L'ANNO 1000 e dintorni

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IL SISTEMA FEUDALE

I) E' la forma del governo medievale, per la quale il re o l'imperatore o un grande proprietario terriero, organizza il lavoro dei suoi sudditi (servi della gleba soprattutto) attraverso una gerarchia di persone (vassalli) che vengono compensate non mediante denaro ma mediante la concessione di terre (beneficio). Quando col decadere dell'autorità regia o imperiale, il beneficio da vitalizio diventa ereditario, e al godimento delle rendite delle terre si aggiunge l'esenzione delle imposte (immunità) e il diritto di esercitare pubbliche funzioni (giurisdizione) si ha il feudo vero e proprio. L'atto con cui un sovrano o un signore dà in investitura un feudo, è detto omaggio, in quanto il vassallo gli giura fedeltà, sottoponendosi a determinati obblighi, primo fra tutti il servizio militare a cavallo. La terra, mezzo principale di produzione feudale, era di proprietà dei feudatari. La terra veniva suddivisa dal nobile in appezzamenti dati in uso perpetuo ai singoli contadini, i quali disponevano di tutti i mezzi necessari per lavorarla.

II) La società feudale. Si presenta sotto l'aspetto di una grande piramide con al vertice il re, al centro i feudatari e alla base i servi della gleba. La classe dei feudatari possiede la terra in proprietà ed esercita il comando politico-militare, sostituendosi alle funzioni dello Stato. Il nobile amministra la giustizia per tutti gli abitanti del villaggio e quindi realizza un supplemento di entrate extra-agricole; obbliga il villaggio a servirsi dei suoi mulini, forni, taverne... vietando qualunque forma di concorrenza; impone tasse sull'attività di scambio, pedaggi sulle strade e ponti; esige prestazioni di lavoro e imposte ordinarie e straordinarie. In queste condizioni il ricambio sociale, l'ascesa di gruppi sociali e di individui è assai difficile e lenta. Fanno eccezione i funzionari dipendenti dal signore, addetti alle gestione dei domini, all'amministrazione della giustizia, all'ordine pubblico, al reclutamento...

III) Nei primi secoli dell'Alto Medioevo (476-1000 d.C.) la vita economica dell'Europa occidentale, a causa delle invasioni barbariche, si frantuma in “unità locali relativamente autonome e chiuse”, e si trasferisce nei villaggi rurali, mentre le città assumono la fisionomia più di fortezze che di centri commerciali. L'agricoltura torna a livelli primitivi, poiché i popoli germanici preferiscono l'attività guerriera. La viabilità diventa insicura, il mercato è solo locale, gli scambi in natura.

IV) Sul piano economico:

il numero degli schiavi era diminuito col diminuire delle capacità belliche dei romani rispetto a quelle dei barbari;
gli schiavi non avevano alcun interesse a lavorare, mentre i servi della gleba, essendo proprietari di una parte dei mezzi produttivi, lo erano di più, anche se erano sottoposti a vari tributi da parte del signore feudale;
le invasioni barbariche inducono i liberi contadini piccoli a sottomettersi spontaneamente ai grandi proprietari fondiari.
V) In pratica si ha: da un lato sostituzione dello schiavismo in decadenza con il servaggio (colonato e servitù della gleba) che è meno disumano ma più generalizzato; dall'altro disgregazione della libera comune agricola, in quanto la proprietà terriera passa nelle mani della nobiltà feudale. Questi due fenomeni si verificano soprattutto in Francia e Italia, perché qui i rapporti schiavistici erano stati molto più duri e intesi.

VI) Il sistema feudale già esisteva sotto i Merovingi in Francia, dopo il crollo dell'impero romano. Quando Carlo Magno diventa sovrano del nuovo Impero d'Occidente, si trova agli inizi dell'800 a governare una società in cui si erano già costituiti i rapporti sociali di tipo curtense, mentre la ricchezza fondiaria era venuta concentrandosi in unità economiche locali, tendenti all'autogoverno politico. Alla sua morte, i vincoli fra il sovrano e i signori (grandi e piccoli) diventano sempre più fragili, mentre si consolidano quelli diretti e personali fra i signori e gli immediati dipendenti. Si pensi al Capitolare di Kiersy, con cui Carlo il Calvo nell'877 riconosce l'ereditarietà dei feudi maggiori e la Costitutio de feudis di Corrado II il Salico con cui nel 1037 si estende lo stesso favore ai feudi minori. Con questi due provvedimenti il feudo diventa, sul piano giuridico, la forma universale del possesso terriero. Nel X sec. esso era già dominante, sul piano economico, nella maggior parte dell'Europa occidentale. Si può anzi dire che la società feudale vera e propria fu caratteristica dei secoli IX e XII. Il suo declino è netto nel XV sec. Il termine “feudo” cominciò ad essere usato, alla fine del sec. IX, per indicare la concessione di beni in cambio di obbligazioni di servizi.

