SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
CHARLIE CHAPLIN

La vita di Chaplin, attore di irripetibile grandezza, che nei suoi film faceva sorridere
mettendo a nudo miseria e nobilt� degli uomini

E VENNE UN OMINO
CHIAMATO CHARLOT

di DILETTA GRELLA

Nato il 16 aprile 1889 in un quartiere povero di Londra, Chaplin raggiunse come un fulmine il successo. A soli venticinque anni diede alla luce il personaggio di Charlot, che in poco tempo conquist� il mondo. Fu all'et� di cinque anni, che Chaplin ebbe coscienza, per la prima volta, del suo potere sul pubblico. La mamma Hannah, un'attrice di teatro, preferiva portarlo con s� quando doveva recitare, piuttosto che lasciarlo a casa da solo. 

A quell'epoca, la donna lavorava nel teatro di Aldershot a Londra, un locale di dubbia reputazione, frequentato da soldati rumorosi e rissosi. Purtroppo Hannah soffriva di laringite e una sera, mentre stava cantando, improvvisamente la voce scomparve. I militari cominciarono a lagnarsi e a tirare oggetti sul palcoscenico, urlando alla donna di andarsene. Hannah, confusa e in preda ad una crisi nervosa, fugg� in lacrime: quella fu l'ultima volta in cui calc� le scene. Il direttore del teatro per�, non si perse d'animo. Prese il piccolo Charlie per mano e lo accompagn� sul palcoscenico. E il bambino, fra lo sbigottito e l'eccitato, incominci� a cantare una canzone popolare, intitolata "Jack Jones". Il pubblico and� in visibilio e ricopr� il giovanissimo artista con una pioggia di monetine. Charlie, al termine del pezzo, si interruppe e avvis� con naturalezza che, prima di proseguire, avrebbe raccolto tutti quanti quei soldi e cos� fece. Fra le risa della gente. In questo modo cominci� la carriera artistica di Charlie Chaplin. In un teatro sperduto di Londra. L'infanzia di Charles per�, non fu facile. 

Hannah, dopo aver abbandonato il teatro, cercava di tirare avanti facendo dei lavoretti con una macchina da cucire presa a nolo, ma mantenere da sola i suoi due figli Charles e Sydney non era facile (i padri dei due bambini l'avevano entrambi lasciata). Come se non bastasse, Hannah soffriva di squilibrio mentale (probabilmente ereditario) e i ricoveri nelle cliniche psichiatriche divennero sempre pi� frequenti. Finch� fu definitivamente internata. Charlie e il fratello, perci�, vissero per parecchio tempo in orfanotrofio, dove sperimentarono l'abbandono e la solitudine. Pi� tardi, quando Chaplin divenne ricco e famoso, alcuni lo descrissero come un uomo triste e disperato. 

C'� chi arriv� a dire che solo durante la sua povera infanzia era veramente stato felice. Charlie reag� a questi commenti nella sua autobiografia: "L'atteggiamento di chi vuol rendere la miseria attraente per gli altri � piuttosto antipatico. Devo ancora conoscerlo un povero che abbia nostalgia della povert��, o che vi veda la libert�. Io non trovo nessuna costrizione nella ricchezza: al contrario, vi trovo molta libert��... Non ho trovato la miseria n� attraente n� edificante. Non mi ha insegnato altro che a falsare i valori, a sopravvalutare le virt� e le grazie dei ricchi e dei cosiddetti ceti abbienti."

