I GRANDI DISASTRI IN ITALIA
Sezione a cura di Michele Squillaci e Francomputer
( e altri gratuiti contributi di scrittori e giornalisti )


1915 - Terremoto della Marsica


1-Premessa

Nel 1914, l’Italia ancora fortemente impegnata in Libia nella lunga fase di assestamento che seguì la conclusione della guerra italo-turca e non particolarmente tranquilla all’interno, si trovò ad affrontare altri gravosi problemi. Nel luglio, a causa dell’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. L’intero sistema di alleanze si mise in moto cosicché il conflitto si allargò rapidamente e le grandi potenze si trovarono nel giro di pochi mesi in stato di belligeranza. Il Governo italiano decise per la neutralità richiamando comunque alcune classi alle armi in attesa di meglio definire la propria posizione. Ampio il dibattito sulle scelte iniziali e su quella attendista che seguì, anche a causa della intensa campagna diplomatica e della propaganda sviluppata con vari mezzi dai blocchi contrapposti per convincere il Governo ad effettuare una scelta di campo ed entrare in guerra.
I vignettisti…. si divertirono.
Grossi nomi del giornalismo si schierarono a favore della politica neutralista mentre altri sposarono quella interventista infiammando e dividendo con le proprie tesi l’opinione pubblica. Molte le manifestazioni politiche tra cui assunse analoga connotazione, seppur strumentale, anche quella organizzata nei primi giorni del 1915 per i funerali di Bruno Garibaldi caduto nel dicembre del 1914 nelle Argonne e seguita, nello stesso mese di gennaio, da quella di Costante Garibaldi anch’egli caduto sui campi di Francia.

Pochi giorni dopo le prime pagine dei giornali si riempirono di altre immagini e corrispondenze…..quelle provenienti dalla Marsica devastata dal terremoto del 13 gennaio 1915.

2 – I Luoghi

La Marsica, regione dell'Abruzzo occidentale, si estende per circa 1500 km2 e corrisponde alla conca del Fucino, con i rilievi appenninici circostanti. La conca del Fucino fu ricavata dall’alveo di un lago che con la sua estensione di circa 165 km2 costituiva il terzo bacino lacustre d'Italia. Il lago prosciugato nel 1875, seguendo antichi progetti, a cura e spese del principe Torlonia mise a disposizione dell'agricoltura un vasto e fertile territorio di oltre 16.500 ettari che rese prosperosi alcuni dei centri già esistenti nella zona tra cui Avezzano.

3- Il Terremoto
Il 13 gennaio 1915 alle ore 7,55 una forte scossa di terremoto devastò il territorio della Marsica, negli Abruzzi. L'epicentro fu individuato nella conca del Fucino da dove l’ondata sismica decrescendo in intensità, colpì anche alcune zone al confine con la Campania e con il Lazio. Avezzano, capoluogo della regione, fu in gran parte raso al suolo. Moltissime le vittime e fra queste anche parte delle autorità militari e civili. Interrotte le comunicazioni, la notizia del disastro fu segnalata da Sante Marie, località distante circa 30 km. dal capoluogo, solo nel tardo pomeriggio.

Gli effetti del terremoto nel circondario di Avezzano furono catastrofici. Collarmele, S.Benedetto dei Marsi, Paterno, Gioia dei Marsi, S. Pelino ed altri paesi furono pressoché distrutti. Il bilancio del terremoto oltre che per i danni fu enorme anche per il numero delle vittime: sotto le rovine delle case e degli edifici pubblici crollati rimasero circa 25.000 abitanti su un totale di oltre 124.000 persone residenti nelle aree disastrate. Ad Avezzano su 11.208 abitanti le vittime furono 10.719; a Pescina , dove nacque nel 1900 Ignazio Silone, circa 5.000 su 10.400; a S. Benedetto dei Marsi che contava, secondo dati del 1911, 3.960 abitanti circa 3.000; a Sora nel Lazio, in provincia di Frosinone, 3.000 su 17.000. Moltissimi anche i feriti. Le strade risultarono per lo più intransitabili in quanto franate o rese ingombre dalle macerie. Rimasero inoltre in parte danneggiate le linee ferroviarie e le comunicazioni telegrafiche e telefoniche.

Dai centri più vicini e principalmente dall’Aquila e da Roma partirono nella tarda serata del 13 gennaio i soccorsi che raggiunsero, nelle prime ore del giorno dopo, Avezzano. Dall’Aquila giunsero contingenti del 13° fanteria mentre da Roma con un treno speciale furono inviati nuclei della locale Legione dei Carabinieri, truppe dell’81° fanteria, del 2° reggimento bersaglieri, un raggruppamento del genio e sezioni di sanità con al seguito medicinali e generi di conforto. Immediatamente i reparti dividendosi i compiti tra i vari settori della città iniziarono il loro gravoso compito al lume delle torce. Malgrado il freddo intenso furono immediatamente avviati i lavori necessari per estrarre dalle macerie i sopravissuti, recuperare i morti, medicare i feriti e trasportare in ricoveri improvvisati i superstiti.

