SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
GIULIO ANDREOTTI

 

A gestire politicamente l"anno pi� difficile" (il 1978 - Sequestro e assassinio di Moro, governo, dimissioni di Leone ecc ) a essere "il protagonista dell'anno pi� tenebroso d'Italia" (la frase � di Dino Zannoni nell'annuario storico 1978 di Storia Illustrata) � GIULIO ANDREOTTI.

Uomo onnipresente in ogni governo, ma mai un grande protagonista. La sua connotazione politica anche se cattolica non � semplice per definirla.
"Avere un accredito in qualche sede autorevole, curiale diocesana o romana � la prassi pi� diffusa dei politici per avere strumenti di acquisizione e mantenimento servile della Chiesa" scriver� il suo biografo Orfei. E nessuno ha avuto pi� accrediti di Andreotti da quando De Gasperi lo conobbe come un singolare studente diciannovenne nella Biblioteca Vaticana (stava cercando un libro sulla marina pontificia - e come Colombo che cercava le Indie, lui trov� in quella sede la sua America - appunto De Gasperi "recluso" dentro le mura vaticane). Uomo di "chiesa", Andreotti pur rimanendo (acquistandosi cos� fama)  cattolico laico � un antitemporalista. "In Chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete" (se non andiamo errati � una citazione di Montanelli). "Comunque non � esagerato stimarlo aconfessionale e aclericale" dir� Ronchey, che prosegue cos� nel suo profilo:

"Il 20 giugno al luogo comune che il potere logora egli eccep� subito che "il potere logora chi non ce l'ha". Egli conosce nei dettagli la soffice macchina amministrativa romana, essendo stato ministro in quasi tutti i dicasteri, deputato a ventott'anni, prima di trenta gi� sottosegretario e ministro diciotto volte. Chi dovrebbe aggiustare una macchina sfasciata, se non chi ne ha maneggiato tutti pezzi? Ha intimit� ineguagliabile con la Curia e il clero laziale, legami con l'alta burocrazia e l'alta ufficialit�, ingegno acuto, pronto, versatile ma senza slancio e poi freddezza, freddezza e "sangue di ghiaccio". Ma sar� vero? 600.000 persone scrivono con diligenza sulla scheda che mettono nelle urne: "Giulio Andreotti". Com'� possibile? Lui risponde  "...perch� ho un ottimo rapporto umano con gli elettori". Altri dicono che "la sua segreteria � la pi� organizzata centrale di raccomandazioni, in questa... societ� disorganizzata".

Quale sia la sua connotazione politica � ora la questione essenziale. Fino al governo Malagodi poteva sembrare a certi reazionari intelligenti della storia, profeti dello scetticismo, spiriti acuti, un uomo in conflitto con vano e disastroso ottimismo degli agitatori di folle. Ma nel marzo del '75 improvvisamente accenn� a farsi da parte, quando le  elites si stavano accalcando a sinistra; Andreotti stava meditando di trasferirsi a Bruxelles, in polemico esilio. Poi tutto � cambiato.

Dopo le rivelazioni sul SID e la chiassosa intervista (Espresso, ottobre '74) "il classico uomo di destra riusc� in pochi mesi a stravolgere la sua figura". Il fine politico ora di Andreotti � "un ordine  piccolo-borghese intorno a cui far convergere anche i partiti di sinistra". Vorrebbe essere  l'amministratore delegato della stabilit� bipartitica DC-PCI. Purch� il quadro sia quieto e stabile, egli si prepara forse a una gelida eternit� di atti amministrativi a Palazzo Chigi componendo con arte meticolosi compromessi. Ha fiducia in s�, ha definito se stesso "una persona consapevole  dei suoi limiti, ma anche sicuro di non vivere in un mondo di giganti".

"Ammettiamo che vada bene, che fra compromessi e amministrazione, ordine piccolo-borghese, e partiti di sinistra, quel potere che logora chi non ce l'ha  resti nelle sue mani. E dopo? Egli pu� rispondere che non si propone grandi cose, ma piccole, estranee a ogni solenne "senso dello scopo". E questo � bene, visto che pi� grandi sono le idee e maggiori le tragedie del nostro tempo.  E dopo? E dopo - risponder� uno come Andreotti - e dopo basta, abbiamo finito." Alberto Ronchey, Corriere della Sera.

Ancora nel lontano 1950, su  OGGI, n.18, del 4 maggio 1950, compariva questo aneddoto su Andreotti dal titolo "Cristianesimo e carciofi":

"Andreotti vien riconosciuto da tutti come un cultore della "Realpolitik", ed egli stesso, a quattr'occhi non ne fa mistero. Discorrendo recentemente con l'"amico" Ravaioli, unico seguace di Gronchi entrato a far parte della direzione della DC, Andreotti gli confidava tutto il suo disprezzo per quei candidati che svolgevano la propria campagna elettorale dissertando di "valori spirituali" e di "civilt� cristiana". "Io cercavo di toccare gli elettori nei loro interessi - e mi spiegava- e ai contadini di un paesetto del Lazio famoso per i suoi carciofi, ho chiesto prima di cominciare a parlare: volete che vi parli della civilt� cristiana o dei carciofi?". Naturalmente i contadini preferirono sentir parlare dei carciofi, e Andreotti ebbe modo di far loro una serie di promesse a proposito di certe facilitazioni d'esportazioni dei carciofi: in cambio ottenne dai suoi ascoltatori il maggior numero di voti preferenziali". 

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