Origini, peripezie e mutazioni dei due partiti del futuro 

DESTRA E SINISTRA

 

ITALIA 1876
LA DESTRA E LA SINISTRA

(vedi in "Riassunti" Caduta della destra, il Governo a sinistra )

Nei primi decenni dell'Italia unita, il Parlamento fu diviso in due grossi schieramenti: Destra e Sinistra. Questi nomi definivano due diverse correnti che in momenti diversi avevano assunto denominazioni diverse: moderati, monarchici, liberali o cavouriani, gli uni; democratici, repubblicani, mazziniani e garibaldini, gli altri.

Gli uomini della Destra erano i "moderati", espressione della cultura borghese e quindi delle classi pi� elevate seguaci delle idee politiche di Cavour, di cui intendevano continuare l'opera seguendone i metodi e lo spirito decisamente liberale e monarchico. Si trattava di un ceto politico omogeneo e compatto, composto da una stretta �lite, "espressione di una societ� dominata dalla propriet� terriera e, in subordine, dalla banca" (G. P. Carocci), con una limitata rappresentanza di industriali tessili del nord. Ne facevano parte uomini come Urbano Rattazzi e Alfonso La Marmora, gi� protagonisti del connubio cavouriano; imprenditori come Quintino Sella e Giovanni Lanza (tutti piemontesi); i moderati toscani, che nel 1859 avevano svolto un ruolo decisivo nel determinare l'annessione al Piemonte (in primo luogo Bettino Ricasoli soprannominato il "barone di ferro "); infine i moderati emiliani Marco Minghetti e Luigi Farini. Il loro modello di gestione del potere si fondava su una base di rappresentanza estremamente ristretta e su un sistema elettorale che ammetteva al diritto di voto meno del 2% della popolazione, cio� solo l'aristocrazia del censo, del sapere e delle alte cariche pubbliche

Esso escludeva dalla vita politica la stragrande maggioranza dei cittadini e affidava alla classe politica un notevole potere di decisione e di governo, oltre a garantire una particolare stabilit� grazie alla quasi assoluta omogeneit� tra elettori e rappresentanti sia sul piano della composizione sociale sia su quello degli interessi e delle opinioni. In queste condizioni l'esercizio di un governo forte poteva essere conciliato con un moderato liberalismo, cio� col sopravvivere del regime parlamentare, evitando il ritorno della monarchia costituzionale e il primato del re sul parlamento. In politica economica essi erano rigorosamente liberisti in materia doganale, mentre caldeggiavano una relativa ingerenza dello stato nelle decisioni economiche e nel controllo delle strutture essenziali come le ferrovie e le banche, al fine di accelerare la formazione di un mercato unificato.

Gli uomini della Sinistra, tutti di tendenze progressiste, provenivano invece dalle file dei mazziniani e dei garibaldini, erano espressione della cultura democratica e per tanto ogni loro atteggiamento risentiva di uno spirito vivace e battagliero. Per il momento essi si trovavano in un raggruppamento, il Partito d'azione, che non era un partito organizzato nel senso moderno della parola ma un insieme di gruppi abbastanza simili nei loro propositi ideali e legati ad alcune personalit� di rilievo. Appartenevano a questa corrente uomini come Domenico Guerrazzi, che era stato membro del "triumvirato toscano" nel 1849 insieme a Montanelli; Francesco Crispi, che aveva avuto un ruolo di primo piano nella rivoluzione siciliana e che aveva preparato il terreno alla Spedizione dei Mille; i fratelli Cairoli, che avrebbero dato tanta parte di s� a nuove imprese per il completamento dell'unit�; lo stesso Garibaldi, che pi� di ogni altro costituiva il simbolo di un'Italia creata per forza di popolo con l'entusiasmo e con l'ardimento eroico.

Un posto particolare occupava Urbano Rattazzi, l'uomo del famoso "connubio", il quale, pur simpatizzando per la sinistra, si mostrava propenso ad imitare i metodi di Cavour senza per� averne le capacit� realizzatrici.

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