(P16) CIVILTA' DEL RINASCIMENTO
                LE SCOPERTE GEOGRAFICHE

La civilta' del Rinascimento

LA CRISI DEGLI IDEALI DEL MEDIOEVO E L'UMANESIMO

Gli uomini del Medioevo consideravano gli aspetti della vita e i fatti della storia ispirandosi agli ideali della religione: la vera realta' era quella ultraterrena e gli avvenimenti storici si spiegavano come il risultato, spesso a noi incomprensibile, della volonta' di Dio mirante a fini superiori.

Tutte le scienze e le arti dipendevano, in quell'epoca, dal pensiero religioso. La teologia, che studiava l'idea di Dio e dei suoi rapporti con l'umanita', era considerata la vetta piu' alta del sapere, e ad essa erano collegate la filosofia e la letteratura. L'astronomia e la matematica esploravano l'universo considerandolo come il prodotto della creazione divina, e lo stesso faceva la medicina per il corpo umano. Il diritto riconosceva valide solo la potenza e l'autorita' che venivano da Dio, quella del papa nel campo spirituale, quella dell'imperatore nel campo politico. Anche le arti erano concepite come strumento per celebrare il culto della religione.

Durante i secoli XII e XIII queste idee avevano raggiunto, in Italia e nel resto d'Europa, la massima diffusione. Tuttavia, verso la meta' del Trecento, esse cominciarono a modificarsi profondamente: l'attenzione si sposta sulla realta' concreta della vita terrena; l'uomo acquista di nuovo importanza come protagonista di avvenimenti determinati dalla sua volonta' e il mondo appare come lo scenario delle sue azioni, e non solo come espressione della volonta' divina.

Entriamo cosi' in un periodo della civilta' europea molto diverso, nelle concezioni e nel modo di vivere, dal Medioevo: un periodo che a poco a poco prepara, e gia' annuncia, l'eta' moderna.
Indichiamo col nome di UMANESIMO quel movimento letterario e culturale che, dal Trecento (basti ricordare il Petrarca) al Cinquecento, fa trionfare le cosiddette "humanae litterae", cioe' quegli studi delle letterature classiche che si ritenevano indispensabili per la formazione dell'uomo e per metterlo in grado di svolgere le sue funzioni nella societa'. UMANISTI si chiamavano gli esponenti di tale movimento, che, dopo essersi affermato definitivamente in Italia nella seconda meta' del Quattrocento, si estese nel Cinquecento anche ad altri paesi europei.

La ricerca degli umanisti si rivolgeva essenzialmente alla civilta' antica. I piu' celebri tra essi - ricordiamo, nella FIRENZE (vedi qui l'intera storia cronologica )  quattrocentesca, COLUCCIO SALUTATI e POGGIO BRACCIOLINI - hanno anzitutto il merito di avere salvato molte opere della letteratura latina (Plauto e Cicerone, per esempio), ripescate nelle polverose biblioteche monastiche e rimesse in circolazione tra gli studiosi. Ai latini si aggiunsero anche gli scrittori greci, quasi completamente ignorati nel Medioevo, introdotti dagli studiosi bizantini venuti in Italia dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi (1453). In tal modo si allargo' notevolmente la conoscenza del mondo antico e nacquero nuovi problemi e nuove idee.

IL RINASCIMENTO E IL NUOVO IDEALE DELL'UOMO
La parola RINASCIMENTO ha un contenuto piu' ampio di UMANESIMO. Essa indica infatti, in tutti i suoi aspetti (non solo letterari dunque), quella ripresa della vita economica, sociale e culturale, quasi un "rinascere" della civilta', dopo il lungo sonno medievale, che si verifico' in Italia, e poi nel resto d'Europa, tra il 1450 e la fine del Cinquecento. Il Rinascimento va inteso dunque come un fatto molto piu' vasto e complesso dell'Umanesimo, che lo precede e lo annuncia, limitatamente al campo letterario.
I centri in cui propriamente nacque la civilta' rinascimentale furono le citta' italiane sedi delle maggiori signorie: la Firenze di Lorenzo de' Medici, la Ferrara degli Estensi, la Mantova dei Gonzaga, Venezia sotto il governo dei Dogi, Milano sotto i Visconti e gli Sforza, Napoli sotto Ferdinando d'Aragona, Urbino sotto Federico di Montefeltro, divennero le sedi in cui si formavano e da cui si irradiavano le nuove concezioni. Un grande umanista, ENEA SILVIO PICCOLOMINI, divenuto papa col nome di Pio II, inizio' anche a Roma il grandioso rinnovamento culturale.

