornito l'unico modello concreto e visibile. "Un modello generatore di progresso, di ricchezza e di cultura attraverso lo sviluppo economico e tecnico scientifico". Dicevano! 

Gli altri modelli erano solo immaginari, utopie per sognatori,  miraggi di milioni di proletari che credevano a uno stravagante genere di teorie di esaltati filosofi e sociologi. Quindi irrealizzabili. Regole precise per l'azione del resto non c'erano, gli stessi lavoratori non s'intendevano pi�, parlavano altre lingue e andavano in diverse direzioni. C'erano le varie correnti dei marxisti ma erano scesi in campo anche le varie correnti dei cattolici (che finalmente si erano accorti dei fermenti sociali); c'erano poi i surrealisti e c'erano anche quelli che seguivano gli istinti pi� anarcoidi.
L'obiettivo di tutti era comunque uno solo; avere dalla propria parte le masse per la conquista dello Stato; e compito delle masse era afferrare questo strumento e farlo proprio. Ma fino al 1917 non era sortito un bel nulla. Anzi si erano accentuate queste divisioni; e la massa con la tremenda esperienza non era pi� una sola, si era divisa in tanti colori ed aveva accelerato quel cambiamento che tutti stavano aspettando.

Siamo quindi arrivati al 1917, quando all'improvviso in piena guerra il comunismo sovietico forn� un modello alternativo a quello capitalistico (ma molto vago, poco accorto, poco intelligente, per nulla esperto nel management, nella finanza, nell'economia).
Esce nel 1917 di Lenin  Lo Stato e la Rivoluzione "Lo Stato -scrive- � un prodotto della societ� divisa in classi e, pi� precisamente, lo strumento di cui si avvale la classe dominante per consolidare il suo potere. Pertanto lo Stato non si pone come arbitro tra le classi, ma, attraverso l'esercito permanente, la burocrazia e la polizia, fa il gioco dei ceti privilegiati. Al proletariato si impone di afferrare questo strumento e farlo proprio; e non gradualmente, infiltrandosi nelle ruote dell'ingranaggio, ma attraverso la rivoluzione, condotta da un partito operaio ed operante nell'interesse di tutti i lavoratori. Questo sar� la fine dello stato borghese: del suo esercito, sostituito dall'armata popolare, della sua burocrazia, rimpiazzata da funzionari elettivi, investiti dal potere legislativo e di quello esecutivo. Tutto ci� non si deve chiamare Stato, anche se gli somiglia".

Nel 1917 tutto questo era avvenuto con la Rivoluzione d'Ottobre. Essenzialmente era un modello dello stesso tipo occidentale, con la sola differenza che faceva a meno dell'iniziativa privata e delle istituzioni liberali. E non era pi� quella prospettiva seducente teorizzata e predicata alle masse da oltre mezzo secolo, ma si era concretizzata nella rivoluzione leninista. Il modello era partito, stava dilagando, esaltando le masse, impressionando la vecchia borghesia; e gi� si puntava a un socialismo mondiale, visto che il "materiale" umano era abbondante, i sindacati forti anche nei Paesi industrializzati, e lo stesso capitalismo al suo interno minato da lotte concorrenziali spregiudicate. Sorgevano infatti le "nuove �lite", antevedute da Nietzsche in termini filosofici, e da Pareto  in termini socio-economici. (vedi questi argomenti in PARETO)

La Russia con la sua sterminata estensione territoriale  non era l'utopistica Repubblichetta d'Icaria sognata da Cabet (vedi 1840)  ma era il vecchio, il  "grande" e immenso impero  zarista. Nell'immaginario collettivo dell'intera Europa, la Russia era uno dei pi� grandi e potenti Stati del mondo. 

Dopo quell'Ottobre e dopo la Grande Guerra, il mondo non era pi� quello di prima. E tutto quello che era stato solo teorizzato si era veramente concretizzato. Ma paradossalmente il successo lo avevano colto entrambi le due correnti di pensiero. Due diversi sistemi economici e sociali a sfidarsi sul pianeta; contemporaneamente. Entrambi con una vittoria in tasca.

Da una parte, in Russia si era materializzato il collettivismo marxista che -anche questo nell'immaginario collettivo del proletariato di tutto il mondo- per come veniva raccontato faceva sognare tutti i lavoratori fino allora sfruttati. Quindi alle teorie di Proudhon (vedi 1840)  prima ancora che a quelle di Marx, alcuni iniziarono a credere veramente, ad aver fiducia (lo stesso Mussolini; per�  fino al 1919, con una "ideologia" tutta sua, nuova ma ancora confusa - e rimarr� sempre tale. Infatti a Verona nel '44 far� marcia indietro, e torna al 1919, parlando di Socializzazione).