Nato per la recitazione Fin dai primissimi anni di vita, Charlie sent� di essere nato per la recitazione. Nella sua autobiografia scrisse "Avevo fatto lo strillone, il tipografo, il fabbricante di giocattoli, il soffiatore di vetro, l'usciere..., ma durante queste digressioni professionali... non avevo mai perso di vista il mio vero scopo, che era di diventare attore". Charlie cerc� insomma sempre di mantenere viva quella sicurezza, quella fiducia in s� stesso che gli avrebbe poi permesso di farsi strada. La madre, che lui adorava, ebbe un peso significativo nella sua formazione artistica: Charlie ripeteva che aveva fatto sentire lui e Sydney non come "il solito prodotto della miseria, ma esseri dotati di una loro personalit�� e unici nel genere". Ricordava che spesso Hannah si sedeva con i suoi bambini vicino alla finestra, esprimendo commenti sulla gente che passava: osservando le pose, i movimenti, l'espressione del viso, capiva i problemi, le gioie, le difficolt�� di ognuno. Da lei, Charlie impar� ad osservare chi gli stava intorno: e fu proprio questa capacit� di osservazione, questa sensibilit�, che gli permise, nei suoi film, di raggiungere il cuore di tutti. 

Con il riso e con il pianto, due reazioni apparentemente contrastanti ma in realt� molto vicine. Chaplin si meravigliava di fronte alla gioia e alle lacrime che sapeva suscitare in chi guardava i suoi film. Il segreto, trov�, stava nel sentimento, unito alla ragione e alla fiducia in s� stesso: "Non credo che si possa insegnare a recitare. Ho visto persone intelligenti fallire miseramente e individui piuttosto ottusi recitare benissimo. Ma per recitare occorre essenzialmente del sentimento" Quando poi intelletto e sentimento sono perfettamente equilibrati, allora abbiamo l'attore superlativo. La caratteristica essenziale del grande attore � che egli si piace mentre recita... Dev'esserci un fervido amore per se stessi e un'enorme fiducia nelle proprie capacit�".

I primi passi Nel 1898, a nemmeno dieci anni di et�, Charlie entr� in una vera compagnia, dedita al music hall: "The Eight Lancashire Lads" di William Jackson, formata tutta da ragazzini molto giovani. Il suo esordio fu nello stesso anno, a Manchester, nello spettacolo "Babes in the Wood" che and� in tourn�e. Il music hall era una palestra davvero unica: nulla era lasciato all'improvvisazione, tutto doveva essere dosato e studiato. Gli attori, posti di fronte ad un pubblico burbero e esigente, dovevano riuscire a tenere gli spettatori con il fiato sospeso. E Charles ce la faceva benissimo. Intanto la sua carriera proseguiva a passi da gigante. A quattordici anni, prese il coraggio a due mani e si presento nella nota agenzia teatrale Blackmore di Londra, riuscendo ad ottenere una parte nella commedia "Sherlock Holmes".

Nel 1908 venne scritturato da Fred Karno, il maggior impresario di sketch dell'epoca, che dava gi� da lavorare al fratello Sydney. Nel 1913, mentre stava recitando negli Stati Uniti, a Filadelfia, con una compagnia di Karno, la Keystone di Mack Sennett gli propose un contratto alla cifra sbalorditiva di 150 dollari la settimana. Chaplin accett� e venne cos� a contatto con un metodo di lavoro molto diverso da quello a cui era abituato: la Keystone arrivava a produrre anche due film alla settimana. La lavorazione era frenetica. Non c'era tempo per ripetere. Bisognava fare bene tutto al primo colpo. Gli attori dovevano perci� essere dei bravissimi improvvisatori. Anche se poi, negli anni a venire, Chaplin avrebbe puntato sul perfezionismo, facendo e rifacendo una miriade di volte le stesse scene, questi anni con Sennett furono per lui molto istruttivi.

La maschera E' alla Keystone che viene indissolubilmente legato il successo di Charlie Chaplin. Qui infatti, nel 1914, nacque la maschera di Charlot, in un modo del tutto fortuito: "Non sapevo a quale truccatura ricorrere... Mentre puntavo verso il guardaroba, pensai di mettermi un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata, il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da vecchio o da giovane, poi ricordai che Sennett mi aveva creduto un uomo assai pi� maturo e cos� aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo, e quando m'incamminai verso l'enorme pedana di legno, esso era gi� venuto al mondo. Invenzioni comiche e trovate spiritose mi turbinavano incessantemente nel cervello. Quando mi trovai al cospetto di Sennett, assunsi l'identit� del nuovo personaggio e cominciai a passeggiare su e gi�, impettito, dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui... Il mio era un personaggio originale e poco familiare agli americani; poco familiare persino a me. Ma, una volta nei suoi panni, io m'immedesimavo in esso, per me era una realt� e un essere vivente. Anzi, m'infiammava di idee folli di tutti i generi, che non avrei mai avuto se non mi fossi messo il costume e la sua truccatura". 

