Anno 1911

1911
LA GUERRA ITALO-TURCA (o di Libia)

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"RIASSUNTI" PERIODO 1911-1912

La guerra italo-turca fu una guerra di espansione coloniale condotta dall'Italia, dopo il raggiungimento difficile, complicato e precario, di una serie di accordi diplomatici europei da parte del governo Giolitti. Questi temeva soprattutto che nel vicino nord Africa, turbando il ruolo centrale dell'Italia nel Mediterraneo, si attestasse la Germania, mentre la Francia era impegnata ad occupare il Marocco e l'Inghilterra era con problemi in Egitto. In Cirenaica e in Tripolitania, allora provincie Turche (del Sultano), si erano da tempo stabiliti una comunit� italiana e interessi finanziari di alcune grandi Banche Italiane . Per l'invasione e il possesso della Tripolitania , sotto il dominio turco, San Giuliano, il Min. Esteri italiano, non ignora che se l'Italia attaccher� e indebolir� i turchi, l'Austria romper� gli indugi per agire nei Balcani e che quindi certi equilibri nell'Europa cambieranno.

Col pretesto di violenze subite da cittadini Italiani in Cirenaica e Tripolitania il 29 settembre 1911 l'Italia dichiara guerra alla Turchia, senza l'approvazione del Parlamento, che � in vacanza, (usando solo l'art. 5 dello Statuto) e si mobilita l'esercito, la marina e la prima aviazione con i suoi aeroplani. Si parte con 35.000 uomini, poi se ne imbarcheranno in seguito altri 100.000 agli ordini del generale Carlo Caneva, che il 5 ottobre ha gi� occupato Tripoli e Bengasi, ma il 23 un'audace controffensiva turca lascia sul terreno 400 bersaglieri italiani.

Questo fatto scatena una feroce rappresaglia degli italiani che a loro volta fanno un altrettanto grande strage, ma questa volta fra i civili, a Sciara Sciat. L'eccidio suscita sdegno e indignazione sui giornali di tutto il mondo. Una reazione che coster� molto cara all'Italia, visto che la guerriglia ora dilaga, appoggiata dalla Turchia, per tutto il Paese arabo. Dopo l'eccidio italiano in Libia, a Sciara Sciat, la Turchia prepara una controffensiva, ma l'Italia inizia le operazioni navali nel Mar Egeo. La flotta Italiana bombarda i forti ai Dardanelli e si scontra con quella Turca nello stretto, quindi palesemente dentro il cuore della Turchia. La battaglia � impari perch� la gittata dei cannoni delle navi turche � inferiore a quella delle navi da battaglia italiane. Ma si rischia un coinvolgimento internazionale della Russia. Contingenti Italiani sbarcano poi a Rodi, e occupano le 12 isole (Dodecanneso) di Stampalia, di fronte la costa mediterranea della Turchia.

Dopo ulteriori alterne vicende diplomatiche e militari la Turchia , stremata, chiese la pace. La guerra si concluse con la pace di Losanna il 18 ottobre 1912. Le terre sottomesse in nord Africa furono chiamate col nome usato dai Romani: Libia.


La campagna di Libia venne preparata da un lungo lavoro diplomatico, dopo che nel 1881 l'Italia si era vista sfuggire, a vantaggio della Francia, la possibilit� di estendere il proprio controllo coloniale in Tunisia.

In previsione di una espansione nelle province turche della Tripolitania e della Cirenaica (in seguito conosciute come Libia), la diplomazia italiana aveva ottenuto prima l'assenso della Germania (1887), quindi, nel 1902, quello della Francia, dell'Inghilterra e dell'Austria, infine anche quello della Russia (1909).

Nel giugno del 1902, anno in cui fu rinnovata la Triplice Alleanza, il ministro degli esteri italiano, Primetti, firm� anche un accordo con la Francia. Grazie ad esso l'Italia vedeva riconosciuta dai Francesi, oltre che dagli Inglesi (marzo 1902), il suo diritto ad espandersi nell'area libica; per contro l' Italia accettava la presenza francese in Marocco.

Il 24 ottobre 1909 il governo italiano stringeva un accordo con lo zar in base al quale l'Italia si impegnava ad appoggiare le mire espansionistiche russe negli stretti in cambio dell'accettazione russa della presenza italiana in Africa settentrionale. L'accordo prevedeva anche l'impegno comune dei due paesi nel contrastare i progetti balcanici dell'avversario austriaco.

In verit� quest'ultimo impegno era pi� che altro formale dal momento che alcuni giorni prima, e precisamente il 20 ottobre, il ministro degli esteri italiano Tittoni e quello austriaco Aehrenthal avevano firmato un analogo impegno ma in senso contrario: l'Italia sarebbe stata compensata nel caso di un'espansione austriaca nei Balcani, mentre veniva formalizzata la reciproca assicurazione a non stringere accordi al riguardo con altri stati.

