ANNO 1975 (Pagine in costruzione) mese di GIUGNO

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Accadono altri fatti nella prima quindicina del mese, che riportiamo per� in fondo. La scena � dominata questo mese dalle elezioni amministrative.

Tutta la met� del mese di giugno ha visto quella parte di italiani  che fanno e vivono di politica, angosciata da un forte stato d'ansia. Nell'aria c'� la "sindrome della trombatura".

 

Le elezioni amministrative del 15 e 16 di questo mese sono Regionali, Provinciali e Comunali, che significa una montagna di poltrone e quindi un "esercito"   in angosciosa  attesa per il timore di perderle.
Sono passati tre anni dalle ultime elezioni politiche ( 1972 ) e molti pensano che i risultati ,anche se non andranno a modificare il Parlamento, oltre a stravolgere i poteri locali condizioneranno sia il Palazzosia le prossime elezioni politiche non molto lontane.

Dopo gli eventi che abbiamo letto negli scorsi mesi, come il compromesso storico, le proposte di "democrazia consociativa", i fatti in Portogallo, i socialisti in ribellione,  la crisi economica, gli scandali di corruzione di alcuni democristiani, e infine la nuova escalation del terrorismo,  queste elezioni assumono una importanza che molti ritengono decisiva per il Paese, quindi c'�  grande attesa per i risultati, che nessun osservatore � in grado di anticipare.
Per via del terrorismo "nero" qualcuno immagina la destra perdente e  per quello definito "rosso" un esito catastrofico per il PCI nonostante le buone intenzioni di Berlinguer. Mentre nelle file dei democristiani  per gli scandali sulla corruzione che questa volta ha toccato i vertici � prevista una forte perdita di voti.   Invece ostinatamente credendo di non aver nulla da rimproverarsi, i vecchi vertici dei socialisti pur chiudendo porte  e finestre al centro e ai comunisti, restano arrogantemente ottimisti. Ma non certo un nutrito gruppo detto dei "quarantenni".

Inoltre, per  la prima volta in Italia, votano  i giovani diciottenni. Vuol dire tre consistenti classi anagrafiche, quindi un considerevole numero di elettori di cui ben pochi conoscono le tendenze politiche.  Dubbi che angosciano questa volta non pochi partiti, anche se nella sinistra si � quasi certi che nel PCI saranno proprio i giovani a dare un contributo essenziale.

A queste elezioni, come mai in passato, ci sono numerose schiere di coloro che vivono di sola politica in seconda,  in terza e in quarta fila, una marea di personaggi nei consigli, nelle giunte regionali, provinciali, comunali, negli enti locali, nelle banche e in ogni buco istituzionale, che temono la trombatura (proprio nel momento in cui si aumentano le poltrone da spartire e iniziano ad arrivare imponenti finanziamenti).
Mentre un altrettanto gregge di opachi personaggi, di faccendieri, di portaborse molto simili ai primi, stanno aspettando la caduta dei primi, e impazienti il loro turno, il loro momento gratificante, pronti a fare gli apprendisti-padroni in quelle piccole patrie "stataliste" che verranno a loro affidate da chi a Roma � seduto nella poltrona giusta su decisione delle segreterie nazionali dei partiti  per creare nei propri seggi quella bassa clientela elettorale che da Roma non � difficile accontentare, visto che dal primo governo Andreotti, la presidenza del Consiglio controlla tramite il Ragioniere Generale dello Stato (diventato capo di gabinetto del Presidente)  tutto l'impiego della spesa pubblica. Seguiteremo a chiamarlo presidente del Consiglio, ma in effetti il premier �, da Andreotti, Moro e Rumor in avanti, un "capo" di governo con una influenza enorme sulle decisioni della spesa dello Stato centrale, verso quello che da alcuni anni gi� si chiama il "Secondo Stato" e che rarissimi criteri di imparzialit� ne ha permesso la nascita dopo la legge n. 104 del  1968.  Una legge pateracchio. Le Regioni nacquero, ma erano prive di autonomia nel procurarsi le proprie risorse, non avevano cio� la facolt� impositiva e quindi per la gestione delle spese locali (e degli stipendi di una miriade di inutili soggetti clientelari ad ogni livello) i denari sempre a Roma dovevano chiederli, quindi una autonomia che al lato pratico era sempre condizionata al potere centrale, ai vari ministeri, quindi ai politici potenti. Si � fatto cos� quello che si � voluto, e chi � stato pi� bravo e pi� furbo, nella sua regione nella sua citt� ha fatto piovere con tante motivate priorit�, finanziamenti  o mirati decreti legge.