VII) Sarà poi la lotta politica contro le rivendicazioni dei contadini (ad es. i Ciompi a Firenze nel XIV sec. o della Jacquierie in Francia e di Wat Tyler in Inghilterra nel XIV sec.), nonché l'esigenza borghese di formare un mercato interno nazionale, che costringerà i vassalli a costituire degli Stati centralizzati. Nel secoli XIII e XV nascono le monarchie feudali di Francia, Inghilterra, Spagna e Russia, con la rappresentanza degli stati del clero e della nobiltà (parlamento). Con queste monarchie si pose fine alle guerre feudali, si favorì la produzione agricola, il commercio e le città. In Germania e in Italia il mercato unico interno si formerà solo verso la fine del XIX sec.: forte però fu il potere locale (signorie e principati).

VIII) L'istituto del feudo è completo quando esistono tre elementi costitutivi: beneficio (elemento economico), vassallaggio (elemento etico-sociale), immunità (elemento politico). Questi elementi, pur percorrendo ciascuno una propria linea di sviluppo, vennero a congiungersi nell'epoca della decadenza dell'impero carolingio.

IX) Vassallaggio. Consiste in un vincolo morale personale fra chi chiede e chi dà protezione. Le sue origini risiedono nel fatto che con le continue incursioni barbariche le popolazioni europee avevano bisogno di garantirsi una certa sicurezza. Man mano che lo Stato e il diritto romano scompaiono, le popolazioni cercano di mettersi al servizio dei grandi proprietari fondiari. Esse, se libere giuridicamente, rinunciano in parte a questa libertà e diventano “semilibere”, lavorando come servi presso il feudatario. Il vassallaggio è quindi un legame di dipendenza personale che due uomini liberi decidono di realizzare. Naturalmente il latifondista è più “libero” del piccolo proprietario, avendo più potere economico. Fra le classi superiori il servizio corrispondente alla protezione non era il servaggio, bensì l'aiuto militare (che poteva includere anche l'esercizio di una funzione pubblica). Solo queste persone vengono chiamate “vassalli”; i piccoli proprietari diventano “servi della gleba”. L'”omaggio” è la cerimonia di rito con cui il vassallo (marchesi e conti francesi, duchi longobardi...) giura fedeltà al suo signore, ricevendone in cambio protezione e assistenza (cioè beneficio e immunità).

Vassalli sono coloro che ricevono direttamente dal re il beneficio cui è congiunta la dignità di un ufficio (conte, vescovo...). Sono tenuti ad offrire guarnigioni armate, fortezze in caso di guerra; devono partecipare alle assemblee plenarie dei notabili che deliberano e rendono giustizia; offrire consiglio e assistenza al signore nell'attività di governo e giudiziaria; fornire aiuti economici in circostanze particolari: p.es. per il riscatto del signore se fatto prigioniero, per il matrimonio della figlia, per l'investitura a cavaliere del primogenito, per una crociata...
Valvassori sono coloro che ricevono dai vassalli il beneficio, cui non è congiunto ufficio o dignità particolare.
Valvassini ricevono il beneficio dai valvassori: possiedono cavallo e armatura, ma non giurisdizione, cioè non possono disporre di uomini liberi armati, legati a loro da vincoli di fedeltà, però possono armare servi e plebi rurali.
Ciascun feudatario è legato al suo signore dal vincolo di fedeltà, che è personale-privato e insieme pubblico-politico. Infrangere questo vincolo significa cadere nel delitto di Fellonìa, che è il più grande che si possa commettere. Solo il vincolo di fedeltà a un signore più grande (re, imperatore, papa, Dio) poteva giustificare la disobbedienza.