Bisogna ricordare che queste citta' italiane, grazie all'esercizio della mercatura (Firenze, Venezia) o alla fiorente agricoltura (Ferrara), godevano di notevole prosperita' economica. I signori e i principi poterono cosi' gareggiare in mecenatismo fondando accademie che riunivano i dotti (celebri l'ACCADEMIA PLATONICA di Firenze, e la PONTANIANA di Napoli), costituendo preziose biblioteche, edificando palazzi e abbellendo con opere d'arte le loro capitali.

La civilta' del Rinascimento, vista sul piano europeo, deve essere considerata il piu' importante contributo dell'Italia alla formazione dell'Europa moderna. Tra il rinascimento italiano e quello del resto d'Europa c'e' un rapporto diretto e profondo. La nuova civilta' formatasi in Italia nel Quattrocento fu conosciuta da Francesi, Spagnoli e Tedeschi, soprattutto dopo che, sulla fine del secolo, la nostra penisola fu invasa dalle armate straniere.
Cio' determino', al di la' delle Alpi, e piu' tardi anche nella lontana Inghilterra, una vera e propria moda di tutto cio' che, in fatto di arte, letteratura e consuetudini sociali, veniva dall'Italia. Cosi', mentre a partire dalla meta' del Cinquecento la civilta' rinascimentale in Italia cominciava a decadere e a trasformarsi, in Francia e negli altri paesi toccava invece il suo culmine.

Il Rinascimento senti' come fondamentale esigenza la ricerca di nuovi modelli di vita e di civilta', da contrapporre agli usi e alla mentalita' medievali.
Cosi', a mano a mano che le ricerche degli umanisti estendevano la conoscenza dell'antichita' greco-romana, si poteva constatare che non c'era campo in cui  gli antichi non avessero ottenuto risultati eccezionali, dalle arti alla politica e alla guerra, dalla letteratura alle scienze e alla tecnica.
Cio' che soprattutto si ammirava, della civilta' di Grecia e di Roma, era la realizzazione di un tipo ideale d'uomo, che poteva essere preso come modello anche per il futuro.

Bisognava infatti superare i ristretti confini delle concezioni medievali, le quali guardavano con profondo pessimismo alle possibilita' che l'uomo, creatura fragile e sottomessa alle grandi forze ultraterrene, potesse realizzare la sua personalita' durante la sua vita. Nel Rinascimento si mirava a fare dell'uomo cio' che era stato per gli antichi, il protagonista della natura e dela storia, autonomo e responsabile di se stesso, non piu' passivamente subordinato alla forza divina. Protagonista della natura, nel senso che, grazie ad un perfetto equilibio tra le doti fisiche e quelle spirituali, doveva armoniosamente inserirsi nel meccanismo perfetto dell'universo. Da qui l'importanza, per gli scrittori rinascimentali, dei problemi educativi e pedagogici; si realizzo' allora a Mantova, con la "Ca' Zoiosa" di VITTORINO DA FELTRE, un esperimento di scuola ispirata ai nuovi principi. Ma l'uomo del Rinascimento era anche concepito come protagonista della storia.