Nel primo pomeriggio del 14 gennaio giunse per ferrovia anche il Re Vittorio Emanuele III accompagnato dal generale Guicciardi cui fu affidato l'incarico di assumere il Comando della Zona Militare di Avezzano.
Nelle ore successive fino a tarda notte arrivarono rinforzi costituiti da altri reparti dell’81°, dell’82° fanteria, del 2° reggimento bersaglieri nonché alcuni battaglioni del 1° e del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna. Tutti i gli uomini disponibili furono fatti sostare ad Avezzano collaborando localmente alle operazioni in corso in attesa di raggiungere le destinazioni già programmate. Alcuni nuclei dell’81° fanteria furono invece immediatamente inviati a Celano, a Luco dei Marsi ed a Paterno. Nei settori di Pescina, Gioia dei Marsi ed Ortucchio, altri centri duramente colpiti dal sisma, furono invece avviati alcuni battaglioni dell’11° bersaglieri provenienti da Ancona e dai distaccamenti di Tolentino, Camerino e S. Severino.

Ottenute notizie più precise sull’entità e sui luoghi colpiti dal disastro il Comando della Zona Militare di Avezzano decise di suddividere il territorio sotto la sua giurisdizione in varie sottozone al fine di meglio utilizzare le forze disponibili e rendere più agevole l’opera di soccorso. Nei vari settori di intervento, posti al comando di ufficiali superiori, fu quindi smistato il personale di vari distaccamenti e gli uomini del 1° e del 2° reggimento del Genio. I feriti nel frattempo, ottenute le prime cure dai reparti della Sanità Militare e della Croce Rossa, che si distinse nell'impianto di posti di soccorso e nel trasporto degli infortunati, furono immediatamente evacuati a mezzo ferrovia per raggiungere gli ospedali di Roma e provincia.

Per evitare l’eccessivo intasamento dell’unico binario della linea ferroviaria, fu aperta al traffico, malgrado le difficoltà ed il cattivo tempo, la strada di collegamento tra la Conca del Fucino e l'Agro Romano, passante per il valico di M. Bove a 1.344 metri di altezza. La strada fu mantenuta sgombra dalla neve consentendo così l’arrivo di altre colonne di soccorso tra cui anche quelle predisposte da alcuni enti assistenziali e da organizzazioni private.
Con i nuovi arrivi nelle giornate successive al 14 gennaio, il contingente di intervento raggiunse la ragguardevole forza di circa 9.100 uomini fu quindi possibile trasferire personale e mezzi in tutte le località terremotate. Istituite apposite colonne, soccorsi e rifornimenti furono inviati a Cerchio, S. Vincenzo in Val Roveto, Canistro, Collarmele, Capistrello, Civitella Roveto, Civitella d'Antino, Morino, Scurcola Marsicana, S. Pelino, Colli di M. Bove, Roccacerro, Scanzano (S. Marie), Castellafiume, Cese, Rendinara, Borgocollefegato, Massa d'Albe, Pendenza, Cocullo, Castelvecchio Subequo, Gagliano, Popoli, Pentima, Villa Lago, Anversa, Scanno, Ortona dei Marsi, Barrea, Villetta Barrea, Frattura, Trasacco, Alba Fucense, Balsorano, Sora, Isola Liri, Roccaraso e Torre Cajetani.

In tutti i comuni sinistrati l'azione di soccorso delle organizzazioni civili e delle truppe consentì di curare i feriti, costruire ricoveri, distribuire viveri, riparare case, acquedotti ed impianti di illuminazione. Altri provvedimenti riguardarono la raccolta dei documenti degli archivi in parte dispersi e la salvaguardia del patrimonio artistico. In molte attività si distinsero i Carabinieri giunti da Roma, da Pescara, da Chieti, da Napoli e da altre regioni che oltre a provvedere al mantenimento dell’ordine pubblico intervennero per ostacolare e prevenire fenomeni di sciacallaggio. Non fu comunque necessario ricorrere, come a Messina nel 1908, a provvedimenti estremi quali la proclamazione dello stato di assedio. Gli episodi che si verificarono furono in ogni caso prontamente repressi dalle forze dell'ordine.

