ANNO 1979 (Pagine in costruzione) MESE DI LUGLIO

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Craxi (alla campagna elettorale del 1983)
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*** IL RICATTO DI ZACCAGNINI
( FAR SPARIRE I COMUNISTI )
*** il "VANGELO DI CRAXI"

2 LUGLIO - Il Presidente Pertini affida l'incarico nuovamente al democristiano ANDREOTTI per formare il governo, che non ottiene una disponibilit� di Craxi, che indubbiamente ha alzato le pretese. 

I "compromessi" alla Berlinguer (visti i pessimi risultati) CRAXI non li ama e Andreotti deve rinunciare.

9 LUGLIO - Pertini, per la prima volta nel dopoguerra, affida il mandato di consultazioni a un socialista, a CRAXI; ma questa volta � il segretario socialista che � costretto a rinunciare per l'indisponibilit� della DC ad appoggiarlo. Zaccagnini � irremovibile. Non � ancora chiaro se Craxi lo temono, se fingono di ignorarlo, o non lo considerano per niente.

11 LUGLIO - 11 LUGLIO 1979 -Viene ucciso da un killer l'avv. GIORGIO AMBROSOLI, incaricato come commissario unico per il crack di Michele Sindona. Gestisce la vicenda con grande impregno e moralit�, scopre le collusioni di SINDONA con la Mafia e con la Politica e pagher� per aver continuato nel suo lavoro senza farsi imbavagliare da nessuno.
�E� indubbio che in ogni caso, pagher� a molto caro prezzo l�incarico: lo sapevo prima di accettarlo e non me ne lamento perch� per me � stata un�occasione unica per fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell�Umi, le speranze di fare politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a 40 anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.(...) Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo che saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo sempre creduto. (...) Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa� (tratto da una pagina Internet su Ambrosoli, dai suoi Diari) (By: Pier Paolo Pentucci)

17 LUGLIO - Da Strasburgo a ZACCAGNINI (che per una intesa con i socialisti chiede per le giunte locali un rapporto preferenziale - cio� ci spartiamo tutto in due) CRAXI ha risposto cercando di aggirare il ricatto DC (che non fu teorizzato in questa forma ricattatoria neppure ai tempi del centrosinistra) e lo invita a "fare un governo con i partiti laici, e senza chiusure verso il PCI".
"Non vorremmo che si determinassero gravi fratture a sinistra, non � questo l'interesse del Paese, del mondo del lavoro, della solidariet� democratica". (Dichiarazione scritta ai giornalisti , 17 luglio, 1979, riportata dai giornali).

  Le giunte locali Craxi le considera sacre, come uno degli assi nella manica per tenere agganciati i comunisti sul piano nazionale. Zaccagnini invece li vuole ghettizzare.
Se  si piegasse al ricatto, per i comunisti sarebbe la fine, e Craxi in questo momento non � abbastanza forte; con una  ipotizzabile  futura infida e scellerata manovra della DC il segretario del Psi perderebbe la capra e il cavolo: cio� il governo che ora gli offrono e i due potenziali alternativi  alleati. Per questo deciso NO, i comunisti devono a Craxi la loro sopravvivenza.

Craxi prosegue nel testo: "Gi� in campagna elettorale abbiamo proposto l'eventualit� di un rapporto con la DC ma rifiutando il ritorno a moduli del passato a condizioni subalterne". Craxi sfodera l'orgoglio; del resto la sterile esperienza di Berlinguer � davanti a tutti.
E' ancora "piccolo" ma parla da "grande". Ma la DC tace; le condizioni, d� ad intendere con il silenzio che sono quelle e solo quelle. Prendere o lasciare.