Rispetto a prima, c'� per� quest'anno aria di consociativismo, e gli ambigui intrecci per scambiarsi favori tra  maggioranza e opposizione sfuggono questa volta ad ogni logica precedente. Pochi sanno in periferia i "giochi" e i "compromessi" fatti a Roma. Il "gregge locale" (tutte le federazioni provinciali - tutti uomini da accontentare per mantenere in piedi le strutture) � quindi condizionato pesantemente da ci� che si  decide nelle segreterie nazionali, e da quelle dipendono; che sono poi due: DC e ora anche il PCI (che come organizzazione periferica � perfino superiore alla DC): e in caso di bisogno anche tre: il PSI, come a Milano, o come in tre regioni del centro, dove De Martino a Roma litiga e pesta i piedi su tutto, fa tanta scena, ma poi nelle giunte regionali scende ai soliti patti contingenti, sia con la DC sia col PCI. Salvo poi ripensarci e far dimettere tutti a un suo cenno.
Sembra che dentro i partiti, i pi� forti, abbiano rinunciato a governare la societ� civile dello Stato Italia  e  preferiscono occuparsi solo dell'orticello che hanno nel "suol natio", il "Secondo Stato".
E quest'anno con una novit�: ci sono anche i comunisti, che non hanno nulla da temere dalle crociate fanfaniane, c'� Moro ad averli affrancati! Dentro la DC ci sono ruoli e iniziative di uno schieramento di sinistra, che poi, subito dopo le elezioni, nella notte del 25 luglio, al pi� sofferto consiglio della DC dal dopoguerra, diventer� esplodente.  Una notte che rievoca un altro drammatico "25 Luglio"! (la leggeremo il prossimo mese)

Ed eccoci dunque a queste tanto attese e temute elezioni:

IL RISULTATO A URNE CHIUSE, segna il pi� grande successo della sinistra dalla Liberazione. La situazione politica � profondamente cambiata e si apre una nuova fase. Il PCI nelle 15 regioni guadagna il 5,2 rispetto alle politiche del '72 (5,6 rispetto alle regionali del '70) ed � il primo partito nei   capoluoghi di regione: Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Venezia, Perugia, Cagliari, Ancona, Napoli. Giunte  di sinistra si formano in cinque regioni.

IN TOTALE: (politiche del '72 in parentesi)

DC 35,2 % (38,4) - PCI 33,5 (28,3) - PSI 12 (9,8) - PSDI 5,6 (5,2)
PRI 3,2 (2,9) - PLI 2,5 (3,9) - MSI-DN 6,4 (8,1)

La disputa tra la DC e il PCI nelle singole regioni:

In Piemonte il PCI ottiene il 33,9% contro il 32,1 DC
In Liguria il 38,4 contro il 30,4
In Emilia Romagna il 48,3 contro il 25,3
In Toscana il 46,5 contro 28,5
In Umbria 46,1 contro il 27,6
Nel Lazio 33,5 contro 31,5
(a Roma 35% contro 28,2)

La DC conserva nel Veneto il 48,0 % contro il 22,8 del PCI
(ma perde la maggioranza assoluta dei voti)
in Lombardia con il 37,5 contro il 30,4
in Abruzzo con il 42,5 contro il 30,3
nel Molise con il 50,0 contro il 17,9
In Campania con il 36,7 contro il 27,1
in Basilicata 41,8 contro il 27,1
in Puglia con il 39,2 contro il 28,5
in Calabria con il 39,5 contro il 25,2
Solo nelle Marche i due partiti hanno le stesse percentuali 36,5 la DC , 36,9 il PCI.