Le operazioni sviluppate dagli organi di protezione civile e dai comitati di soccorso furono ostacolati dalla stagione invernale e ciò in particolare nei paesi di montagna dove si verificarono tormente ed abbondanti nevicate. In alcune zone la mancanza di energia elettrica obbligò le squadre a lavorare al lume delle torce, la rigidità del clima e le strade innevate, facendo scendere il termometro a parecchi gradi sotto lo zero, crearono poi notevoli problemi agli uomini, ai trasporti ed alla organizzazione dei centri di assistenza.

Essendo nel frattempo iniziata la radunata delle forze armate, a partire dal 31 gennaio 1915, le truppe presenti furono gradatamente ritirate per raggiungere le frontiere e sostituite con personale civile. Solo nel settore di Pescina rimasero alcuni drappelli di militari che proseguirono nell’opera di assistenza. Anche alcuni nuclei dei Carabinieri appartenenti ai contingenti fatti affluire da Roma e da altre località rimasero ancora per diversi mesi nelle zone sinistrate della Marsica prima di essere anche essi mobilitati. Il genio civile articolò poi una mappa delle aree considerate a rischio e definì le caratteristiche delle nuove costruzioni da porre in opera secondo criteri antisismici. Nel corso dell'opera di ricostruzione che seguì, alcune località furono trasferite in zone più sicure e la rete stradale fu riattata ed estesa.

Ringraziamenti, e riconoscimenti furono tributati da parte delle autorità civili delle regioni più direttamente interessate. Avendo Vittorio Emanuele III, lasciato Roma il 26 maggio 1915 per raggiungere il Quartiere Generale di Guerra ed assumere il comando delle forze armate, il Duca di Genova fu nominato Luogotenente Generale del Regno. In tale veste emanò in data 8 agosto 1915, con il numero 1339, un decreto con il quale furono fissate le modalità di concessione di una speciale medaglia di benemerenza da attribuire a militari, enti e civili che si fossero distinti nell’opera di soccorso.



TOMASO DI SAVOIA DUCA DI GENOVA
Luogotenente Generale di Sua Maestà
VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per volontà della Nazione
RE D'ITALIA
In virtù dell'autorità a Noi delegata;
Sulla proposta del ministro segretario di Stato per gli affari dell'interno, presidente del Consiglio dei ministri;
Udito il Consiglio dei ministri;
Abbiamo decretato e decretiamo:


Art. 1.
È istituita una medaglia per gli enti e per le persone, che, in occasione del terremoto del 13 gennaio 1915, hanno acquistato titolo di pubblica benemerenza, prestando comunque opera soccorritrice ai superstiti e concorrendo con cospicue elargizioni in loro favore, sia provvedendo ai servizi di salvataggio, sanitari o amministrativi, sia ai bisogni materiali o morali dei danneggiati.
Rimangono ferme le disposizioni del R. decreto 30 aprile 1851, n. 1168.
Art. 2
La medaglia sarà d'oro, d'argento o di bronzo, secondo il grado di merito.
Art. 3
La medaglia, della larghezza di tre centimetri e mezzo, porterà da un lato l'effigie di S.M. il Re con la scritta intorno: "VITTORIO EMANUELE III": dall'altro una corona di quercia con la leggenda: "TERREMOTO 13 gennaio 1915".
Le persone decorate porteranno la medaglia al lato sinistro del petto.
Il nastro sarà di seta color rosso scarlatto orlato di nero, della larghezza di 36 millimetri, oltre a 6 millimetri per ognuno degli orli.
Art. 4
Le medaglie potranno essere conferite a tutte le persone o enti che dal 13 gennaio 1915 a tutto giugno 1915 prestarono opera soccorritrice per gli scopi indicati nell'art. 1
Art. 5
L'accertamento dell'opera prestata dalle persone nei luoghi predetti potrà effettuarsi mediante attestazione:
a) dei capi locali delle varie Amministrazioni dello Stato e dei capi dei vari corpi militari per quanto concerne le persone appartenenti a tali Amministrazioni o corpi.
b) del Consiglio centrale dell'associazione della "Croce Rossa" italiana per le persone che fecero parte di squadre o Comitati di soccorso, e anche per le persone che isolatamente abbiano prestata opera soccorritrice.
Art. 6
Il termine per presentare agli uffici competenti le attestazioni di cui all'art. 5 è fissato al 30 ottobre del corrente anno.
Art. 7
In base alle attestazioni di cui all'art. 5, il conferimento della medaglia sarà da Noi fatto con la concessione del relativo diploma, su proposta del ministro per gli affari dell'interno, in seguito a parere favorevole di una Commissione composta:
a) di un consigliere di Stato, presidente, designato dal ministro dell'interno;
b) del direttore generale dell'Amministrazione civile;
c) del direttore generale della sanità pubblica;
d) del direttore generale della pubblica sicurezza;
e) del direttore generale dei servizi speciali del Ministero dei lavori pubblici;
f) di un ufficiale generale designato dal ministro della guerra;
g) del comandante del corpo dei vigili di Roma.
L'ufficio di segreteria sarà disimpegnato da un funzionario del Ministero dell'interno.
Art. 8
Le disposizioni degli artt. 5, 6, e 7 non sono applicabili nel caso previsto dal R. decreto 11 ottobre 1884, n. 2706. In tal caso la medaglia potrà essere conferita da Noi sulla semplice proposta del ministro degli affari interni.
Art. 9
Insieme al diploma saranno consegnate agli enti ed alle persone decorate le medaglie coniate a spese dello Stato.
Art. 10
I nomi dei decorati saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale del Regno.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addì 8 agosto 1915
Tomaso di Savoia
Salandra
V. Il Guardasigilli: Orlando