X) Successione ereditaria dei feudi: Capitolare di Kiersy dell'877 e Costitutio de feudis del 1037. In Francia prevale il principio dell'integrità del feudo attraverso il maggiorasco (primogenito). In Italia e in Germania prevale il principio della divisione fra tutti i figli del signore. I cadetti (secondogeniti) diventavano cavalieri-mercenari, affidando alle armi la possibilità di acquistare potenza e ricchezza: di qui guerre-saccheggi-rapine-crociate (oppure entravano nei monasteri). La Chiesa tentò di nobilitare lo spirito guerriero dei cavalieri indirizzandolo verso finalità etico-religiose: difesa dei deboli e poveri (orfani e vedove), della giustizia, dell'onore, dei diritti religiosi... Di qui l'Ordine degli Ospedalieri, dei Cavalieri di Malta, dei Templari, dei Cavalieri Teutonici...i quali però più che altro servirono per cattolicizzare i popoli islamici, ortodossi e pagani (arabi, bizantini e slavi).

XI) Beneficio. In cambio del servizio militare, il signore conferisce al vassallo un beneficio. La cerimonia si chiama “investitura”: con essa il signore cede una porzione di terra a titolo gratuito, temporaneo o vitalizio, in uso non in proprietà e quindi revocabile (perché in rapporto a un servizio). Il beneficio era una conseguenza del servizio militare e questo veniva prestato a favore del re in proporzione all'entità del beneficio. Infatti ogni tanti mansi (con un manso si manteneva una famiglia) il vassallo doveva fornire tanti uomini armati. Col tempo agli uomini armati il vassallo sostituirà una quota di denaro. Va però detto che erano soprattutto i piccoli proprietari, liberi ma deboli, che preferivano cedere le proprie terre ai signori potenti, per riaverle sotto forma di beneficio, accettando protezione, servizi e fedeltà.

XII) Immunità. S'intende l'esenzione dagli oneri pubblici, ovvero dal pagamento dei tributi: i funzionari regi avevano il divieto di recarsi nei territori dichiarati “immuni” per riscuotere le imposte o per esercitarvi atti di pubblica giurisdizione. Per immunità s'intende anche il diritto di regalìa. Gli imperatori cioè, privi di un forte potere, per assicurarsi l'aiuto e la fedeltà dei grandi feudatari, rinunciano ai loro diritti sovrani o prerogative (regalìe) trasferendone a privati (conti, duchi, marchesi...) l'esercizio. Le immunità possono essere fiscali (riscuotere le imposte), militari (arruolare milizie) e giurisdizionali (amministrare la giustizia). Da un lato quindi si verifica una sottrazione dell'autorità dall'alto; dall'altro un'imposizione di autorità in basso. Le funzioni amministrative e giudiziarie esercitate prima a vantaggio dell'imperatore, ora vengono esercitate dal feudatario a proprio vantaggio.

L'economia feudale

1) E' chiusa e autarchica (autosufficiente), perché il feudo produce tutto ciò che consuma (autoconsumo). E' naturale, perché gli scambi non sono legati alla moneta, riguardano il valore d'uso delle cose (cioè quanto più è usuale e necessario alla vita, reperibile facilmente ovunque). Non si produce per il mercato. Sul mercato si vende il superfluo (surplus) e si acquistano cose essenziali che in loco non si producono a sufficienza o per niente (ad es. sale, certi tessuti...).

2) Il sistema curtense. Il nuovo fattore di aggregazione e di organizzazione della società è la signoria rurale. La villa si trasforma in luogo fortificato (castello), ed assorbe funzioni politico-militari proprie dello Stato, istituendo nuovi rapporti di produzione con la massa dei contadini. Il sistema curtense (da curtis = spazio chiuso) è l'unità produttiva rurale. In esso si possono distinguere la parte del signore feudale (pars dominica) con al centro il castello, le botteghe di artigiani, ma­gazzini, frantoi, mulini ecc. Le terre di questa parte appartengono al signore e i coloni-servi della gleba devono lavorarle gratis. L'altra parte di territorio (pars massaricia) era costituita dai fondi minori (mansi), assegnati ai coloni con le famiglie, che vi lavoravano per mantenersi. Queste terre erano gestite come se fossero di proprietà comune, non erano recintate. La rotazione delle colture era decisa dalla comunità di villaggio. I prodotti spettavano alle singole famiglie che lavoravano gli appezzamenti. Completamente in comune erano la spigolatura, il pascolo, i maggesi (terreni incolti o a riposo). Per usare i boschi o i prati del signore i coloni dovevano pagare dei pedaggi, così come per attraversare strade e ponti. Strumenti di lavoro, domestici, vestiti, armi... erano prodotti dagli stessi contadini-artigiani.