Il costume, che piacque subito a Sennett, venne inaugurato con due film, entrambi del 1914: "La strana avventura di Mabel" e "Charlot si distingue". Charlot � un vagabondo, non necessariamente buono, per� simpatico, che in diverse situazioni si trova a scontrarsi con le ferree leggi morali e civili della societ�. Cos� accade in "Luci della citt�", quando la fioraia che ormai ha riacquistato la vista, si mette a ridere di fronte al vagabondo, per poi rimanere sbigottita nel momento del riconoscimento. Cos� accade in "Tempi moderni", dove viene aspramente criticata la subordinazione dell'uomo alla macchina. Temi scottanti, molto sentiti, sempre filtrati attraverso l'umorismo, in particolare la gag, una trovata comica improvvisa che sbalordisce il pubblico. 

Umorismo e sentimento, dimensione romantica e patetica, comicit� e tragicit� si trovano a convivere in Charlot. Chaplin fu un artista davvero poliedrico, e pretendeva di occuparsi dei film a cui partecipava sotto tutti gli aspetti. Ovviamente per�, i registi della Keystone non accettavano i suoi consigli e cominciarono le incomprensioni e i malumori. Alla fine, Chaplin ottenne quello che voleva: dal giugno del 1914 sarebbe stato regista di tutti i suoi film ad eccezione di "Il romanzo di Tillie" (1914), diretto da Sennett stesso. Come regista, Chaplin si dimostr� abile e tecnicamente molto versatile, arrivando a sperimentare il montaggio e il primo piano.

Chaplin regista Nel dicembre 1914, la Keystone si rifiut� di rinnovare il contratto all'attore londinese, che pretendeva una paga di mille dollari la settimana. Ma, veloce, arriv� la proposta della Essanay, che gliene offr� addirittura 1250. Numerosissimi i film di questi anni, fra cui "Charlot principiante" (1915), "Charlot ladro" (1916), "La signorina Charlot" (1915). Frattanto Chaplin cominci� a circondarsi di alcuni compagni di lavoro fedelissimi, che l'avrebbero poi seguito per molti anni, fra cui la brava attrice Edna Purviance. Nel 1916 pass� ad un'altra casa, la Mutual Film Corporation, da dove uscirono, fra gli altri, "Charlot caporeparto" (1916), "Charlot macchinista" (1916), "Charlot pattinatore" (1916), "Charlot ubriaco" (1916). Nel 1917 firm� un contratto con la First National Exhibitors Circuit, dove realizz� "Charlot soldato" (1918) e "Il monello" (1921). La casa avrebbe curato la distribuzione, ma Charlie sarebbe stato produttore di s� stesso. 

Nel 1919 fond� con gli amici Mary Pickford, Douglas Fairbanks e David Wark Griffith la United Artists, una casa di distribuzione indipendente per le proprie pellicole e per quelle di chi avrebbe voluto associarsi. Insieme, questi attori desideravano combattere il sistema hollywoodiano di distribuzione che mirava al monopolio. Dalla United Artists uscirono "La donna di Parigi" (1923), "La febbre dell'oro" (1925) e "Il circo" (1928). Chaplin non ripose alcuna fiducia, almeno all'inizio, nel cinema sonoro. Lo considerava una trovata strampalata che avrebbe avuto i giorni contati. "All'inizio", dice Chaplin nella sua autobiografia, "nessuno sapeva dosare il sonoro: il cavaliere errante dentro la sua armatura sferragliava come un'acciaieria, una semplice cenetta in famiglia sembrava l'ora di punta in una trattoria economica e chi versava l'acqua in un bicchiere faceva un rumore da sfondare i timpani". Chaplin incarnava per il pubblico, ma anche per s� stesso, il cinema muto. Il suo vagabondo aveva senso solo zitto.