Doveva essere diplomatico astuto e condottiero coraggioso, doveva imparare a conoscere profondamente gli intrighi del potere e divenire consapevole di portare in se' le ragioni del suo trionfo o della sua disfatta. Da queste premesse si sviluppo' il pensiero politico di NICCOLO' MACHIAVELLI: pensiero originalissimo, giacche' per la prima volta, insegnando nel suo trattato su "Il Principe" le arti del governo, lo scrittore fiorntino affermo' l'indipendenza della politica da ogni altra scienza o attivita' e la fece dipendere da sue proprie leggi, e non piu', come ne Medioevo, da norme morali e religiose.

IL CULTO DELLA BELLEZZA E L'ARTE NEL RINASCIMENTO

Se il Medioevo aveva soprattutto volto lo sguardo ai problemi morali, l'eta' rinascimentale si espresse come culto della bellezza e dell'armonia. L'arte, in tutte le sue forme, era considerata la piu' alta manifestazione della personalita' umana. Anche i prodotti di attivita' lontane da quelle artistiche assumevano l'aspetto piu' elegante: un cucchiaio, una spada, uno specchio diventavano piccoli capolavori perche' ad essi il fabbricante dedicava cure minuziose. Gli artisti godevano di grande prestigio e le famiglie dell'aristocrazia gareggiavano nel favorirli.

L'antichita' era naturalmente ammirata come l'eta' in cui l'architettura e le altre arti avevano toccato un livello insuperato. Abbandonando lo stile gotico, che si considerava esprimesse ideali ormai superati, i nuovi artisti avviarono nel Quattrocento ricerche basata sui modelli degli antichi (nacquero musei e collezioni d'ogni genere, si raccoglievano statue, busti, mosaici), che avevano come scopo di ricollocare al centro dell'interesse la persona umana intesa come perfetta costruzione corporea e spirituale.
Anche i letterati ricorsero agli esempi della tradizione greca e latina e cercarono di rinnovarne la grazia e la bellezza. Si coltivarono nuovamente i generi letterari cari agli antichi, come il poema epico, l'epigramma, l'orazione.
L'architettura, nella quale dominarono nel secolo XV ALBERTI, BRUNELLESCHI e BRAMANTE, e nel secolo XVI MICHELANGELO, il PALLADIO e il SANSOVINO, e' fra tutte le arti quella che diede il segno al Rinascimento e che si realizzo' non solo in singoli edifici, ma in vasti piani urbanistici e nel raggiungimento di un perfetto rapporto tra la costruzione e il paesaggio. Ma l'immagine piu' suggestiva della civilta' rinascimentale e' data dalle opere dei pittori, che si raccolsero intorno a due principali Scuole, quella toscana, caratterizzata dalla ricerca del disegno e delle forme, e quella veneta, in cui prevalse l'uso sapiente del colore: RAFFAELLO SANZIO, autore di delicate Madonne, lascio' nelle stanze Vaticane bellissimi affreschi; MICHELANGELO (
vedi L'INTERA CRONOLOGIA anno per anno ) espresse, nel celebre affresco della Cappella Sistina, con figure gigantesche e drammatiche, il significato religioso della vita; TIZIANO VECELLIO, il maggiore maestro della Scuola veneta, porto' il ritratto a una compiuta espressione d'arte. La personalita' di LEONARDO DA VINCI, che fu pittore, scultore, architetto, scrittore e scienziato, rappresenta nel modo piu' efficace, con la varieta' dei suoi aspetti, l'ideale dell'artista rinascimentale.
Tra gli scultori eccelse Michelangelo, che creo' figure drammatiche che si direbbero sprigionarsi dalla materia con violenza distruttrice. In Michelangelo, dunque, il senso nobile e pacifico della vita, tipico dell'arte rinascimentale, si carico' di una passione e di una forza che sembrano esprimere non solo la vita tormentata di questo artista ma la violenza dei tempi.

NUOVE CONOSCENZE, NUOVE CONCEZIONI SCIENTIFICHE E LE INVENZIONI

L'uomo del Rinascimento non miro' soltanto a recuperare le civilta' del passato e a costruire sulla base di quei modelli i principi della sua nuova civilta'. Accrebbe anche nello spazio le sue conoscenze e venne a contatto di paesi che non avevano ancora avuto rapporti con il mondo occidentale e mediterraneo. Sono infatti di questo periodo le grandi scoperte geografiche, prima fra tutte l'approdo in America di Cristoforo Colombo.