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Anche il Municipio di Roma, a titolo di ricordo e di benemerenza per l’opera prestata in assistenza alle popolazioni, decise di far coniare e distribuire una speciale medaglia portatile con al diritto la lupa capitolina e la scritta: Terremoto della Marsica MCMXV. Al rovescio la leggenda: Il Municipio di Roma.

Con riguardo, infine, agli uomini che parteciparono con tanta abnegazione e sacrificio alle operazioni di soccorso gli stessi raggiunsero, inquadrati nei loro reggimenti, le Grandi Unità di appartenenza e furono quasi immediatamente impiegati al fronte nei vari settori di intervento. Ben pochi…. ritornarono, ma tutti si distinsero !!!
La Brigata Pinerolo, 13° e 14° reggimento fanteria, operò sull’Isonzo nel settore di Monfalcone, del Monte Sei Busi e delle alture di Selz. Prese parte a combattimenti sul Pecinka, sul Veliki Hribak, sul Nad Logem, nella zona di Castagnevizza e nell’ansa di Zenzon. Trasferita sull’Altipiano di Asiago, si distinse sul M. Valbella, a Cima Echar ed a Costalunga. Entrambi i reggimenti, più volte ricostituiti nel corso della guerra avendo perduto in combattimento gran parte dei loro effettivi, furono decorati di Medaglia d’Oro al Valore Militare.
La Brigata Granatieri di Sardegna, 1° e 2° reggimento, prese parte alle operazioni sull’Isonzo e sugli Altipiani combattendo a Selz, Monfalcone, Oslavia, sul Sabotino, sul M. Cengio, sul Lamerle, nel settore del San Michele e del Nad Logem, sul Veliki Hribak e nella zona di Selo. Partecipò poi parte alle battaglie sul Piave ed a quella finale di Vittorio Veneto. Anche la bandiera di questi reggimenti, più volte ricostituiti nel corso della guerra avendo subito perdite estremamente rilevanti, fu decorata con la massima ricompensa al Valore Militare.
La Brigata Torino, 81° e 82° reggimento di fanteria, fu impiegata sul Col di Lana, sull’Alto Isonzo e sul basso Piave. Nel 1918 combatté ancora sul Piave e poi sulle Giudicarie. Nel corso della guerra subì perdite considerevoli e la bandiera dell’81° fanteria fu decorata di Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il 2° reggimento bersaglieri combatté valorosamente sul Monte Coston, sulla Costa d’Agra, sul Monte Maronia, sul Nad Logen, sul Monte Kuk di Plava, sul Monte Santo, sul Mrzli, sullo Stol, sul Piave sul Montello, sul Monte Paradiso e nella battaglia finale di Vittorio Veneto. L’11° bersaglieri, combatté nella Conca di Plezzo, sul Javorcek, a Gradisca, Monfalcone, Monte Piana, al Passo della Mauria, alla stretta di Serravalle ed a Rovine Lago per poi partecipare all’occupazione di Trieste. Anche questi due ultimi reggimenti diedero un sanguinoso contributo alle operazioni della prima guerra mondiale meritando varie decorazioni al Valore Militare.


Michele Squillaci

Bibliografia:
La Guerra d’Italia nel 1915-1918 – Fratelli Treves Editori, Milano 1933
Treccani - Dizionario Enciclopedico Italiano
E. Scala – Storia delle Fanterie Italiane – Voll. V,VI,VII - S.M.E. Roma 1953 e 1954
E.Cataldi – Storia dei Granatieri di Sardegna – Ass. Naz. dei Granatieri di Sardegna, 1990
R. Sermonti – I Carabinieri nella storia d’Italiana – Centro Editoriale Nazionale , Roma – 1980.
P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Uffici Storici Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1992.
Cronache, manifesti, cartoline e documenti vari.
Cartine – Atlanti De Agostini
Foto delle medaglie: da originali d’epoca – Collezione privata

 

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