L'avvento del sonoro "Certuni mi dissero che il vagabondo poteva anche acquistare la parola. La cosa era inconcepibile, perch� la prima parola che avesse pronunciato, lo avrebbe trasformato in un'altra persona... Avevo pensato alle possibili voci da dare al vagabondo; se era il caso di farlo parlare a monosillabi o di limitare i suoi discorsi a un borbottio. Ma non serv� a nulla. Se mi fossi messo a parlare, sarei diventato un comico come tutti gli altri". Hollywood pero stava subendo delle trasformazioni, che neanche Chaplin poteva arrestare. "Quasi tutti i divi del muto erano scomparsi dalla circolazione: eravamo rimasti in pochi. Ora che il sonoro aveva preso piede, il fascino e la spensieratezza di Hollywood erano definitivamente tramontati. I tecnici del suono stavano rinnovando gli studi e costruendo complicate apparecchiature". 

I produttori cominciarono a chiedere a Chaplin film sonori, ma lui, non sentendosela ancora, produsse altri due film muti: "Luci della citt�" (1931) e "Tempi moderni" (1936). Insistere, per�, sarebbe stato assurdo. "Pi� nessuno, a Hollywood, girava film muti, e io ero l'unico rimasto. Fino a quel momento la fortuna mi aveva assistito, ma continuare con la sensazione che l'arte della pantomima stesse passando di moda, non era una prospettiva incoraggiante". Fu allora che nacque il suo primo film sonoro, "Il grande dittatore", in pieno nazismo: era il 1940. Chaplin, ritrovandosi dei baffetti molto simili a quelli di Hitler (come in molti, all'epoca, gli fecero notare), ne fece in questo film la parodia. Roosevelt stesso era spaventato: temeva che il film avrebbe potuto nuocere ai rapporto degli Stati Uniti con il resto del mondo.

E le accuse fioccarono numerose. Ad essere preso di mira era soprattutto il discorso conclusivo del film. Frasi come: "l'odio degli uomini passer�, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritorner� al popolo" venivano tacciate di filocomunismo. Anche nei film precedenti, del resto, c'erano temi che potevano essere facilmente fraintesi. In "Charlot apprendista" (1915), Charlot era un operaio che si trovava a scontrarsi con un padrone tiranno. E lo stesso succedeva in "Tempi moderni" (1936). Da l�, a vedere tracce di comunismo, in molti ci misero poco. Chaplin si difese sempre da queste accuse: "Io non sono comunista, sono un essere umano, e credo di conoscere le reazioni degli esseri umani. I comunisti non sono diversi dagli altri, se perdono un braccio o una gamba soffrono come noi, e muoiono come noi. E la madre comunista � come qualsiasi altra madre. Quando riceve la tragica notizia che i suoi figli non ritorneranno piange come le altre madri. Non devo essere comunista per saperlo. Mi basta essere un essere umano". Purtroppo per�, in mezzo a tanti ammiratori, Chaplin aveva anche molti nemici, a cui non piaceva quello straniero che aveva scalato Hollywood, senza mai chiedere la cittadinanza americana. Nel 1942 arriv� la famosa goccia che fece traboccare il vaso: in quell'anno, a San Francisco, si tenne un comizio per appoggiare l'Unione Sovietica in guerra. A Chaplin venne chiesto, all'ultimo momento, di sostituire un oratore. E lui accett�.