27 LUGLIO - L'incarico di formare un governo va al democristiano PANDOLFI; Craxi si vendica  e non appoggia il nuovo incaricato. Fa sapere che non entrer� e che non lo sosterr� nemmeno con l'astensione.  Intanto sono gi� passati due mesi dalle elezioni. Tutti i galli della provincia nel pollaio si danno beccate tremende, e non solo tra partiti, ma dentro le stesse segreterie, sia in quelle che hanno vinto, per la conquista delle future poltrone, sia in quelle che hanno perso; in queste ultime nella sinistra in particolare, dove le polemiche  sono roventi; ma segregati dentro via Botteghe Oscure i comunisti non lasciano filtrare all'esterno il proprio disagio. La sconfitta brucia; ma non ci si dispera.

Berlinguer sa che si sta aprendo un'altra stagione di governi che non governeranno a causa delle furibonde lotte intestine dentro le correnti democristiane, e preferisce aspettare il momento favorevole per giovarsi dei primi errori che commetteranno.  I nuovi al potere;  i piccoli nani che hanno scavalcato i grandi leader storici non con la stoffa di grandi politici ma solo perch� hanno consolidato il clientelismo nei loro feudi;  di errori ne commetteranno uno dietro l'altro, perfino rozzi e ingenui. Le grandi correnti DC (Rumor e C.) nelle campagne della provincia hanno allevato delle serpi, o come dir� Fanfani dopo molti anni "siamo in colpa, abbiamo allevato uomini molto mediocri". (Fra i tanti troveremo Rumor, il fondatore dei dorotei, fatto fuori cinicamente, e quasi anche fisicamente)

Berlinguer non sbaglia analisi;   infatti,  dentro la DC le polemiche sono impetuose e sembrano proprio che non si placheranno a breve termine. Si � concluso un ciclo dentro la DC.  L'ala sinistra democristiana, quella che era stata in precedenza sempre disponibile (ambigua ma realistica) a dialogare con i comunisti,  � ora nell'occhio del ciclone con i loro colleghi che hanno sempre rifiutato la collaborazione dentro e fuori il governo delle sinistre. Promettono, i parvenu provenienti dalla provincia, al prossimo congresso, dei mutamenti radicali; svolte ad angolo retto, e si impegnano a saldare i conti con i fiancheggiatori dell'unit� nazionale (quella del compromesso).
Allevati dentro le  "balene bianche" della provincia, non vogliono sentir parlare di comunisti nel presente e nemmeno nel futuro; questi nuovi dicc� rampanti hanno fatto al massimo il sindaco o l'assessore al proprio paese, eppure ora scendono a Roma con la pretesa di fare gli statisti e gli economisti di una Nazione, che sta mutando da un anno all'altro.

Acque per nulla calme persino dentro i socialisti anche se i demartiniani e i lombardiani si sono in parte gi� adeguati al "nuovo corso" e quasi sottomessi al nuovo "Corso" (Lo accusano infatti di bonapartismo- Montanelli ne user� uno pi� colorito "Un po' guappesco"). Craxi invece sta meditando di mandare in soffitta l'alternativa. Affila gli artigli e li tiene nascosti anche dentro il suo partito. Lento, sentenzioso, amante delle pause, privo di vivacit� tanto che qualcuno lo crede tonto, non certo un combattivo,  aspetta la sua ora. Punta sui numeri delle elezioni, quelli che hanno punito gli arroganti e gli arrendevoli. Pi� che guardarli li annusa. Lo consigliano a sinistra, mentre i democristiani lo ammoniscono, e come abbiamo letto lo ricattano, ma lui china la testa da una parte, dall'altra, sembra che sia sordo e stralunato, invece ha un disegno chiarissimo in mente e ne ha gi� tracciato i contorni. 

Si sta appoggiando a GIANNI DE MICHELIS che ha nel PSI una corrente della sinistra interna (ma ancora lombardiana - la rottura a Dicembre - vedi), e inizia ad abbozzare quello che sar� in brevissimo tempo il suo ""quadro"- sistema politico".
CRAXI punta a fare del PSI il perno della nuova vita politica italiana.