Berlinguer pu� cantare vittoria, mentre  Fanfani che ha condotto fino all'ultimo una campagna elettorale con spirito da crociata, deve ora pagare il conto dentro la DC. Moro non perdona, anche se molti democristiani non perdonano nemmeno lui, anzi lo ritengono il primo responsabile di questa clamorosa sconfitta, ed �  lui ormai il nemico numero uno dei democristiani-cattolici (quelli vicini e dentro la Chiesa), un nemico della destra, e paradossalmente un nemico anche per gli estremisti della sinistra (Le BR in particolare) che non gli perdonano di aver trasformato Berlinguer in un "collaborazionista" dentro il "suo" Stato imperialista. (vedi i comunicati delle BR durante la prigionia di Moro- anno 1978)

ALTRI FATTI
5 GIUGNO - Un commando delle Brigate Rosse sequestra l'industriale   piemontese VITTORIO VALLERINO GANCIA. Il puro scrupolo di quattro carabinieri in perlustrazione nelle campagne di Acqui porta a sole ventiquattr'ore dal sequestro alla scoperta di una cascina dove � tenuto prigioniero l'industriale e di conseguenza a uno scontro a fuoco con i brigatisti. Nel conflitto muore un carabiniere colpito da lanci di bombe a mano Srcm, mentre un altro � gravemente ferito nel conflitto a fuoco incrociato di sventagliate di Sten e di Mab tra brigatisti e i quattro sfortunati rappresentanti dell'ordine. E' liberato Gancia, e oltre ai due carabinieri colpiti, resta uccisa una donna che risulter� poi essere la trentina Margherita Cagol, compagna di Renato Curcio che proprio il 18 febbraio (vedi) era stato fatto evadere da un commando delle BR dal carcere della vicina Casale Monferrato. Quindi non viene per nulla escluso dagli inquirenti che uno dei due che hanno sparato e sono poi riusciti a fuggire nei boschi, sia proprio il capo delle BR.

13 GIUGNO - Fatto sconcertante di sangue a Reggio Emilia a due  giorni dalle elezioni. Muore assassinato un giovane militante di Lotta Continua, ALCESTE CAMPANILE. Le immediate reazioni sono quelle di attribuire al gruppo di neofascisti il proditorio attentato, ma in seguito si accerteranno  le responsabilit� di alcuni appartenenti  ai nuclei di Autonomia Operaia. Sono le prime avvisaglie di quanto abbiamo gi� anticipato a maggio: in atto le diverse vedute di come condurre la lotta estrema, fino al punto di distruggersi reciprocamente; una implosione della "rivoluzione".

27 GIUGNO - Un cambio della guardia, dopo gli infelici risultati alle elezioni, anche dentro il PSDI, dove alla segreteria  a occupare la poltrona di FLAVIO ORLANDI � mandato MARIO TANASSI, mentre SARAGAT � eletto presidente del partito. Ma gi� girano voci che il nuovo segretario � anche lui coinvolto nello scandalo Lockheed, come ministro della difesa, per aver avallato l'acquisto di aerei militari Hercules all'azienda americana. La stessa impresa ammetter� in febbraio, che per vendere gli aerei militari, ha corrotto e pagato ingenti somme a uomini politici. I nomi che seguitano a circolare sui giornali sono quelli di MARIANO RUMOR, LUIGI GUI e MARIO TANASSI, che il 30 novembre del prossimo anno saranno messi sotto accusa per corruzione dalla commissione inquirente presieduta da MINO MARTINAZZOLI.

FINE MESE GIUGNO

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