Nell'occhio dell'FBI Quando gli fu data la parola, esord� con: "Compagni...". Inutile dire che fu la persecuzione: gli agenti dell'FBI cominciarono a tenerlo d'occhio. Trovarono un'alleata anche in Joan Barry, un'attrice con cui Chaplin aveva avuto una relazione. La donna, incinta, accus� Chaplin di essere il padre di suo figlio. Le analisi del sangue dimostrarono che questo non era vero, ma i tribunali di allora non riconoscevano la validit� di certe analisi. Si sollev� un vero e proprio vespaio, e Chaplin fu costretto a versare una cospicua somma al figlio della Barry. Altre reazioni suscit� poi, nel 1947, "Monsieur Verdoux". Nella parte finale del film, il sacerdote dice al protagonista colpevole di molteplici omicidi: "Possa il Signore avere piet� dell'anima tua" e Verdoux replica: "Perch� no? In fin dei conti, gli appartiene". I conservatori americani, fra cui i reduci cattolici, si scatenarono, accusando Chaplin di essere irrispettoso e irriverente nei confronti della morale e della religione. Venne prodotto poi anche "Luci della ribalta" (1953). Chaplin, probabilmente sfinito dalle innumerevoli polemiche americane, volle che la prima mondiale fosse all'Odeon Theatre di Londra e con tutta la sua famiglia ritorn� con un transatlantico nella sua citt� natale. 

Dopo due giorni di navigazione, la radio comunic� che il ministro di Giustizia americano aveva annullato il visto di ritorno del regista: Chaplin non sarebbe pi� potuto ritornare negli Stati Uniti. Alcuni dicono che, probabilmente, se si fosse presentato, nessuno l'avrebbe potuto mandar via. Ma l'attore-regista non se la sent� di mendicare ospitalit�. A Londra, "Luci della ribalta" fu accolto molto bene. Chaplin avrebbe voluto continuare a vivere nella capitale inglese, ma si sarebbe dovuto scontrare con una legge fiscale esageratamente oppressiva. Decise quindi di trasferirsi a Corsier-sur-Vivey, nel cantone ginevrino della Svizzera, dove mor� nella notte di Natale del 1977.

Amicizie e amori E' strano pensare che la fama e il successo possano accompagnarsi alla solitudine. Ma, anche nel caso di Chaplin, fu cos�. Spesso, in America, si ritrov� solo, a passeggiare per le vie principali: "Come disse Amleto: 'Ora sono solo... Che mi succede?' Eccomi all'apice della carriera: tutto in ghingheri e senza un posto dove andare. Come si fa a conoscere gente, gente interessante? Mi venne una crisi di malinconia. Si direbbe che, di fronte all'improvviso successo o nelle avversit�, le nostre reazioni siano le stesse: ci sentiamo smarriti e in preda allo sgomento". Durante la sua permanenza negli Stati Uniti, suo pi� grande amico fu Douglas Fairbanks, sposato per molti anni con Mary Pickford (la famosa fidanzatina d'America). Con loro fond� la United Artists, la casa di produzione di molti dei suoi film. Cos� Chaplin descrive la nostalgia che ebbe di Douglas quando questi mor�. "Ho sempre sentito molto la mancanza di Doug: del calore del suo entusiasmo e della sua allegria; ho sentito la mancanza della sua voce cordiale al telefono in una squallida e solitaria mattinata domenicale: 'Charlie, vieni a pranzo?... Poi si va a fare il bagno... Poi a cena... Poi a vedere un film?'. S�, ho sentito la mancanza della sua profonda amicizia". Di donne che gli ronzavano attorno, Chaplin ne ebbe molte: per la maggior parte, per�, erano belle attricette desiderose di fare carriera. 

Certo l'attore non era insensibile al fascino femminile, ma questo non costitu� mai il fulcro dei suoi pensieri: "Come per chiunque altro, la mia vita sessuale ha avuto un andamento ciclico. A volte fu molto attiva, a volte una delusione. Ma non fu mai al centro dei miei interessi. Avevo interessi artistici che mi assorbivano completamente... Era solo tra un film e l'altro, quando non avevo nulla da fare, che offrivo il fianco. Come disse H. G. Wells. 'Quando, nel corso della giornata, ti accorgi di avere scritto al mattino le tue cartelle, sbrigato la corrispondenza nel pomeriggio, e non hai altro da fare, viene il momento in cui di annoi: ecco l'ora del sesso' ". Diversi critici hanno voluto studiare i film di Charlot sotto l'aspetto del sesso e vi hanno riscontrato una latente sessuofobia: il vagabondo vivrebbe con le sue partners dei rapporti sempre asessuati, astratti, favolistici. Da qui, a divagazioni psicanalitiche sull'infanzia dell'attore e sul rapporto con la madre, il passo � stato breve. Anche da queste accuse si difese Chaplin: "A differenza di Freud, io non credo che il sesso sia l'elemento pi� importante nella complessit� del comportamento. E' pi� facile che incidano sulla psicologia il freddo, la fame e la vergogna della miseria". 