Dicono i maligni che si sta barcamenando tra le volpi, invece il mastino gigante quando si abbassa per ascoltare, non sta ascoltando proprio nulla, sta solo fiutando l'avversario. Gli altri sono nella confusione a chiedersi perch� sono in crisi di consensi;  lui invece una cosa ha capito, che i tempi sono cambiati, il bipartitismo � imperfetto e che manca in Italia un polo laico-socialista; che non � impossibile costruire senza una dose di decisionismo e scelte oculate, visti i risultati (i traslochi) delle ultime elezioni, e vista l'ingovernabilit� che ne � venuta poi fuori. Inoltre come Berlinguer, anche lui spera  in un'altra serie di errori dei democristiani. Non sbaglia neppure lui a prevederli e poi paziente ad  attendere. Ci saranno! Quelli accidentali, quelli della corruzione, la famosa copertura di Forlani con la lista P2, ma anche quelli inquietanti  quando gli italiani scoprono che il figlio di Donat Cattin (DC) � un terrorista.

Craxi sta guardando al modello francese, al socialismo di Mitterand, con la rosa in mano; anche lui sta pensando a un revisionismo ideologico, a togliere dal simbolo la falce e martello, mettere al suo posto un garofano, prendere le distanze dai comunisti non pragmatici (lo saranno nel '98, anche con la Nato); e anche dai sindacati se questi non metteranno la cornice finale al suo "quadro- sistema-politico" che significa: governabilit�, fare riforme, modernizzarsi"

Craxi non � mai stato ministro, non ha esperienza di governi, ha solo affiancato per anni Nenni.  Ma gi� nel suo nuovo Vangelo socialista, pubblicato nello scorso agosto su L'Espresso, ha le idee chiare cosa deve fare un governo: "esercitare un'autorit�", fare il "proprio mestiere", cio� governare. Non occuparsi di voti; a quelli ci devono pensare i partiti. E per il momento lui sta pensando solo a questo; al partito, a un partito forte.
Non ha dimenticato l'umiliazione del 2 marzo (incarico a La MALFA)  quando i due grossi partiti - DC e PCI lo hanno lasciato fuori dalla porta perch� "non avevano bisogno di un sensale".
Non punta a stravincere, ma  a fare l'ago della bilancia questo � il suo obiettivo.
Rimetter� in discussione il logoro motto consociativo della Dc: "senza e contro i comunisti non si governa". Non ha paura dei comunisti e nemmeno vuole -nel caso di una alleanza- farsi condizionare da loro.

Sulla governabilit� ha un'idea chiara: "La governabilit� � questo: capacit� di valutare, scegliere e decidere: subito!. Ebbene, qui � l'intoppo, qu� s'� inceppato il meccanismo: non si decide pi� o non si decide abbastanza o non si decide in tempo utile. L'incapacit�  di decidere � un effetto, la causa consiste nella frazionamento del potere, del diritto di veto che ciascun gruppo d'interessi detiene e che usa talvolta senza risparmio; ne deriva che la maggioranza � paralizzata da una moltitudine di minoranze, ciascuna delle quali � portatrice di interessi particolari. Quando una maggioranza, quale che sia, � costretta all'impotenza, significa  che � venuto meno il senso dell'interesse generale.
Un presidente del Consiglio dipende, in un certo senso, dalle segreterie dei partiti e queste, a loro volta, e sovente, dipendono dai gruppi e dalle correnti dei partiti. Perci� deve passare sotto a quelle forche. Di l� comincia la perdita di autorit� e durante l'esercizio del governo non ne esercitano nessuna".

Quando poi arriver� a Palazzo Chigi nel '83 ad esercitare questa autorit� teorizzata, lo accuseranno di assolutismo e di decisionismo e di essere un aspirante dittatore. Ma Craxi  l'aveva annunciato fin da ora.  Se riflettiamo, in Italia, dopo tanti anni vuoti, compreso questo '79, non c'era bisogno proprio di questo?  Ne faremo il bilancio quando uscir� di scena (dal governo); nel '87, non senza aver fatto qualcosa di positivo.

CRAXI preannunciava un' "onda lunga del suo socialismo", invece nel '92 assisteremo alla fine.