Come vedremo, esse avranno importanti conseguenze storiche. Qui basta osservare che il principio dal quale presero avvio, era quella medesima fiducia nell'uomo e nelle sue conquiste che era servita da molla alle ricerche degli umanisti e ala rivalutazione dell'antichita'. Ormai veniva mutando tutta la concezione scientifica del mondo. La natura, seppure piena di mistero, non appariva piu' chiusa all'indagine degli cienziati, non era piu' un segreto noto solo a Dio, come per i filosofi del Medioevo. Per poterla pienamente comprendere si ristudiarono i pensatori greci.

Cosi' la teoria dell'astronomo polacco NICCOLO' COPERNICO che poneva il Sole e non la Terra al centro dell'universo, se andava contro le teorie astronomiche medievali, riprendeva invece quella enunciata, se pure non compiutamente, dallo scienziato alessandrino Aristarco di Samo (IV sec. a. C.)
Queste concezioni servirono da spinta, sul piano pratico, a tutta una serie di scoperte e di invenzioni, che modificarono profondamente la vita e la societa' rinascimentale. Spiccano tra esse l'invenzione della stampa e l'introduzione delle armi da fuoco. Prima della scoperta della stampa i libri erano riprodotti a mano dagli "amanuensi" o copisti; se ne potevano fare, quindi, solo pochi esemplari. Verso la meta' del Quattrocento, il tedesco GIOVANNI GUTENBERG incise le singole lettere su caratteri di legno (poi sostituiti dal metallo): erano i primi "caratteri mobili" che, disposti a formare le parole e le pagine e inchiostrati, venivano impressi sulla carta mediante la pressione di un torchio.
Fu cosi' possibile la riproduzione del libro in un gran numero di copie.

Le grandi scoperte geografiche

Nel Medioevo, i pregiati prodotti dell'Africa e dell'Asia giungevano sui mercati europei attraverso i mercanti arabi e italiani. Tali intermediazione rendeva costosissime le merci: per questo, sin dal XIII secolo, si tento' di raggiungere l'oceano Indiano circumnavigando l'Africa. Dopo vari tentativi falliti, celebre fra gli altri quello dei fratelli genovesi Vivaldi, infine navigatori portoghesi, dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza (Dias), raggiunsero Calicut, aprendo cosi' la via marittima alle India (Vasco de Gama).
Poco prima del viaggio di Vasco de Gama, Cristoforo Colombo, al soldo della Spagna, durante un viaggio che doveva dimostrare la possibilita' di raggiungere l'oceano Indiano andando verso occidente, scopri' l'America. Il continente fu poi esplorato dai fratelli veneziani Caboto per l'Inghilterra, da Cabral per il Portogallo e da Vespucci per la Spagna.

Nel 1519-22 il portoghese Ferdinando Magellano cerco' di circimnavigare il mondo ma mori' alle isole Filippine e solo una nave, con a bordo l'italiano Antonio Pigafetta, compi' l'impresa.
Dopo i viaggiatori le nazioni europee, soprattutto la Spagna, inviarono in America conquistatori. Lo spagnolo Cortes conquisto' il Messico distruggendo la civilta' indigena degli Aztechi; un altro spagnolo, Pizarro, conquisto' il Peru', dominato dagli Incas.

Per governare le terre oltre oceano la Spagna creo' in America due vicereami, controllati direttamente: Nuova Spagna e Peru'. Comincio' cosi' uno spietato sfruttamento spagnolo del continente americano, cui presto si aggiunse lo sfruttamento portoghese del Brasile.
L'afflusso di metalli preziosi dal nuovo mondo sconvolse l'economia europea e accentuo' il formarsi d'una potente classe commerciale, la borghesia. l'asse economico si sposto' dai paesi mediterranei a quelli atlantici e questo determino' la crisi dei porti e dei mercati italiani.


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