Questo era il quadro d'insieme degli accordi diplomatici italiani, da iscriversi ovviamente nel generale corso di politica estera giolittiana detto di "compenetrazione delle alleanze e delle amicizie", quando nel 1911 i Francesi iniziarono l'occupazione del Marocco (seconda crisi marocchina, vedi sotto), sollevando conseguentemente non poche preoccupazioni nel governo. Esso vedeva, infatti, profilarsi la vanificazione del trattato del 1902: una volta conquistato il Marocco, la Francia non avrebbe avuto pi� nessun vantaggio ad osservarlo, potendo magari proseguire nel suo slancio espansionistico verso Est, in modo da precedere ancora una volta l'Italia, cos� come era avvenuto per la Tunisia nel 1881-1882.

L'eventuale perdita della Libia avrebbe costituito per il governo presieduto da Giolitti un grave smacco, sia per ragioni oggettivamente strategiche - l'equilibrio di forze presenti nel Mediterraneo si sarebbe definitivamente compromesso a favore della Francia - sia per motivi di politica interna. A quest'ultimo riguardo basti pensare che il fronte favorevole ad un eventuale espansionismo coloniale dell'Italia in Libia, guidato politicamente dai nazionalisti e pi� in generale dalla Destra, a cui si andavano aggregando i cattolici, era sostenuto finanziariamente da significativi settori della grande industria e del mondo bancario, come il Banco di Roma (legato all'aristocrazia romana e vaticana), da tempo progressivamente impegnati in quella regione. 

Inoltre, nel corso del 1910, si era fatta intensa la campagna nazionalista che dipingeva la Libia come una sorta di "terra promessa" verso la quale si sarebbe potuta dirottare l'eccedenza di popolazione che trovava sfogo nell'emigrazione transoceanica.

( un progetto che poi riprender� nel '36 Mussolini ) 

All'inizio del 1911 l'idea di una occupazione della Libia incominciava a raccogliere consensi anche in alcuni ambienti socialisti e sindacati. Le voci di dissenso furono davvero poche; tra di esse si distinse quella di Salvemini per la lucidit� della sua analisi tesa a dimostrare come la Libia non potesse costituire in effetti la nostra terra promessa ma, molto pi� modestamente e realisticamente, uno "scatolone di sabbia", come la defin�.

Preoccupato dal contesto internazionale in rapida evoluzione e cosciente dell'impossibilit� di scontentare i nazionalisti e pi� in generale la Destra, il governo Giolitti, nell'estate del 1911, decise, senza consultare il Parlamento o informare preventivamente il paese, di dare inizio a quella che ormai considerava una "fatalit� storica": la conquista italiana della Libia.

Temendo che le cattive condizioni del mare in inverno potessero rinviare l'avvio della campagna alla primavera successiva, tra il 26 e il 27 settembre il governo italiano invi� un ultimatum al governo turco e in tempi talmente brevi diede inizio alle operazioni. L'avvio della campagna fu tanto rapido che sorprese la stessa opinione pubblica italiana che ben presto si divise in favorevoli e contrari. 

Favorevoli furono i nazionalisti, che vedevano premiata cos� la loro propaganda politica, la Destra conservatrice, i moderati, i cattolici, i socialisti riformisti di Bissolati e alcuni sindacalisti rivoluzionari tra i quali Arturo Labriola. Il fronte dei contrari era composto dalla maggioranza del partito socialista (riformisti turatiani e massimalisti) e da molti democratici.

Le operazioni di sbarco delle truppe italiane in Libia incominciarono verso la met� del mese di ottobre e portarono alla rapida conquista dei principali centri costieri come Tripoli, Bengasi, Tobruk ecc. Dopo gli iniziali successi la guerra si fece molto pi� difficile. Le popolazioni arabe locali, infatti, organizzate a livello di guerriglia a carattere tribale e religioso, non solo non accolsero gli Italiani come liberatori dal giogo turco, ma anzi scatenarono contro di loro una vera e propria guerra santa (jihad). 

Il contingente d'occupazione, che fu portato fino al considerevole numero di 100.000 soldati, fu di conseguenza impegnato nel corso del 1912 da un'incessante azione condotta con grande determinazione dai Libici, sub� perdite notevoli e dovette trincerarsi nei centri urbani e nelle oasi occupate all'inizio della campagna. 

La guerra si prolungava oltre le aspettative e a questo punto i comandi militari decisero di spostare il fronte d'azione. La Marina fu inviata nel Mediterraneo Orientale, dove occup� 12 isole dell'Egeo, strategicamente importanti, il cosiddetto Dodecaneso (l'impegno dichiarato era quello di restituirle al governo turco nel momento del suo totale ritiro dalla Libia, in realt� rimasero italiane fino al 1947), e comp� anche un'incursione a fondo nello stretto dei Dardanelli, senza per� colpire i centri nevralgici della Turchia, per la protezione ad essa accordata dalla Germania e dall'Austria.

La Turchia cedette. La pace fu firmata a Losanna il 18 ottobre del 1912: il sultano rinunci� al controllo amministrativo sulla Tripolitania e sulla Cirenaica, province sulle quali, peraltro, il governo e il Parlamento italiano avevano gi� precedentemente esteso la loro sovranit� con atto unilaterale, senza attendere cio� un riconoscimento internazionale del loro operato.

L'Italia otteneva la Tripolitania e la Cirenaica ma la sua sovranit� rimase limitata per anni esclusivamente alla fascia costiera.

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