Mentre dall'altra parte del pianeta, in America si era rafforzato il liberalismo, il libero mercato, dato per spacciato ma che invece stava producendo una opulenza che non si era mai vista prima nella storia dei popoli. In pi�, aveva l'America, crediti con tutta l'Europa, da incassare dai vinti e dai vincitori. Dove sarebbe arrivata? Avrebbe vinto la "grande partita"? 

Di un sistema  si sapeva poco, salvo la propaganda che magnificava il bolscevismo come il sogno di tutti gli uomini: e le notizie che giungevano da quel "pianeta" dicevano che in  Unione Sovietica era stato realizzato questo grande progetto universale sempre ambito dagli uomini di tutta la terra. Anche se espresso in cifre si sapeva ben poco, e  immagini di questo decantato benessere ne circolavano poche. 

Dell'altro sistema invece si sapeva fin troppo, e anche questo sembrava la realizzazione di un magnifico sogno:  in America per� tutto questo oltre che essere stato realizzato, tutti lo potevano vedere. Le cifre parlavano da sole, su giornali, riviste, saggi, libri, mode e costumi. 
Nel 1929 negli Stati Uniti erano concentrati gli 88 centesimi degli autoveicoli esistenti in tutto il mondo, 26.697.398 su un totale di 35.805.632" (291.587 in Italia). Funzionavano 401.000 Km di ferrovie (Italia 17.017) In esercizio  21.679.000 di telefoni (il 59% mondiale). Solo New York possedeva 1.702.889 telefoni  (6 volte l'intera Italia). C'erano 250 acciaierie (4 in Italia) - (Report 1930-31, Le Vie d'Italia dell' aprile  del 1932). Il totale delle risorse di tutto il pianeta toccava il 50 per cento (l'Italietta possedeva l'1%).

Con questi numeri  a dieci anni dalla fine della guerra, sembr� quasi scontato chi avrebbe vinto la partita, quindi chi avrebbe imposto il proprio sistema economico sul pianeta. Non occorreva un analista economico. Lo capiva anche l'uomo della strada, e anche lui faceva affari in borsa.

Poi arriv� il '29. Il crollo. Le crepe che erano state preannunciate e poi mostrate dai detrattori di quel sistema, si rivelarono improvvisamente reali baratri che inghiottivano tutto. Risparmi, occupazione, imprese, benessere, consumi. Pi� nessun autorevole economista mondiale vedeva in occidente un futuro rosa. Crisi del Capitalismo dunque? Sembrava proprio di si.

Se gli anni della guerra e della rivoluzione russa avevano scosso con una crisi il grande impero Britannico, quello della Grande crisi americana dal '29 al '33 aveva scosso l'intero mondo ormai in un verso o nell'altro dipendente.
Solo a est, e quelli che in occidente dal '17 stavano attendendo anche loro la Rivoluzione, si deliziavano con le notizie della grande depressione d'oltre atlantico, che per� dall'America poi si estese presto anche nell' Europa occidentale.
( VEDI LA RELAZIONE DEL 1936 - CRISI MONDIALE )

Gli Stati Uniti oltre che diminuire i consumi interni, persero il  40% delle esportazioni, che provocarono altra disoccupazione. L'unica soluzione che rimedi� l'America - per salvare capra e cavolo, industrie e occupazione, fu quella dell'assistenzialismo keynesiano fortemente osteggiato dai conservatori. Sussidi senza distinzione per tutti. Uno Stato assistenziale, centralizzato, non proprio molto lontano dalle concezioni socialiste. Infatti negli Usa iniziarono a formarsi movimenti ideologici di sinistra, proliferarono i profeti del cedimento, cresceva quella sindrome che pi� tardi lo scrittore J. Burnhan, espose in un libro, titolandolo "Il suicidio dell'Occidente".
Ma avvenne anche un'altra cosa, elev� barriere doganali insormontabili,  rinnegando tutto quello che ormai sembrava tradizionale nella sua vita politica, economica e morale: dandosi ad un protezionismo sempre pi� forte. Imitando in peggio quello che aveva fatto gi� l'Inghilterra dandogli il suo "colpo fatale", cio� l'abbandono del gold standard.

(vedi IL CROLLO DI WALL STREET)

Qual'era dunque il modello vincente?

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