Accuse e difese a parte, a Chaplin le donne non mancarono di certo. Si innamor� per la prima volta a diciannove anni: lei era una sconosciuta ballerina, tale Hetty Kelly, minore tre anni di lui. Fu un amore platonico, durato solo qualche giorno. Alcuni sovraccaricarono di importanza questo flirt: il regista Richard Attenborough, nel suo film "Chaplin", fa impersonare alla stessa attrice il ruolo di Hetty e di Oona, l'ultima moglie, amatissima da Chaplin; Chaplin avrebbe ritrovato, in Oona, il fascino e la semplicit� della giovane ballerina londinese. In realt�, nella sua autobiografia, Charlie sdrammatizza molto il ruolo di Hetty, riportandolo ad una visione dell'amore tipicamente adolescenziale: "L'idea che mi ero fatto dell'amore, derivava da un manifesto teatrale nel centro del quale spiccava una fanciulla ritta su una scogliera col vento tra i capelli che guardava il mare con aria inspirata. Era il mio ideale. Mi vedevo nell'atto di giocare con lei a golf - uno sport che detesto - o di passeggiare all'alba sulle dune coperte di rugiada, col cuore palpitante di dolci sentimenti". Chaplin chiese a Hetty di sposarlo ma lei rifiut�. Pare per intervento della madre, che avrebbe preferito per la figlia un partito migliore (quanto si era sbagliata!).

CHARLOT, VAGABONDO
IN UNA NUVOLA
DI MUSICA ROMANTICA

Malgrado Chaplin avesse sull'amore e sul sesso idee lontane dalla banalit� e dal conformismo, nella sua vita di mogli ce ne sarebbero state ben quattro. La prima fu Mildred Harris, una bella attrice sedicenne: il matrimonio, per�, dur� solo qualche mese. Nel 1924 fu la volta di un'altra attrice, Lita Grey, che gli diede due figli: Charles Spencer e Sydney Earle. Ma anche con lei l'idillio fin� ben presto. Il terzo matrimonio arriv� nel 1933, con l'attrice Paulette Levy, pi� nota come Paulette Goddard, allora poco pi� che ventenne ma gi� divorziata dal miliardario Paul Getty. Ma neppure lei era la donna giusta. La stabilit� affettiva arriv� solo nel 1943: all'et� di cinquantaquattro anni, Chaplin spos� Oona O'Neill, figlia del famoso scrittore Eugene, allora appena diciottenne. I due rimasero legati fino alla morte, in un amore, come racconta Chaplin, sereno, fedele e fortissimo. Oona, che aveva incontrato Chaplin per un provino, subito dopo le nozze decise che non avrebbe mai pi� fatto l'attrice. "La notizia mi riemp� di gioia, perch� finalmente avevo una moglie e non una ragazza che volesse far carriera". I due ebbero otto figli. 