Il discredito politico e morale che ne ha provocato la dissoluzione, non � stato tanto tangentopoli, ma quello di essersi sottratto ai giudici e ai giudizi. Col suo esilio tunisino,  a chi voleva farlo diventare l'emblema della corruzione e della cattiva politica davanti all'opinione pubblica,  ha fornito l'appiglio che cercavano. E fra questi, per convenienza (quella politica e ideologica si nutrono molti dubbi che ci fosse) anche molti suoi "amici" .

Quando un partito ha un solo unico uomo forte, in un vasto campo da coltivare, e inizia a impiegare altre braccia per curarlo, � certo che in molti angoli non solo crescono delle erbacce ma anche qualche frutto; e questi alberi della cuccagna fanno gola  agli zoticoni che vangano se non sono sorvegliati abbastanza.
Si � detto che era l'unico capo partito a "coltivare" un qualche risorgimentale orgoglio nazionale (Garibaldi).  Mentre i suoi "braccianti" coltivavano il "rampantismo nazionale" senza il senso della misura. Se lo abbia favorito o meno, domani saranno gli storici a  giudicare. Che ne abbia per� trascurato con noncuranza la crescita  ne abbiamo avuto la prova; lo abbiamo visto tutti, quando caduto in disgrazia, molti "amici" faccendieri, chiuso il campo dei miracoli, sono andati  sempre e solo con il badile in mano (altre qualit� e opportunit� non avevano) a vangare da un'altra parte, non prima di avergli  scaraventato impietosamente una badilata di fango addosso.
E' sempre accaduto nella storia;  Napoleone, Garibaldi, Giolitti, Mussolini, e per finire Moro. (Rumor riusc� solo per miracolo della sua Madonna di Monte Berico a morire nel suo letto).

Comunque  il consolidato processo paralizzante che si era formato sotto la crosta  del terreno dove si muoveva, era infido fin dall'inizio,  ulteriormente difficile da coltivare nell'83, ad avvelenarlo nel'87, ad inaridirlo del tutto nel '92; con molti a gridare vittoria, che lo "spazio" era nuovamente libero, che la libert� era stata riconquistata. E che tutti potevano "scendere in campo" con ogni mezzo a disposizione.
Lo hanno fatto in molti, per tanti motivi, e non certo per quelli ideologici. Ma quando questa libert� non � bene organizzata politicamente si corre il rischio di sconfinare in situazioni piuttosto anarchiche, in stati di paralisi; e infine, inevitabilmente aprire vuoti di potere;  in alcuni poi - per i propri interessi - approfittando dell'occasione anche a fargli nascere tentazioni cesariste;  non solo per comandare dentro il campo, ma per appropriarsi del campo. Insomma il rimedio di "libert� a tutti" lo si trasforma nel peggiore dei mali.

(Ultimi sviluppi, dopo la morte di Craxi - vedi anno 2000, mese gennaio - con vari commenti dei politici)
( "D'Alema ha affermato che "Craxi � stato condannato senza appello dalla storia". E' stato ingeneroso! Ha dimenticato di leggere il No di Craxi a Zaccagnini, nel messaggio del 18 luglio. Cosa singolare, nel '99 D'Alema ha ripreso in mano i "quadri-sistemi" che Craxi stava dipingendo in questi anni Ottanta: la governabilit�, l'autorit�, la grande riforma, la modernizzazione, e puntava  l'indice sulla debolezza del sistema. Cio� la stessa strada che inizi� a percorrere Craxi; ma non lo lasciarono andare fino in fondo. Ostacoli che prima o poi incontrer� anche D'Alema.  Craxi sar� meritevole di solidariet� o meno per le sue disgrazie, ma la storia � un'altra cosa. Quel NO, resta; poteva cambiare  il corso di tutta la politica italiana.
Quindi storicamente non deve essere n� dileggiato n�  infamato, ma solo criticato;  meglio se costruttivamente)

FINE LUGLIO

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