3) I commerci sono scarsissimi, perché il valore fondamentale è costituito dalla terra. Esistono an­cora mercati locali settimanali e fiere annuali in occasione di feste religiose. Bisanzio produce articoli di lusso ricercati da sovrani, corti, feudatari. Una forma di scambio molto usata è il ba­ratto.

4) L'industria non esiste: tutto si riduce all'artigianato domestico (il contadino è anche artigiano oppure l'artigiano svolgeva anche lavori da contadino). Industrie tessili non occorrono perché ogni famiglia si veste con lana e lino prodotti in proprio, filati e tessuti dalle donne. L'economia è agricola, perché nell'agricoltura si riassumono quasi tutte le attività economiche.

5) La rendita è lo sfruttamento tipico del feudalesimo. Il contadino è costretto a cedere al nobile tutto il prodotto del proprio lavoro che superi il minimo indispensabile per l'esistenza della sua famiglia. La rendita può essere in lavoro (manodopera gratuita o corvées), in natura (pagamento in prodotti), in denaro (ma questa dipende dallo sviluppo dei commerci e delle città). Esse sono in ordine cronologico. L'esiguo volume del commercio naturalmente limitava il desiderio di appropriarsi del plusprodotto altrui. Inoltre la rendita in natura trovava un limite nella stessa capacità di consumo del nobile. Le comunità rurali talvolta riuscivano a limitare le pretese dei signori, fa­cendo redigere degli “statuti” in cui erano indicati gli obblighi tradizionali degli abitanti del villaggio verso il signore. Quando tutta la rendita si trasformerà in denaro, il servo della gleba si trasformerà in fittavolo, mezzadro, salariato agricolo, bracciante: il rapporto non è più perso­nale ma economico.

6) La città. La campagna domina sulla città. Solo col perfezionamento delle tecniche agricole e con le crociate si cominciano a vedere diversi prodotti sui mercati urbani. Le crociate infatti stimolarono l'importanza dei commerci e lo sviluppo delle città e quindi la rendita in denaro. Con la cre­scita delle forze produttive si rafforza la divisione sociale del lavoro: nei secoli X e XI in Europa c'è la separazione dell'artigianato dall'agricoltura e la formazione vera e propria delle città (aumento demografico). Da centri amministrativi e religiosi o militari, le città diventano anche centri dell'artigianato e del commercio. Inizia la specializzazione dei singoli rami dell'economia. Sorgono città entro i limiti del possesso feudale: iniziano le lotte tra cittadini e feudatari; all'interno della città la lotta è tra ricchi mercanti-usurai e artigiani; all'interno delle corpo­razioni artigiane tra i capimastri e i garzoni. Tuttavia, per molto tempo i centri di vita organiz­zata del mondo feudale resteranno il castello signorile, i villaggi rurali e i monasteri, non le città. I monasteri promuovevano attività simili a quelle del castello, organizzando la vita rurale, mentre a livello culturale svolsero un'importante opera di mediazione fra civiltà antica e medie­vale: ad es. raccolta e trascrizione dei codici dei testi antichi.

7) Cultura feudale. La cultura è prevalentemente religiosa, anche se si continua a studiare il diritto. La lingua ufficiale, scritta è il latino (anche se verso il Mille iniziano a comparire i volgari scritti). Nelle corti signorili e curie ecclesiastiche si insegnano le 7 arti liberali: TRIVIO (grammatica, dialettica e retorica) e QUADRIVIO (aritmetica, geometria, musica, astronomia). La cultura è ristretta a poche persone. Gli intellettuali dominanti fino al Mille sono i chierici; ad essi, dopo il Mille, si affiancano gli intellettuali laici e umanisti.

8) Feudalità e chiesa. L'attribuzione di funzioni politico-amministra­tive ai vescovi da parte dei sovrani fu determinata soprattutto dall'esigenza dei sovrani di limitare l'autorità dei grandi funzionari laici. In origine, al vescovo spettava il controllo della città, mentre al conte quello della campagna (contado). In seguito, intere contee vennero affidate ai vescovi dagli imperatori.


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