Chaplin compose molte delle colonne sonore dei suoi film, alcune delle quali passarono alla storia. Fin dall'et� di sedici anni, aveva preso lezioni di violino e violoncello e la passione per le note non lo abbandon� mai: "Non v'� nulla di pi� caldo e commovente della vista di un'orchestra sinfonica. Le luci romantiche dei leggii, l'accordatura degli strumenti e l'improvviso silenzio che accompagna l'ingresso del direttore, accentuano il senso di lavoro comune e fraterno". Certo, Chaplin non si poteva considerare un compositore professionista, ma i musicisti che arrangiarono le sue musiche furono sempre molto accondiscendenti con lui: era lampante che, "pur essendo intellettualmente un parvenu", possedeva una sensibilit� che andava ben oltre la cultura musicale. Chaplin chiedeva ai suoi arrangiatori una musica "romantica ed elegante, che fosse in contrasto con il personaggio del vagabondo". Voleva "che la musica" esprimesse il sentimento, senza il quale" l'opera d'arte � sempre incompleta". Spesso si avvicinava al direttore dell'orchestra e, pur non capendone molto, dava un'occhiata al pentagramma. Se vedeva troppe note sulla pagina chiedeva di alleggerire, se ne vedeva troppo poche chiedeva di aggiungerne altre. Cos�, andando ad occhio. Spinto da un'insopprimibile passione. E a nessuno veniva in mente di obiettare qualcosa: se Chaplin lo chiedeva, era giusto farlo. "Non c'� nulla di pi� avventuroso ed entusiasmante", ripeteva, "che sentire le arie che si sono composte, suonate per la prima volta da un'orchestra di cinquanta professori".

Per "Luci della ribalta", Chaplin compose una musica per balletto e chiese ai due famosi ballerini Adr� Eglewski e Melissa Hayden se avrebbero accettato di danzarla. Quando la fece loro ascoltare per la prima volta, era molto teso: temeva che si sarebbero alzati di punto in bianco, e se ne sarebbero andati con fare sprezzante. I due, invece, accettarono con piacere di ballare sulla sua musica: "Fu uno dei momenti pi� emozionanti della mia carriera cinematografica vederli danzare con l'accompagnamento di quelle note". Dalla seconda met� degli anni Cinquanta, Chaplin ridusse la sua produzione di film. 

Del 1957 � "Un re a New York", girato con molta fatica a Londra: non fu semplice ricreare New York nella capitale britannica e soprattutto non fu semplice, per Chaplin, affidarsi a collaboratori del tutto sconosciuti, visto che i suoi aiutanti pi� fedeli erano rimasti tutti in America. La storia, evidentemente autobiografica, � quella di un ex-monarca che chiede asilo politico negli Stati Uniti (dove il film fu proiettato solo vent'anni dopo). Un tentativo per dimostrare l'assurdit� della caccia alle streghe, in America, durante la guerra fredda. 
Nel 1964 venne pubblicata la sua autobiografia, che ottenne subito molto successo. L'ultimo film (se si escludono alcune sistemazioni di film girati in precedenza) fu nel 1967: "La contessa di Hong Kong" con Marlon Brando e Sofia Loren. Chaplin difese strenuamente questa sua creazione, ma la critica ne parl� molto male, considerandola superata. Del resto erano gli anni di "Il laureato" di Mike Nichols e di "Bella di giorno" di Luis Bunuel. E la differenza si vedeva. 

Gli anni Settanta furono quelli dei riconoscimenti ufficiali: nel 1971 ci fu il Premio Speciale alla Carriera, consegnato al Festival di Cannes; il Presidente della Francia insign� poi Chaplin della carica di commendatore della Legion d'Onore. Nello stesso anno la Biennale di Venezia lo premi� con il Leone d'Oro. Nel 1975 la regina d'Inghilterra lo proclam� "baronetto". Ma ci� che dovette colpirlo di pi�, fu di sicuro l'accoglienza trionfale che ricevette nel 1972 a Los Angeles, quando ritir� l'Oscar alla carriera. Finalmente anche gli Stati Uniti si erano ricreduti, riaprendogli le porte dopo vent'anni. Questo il suo commento all'avvenimento, apparso su "Life" nell'aprile di quell'anno: "Pensavo che ci sarebbero stati dei fischi, e invece sono stati cos� gentili tutti quei personaggi celebri... Sapete, non mi avevano mai trattato cos�, prima. E' davvero il massimo".

Charles Chaplin è morto a Corsier-sur-Vevey, (Vevey), in Svizzera, la notte di Natale del 1977.
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di DILETTA GRELLA

Ringrazio per l'articolo
concessomi gratuitamente
dal direttore di


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